Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Segui la storia  |       
Autore: Marge    05/10/2013    3 recensioni
"Oltre la leggenda" è una raccolta di storie che raccontano ciò che secondo me è accaduto durante e dopo l'avventura di Aang e dei suoi amici. Alcune saranno missing moments (soprattutto dalla terza serie), altre storie ambientate dopo la fine della vicenda. Sarò il più canon possibile.
1. Notte in tenda [3x16; Sokka/Suki]
2. Tutta colpa della recita [3x17; Sokka/Suki]
3. Ritorno a casa [3x01-02; Zuko/Mei]
4. Dura vita da Avatar [post libro terzo; Aang]
5. Prove [molto nel futuro; Sokka]
6. Dal diario di Katara [3x17; Katara&Suki]
7. Ruoli [post The Search; Ursa/Ikem]
8. Recitare insieme [post libro terzo; la Gaang]
9. Recitare insieme /2 [post libro terzo; Sokka/Suki]
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- OLTRE LA LEGGENDA -


Dura vita da Avatar

Post libro terzo



La vita di un Avatar in un periodo di pace non era affatto come l’aveva immaginata.

Certo, non credeva che avrebbe passato tutto il tempo a fare feste, abbracciare persone felici, pronunciare discorsi pieni di speranza, inaugurare luoghi pubblici, essere accolto a braccia aperte ovunque.

O forse sì, immaginava che finalmente sarebbe potuto andare dappertutto, che la folla lo avrebbe sempre accolto con calore e gioia, e che, soprattutto, avrebbe potuto fare ciò che voleva.

Ed invece era uno schifo!

Oh, i pranzi vi erano, senza dubbio. Ed erano pieni di portate, che in suo onore venivano realizzate bandendo del tutto la carne. E duravano molto a lungo, cosicché ognuno avesse la possibilità di ringraziare l’Avatar e dire la sua su come, ora, avrebbe dovuto gestire la situazione. Da sotto il tavolo, non appena Aang tentava di aprir bocca ed esprimere un'opinione, Katara gli tirava un calcio per farlo zittire. Gli aveva detto di ripetere solo ed esclusivamente la frase: “Grazie del suo parere, ne terrò sicuramente conto”, senza promettere nulla. Come potevano sapere cosa sarebbe accaduto? La situazione era davvero delicata.

Era ciò che ripeteva continuamente anche Zuko. Ogni qual volta apparivano in pubblico assieme, e lo facevano spesso, dato che era necessario rafforzare in tutti l’idea che vi fosse la più stretta collaborazione tra la Nazione del Fuoco e l’Avatar, gli ripeteva che non doveva assolutamente far nulla di strano, svolazzare di qua e di là come una farfallina in primavera, mettersi a giocare con i bambini – a nulla valeva protestare che anche lui, dopotutto, era praticamente ancora un bambino -, sparire improvvisamente perché era apparso un esemplare di chissà quale divertentissimo animale. E lo diceva con un tono che esprimeva moltissima disapprovazione.

C’erano così tanto obblighi da tenere a mente da fargli rimpiangere i giorni di libertà a zonzo per il Regno della Terra.

Perfino Sokka, un tempo così stupido e compagno di grandi divertimenti, aveva assunto il ruolo di grande guerriero della propria Tribù, e lo rimbambiva da mattina a sera sul contegno da tenere in ogni occasione; avrebbe voluto scrivere lui tutti i suoi discorsi, ed ogni qual volta Aang era chiamato a dare un’opinione, fremeva dalla voglia di intervenire, gli lanciava occhiatacce e faceva gesti a suo dire molto espliciti con suggerimenti sulla parola corretta, la frase giusta da dire al momento giusto.
Inoltre, in quanto Fratello della Donna Amata dall’Avatar, Sokka era ben preciso anche nel porre i limiti oltre il quale Aang non si poteva spingere con sua sorella. Ad esempio, da quando li aveva sorpresi a baciarsi sulla terrazza della sala da thè, non era loro permesso far un solo passo da soli; e quando Sokka non poteva seguirli spediva Toph a pedinarli, la quale si divertiva immensamente a scovarli ovunque. E non che Aang avesse in mente nulla di più di una chiacchierata con Katara in tutta tranquillità, senza nessuno a commentare ogni singola battuta – e se magari alla fine lei avesse deciso di baciarlo, non si sarebbe certamente tirato indietro -, ma le regole si erano centuplicate, rispetto a quando vi era la guerra. Quante volte avevano dormito tutti assieme? Quante volte era rimasto solo con Katara? A sentir Sokka, avrebbero dovuto aspettare decenni prima di poterlo fare nuovamente.

A Toph, ovviamente, tutto ciò non importava affatto: lei per prima aveva dimostrato quanto poco tenesse alle regole ed alle convenzioni sociali. “Ma io non sono mica l’Avatar” terminava, sputando in terra i noccioli di ciliegia che mangiava. “Nessuno, tranne i miei genitori, si interessa di ciò che faccio. Mentre tu sei sotto gli occhi di tutti e tre i popoli: non si parla che di te, in tutto il globo.” Ridacchiava, mentre terminava il suo sermone, ed Aang si chiedeva, incupito, perché mai si divertisse a torturarlo così.

Tutto ciò che aveva desiderato era riappacificare i popoli, vedere scomparire i confini tra loro, veder compiuta in terra quell’unità che nella sua mente era così semplice ed evidente, e ciò che aveva raccolto era solo una serie infinita di regole a cui tutti si aspettavano si attenesse.

“Voglio andare a fare due passi, vuoi venire?” disse un giorno a Katara, intenta a studiare delle carte. Lei alzò lo sguardo dubbiosa: “Sokka non è in giro?”
“È uscito da ore con Suki, e non credo torneranno tanto presto. E Toph è da qualche parte ad allenarsi al dominio del metallo, e prima che tu lo chieda, Zuko non è ancora rientrato.”
“Siamo da soli in casa?” si stupì allora lei. Si guardò intorno, ancora incredula, come se da un momento all’altro potesse comparire una folla di amici e parenti a porre nuovi veti.
“Escludendo Appa, che dorme in giardino, e Momo, sì, siamo soli” confermò Aang. All’improvviso gli parve di essere al sicuro al di là di un confine invisibile.
“Potremmo anche restare in casa” si affrettò ad aggiungere. “Possiamo fare semplicemente quello che ci va, per un po’, senza che…”
“Senza cosa…?” chiese Katara. Ma non attese la risposta e si levò in piedi. “Allora, cosa ti va di fare?”
“Bagno in piscina e lotta di dominio dell’acqua fino all’ultimo respiro?”
Lei sorrise, congiungendo le sopracciglia al centro della fronte.

La vita di un Avatar in un momento di pace poteva anche essere un grande schifo, ma momenti come quello, in cui una Katara in costume bianco era circondata da una cascata di goccioline brillanti, potevano ber valere tutta la fatica.





***
Scritta per l’Avatar Weekly Fest, primo turno, su Avatar Italia, con il personaggio Aang ed il prompt “Il confine”. Non è niente di troppo originale né movimentato, ma mi ha divertita scriverla. Se vi va, fate un salto in quel blog, vi saranno sicuramente molte altre storie più meritevoli della mia. E, sempre se vi va, lasciatemi un commentino. See ya!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: Marge