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Autore: isjawaad    05/10/2013    3 recensioni
'ti avevo perso, avevo perso la chiave del mio cuore, e ora che l’ho ritrovata non la lascerò andare via mai più.’
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo non migliorava affatto.

Era tornato in coma da circa una settimana e i genitori non si capacitavano di come un ragazzo maturo e responsabile avesse potuto prendere una decisione così disastrosa. Buttarsi in mare. Lasciarsi prendere dalle onde. Affogare perché ne hai bisogno e non perché è la corrente a farti scendere. Lasciare entrare l’acqua nei polmoni, era questo che Harry voleva fare.

Ma poi qualcuno l’aveva notato e i suoi piani erano andati in fumo. Tutto volato via, volati via, come gli anni che stava passando in ospedale.

Signora, lo capisca, ha subito un trauma.’ Dicevano le dottoresse, ma in quel ragazzo non credeva proprio nessuno. La verità era che il ragazzo non aveva più voglia di vivere. Voglia di uscire da quel canale di luce bianca, definito come coma, non ne aveva più. Anzi, cercava di morire, ma evidentemente ciò che gli inserivano nelle vene era più forte della sua forza di volontà. E poi, le poche volte che si svegliava non mangiava, non parlava, controllava il cellulare per vedere se lui gli avesse scritto e si rimetteva a dormire, cercando di morire, inesorabilmente.

Era da tanto che non si sentivano più. Da quando il padre li aveva scoperti in camera di Louis a limonare non era stato tutto così facile. Harry non poteva più stare con l’amico, che poi tanto amico non era.

Un amico diverso, che gli faceva provare emozioni diverse, che nessuna ragazzina di dodici anni gli faceva provare, con nessun seno abbondante o minigonna striminzita. Gli bastava un ‘Ehi Harry, stasera vieni da me per studiare?’ Tutto cambiava. Il mondo era migliore per Harry, che di ragazze al seguito ne aveva a bizzeffe ma che vedeva solo un ragazzo. Ed era Louis.

L’aveva preso a schiaffi, e tirato un pugno in pieno stomaco. La porta era stata chiusa e dall’altra parte il ragazzo graffiava il legno per entrare, mentre sentiva la voce di Harry affievolirsi sempre di più. Finito il lavoro il padre aprì la porta e trascinando Harry per i capelli lo portò fuori, lo lasciò sulla soglia della casa sbattendogli la porta letteralmente in faccia.

‘Non farti più vedere.’ Gli aveva detto.

‘Louis fa finta di amarti, lui ama solo le ragazze, non è un frocio come te! Vergognati.’

Harry piangeva giorno e notte. Non mangiava e quando, tornato a scuola, Louis lo ignorò decise di porre fine alle sofferenze. Il mare gli era sempre piaciuto, era lì che andava a leggere con la sorella, sulla spiaggia, ed è lì che avrebbe voluto che terminasse tutto.

Ma niente, non ci era riuscito e ora palpava con i polpastrelli il tessuto asettico dell’ospedale Rouel, che lo accoglieva da tempo.

Aveva diciassette anni ora. Tutti lo conoscevano e la gente quando passava chiedeva sempre di lui.

‘Come va con il ragazzo riccio?’

‘Non c’è male.’ Così dicevano, ma entrambi sapevano che il bene era sparito.

Harry era un ragazzo sorridente e alto e possedeva una folta chioma di ricci, che profumavano sempre e inesorabilmente di fragola, il suo frutto preferito. Louis amava passarci le mani, asciugarli dopo una doccia insieme o semplicemente aspirarli e lasciarli un bacio sulla fronte coperta dai riccioli. I loro occhi erano qualcosa di complementare. Stavano così bene insieme, ridendo, mischiano due colori, uno più bello dell’altro, un verde bosco e un azzurro cielo.

Ma Harry era stato travolto da una marea, letteralmente. Nessuna dottoressa voleva averci a che fare, tutti sapevano che non voleva vivere. E allora che fare con qualcuno che non vuole riprendersi? Che non vuole uscirne? Bisogna lasciarlo andare.

Un giorno decisero di affidare il caso di Harry a qualcuno di più esperto, un ragazzo giovane, da poco laureato in medicina.

Entrò nella sala ovattata, e mantenne il fiato.

Harry era sveglio, in piedi vicino al comodino, con gli occhi puntati sul cellulare. Li mosse verso il medico e gli si iniettarono di lacrime. Voleva correre, lasciarsi prendere dalle sue braccia possenti ma il fisico non gliel’avrebbe permesso.

‘Sei tu?’ pronunciò a bassa voce Harry, con una voce che non gli apparteneva, che non aveva tirato fuori da anni e anni, e che solo un miracolo avrebbe potuto riuscire a tirarla fuori.

Era forse un miracolo?

Il ragazzo annuì accennando un sorriso.

Tutto ciò che riuscì a dire Harry fu una semplice domanda. ‘Perché?’

‘Scusami.’ Rispose il ragazzo, guardando in basso le punte delle scarpe e trattenendo le lacrime che avevano voglia di scendere e tracciare il volto scarno. Poi lo guardò fisso negli occhi, era da tanto, troppo che non lo guardava così, e in quel momento pensò che probabilmente in tutti quegli anni non aveva trovato nessuno che fosse bello quanto lui, anche sul letto di un ospedale.

‘Harry, il destino sapeva quanto ti ho amato in questi ultimi anni. Sapeva dei miei tagli sui polsi, del mio svuotarmi ogni sera vomitando nel bagno, delle mie notti insonni passate a immaginarti affianco a me, dei miei occhi spenti, della mia mente bloccata e del mio cuore chiuso. Harry, ti avevo perso, avevo perso la chiave del mio cuore, e ora che l’ho ritrovata non la lascerò andare via mai più.’ quelle parole sembravano far parte di un’altra dimensione, Louis sembrava avercele tatuate nell’anima, da tanto, troppo tempo.

Gli corse incontro e lo buttò sul letto poggiando affannosamente le sue labbra sulle sue. Lo voleva, lo voleva come mai aveva voluto niente e come mai sarebbe riuscito a volere qualcosa.

Harry sentì che valeva la pena di vivere in quel momento. Sentì che Louis l’aveva risvegliato e che avrebbe fatto di tutto per tornare a vivere, per tornare ad amarlo come una volta.

 

  
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