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Autore: Sammy_    05/10/2013    4 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Grace Ellis è una sedicenne qualunque che affronta i problemi di tutti i giorni: una madre stressata, un patrigno troppo giovane, un padre quasi del tutto assente, una migliore amica esageratamente perfetta, la scuola, l’ochetta di turno che si diverte a perseguitarla … per fortuna ha il suo adorato lavoro al Bohemian Records, insieme all’eccentrico Malcom e gli incorreggibili Dean e Beth.
Poi un giorno arriva lui, Josh Levonne, dal sorriso irresistibile.
La bacia. La confonde. Le dice che sono soltanto amici.
Grace riuscirà a tenergli testa?
*
«“Un uomo può essere felice con qualunque donna a patto che non ne sia innamorato”» citò «e se lo dice anche Wilde allora mi fido»
Per un attimo rimasi senza parole. Essere scaricata con un aforisma di Oscar Wilde faceva un certo effetto. Ma stavolta Josh non poteva averla vinta.
«Certo, a quei tempi si usava sposarsi per convenienza. Qualsiasi coinvolgimento amoroso avrebbe solo complicato le cose » obbiettai fingendomi impassibile «perché l’amore è pazzia, è sofferenza, è mettere qualcun altro al primo posto anche a costo di sacrificare la propria felicità. Ecco quello che ho fatto per te Josh: ho reso me stessa infelice pur di continuare a vederti sorridere»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO 3 – Invite him!
 
Il terzo giorno di scuola mia madre si offrì di accompagnarmi a scuola in macchina. Doveva lasciare Dylan al nido e quindi era di strada. Mi sembrava strano che mi avesse dato un passaggio solo per cortesia …
Sedevo davanti accanto a lei, pessima guidatrice quasi quanto Georgia, mentre Dylan si dimenava sul seggiolino, il suo strillo acuto che rischiava di perforarmi un timpano.
« Non posso crederci, il mio piccolino già va a scuola! » esclamò mia madre alzando la voce per superare il frastuono.
« Mamma, non credo che il l’asilo nido si possa considerare una scuola » le feci notare.
« Lo so, ma insomma, capisci cosa intendo, crescete così in fretta! » scosse la testa, poi allungò una mano per darmi una carezza ma per poco non mi cavò un occhio con una delle sue lunghe unghie laccate di rosso «ops, scusa tesoro! Quello che  voglio dire è … guardati! Sei una donna ormai »
« Ho solo sedici anni ma’ »
« Già, l’età peggiore. Per fortuna tu sei un’adolescente tranquilla. Non bevi, non fumi, non vai mai neanche alle feste »
Senza volerlo, mia madre aveva appena introdotto l’argomento che mi premeva da qualche giorno. Le rivolsi un sorriso innocente con tanto di occhi dolci preparandomi a una serie di spergiuri e suppliche.
« A proposito di feste … hai presente Beth? »
Mia madre inchiodò all’improvviso davanti a un semaforo  e se non fosse stato per le cinture di sicurezza ci saremmo entrambe schiantate contro il parabrezza. Dylan, accuratamente legato, smise di urlare come sotto shock. Almeno una cosa positiva.
« Accidenti, non mi ero proprio accorta che fosse rosso! »
Avevo la nausea. Giurai a me stessa che quella sarebbe stata l’ultima volta che accettavo un passaggio da mia madre.
« Comunque, mi stavi dicendo di Beth. È quella ragazza che lavora con te, giusto? »
Il semaforo divenne di nuovo verde e io dovetti aggrapparmi ai lati del sedile quando mia madre ripartì a tutta velocità. Quella donna era davvero un pericolo pubblico.
« Si, lavora con me. Venerdì sera è il suo compleanno e darà una festa, una cosa tranquilla a casa sua, solo per pochi intimi » evitai di dirle che con “tranquilla” in realtà intendevo selvaggia e con “pochi intimi” almeno una cinquantina di persone, probabilmente anche di più « ci posso andare? »
« Per me va bene » rispose lei stringendosi nelle spalle senza smettere di guardare la strada.
Era stato fin troppo facile convincerla, doveva esserci qualcosa sotto …
« Però in realtà non dovresti chiederlo a me » ecco la fregatura « Io e Damien portiamo Dylan a trovare i nonni a Cardiff, ho pensato che a te non andasse di venire e Paul si è offerto di tenerti per tutto il week end a partire da venerdì sera »
Paul era mio padre, uno strambo musicista che a quasi cinquant’anni andava ancora nei pub il sabato sera e di tanto in tanto, anche se cercava inutilmente di tenermelo nascosto, si faceva le canne come al liceo.
Quindi ero abbastanza sicura che mi dicesse di si.
« Perfetto, allora chiederò a lui! » esclamai tutta pimpante.
Mia madre si morse il labbro inferiore in preda al rimorso. Doveva esserle sfuggito di mente che non poteva contare su mio padre quando si trattava di proibirmi qualcosa. Voleva fare la figura della madre permissiva lasciando a lui quella del genitore severo ma aveva fallito miseramente.
« Bene … allora divertiti tesoro! »
Il suo era un sorriso tirato, il mio assolutamente trionfante!
               
« O ci invitano oggi o mai più » strillò Georgia uscendo dal bagno delle ragazze come una furia e dirigendosi verso la sala mensa.
« Geo, aspettami! » le urlai dietro.
Naturalmente il secondo giorno di scuola, ovvero quello dopo il mio ultimo incontro ravvicinato con Josh, avevo informato subito la mia migliore amica riguardo tutto quello che ci eravamo detti, compreso il fatto che Alex provasse ancora qualcosa per lei. Mi ero sentita vagamente in colpa per aver spifferato il segreto ma era stato più forte di me, Georgia era l’unica persona con cui riuscissi a confidarmi liberamente.
Fatto sta che né Josh né Alex si erano fatti avanti per invitarci a sedere al tavolo insieme a loro. Georgia insisteva affinché fossimo noi a fare il primo passo ma ero riuscita a convincerla ad aspettare almeno un altro giorno. Risultato: stava letteralmente impazzendo.
« Scusami tanto Geo » le dissi quando finalmente riuscii ad affiancarla lungo il corridoio « ma se hai il tuo adorato Pablo, perché ci tieni tanto a pranzare in compagnia di Alex? »
Georgia si bloccò di punto in bianco. Si voltò verso di me poggiandomi le mani su entrambe le spalle (mi superava in altezza solo di qualche centimetro) e mi guardò dritto negli occhi.
« Grace. Innocente, piccola e ingenua Grace » parlò molto lentamente come se avesse a che fare con una completa idiota « non capisci che lo sto facendo per te? »
« Per me? » ripetei confusa.
« Ma certo! » esclamò come se fosse la cosa più ovvia del mondo « per te e Josh. Io mi sto sacrificando a passare un po’ di tempo con il mio ex per permetterti di approfondire la conoscenza del ragazzo per cui hai una cotta. E non osare negare che sia così! » mi ammonì quando feci per ribattere.
« Guarda che io … » lei mi fulminò con lo sguardo « okay, non dirò nulla! »
« Bene. Adesso noi entriamo in quella benedetta sala mensa e ci facciamo notare. Vedrai che ci inviteranno »
« Cosa intendi con “farsi notare”? » chiesi cominciando a preoccuparmi.
Georgia mi rivolse un sorriso che non prometteva nulla di buono.
« Lo vedrai. Ora seguimi e fai come me »
Tirò fuori dalla tasca dei jeans un minuscolo lucidalabbra rosa, se ne applicò un po’ sulle labbra e poi lo mise sulle mie. Era appiccicoso e dall’odore dolciastro.
« Puah! Sai che odio questa roba! »
« Zitta e non ti lamentare! » mi riprese dandomi uno schiaffetto sulla mano quando tentai di levarmi quella robaccia dalla bocca « non deve piacere a te ma a loro »
Georgia si sistemò i lunghi capelli biondi sulle spalle, poi con una camminata sensuale si introdusse nella sala mensa. Io la seguii poco dopo.
Mi aveva detto di fare come lei, quindi in teoria avrei dovuto sculettare un po’, tirare il petto in fuori e guardarmi intorno come se quel posto mi appartenesse.
Un gioco da ragazzi … o forse no?
Continuammo la sceneggiata anche mentre eravamo in fila per il pranzo. Mi sentivo ridicola a camminare in quel modo, ma in una cosa Georgia aveva ragione: Josh e Alex ci notarono e sbracciandosi ci fecero segno di raggiungere il loro tavolo.
C’era anche Liam ma quando capì di essere di troppo si dileguò raggiungendo il tavolo dove erano sedute Katy Diaz e le sue amichette/tirapiedi. Non pensavo che un tipo tanto simile a Josh potesse frequentare ragazze del genere.
« Ciao ragazzi! » trillò Georgia con fare civettuolo.
Si sedette al tavolo e dovette trascinarmi giù con lei dato che io ero rimasta lì impalata.
« Diventi sempre più bella » si complimentò Alex.
Incredibile. Non si salutavano né tantomeno parlavano da più di un anno e adesso lui già ci provava, o meglio riprovava, spudoratamente.
Per un attimo il mio sguardo incontrò quello di Josh che mi osservava con la sua solita espressione curiosa. Sperai che non si fosse accorto che ero arrossita.
« Sono fidanzata » disse subito Georgia per mettere in chiaro le cose « ma grazie mille per il complimento Alex »
Il ragazzo parve sorpreso ma non deluso. Sicuramente non era il tipo da farsi scoraggiare così facilmente solo perché una ragazza era già impegnata.
« Ah si? E chi sarebbe il fortunato? »
No. Nooo! Non avrebbe dovuto farlo, quando Georgia cominciava a parlare di Pablo andava fuori di testa ed era capace di soffermarsi per ore a descrivere ogni singola sfumatura dei suoi occhi, o l’odore del suo dopobarba.
Alex l’ascoltava fingendosi interessato e per un po’ anche io stetti lì a sorbirmi la solita tiritera, almeno fino a quando non sentii un piccolo colpo sul piede da sotto il tavolo: Josh stava tentando di attirare la mia attenzione.
« Fa sempre così quando le piace qualcuno? » chiese divertito.
« Purtroppo si » confermai sospirando « tutte le sante volte! »
Intanto mi chiesi se anche io mi sarei comportata così quando mi sarebbe piaciuto veramente qualcuno ma sapevo che su alcune cose io e Georgia eravamo molto diverse. Io riservata, lei sempre ansiosa di raccontare a tutti le sue vicende.
« Dimmi » non so dove trovai il coraggio di parlare per prima « ti stai godendo i tuoi dischi nuovi? »
« Puoi dirlo forte! Nevermind è una bomba. Non so se lo conosci … » sembrava che mi stesse mettendo alla prova ma in quel campo non potevo di certo deludere le sue aspettative.
« Scherzi? L’ho ascoltato e riascoltato talmente tante volte che il mio stereo ha cominciato a ribellarsi. E neanche i miei vicini di casa erano troppo contenti … »
Josh scoppiò a ridere, forse pensando che stessi scherzando. E invece no, la signora Morgan della villetta accanto era venuta più volte a lamentarsi di tutto quel “rumore demoniaco”, sue testuali parole.
« Hai altro da consigliarmi? Qualche nuovo arrivo? »
« Non apprezzo più di tanto gli ultimi fenomeni musicali. Tra gli evergreen al negozio abbiamo un Cd dei Guns N’ Roses che potrebbe piacerti »
« Quale? Li ho tutti! » Josh sorrise dondolandosi sulla sedia e incrociando le dita dietro la nuca « ritenta … »
« Mmh … bèh, a giudicare dai tuoi acquisti e dai settori che ti vedo consultare, mi sembra di aver capito che non hai un genere preferito in particolare. Heavy Metal, Grunge, Alternative, Punk Rock … anche io sono così, diciamo indefinita »
« Hai ragione. Vedo che te ne intendi di musica » Josh sembrava impressionato.
« Bèh si, è la mia passione. E il mio lavoro. Senza contare che mio padre è una batterista.
Josh fischiò in segno di approvazione. Giocavo spesso la carta del padre musicista per fare colpo, la batteria in particolare poi aveva il suo fascino.
« Che forza! Suona in una band? »
« Si ma ha collaborato anche con grandi artisti. È molto bravo … nel suo lavoro …»
Non dissi che invece come genitore lasciava un po’ a desiderare anche se la tentazione era molto forte.
« E tu invece? » Josh si sporse leggermente in avanti sul tavolo e senza farsi vedere rubò una manciata di patatine fritte dal piatto di Alex, troppo preso dalla bionda accanto a lui per accorgersene.
Mi fece cenno di fare silenzio sull’accaduto e ci scambiammo un sorriso complice.
« Io no, non suono nessuno strumento » risposi poi sgranocchiando distrattamente l’insalata che avevo nel piatto.
« Avrai pure qualche hobby »
Ci pensai su. Oltre alla musica mi piaceva … okay, doveva esserci per forza qualcos’altro. Da piccola avevo fatto danza classica ma mi annoiava parecchio. Avevo provato con l’hip pop ma presto mi ero stufata anche di quello. Per un periodo avevo frequentato un corso di karate. Ma no, nessun hobby in particolare.
« Non saprei » mormorai stringendomi nelle spalle « perché il tuo hobby qual è? »
L’angolo della bocca di Josh si piegò in un sorriso compiaciuto, con la mano mi fece cenno di aspettare e si piegò sotto al tavolo per poi riemergere stringendo tra le mani un vecchio skateboard scuro coperto di graffiti, probabilmente disegnati con  pennarelli indelebili dalle tinte accese.
Sapevo che quello era il mezzo di trasporto per eccellenza di Josh e i suoi amici ma non ero mai arrivata a considerarlo un hobby.
« Io, Alex e Liam ci alleniamo al parco tutti i giorni » mi spiegò.
« Fico. Io non ho mai provato ma mi piacerebbe tantissimo imparare» cosa che non era assolutamente vera ma all’improvviso sentivo di aver trovato il mio nuovo hobby.
Osservavo quello skateboard con aria incantata, come se fosse l’oggetto più strabiliante che mi fosse mai apparso davanti agli occhi. Forse tanta ammirazione derivava dal fatto che appartenesse a Josh. Forse.
« Allora un giorno dovresti venire anche tu, magari domani. Ci possiamo andare insieme »
A sentir pronunciare quelle parole, perfino Georgia smise di parlare voltandosi a guardarci con la bocca aperta dallo stupore. Io ero sorpresa quanto lei.
Sbaglio o quella proposta suonava vagamente come un appuntamento?
«M-mi farebbe p-piacere » balbettai inebetita dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio. Poi realizzai « cavolo, dimenticavo che devo andare a lavoro!»
« Si ma il tuo turno inizia alle cinque, no? » intervenne Georgia « potreste uscire insieme direttamente dopo scuola »
Uscire insieme. Quelle parole mi fecero girare la testa.
Josh nel frattempo mi osservava in attesa di una risposta.
Tra la scuola, l’uscita e il lavoro non avrei trovato il tempo di studiare dato che staccavo alle otto di sera. E allora addio college prestigioso.
Ma dopotutto,  quando mi sarebbe ricapitata un’esperienza del genere?
« Si, perché no? »
 
Non avrei dovuto accettare.
Mercoledì pomeriggio mi ritrovai nel panico più totale.
Georgia, sdraiata sul mio letto intenta a sfogliare una rivista di moda, non era tanto in vena di darmi consigli d’amica. Pablo non la chiamava da due giorni e la cosa l’aveva ridotta a un fascio di nervi.
« Geo » la richiamai facendole alzare appena lo sguardo « potresti uscire dal tuo stato catatonico solo per un momento e consigliarmi qualcosa da mettere? »
« Per quale occasione? » domandò completamente spaesata.
« Per il mio appunta … cioè, volevo dire, per la mia uscita con Josh, ricordi? Domani, dopo scuola … »
« Ah si, certo! » si diede una manata sulla fronte « hai già deciso cosa metterti? »
Sospirai rassegnata. Oramai l’avevo persa.
« Ho capito, indosserò un semplice paio di jeans e una maglietta. In fondo andiamo a una pista da skateboard, serve un abbigliamento sportivo »
« Perché non metti quella maglietta blu un po’ scollata che ti ho regalato a Natale? Quel colore ti sta così bene! »
« Hai ragione, potrei mettermi quella. Ben tornata tra noi Georgia Sullivan! »
« Eh? Cosa intendi dire? »
« Lascia perdere … »
Mi sdraiai sul letto accanto a lei poggiando la testa sulla sua spalla.
Odiavo vederla turbata. A volte mi sentivo incapace di proteggerla da tutti i mali del mondo. Sembrava una ragazza forte ma purtroppo sapeva essere terribilmente ingenua. Non volevo che soffrisse ancora e per giunta a causa di uno stupido Pablo qualunque!
« Avanti Geo, metti via questa roba! » sbuffai tentando di sottrarle dalle mani una rivista dalla copertina patinata.
« No, aspetta! Fammi almeno finire di leggere quest’ultimo articolo sui jeans a zampa di elefante. Riesci a credere che stanno tornando di moda? »
« Ma davvero? » commentai ironica « meno male che me lo hai detto, devo subito procurarmene un paio altrimenti verrò etichettata come la sfigata malvestita che non porta pantaloni a zampa di elefante! »
Lei mi rivolse un’occhiataccia.
Anche se la prendevo spesso in giro, sapevo che la moda era davvero la sua passione e che le sarebbe piaciuto intraprendere una carriera in quel settore.
Georgia sognava di diplomarsi e andare a vivere in un appartamento in centro per poter frequentare la Central Saint Martins, un istituto prestigiosissimo dove avevano studiato stilisti famosi del calibro di Alexander McQueen.
Sapevo tutto su quella scuola dal momento che Georgia non parlava d’altro quando era single e non c’erano ragazzi a distrarla dal suo obbiettivo.
La invidiavo perché aveva le idee chiare mentre per me il futuro continuava a essere un enorme incognita.
« Sai cosa dovremmo fare? » mi disse richiudendo la rivista per poi infilarla nella sua enorme borsa di pelle (sintetica naturalmente, altrimenti Pablo chi lo sentiva! ).
« Cosa? »
« Spiare Josh … su facebook! »
« Ma dai Geo, mica siamo due ragazzine delle medie! »
Circa due minuti dopo, eravamo entrambe incollate allo schermo del mio computer davanti al profilo personale di Josh Levonne. Mi sentivo così stupida eppure la curiosità era tanta.
« Avevi mai notato questo tatuaggio? » domandò Georgia sorpresa aprendo una foto che ritraeva Josh in costume da bagno.
In effetti, sul suo addome spiccava uno strano disegno la cui forma ricordava vagamente quella di un guscio di chiocciola leggermente seghettato lungo i bordi.
« Che accidenti è quel … coso? »
« Sei davvero così ignorante Grace? »
Georgia mi guardò indignata come se gli avessi appena chiesto la differenza tra un paio di Louboutin e delle infradito di gomma.
« Ovviamente si tratta di un tatuaggio koru! » mi spiegò « è un simbolo Maori, simboleggia la rinascita e la ricerca di una nuova armonia »
« Come mai sei tanto informata? No, aspetta, lasciami indovinare! » la interruppi quando fece per aprir bocca « scommetto che Pablo è esperto mondiale di tatuaggi riconosciuto a livello internazionale » ironizzai.
« Ma quanto sei simpatica tesoro mio » ribatté lei a tono « e comunque, se proprio ti interessa saperlo, il mio ragazzo » e qui ci tenne a enfatizzare il termine « ha lavorato per molto tempo in un negozio di tatuaggi perché ha davvero un grande talento. Tra l’altro, se non fosse stato per quei due rompiscatole dei miei genitori, mi sarei fatta tatuare il simbolo dell’infinito con le nostre due iniziali, proprio qui, sulla scapola » aggiunse infine tirando giù la manica della t-shirt.
« Ti prego, che banalità! »
« La tua è solo invidia … » sibilò a denti stretti.
« Si, certo, come dici tu Geo » l’assecondai dandole qualche colpetto affettuoso sulla nuca « adesso continuiamo a ficcanasa … ehm, a dare un’occhiata al profilo di Josh ».
Il numero di ragazze che gli lasciavano messaggi in bacheca era davvero impressionante ma lui non rispondeva quasi mai e nella maggior parte dei casi non metteva neanche “mi piace”.
Forse era un po’ come me: odiavo Facebook, era solo un ulteriore modo per ricordarmi quanto fossi poco popolare.
« Certo che ha proprio tante amiche femmine » osservò Georgia.
« Già »
« Ma ehi, non ti preoccupare! » si affrettò ad aggiungere chiudendo la pagina Facebook « non vuol dire niente. Sei tu l’unica ragazza che vuole vedere domani »
« Già » ripetei.
Ma non ne ero poi tanto sicura.
 
Il giorno dopo a scuola mi presentai vestita di tutto punto, pronta per il mio quasi appuntamento con Josh.
In fondo non avevo nulla di cui preoccuparmi, saremmo andati al parco dove si allenavano gli skater e solo come amici. Strano pensare che fossimo più che semplici conoscenti dato che in tutto avevamo parlato si e no tre volte. Ma questi erano solo futili dettagli.
Mi ero alzata prima del solito per farmi una bella doccia, asciugare i capelli per poi decidere di legarli in una semplice coda, tanto per dimostrare che non stavo prendendo la cosa troppo seriamente.
Di solito non mi truccavo mai ma quella mattina decisi di fare un’eccezione applicando giusto un po’ di rimmel sulle sopracciglia e un delicato, impercettibile, quasi del tutto invisibile strato di rossetto sulle labbra.
Jeans a sigarette, maglietta scollata ma non troppo e Vans dello stesso colore. Non erano forse quelle le scarpe preferite dagli skater?
Si, poteva andare.
« Che splendore, sembri … Liv Tyler! » esclamò Georgia quando mi vide arrivare.
« Si certo, come no » borbottai io in risposta.
Naturalmente sapevo che stava esagerando ma dandole le spalle non potei fare a meno di reprimere un sorrisetto compiaciuto. Ed ero stranamente emozionata.
Cavolo, allora avevo davvero una cotta per Josh, com’era potuto succedere?
Mentre io a stento trattenevo la mia euforia, quel giorno Georgia sembrava alquanto giù di corda, cosa abbastanza insolita per lei.
« Pablo continua a non farsi sentire » mi raccontò mentre ci avviavamo verso l’aula di trigonometria, la mia materia preferita (e vorrei sottolineare la profonda ironia celata in quest’ultima affermazione).
« Sarà impegnato con gli studi » ipotizzai per tirarla su di morale.
« Ma no! Lavora come istruttore di pilates e solo due volte a settimana … » sembrò essersi appena ricordata di quel particolare, quindi si sentì ancora peggio.
« Coraggio Geo » le dissi allora avvolgendole le spalle con un braccio, gesto che riuscii a compiere solo alzandomi in punta di piedi « vedrai che avrà una buona ragione per essere sparito e che ti chiamerà al più presto »
Non ci credevo tanto nemmeno io ma in qualche modo dovevo pur consolarla.
« Wow Grace, oggi sembri così diversa » Georgia smise di fare il broncio e mi sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga « c’entra qualcosa il tuo appuntamento con Josh? »
« Non è un appuntamento » ci tenni a precisare « e comunque no, non dipende da quello, semplicemente oggi è una bella giornata … » cominciai a elencare.
« Ma se c’è perfino la nebbia! »
« … ho dormito bene … »
« Scommetto che non sei riuscita a chiudere occhio »
« … e a parte trigonometria oggi non abbiamo lezioni molto pesanti » conclusi.
« Senza contare che poi uscirai con Josh! » aggiunse lei dandomi una leggera gomitata tra le costole.
« Oh, quello non centra niente! » mentii incrociando le dita dietro la schiena.
Anche volendo, Georgia non avrebbe potuto controbattere perché entrando in classe trovammo la professoressa ad aspettarci e ciò segnò l’inizio di un susseguirsi di lezioni terribilmente noiose. Solo l’ultima ora, inglese, fu vagamente interessante.
Parlammo di Oscar Wilde e dell’estremo gesto compiuto dal protagonista de Il Ritratto di Dorian Gray,  pur di ottenere l’eterna giovinezza.
Ma perché voler essere giovani per sempre? Insomma, io avevo sedici anni e desideravo di addormentarmi un giorno e risvegliarmi trentenne, saltando il liceo, l’università e problemi vari. A dirla tutta, trovavo che l’adolescenza fosse un vero schifo … “I’m just a kid and life is a nightmare” diceva una canzone dei Simple Plan, e io non potevo essere più d’accordo.
Decisi comunque che quel giorno avrei messo da parte il mio pessimismo cosmico per godermi a pieno il mio non-appuntamento con Josh. Non volevo di certo fare la figura della musona, sapevo essere perfino allegra qualche volta!
All’uscita, quando lo salutare Liam e Alex, misi su un gran sorriso pregando che dopo pranzo non mi fosse rimasto un residuo di insalata tra i denti.
« Buona fortuna bellezza » mi sussurrò Georgia all’orecchio.
« Grazie mille splendore, ti chiamo dopo »
Mentre la mia migliore amica si dileguava in direzione del parcheggio, io attraversai il cortile fino a raggiungere Josh. Una volta davanti a lui, persi tutto quel briciolo di sicurezza che avevo acquistato.
« Ciao Grace »
Si avvicinò per salutarmi con un bacio. A stento frenai l’istinto di toccarmi la guancia lì dove le sue labbra mi avevano sfiorato.
« Stai andando a casa? »
A quelle parole sbiancai e mi sentii sgonfiare come un palloncino.
Non si ricordava che ci eravamo messi d’accordo per andare insieme alla pista da skateboard? Dio, che imbarazzo! Ero una stupida illusa, ovviamente non diceva sul serio, lui era troppo figo per una come me e …
« Ehi stavo scherzando, non fare quella faccia! » mi rassicurò interrompendo il filo dei miei pensieri dai tratti apocalittici « non mi sono dimenticato del nostro appuntamento »
Fui pervasa da un forte senso di sollievo. E poi l’aveva definito appuntamento!
« Coraggio, andiamo! »
Mi avvolse un braccio intorno alle spalle (aaaaah!) e ci avviammo verso la fermata dell’autobus.
Io continuavo a non aprire bocca e mi sentivo una perfetta stupida, avevo paura di cominciare a sudare e di non avere un odore abbastanza buono.
Ma Josh era lì, tranquillo e sorridente come sempre, e ogni volta che lo guardavo, ogni volta che anche solo per un attimo i suoi occhi color nocciola incontravano i miei, mi sentivo improvvisamente leggerissima, come se fossi in grado di camminare sulle nuvole. E quello strano formicolio alla pancia? Ecco cosa voleva dire l’espressione “sentire la farfalle nello stomaco”, finalmente lo capivo!
Scendemmo dopo un paio di fermate, davanti a quello che fino ad allora avevo sempre considerato come un parco giochi per bambini.
Adesso io e Josh camminavamo fianco a fianco lungo un viale alberato ma senza neanche sfiorarci. Io guardavo a terra ostinandomi a fissare la suola infangata delle mie Vans, mentre lui si guardava intorno con uno sguardo curioso da bambino e il suo adorato skateboard sotto braccio.
E poi all’improvviso eccola: non avevo idea che a Harrow ci fosse una pista da skateboard  e per giunta così grande.
Oltre a noi c’erano anche altri ragazzi. Alcuni di loro si limitavano a fare slalom tra i birilli, cosa che personalmente non sarei mai riuscita a fare, ma altri compivano acrobazie straordinarie sulle proprie tavole. Mentre li osservavo, Josh si pose dietro di me sfilandomi lo zaino dalle spalle per poi lasciarlo ai piedi di un albero accanto al suo, nero e pieno di scritte. Poi mi prese per mano e mi condusse più vicino alla pista. Cominciò a spiegarmi qualcosa di molto basilare sullo skateboarding ma io non riuscivo a seguirlo: ero rimasta incantata a osservare le mie dita intrecciate con le sue. Aveva una mano calda e morbida.
“Che schifo Grace ma cosa ti sta succedendo?” disse una vocina nella mia testa “è possibile innamorarsi così velocemente?”
La magia finì presto quando Josh mi lasciò sul bordo della pista dicendomi che mi avrebbe mostrato qualche mossa. Rimasi lì con la mano ancora tesa che conservava il calore della sua.
Josh mise il piede destro sulla tavola mentre con l’altra si diede la spinta per partire. Sfrecciò verso una rampa e per un istante lo vidi volteggiare in aria con lo skateboard che roteava sotto ai suoi piedi, poi atterrò senza il minimo sbandamento continuando la sua corsa, fece una curva, e infine si fermò al punto di partenza, proprio davanti a me. Mi fece l’occhiolino e per poco non svenni.
« Vuoi provare? »
All’inizio pensai che stesse scherzando ma quando capii che non era così scoppiai in una risatina nervosa.
« Non credo proprio di esserne capace »
« Tranquilla, naturalmente non ti chiedo di eseguire né un trick né un kickflip » ma in che lingua parlava? « e poi ci sono io qui … che può succederti? »
Okay, mi aveva decisamente convinta. Non ebbe bisogno di pregarmi ancora. Lo raggiunsi camminando spedita e diretta  come un automa.
Josh mi fece posizionare un piede sulla tavola mentre l’altro rimaneva a terra. Le sue mani si posarono sui miei fianchi per un attimo, giusto per mettermi bene in equilibrio. Peccato che quel gesto mi provocò un capogiro che per poco non mi fece cadere a terra. Ero una pessima alunna …
Nel frattempo, molti dei ragazzi in pista si erano fermati a osservarci curiosi.
Mi sembrò di tornare indietro nel tempo quando mio padre mi aveva insegnato ad andare in bici senza rotelle. Quella volta però, accanto a me c’era uno splendido ragazzo capace di farmi battere forte il cuore con ogni suo minimo gesto.
Il tempo passò velocemente. Non ero riuscita a imparare un granché ed ero caduta talmente tante volte da fare rifornimento di umiliazioni per un anno intero. Però mi ero anche divertita e stavo imparando a conoscere Josh. Più o meno …
Sapevo che avevamo gusti musicali simili, che era uno skater formidabile, che nel pomeriggio dedicava poco tempo allo studio, che era in grado di mangiare porzioni spropositate di patatine fritte mantenendo sempre un fisico da urlo e che gli piacevano i graffiti. Ah! E che aveva un tatuaggio … come si chiamava? Koku, Moru, Lotu … insomma, qualcosa del genere.
« Che ne dici se ci prendiamo una pausa? » propose quando mi ritrovai col sedere a terra per l’ennesima volta.
« Oh si! »
“Le mie chiappe te ne saranno debitrici” pensai.
Josh scoppiò a ridere. Oh no, l’avevo detto ad alta voce!
Era evidente che davanti a lui non riuscissi più a controllarmi, ero come una bomba a mano pronta a scoppiare da un momento all’altro.
Ci sedemmo su una collinetta d’erba verde e rigogliosa. La nebbia si era dissolta e un bel sole faceva capolino tra le nuvole. Sembrava ancora estate.
« Allora, come ti è sembrata la tua prima esperienza da skater? » mi domandò lui sdraiandosi supino.
« Questo dovresti dirmelo tu. Sono stata pessima, vero? »
« No, no! » sembrava lo stesse dicendo solo per gentilezza « forse però la prossima volta è meglio se ti porti delle ginocchiere. E un casco »
Okay, quello voleva decisamente dire che ero stata pessima. Ma non importava perché aveva detto la prossima volta.
Mentre lui guardava il cielo io lo osservavo con la coda dell’occhio. Notai che il bordo della sua t-shirt si era leggermente alzato rivelando il tatuaggio di cui avevo scoperto l’esistenza solo il giorno prima.
« Oh, ma quello è un tatuaggio koru! » esclamai fingendomi esperta e sperando ardentemente di aver azzeccato nome.
Josh alzò leggermente la testa per osservarsi l’addome.
« Ah, si chiama così? In realtà non lo so perché me lo sono fatto fare una sera che ero totalmente ubriaco » mi raccontò sorridendo al ricordo « però sembra interessante, sei un’esperta in materia? »
« Ehm … si! »
« Forte, allora saprò a chi chiedere consiglio se mai vorrò farmi un tatuaggio che abbia un qualche significato »
Non gli conveniva. Se si fosse affidato a me probabilmente lo avrei convinto a tatuarsi le nostre iniziali dentro a un cuore alato trafitto da una freccia.
Quando alzai di nuovo lo sguardo verso di lui, notai che mi stavo osservando intensamente e nel giro di pochi secondi mi sentii le guancie in fiamme.
« Sai Grace, ancora non riesco a capire che tipo sei ma sono davvero intenzionato a scoprirlo! » disse lui.
A quelle parole non fui più in grado di collegare il cervello ma perlomeno riuscii a rivolgergli un debole sorriso.
“Si Josh, ti prego, cerca di conoscermi a fondo. Molto a fondo …”
Per fortuna, stavolta riuscii a tenere segreto quel pensiero.
 
Ahimè, il tempo passò velocemente. Troppo velocemente.
Josh si offrì di venire con me fino a Camden Town dicendo che ci sarebbe dovuto andare lo stesso per “sbrigare alcune faccende”. Non indagai oltre, mi bastava sapere che avrei passato altro tempo con lui. Stavo messa proprio male …
« Eccoci » sospirai malinconica quando arrivammo davanti al Bohemian Records.
Non uscivo spesso coi ragazzi, non sapevo bene come comportarmi, se dovevo ringraziarlo o invitarlo a vederci ancora.
« Vedo che abbiamo degli spettatori »
« Eh? Di che parli? »
Josh indicò un punto alle mie spalle. Mi girai e vidi Beth e Malcom che ci spiavano dalla porta a vetri.
Divenni completamente paonazza e feci velocemente scambio di posto con Josh in modo che desse le spalle al negozio.
« Non fare caso a loro … sono un po’ strani … » mormorai grattandomi dietro l’orecchio con fare imbarazzato.
Josh scrollò le spalle come per dire che non c’era assolutamente nessun problema.
« Bèh, adesso devo andare » mi disse infilando le mani in tasca.
« Si, anche io »
« Ci vediamo a scuola Grace »
La distanza che ci divideva in quel momento era davvero poca e lui la colmò con un unico passo. Si chinò verso di me, io trattenni il respiro, poi le sue labbra si posarono sulla mia guancia, solo per un attimo.
Un bacio sulla guancia. Un altro. In fondo che mi aspettavo?
« S-si » balbettai « ci vediamo a scuola »
Un movimento alle spalle di Josh attirò improvvisamente la mia attenzione. Malcom e Beth si stavano sbracciando, lei schiacciava contro il vetro un cartello con su scritto, a caratteri cubitali, “INVITALO ALLA MIA FESTA. SUBITO!”.
« Josh! » esclamai.
Lui, che si stava già incamminando, si rigirò verso di me incuriosito.
« Ti volevo chiedere … insomma mi chiedevo se … »
« Cosa succede piccola Grace? » domandò lui riavvicinandosi con un sorrisetto divertito stampato in faccia « sei diventata tutta rossa! »
Quell’affermazione mi fece accaldare ancora di più.
« Venerdì c’è una festa » dissi tutto d’un fiato « ti va di venirci? »
Ce l’avevo fatta. L’avevo invitato. Non so come ma avevo trovato il coraggio di farlo.
« Naturalmente puoi portare anche una persona amica se vuoi » aggiunsi pensando che potesse rendere tutto meno imbarazzante.
Josh mi rivolse un sorriso sghembo. Irresistibile.
« Hai una penna? »
« Ehm, si » risposi confusa.
Lasciai pendere lo zaino su una sola spalla e tirai fuori l’astuccio per fornire a Josh una penna rossa con il cappuccio tutto mordicchiato. Lui non sembrò farci caso e la prese, poi afferrò la mia mano e ci scrisse sopra un numero.
« Quando puoi, scrivimi per comunicarmi ora e indirizzo »
Mi restituì la penna, ammiccò e se ne andò per la sua strada.
Rimasi a osservarlo finché non svoltò il primo angolo. Mi pareva di sentire ancora la pressione della penna e il calore delle sue dita sulla pelle.
Quando entrai in negozio, subito Malcom e Beth mi furono addosso: volevano sapere tutto, ma proprio tutto del mio non-appuntamento.
« Aspetta, aspetta, aspetta! » esclamò la mia collega dai capelli rosa « prima la cosa più importante: l’hai invitato alla mia festa? »
« Mmh, si … » risposi mantenendomi sul vago per stuzzicare la loro curiosità.
« E? » mi incoraggiò Malcom che evidentemente non stava più nella pelle.
Mostrai loro il palmo della mia mano dove, in caratteri rosso sangue, spiccava un numero di telefono.
« Ha detto di si! »
 
Salve!
Allora, vorrei subito mettere in chiaro una cosa su questo capitolo: so che è venuta fuori una mezza schifezza, anche perchè ho aggiunto diversi pezzi all'ultimo momento, ma diciamo che era solo di “passaggio”.
Seconda cosa, se vi sembra che le cose tra Grace e Josh stiano andando già a gonfie vele non vi illudete perché nel prossimo capitolo succederà qualcosa che … okay, non vi anticipo nulla, vi dico solo che lui farà qualcosa per cui, al posto di Grace, la sottoscritta lo avrebbe volentieri preso a sprangate sui denti.
Bene, adesso vado prima di sparare qualche altra cazzata.
Spero che continuerete a seguirmi!
A presto,
baci Sam.

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