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Autore: Sammy_    29/09/2013    2 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Grace Ellis è una sedicenne qualunque che affronta i problemi di tutti i giorni: una madre stressata, un patrigno troppo giovane, un padre quasi del tutto assente, una migliore amica esageratamente perfetta, la scuola, l’ochetta di turno che si diverte a perseguitarla … per fortuna ha il suo adorato lavoro al Bohemian Records, insieme all’eccentrico Malcom e gli incorreggibili Dean e Beth.
Poi un giorno arriva lui, Josh Levonne, dal sorriso irresistibile.
La bacia. La confonde. Le dice che sono soltanto amici.
Grace riuscirà a tenergli testa?
*
«“Un uomo può essere felice con qualunque donna a patto che non ne sia innamorato”» citò «e se lo dice anche Wilde allora mi fido»
Per un attimo rimasi senza parole. Essere scaricata con un aforisma di Oscar Wilde faceva un certo effetto. Ma stavolta Josh non poteva averla vinta.
«Certo, a quei tempi si usava sposarsi per convenienza. Qualsiasi coinvolgimento amoroso avrebbe solo complicato le cose » obbiettai fingendomi impassibile «perché l’amore è pazzia, è sofferenza, è mettere qualcun altro al primo posto anche a costo di sacrificare la propria felicità. Ecco quello che ho fatto per te Josh: ho reso me stessa infelice pur di continuare a vederti sorridere»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO 2 – Nevermind
 
Prima dell’inizio della scuola, andai a lavorare solo di mattina in modo da avere il pomeriggio libero per studiare.
Non ero mai stata un’alunna particolarmente diligente ma durante gli anni passati i miei pessimi voti non avevano fatto altro che incasinarmi ancora di più la vita, per non parlare degli scarsi risultati all’esame GCSE, perciò avevo deciso che quello sarebbe stato l’anno del cambiamento.
Non avevo intenzione di trasformarmi di punto in bianco in una secchiona ma non volevo neanche mettere a rischio la mia ammissione a un buon college per la quale mi serviva una media più che discreta.
Cosa avrei fatto dopo il liceo?Le mie idee erano ancora molto vaghe …
Mio padre avrebbe voluto che diventassi una musicista come lui, il che era abbastanza improbabile dato che non avevo mai suonato uno strumento in vita mia.
Damien insisteva affinché seguissi le sue orme così da poter lavorare insieme una volta laureata. No grazie!
Quanto a mia madre, era l’unica ad aver capito che, più la gente mi spingeva verso una certa direzione, più io mi ribellavo per andare in quella opposta.
Non escludevo neanche l’ipotesi di lavorare al Bohemian Records per il resto dei miei giorni ma avevo paura che a lungo andare avrei cominciato a stufarmi. Malcom era diverso da me e poi il negozio era suo, si era messo in proprio invece che scegliere di lavorare con suo padre nell’officina di famiglia.
Dean studiava per diventare tecnico del suono mentre Beth … bèh lei probabilmente avrebbe continuato a fare la commessa anche quando sarebbe arrivato il momento di cominciare a mettere la dentiera ma la cosa non sembrava dispiacerle.
Insomma, passai gli ultimi giorni di vacanza tra lavoro e studio senza mai riposarmi.
Quanto a Josh Levonne, non lo vidi più dalla sua prima visita e la cosa, nonostante le continue battutine di Malcom, non mi dispiaceva poi così tanto.
 
Il primo giorno di scuola fu un trauma alzarsi presto anche se in realtà la sveglia suonò solo mezz’ora prima di quando dovevo andare a lavoro.
« E quindi cosa ti metti? » trillò Georgia al telefono.
Mi aveva chiamata nel momento esatto in cui uscivo dalla doccia. Ero ancora in accappatoio, davanti all’armadio aperto, il telefono schiacciato tra l’orecchio e la spalla e una brioche calda per colazione nella mano destra.
« È così importante? Indosserò le solite cose … »
« Ma Grace, è il primo giorno di scuola, non uno qualunque! »
Di sottofondo sentivo il rumore dei tacchi sul pavimento di marmo. Mi immaginai Georgia vestita come se dovesse sfilare su una passerella.
« E comunque sbrigati, passo a prenderti tra dieci minuti » aggiunse.
« Addirittura l’autista? Wow, quest’anno mi è andata di lusso »
Georgia aveva preso la patenta prima dell’estate. Ero salita in macchina con lei una volta sola ed era stato traumatico: avevamo quasi messo sotto due vecchiette che attraversavano sulle strisce e percorso un’intera strada contromano guadagnandoci una multa salatissima che per giunta Georgia pretendeva pagassimo ai mezzi. Per una volta era stato fin troppo facile dire di no.
« Quindi mettiti qualcosa di decente, truccati un po’ e fatti trovare fuori casa con l’umore a mille e una gran voglia di ricominciare tutto da capo! » esclamò con un tono entusiasta che in realtà risultò piuttosto sarcastico.
« Va bene » sorrisi « a tra poco Geo »
Lanciai il telefono sul letto e tornai a frugare tra i cassetti e le ante dell’armadio. Non ero quella che si definiva una fashion victim ma neanche una totale menefreghista in materia. Semplicemente mi piaceva indossare abiti comodi che mi facessero sentire a mio agio senza però apparire troppo sciatta.
Ahimè, a volte riuscivo a essere davvero complicata!
 
Dieci minuti dopo, aspettavo Georgia nel viale davanti casa mia con indosso un top rosso dalle bretelline sottili e degli shorts di jeans sopra un paio di calze nere, tanto per non farmi dare della scostumata da quella rompiscatole di Mrs Pendelton, professoressa di storia nonché attivista cattolica.
Uno zainetto rosso a fantasia scozzese già pesava sulle mie spalle, carico di nuovi volumi di letteratura e trigonometria.
Vidi la Toyota Prius di Georgia svoltare l’angolo in fondo alla strada e poco dopo la testa biondissima della mia migliore amica si sporse fuori dal finestrino.
« Serve un passaggio bellezza? »
Girai intorno alla macchina per salire al posto del passeggero.
« Ti trovo bene raggio di sole! » esclamai sorridendo.
Io e Georgia usavamo darci nomignoli affettuosi e lusinghieri, sempre con tono molto ironico.
Ci abbracciamo strette per qualche secondo. Durante l’estate lei aveva fatto il giro dell’Europa insieme ai suoi genitori. Erano stati in Spagna, Francia, Grecia … tutti posti bellissimi in cui aveva scattato milioni di foto per mandarmele quasi in tempo reale via e-mail.
Io invece avevo lavorato fino a metà luglio, ero stata una settimana a Dover con mio padre e qualche giorno a Cardiff dai genitori di Damien. Niente di esaltante insomma.
« Mi devi raccontare tutti i minimi particolari delle tue vacanze » esclamò Georgia mentre riavviava il motore « anche quelli più piccanti » aggiunse facendomi l’occhiolino.
« La cosa più piccante della mia estate è stata la salsa dei tacos che ho mangiato al ristorante messicano più scadente di Londra, quando quel tirchio di Malcom ha deciso di portare i suoi dipendenti a cena fuori » risposi con una punta di amarezza nella voce « racconta tu piuttosto! »
« Oh, io ho conosciuto un ragazzo che è la fine del mondo! » il suo sguardo si illuminò « si chiama Pablo, l’ho conosciuto a Valencia. Mi chiama tutte le sere su Skype e la mattina mi manda sempre un ‘buongiorno’ per messaggio »
« Sembra una cosa seria … »
« Si, credo proprio che sia quello giusto. Sono sicura che durerà per sempre! »
Due settimane. Le davo ancora due settimane o forse anche un po’ di meno …
Georgia era una ragazza bellissima e piena di vita. Qualche centimetro in più e avrebbe potuto fare la modella grazie al suo fisico tonico e il viso quasi perfetto. Non era un caso che molti ragazzi le andassero dietro e lei ingenuamente si innamorava, o perlomeno credeva di innamorarsi, di tutti loro. Dopodiché le opzioni erano due: o si stancava subito e troncava la relazione, o veniva lasciata per poi soffrire terribilmente. Aveva una certa tendenza al melodramma.
« … e così forse verrà a trovarmi prima di Natale » stava raccontando « non vedo l’ora di fartelo conoscere! »
« Ma … non avete fatto sesso, vero? »
Georgia arrossì ma si finse disinvolta.
« Non ancora. È vero che sento che sia quello giusto ma siamo stati insieme troppo poco tempo. Chissà, magari quando verrà qui a Dicembre … »
Nel frattempo, eravamo arrivate davanti  alla Harrow High School. Per posteggiare la macchina Georgia  attuò una manovra assurda e complicatissima.
« Mi piacciono le sfide » fu il suo commento quando le feci notare che il parcheggio era quasi vuoto e che sarebbe potuto essere tutto molto più semplice.
Quando scese dalla macchina, la prima cosa che notai, anzi, che tutti notarono, furono le sue gambe abbronzate messe in bella mostra da una minigonna che in realtà era solo molto mini e poco gonna.
« Non vorrei essere nei tuoi panni quando Mrs Pendelton ti vedrà conciata così »
« Ah » Georgia agitò una mano in aria come se volesse scacciare un piccolo insetto fastidioso « che si fotta quella vecchiaccia! »
Il nostro ingresso a scuola fu accompagnato da una serie di sguardi e fischi d’apprezzamento. Per Georgia naturalmente.
Sapevo di non essere proprio da buttare, ma stando accanto a una ragazza del genere, di quelle che attirano l’attenzione senza neanche doversi sforzare troppo, era difficile essere notata.
« Oh no » bisbigliò Georgia « Katy Diaz a ore dodici! »
Alzai lo sguardo e vidi una ragazza dai lunghi capelli rossi sculettare in mezzo al corridoio attirando perfino più sguardi di quanto avesse fatto la mia migliore amica.
Katy Diaz era quella che si poteva definire come la “reginetta” della scuola, un autentico cliché in poche parole, egocentrica e insopportabile come quelle dei film.
Quando vide Georgia, il suo sorriso si fece ancora più falso.
« Ciao Barbie, come sono andate le tue vacanze? » chiese con tono mieloso da far venire il voltastomaco « e a te Puffetta? » continuò rivolgendosi alla sottoscritta.
Georgia si era guadagnata il soprannome Barbie per via dei suoi capelli biondi e della sua presunta stupidità, io quello di Puffetta a causa della mia statura.
« Ciao anche a te Strega » ribatté Georgia « le mie vacanze sono andate divinamente a dire il vero, e le tue? Ti sei divertita a lanciare il malocchio ai bagnini in spiaggia?»
« Ma guarda che simpatica, Barbie ha fatto una battuta! Da quando sei diventata così arguta? A proposito, sai cosa significa arguta? Dovresti cercare sul vocabolario…»
« Tu invece dovresti cercare un nuovo chirurgo » intervenni sentendomi improvvisamente ispirata « ti si vede ancora il pomo d’Adamo, non vorrai che tutti scoprano che il tuo vero nome è Robert, vero? »
Una volta tanto Katy rimase senza parole e mentre le sue guancie diventavano rosse dalla rabbia, io e Georgia la oltrepassammo lanciandole un’ultima occhiata sprezzante.
« Cavolo Grace, sei stata mitica! Batti cinque splendore! »
« Siamo una bella squadra amica mia! »
 
Chi pensava che il primo giorno non si facesse nulla e che i professori fossero più clementi si sbagliava di grosso.
Giunta alla pausa pranzo ero già esausta, quasi rimpiangevo i mie doppi turni al Bohemian Records.
Dopo la lezione di trigonometria io e Georgia raggiungemmo la sala mensa mettendoci in fila come tutti gli altri con un vassoio in mano.
Presi un hamburger di pollo e feci per passarne una porzione anche alla mia amica ma lei lo rifiutò allontanandosi di scatto come se fosse qualcosa di orribile e disgusto. Bèh, trattandosi della mensa scolastica probabilmente lo era veramente …
« Non mangio carne » mi informò.
« E da quando? »
« Da quando Pablo mi ha fatto scoprire i grandi vantaggi della dieta vegetariana » rispose riempiendosi una ciotola di insalata e legumi « a quanto pare si può anche godere di un’aspettativa di vita maggiore »
« Se lo dici tu … » la cosa non mi convinceva molto, Georgia era già abbastanza magra « e dimmi, se Pablo cominciasse a nutrirsi solo d’insetti lo faresti anche tu? »
« Io … veramente …  e dai Grace, smettila! » esclamò lei presa di contropiede.
Decidemmo entrambe di lasciar perdere l’argomento e una volta riempiti i nostri vassoi occupammo uno dei tavoli più vicini all’entrata.
Condividevano il posto con noi due ragazzi, uno di origini asiatiche e l’altro con i capelli ricci e rossi, tutti concentrati in una partita di scacchi.
Georgia guardò prima loro e poi me rivolgendomi una smorfia buffissima che mi fece ridere. Mi fermai solo quando le porte scorrevoli della mensa si aprirono per lasciar entrare un bel ragazzo con i capelli castani quasi del tutto coperti da un berretto nero.
« Oh my Josh! » Georgia sospirò con aria sognante « sbaglio o diventa sempre più bello? »
« È venuto al Bohemian Records qualche giorno fa » le dissi mentre sgranocchiavo distrattamente una carota baby dal suo piatto.
« Che cosa? E me lo dici solo adesso? »
« Ti interessa così tanto? » domandai allora inarcando le sopracciglia « non sei tutta presa dal tuo Pablo? »
Colpita e affondata. Georgia arrossì e si strinse nelle spalle.
« Certo, infatti … sai che me ne importa di Josh Levonne, il mio Pablo è cento volte meglio! »
Nascosi un sorriso dietro il mio panino con hamburger prima di addentarlo.
Josh nel frattempo aveva preso posto a un tavolo non molto lontano dal nostro con una porzione di patatine fritte e una Pepsi sul vassoio. Seduti con lui c’erano gli unici due ragazzi con cui l’avessi mai visto parlare: Liam White e Alex Moore.
Quest’ultimo era uno dei tanti ex ragazzi di Georgia. Erano stati insieme quando lei era al primo anno e lui al secondo, adesso a malapena si salutavano.
« Liam è migliorato parecchio » osservò lei guardando sfacciatamente verso di loro senza preoccuparsi di sembrare indiscreta « e Alex … insomma anche lui non scherza! »
Nella nostra scuola erano due i tipi di ragazzi che attiravano di più: gli sportivi, come Logan Fry, ragazzo di Katy Diaz, che di solito se ne andavano in giro con auto costose, vestiti firmati e cheerleader sottobraccio, e gli “alternativi” come Josh e i suoi amici che invece si spostavano con lo skateboard e avevano uno stile molto  più grunge.
Personalmente preferivo il secondo tipo, Georgia invece non si preoccupava di fare tante distinzioni.
In sua difesa però potevo dire che, nonostante la sfilza di ex fidanzati, era ancora vergine e fiera di esserlo, non si era concessa nemmeno a Pablo, questo perché come me voleva aspettare “quello giusto”.
 A quanto pare eravamo le uniche dato che nella nostra scuola la maggior parte delle ragazze lo avevano già fatto a soli quattordici anni.
« Grace … » la voce di Georgia mi distrasse dai miei pensieri.
« Si? »
« Josh! »
« Josh cosa? » domandai confusa.
« Ti sta guardando! »
Girai la testa di scatto, gesto di cui mi pentii quasi subito, e mi accorsi che in effetti era vero, gli occhi di Josh erano puntati su di me, illuminati da uno sguardo curioso.
Probabilmente mi aveva riconosciuto come “la ragazza del negozio di dischi”. Cosa avrei dovuto fare? Salutarlo? Sorridergli?
Prima che potessi decidermi, lui si voltò verso Liam che si era appena lanciato in un racconto piuttosto appassionante a giudicare dal modo in cui gesticolava.
Che idiota che ero …
« Oh. Mio. Dio. » Georgia scandì parola per parola « capisci cosa significa? »
« A cosa ti riferisci esattamente? » di solito io e lei ci capivamo al volo ma certe volte invece sembrava parlare una lingua diversa dalla mia.
« Significa che adesso sa chi sei. O perlomeno che ti ha individuato. Quanto sei fortunata, chissà se tornerà al negozio »
Già, chissà … la prima e unica volta che l’avevo visto al Bohemian Records era venuto di pomeriggio ma negli ultimi giorni io avevo lavorato solo di mattina.
« Lo scoprirò oggi » mormorai.
« Mmmh … se lo vedi chiamami. Subito! »
« Certo Geo … »
Comunque sia, dubitavo che l’avrei rivisto da quelle parti.
 
Georgia mi riaccompagnò a casa facendomi quasi buttare giù dall’auto in corsa per quanto andava di fretta. Diceva che Pablo l’avrebbe chiamata a momenti, che era sempre molto impegnato, che ce la metteva tutta per trovare un po’ di tempo per lei, eccetera, eccetera …
Pablo. Mi faceva pensare al personaggio di una soap opera, di quelli sciupa femmine che finiscono sempre per spezzare il cuore a qualcuno.
Entrai in casa trovandola stranamente silenziosa. Oltrepassai la soglia del salotto gettando lo zaino sul divano, solo allora mi accorsi che mia madre sonnecchiava sulla poltrona, raggomitolata in una morbida coperta, con Dylan tra le braccia, anche lui profondamente addormentato.
« Non sono uno spettacolo? » disse una voce alle mie spalle facendomi sobbalzare.
« Damien! » esclamai « mi hai spaventato! »
Lui si mise un dito sulle labbra per intimarmi a fare silenzio e fece cenno di seguirlo verso la cucina.
« Non mi aspettavo di trovarti a casa a quest’ora »
« Sono tornato prima dall’ufficio » rispose lui azionando la macchinetta del caffè.
« Come mai? »
« Tua madre mi ha chiamato … era disperata! »
Mi sedetti al tavolo della cucina osservandolo mentre riempiva due tazzine di caffè fumante che poi servì su un vassoio.
« Grazie » mormorai avvicinando le labbra e soffiando sulla bevanda calda.
Damien era un bel uomo, non potevo biasimare mia madre per aver completamente perso la testa per lui.
Era alto e muscoloso, con i capelli lunghi e biondi e gli occhi azzurri. Il suo sguardo era sempre attento e curioso come quello di un ragazzino, si era fatto crescere un po’ di barba per sembrare più grande. Ma non aveva funzionato tanto bene. Dylan aveva preso tutto da lui.
Ero io quella che aveva ereditato tutte le caratteristiche della mamma: capelli castani tendenti al crespo, occhi chiari, pelle diafana e fin troppo delicata, lentiggini sul naso, bassa statura e gambette rachitiche.
In comune con mio padre invece avevo alcuni tratti del viso, come la forma del naso a punta e le labbra sottili.
« Allora, com’è andato il primo giorno di scuola? » mi chiese Damien.
« Bene. Anche se abbiamo dissezionato una rana a biologia, quello è stato davvero orribile! » risposi storcendo naso e bocca in una smorfia di disgusto.
« Di già? Pensavo che il primo giorno non si facesse nulla »
« I nostri professori sono assatanati »
« Quando andavo al liceo … » “cioè solo qualche anno fa” avrei voluto dire io « … io e la mia ragazza dell’epoca, un’animalista convinta, organizzammo una manifestazione fuori dalla scuola per protestare contro la dissezione degli animali »
Interessante. Mi immaginai Damien con i capelli ancora più lunghi vestito da hippy. Poi ricordai che nel periodo in cui andava di moda conciarsi così lui non era ancora nato. Ad ogni modo non avevo tempo di ascoltare i suoi aneddoti, dovevo fare i compiti e poi correre a lavoro.
« Adesso vado Damien » tagliai corto posando la mia tazzina vuota sul vassoio e scostando la sedia dal tavolo per alzarmi.
« Oh … certo … » sembrò deluso e mi sentii leggermente in colpa.
« Però mi piacerebbe se stasera a cena mi raccontassi ancora qualche storiella sui tempi in cui andavi al liceo »
Mi morsi la lingua un secondo dopo aver pronunciato tali parole. Lo sguardo di Damien però si illuminò all’istante.
« Mi farebbe molto piacere! » esclamò.
Sarebbe stata una lunga serata …
 
Arrivai a lavoro in perfetto orario. Come sempre.
Malcom non c’era ma, evento più unico che raro, sia Beth che Dean erano presenti.
E lei si era tinta i capelli di rosa!
« Che ne pensi del mio nuovo look? » mi chiese prima ancora che potessi riprendermi dallo shock.
Beth era alta e snella, con gli occhi verde scuro e i capelli biondo platino assolutamente naturali. Adesso sembrava un lecca-lecca umano.
« Stai … bene … » risposi titubante sforzandomi di sorridere.
Dean scoppiò a ridere mentre Beth sembrava compiaciuta. Evidentemente non aveva capito che avevo solo cercato di essere gentile oppure non gliene importava niente.
« Come mai tutti e due qui? » chiesi lasciando la borsa dietro il bancone e legandomi i capelli in una coda disordinata.
« Malcom ha la febbre » rispose Dean giocherellando con il piercing che aveva sul labbro inferiore « e in sua assenza vuole che tutti noi stiamo qui a svolgere tutti i lavori che a ogni modo lui non avrebbe fatto »
Dean assomigliava molto a Malcom come genere: alto e magrissimo, pieno di tatuaggi e i capelli sempre arruffati ma più scuri.
« Cosa stavate facendo prima che arrivassi? »
Dean e Beth si scambiarono un’occhiata allarmata.
« Niente in particolare » rispose lei « ma naturalmente stavamo per metterci a lavoro! » si affrettò ad aggiungere.
« Immagino » mormorai con espressione piuttosto scettica «allora facciamo che mentre io accolgo i clienti, tu Dean aggiorni l’inventario mentre tu Beth rimani in cassa. Va bene? »
« Sissignora! » esclamarono all’unisono mettendosi sull’attenti.
Alzai gli occhi al cielo. Ah, cosa dovevo fare con quei due?
Entrambi si misero subito a lavoro mentre io gironzolavo fra gli scaffali per controllare che fosse tutto in ordine, maniacale come sempre.
Entrarono due ragazzi che Dean conosceva, volevano acquistare un Cd dei Sex Pistols. Poi arrivò una donna sulla cinquantina con la smania di comprare l’album degli Smiths perché era durante un loro concerto che aveva conosciuto il marito dalla quale si stava separando.
Oh mio Dio, era la moglie del tizio dell’altra volta! Peccato che non ci fosse Malcom per condividere quell’emozione. Magari acquistando i nostri Cd si sarebbero riavvicinati. Sarebbe stato così romantico!
Per circa mezz’ora non venne più nessuno così mi misi a chiacchierare con Beth del più e del meno. Lei mi ricordò che si stava avvicinando il suo compleanno e che avrebbe organizzato la festa più sensazionale del secolo. Mentre mi descriveva per filo e per segno come sarebbe dovuto essere il suo vestito per l’evento, si bloccò di colpo sgranando gli occhi.
« Guarda chi sta entrando» sussurrò con fare concitato « Non è la fine del mondo? »
« Chi? » mi girai verso la porta e mi ritrovai davanti Josh Levonne in carne e ossa.
Eccolo. Dovevo stare calma. Perché mi batteva forte il cuore? Non aveva senso!
« Ciao, sei tornato! » esclamai con tono fin troppo entusiasta.
Ma cosa mi saltava in mente? Era un cliente come un altro!
« Già … in realtà sono tornato anche altre volte ma non ti ho più vista … » disse lui rivolgendomi il sorriso più bello del mondo.
Cioè, volevo dire … un comune e banalissimo sorriso.
« Ehi Josh! » Dean fece improvvisamente la sua comparsa « ho dei nuovi arrivi che potrebbero interessarti. Roba forte! »
« Arrivo! » John mi rivolse un cenno con il capo prima di seguire il mio collega in fondo al negozio.
« Ah si, Dean mi aveva parlato di lui » mi disse Beth a bassa voce allungandosi sul bancone per non perderli di vista « “berretto nero”, lo chiama così »
« Malcom non mi aveva detto che era tornato » dissi più a me stessa che a lei.
« Perché avrebbe dovuto farlo? » chiese aggrottando la fronte in un’espressione confusa. Prima che potessi risponderle, la sua bocca si allargò in un sorriso carico di malizia « capisco … è un tizio che ti piace? »
Arrossi all’istante.
« No! » esclamai « viene a scuola mia » spiegai poi riabbassando la voce « si chiama Josh Levonne. È figo … credo. Ma niente di più. Non mi piace. Non ho una cotta per lui, capito? Mettetevelo in testa tutti per una buona volta! »
« Okay, stai calma! » Beth alzò le mani in segno di resa « anche se data la tua reazione si direbbe che almeno un pochino ti interessa »
« Che cosa ridicola! » sbuffai alzando gli occhi al cielo.
« Se lo dici tu … »
Poco dopo, Dean ci raggiunse.
« Grace, scusa, puoi darmi una mano? Non riesco a trovare un album dei Nirvana »
« Quale album? »
« Non ricordo .. puoi andare tu ad aiutare Josh? »
Lo vidi scambiarsi una rapida occhiata con Beth che sorrise in modo impercettibile.
Lo stava facendo apposta? Probabilmente era tutta colpa di Malcom. Riusciva a fare danni anche quando non era presente.
« Va bene, vado io » dissi dopo aver rivolto a entrambi uno sguardo fulminante che sembrava dire “faremo i conti più tardi”.
Josh era di spalle davanti a uno scaffale quando la raggiunsi. Indossava i soliti pantaloni a sigaretta, un paio di Converse, una semplice t-shirt bianca e il suo immancabile berretto.
« Posso aiutarti? » chiesi gentilmente e in tono molto professionale.
Lui sorrise e indicò la vasta gamma di Cd che gli stavano davanti, quelli che iniziavano con la lettera “n”.
« Avete Nevermind dei Nirvana? »
Mi tremarono le gambe che sembravano essere diventate molli come gelatina. Perché non la smetteva di sorridere in quel modo?
« Come scusa? » chiesi sbattendo le palpebre.
Lui pazientemente ripeté la sua domanda. Mi sentii così stupida!
« Non lo so, possiamo controllare in archivio »
Avevo quel Cd a casa. E anche Malcom. Ci eravamo presi quelli che erano stati consegnati in negozio e se non ricordavo male ne avevamo vendute altre cinque copie. Era parecchio famoso non potevamo non averlo.
Aprii la porta dell’archivio consapevole che Josh era proprio dietro di me. Nella stanzetta piccola e buia, in cui l’odore di muffa e polvere era così forte da farmi pizzicare la punta del naso, c’erano diversi scatoloni.
Mi piegai con le ginocchia a terra e cominciai a rovistare in uno di essi.
« Vuoi una mano? »
Prima che potessi rispondere, Josh era già accanto a me. Le nostre mani si sfiorarono più volte mentre entrambi frugavamo in mezzo ai tanti Cd.
« Eccolo » dissi con un filo di voce quando finalmente mi ritrovai tra le mani una copia di Nevermind.
Iron Maiden, Nirvana …  erano stili diversi. Di solito a seconda dei gusti musicali riuscivo subito a capire come fosse fatta una persona. Josh invece era ancora un mistero.
« Grazie » prese il disco in mano. Era un po’ polveroso ma non ci fece caso                             « comunque io sono Josh » si presentò porgendomi la mano libera.
« E io Grace » risposi ricambiando la stretta.
Ci alzammo in piedi e uscimmo dall’archivio, lui rilassato come sempre, io con le guancie in fiamme. Per fortuna che Beth e Dean erano troppo lontani per vedermi in quelle condizioni.
« Ti ho vista a scuola oggi » disse Josh « in effetti avevi un’aria familiare ma quando sono venuto qui la prima volta non avrei saputo dire dove ti avessi già vista »
« Si, la stessa cosa vale per me »
Una bugiarda nata, ecco cos’ero!
« E così sei amica di Georgia Sullivan » continuò lui poggiandosi con la schiena contro il muro.
Adesso era tutto chiaro: mi stava usando per arrivare a Georgia. Era naturale che fosse interessato più a lei che a me.
« La conosci? »
« Stava con il mio amico Alex, tutto qui »
Mi sentii estremamente sollevata per motivi a me ignoti.
« Ah, è vero »
« Non dovrei dirtelo » si chinò verso di me con fare confidenziale « ma credo che Alex sia ancora interessato a lei »
Il suo profumo era talmente buono, così virile, che mi venne voglia di strappargli di dosso quella maglietta inutile.
“Grace ti è andato di volta il cervello?” pensai.
« Davvero? » riuscii a domandare dopo essere rimasta imbambolata come uno stoccafisso per qualche secondo.
Josh annuì.
« Qualche volta dovremmo pranzare insieme a mensa » disse poi « così, mentre loro due si riavvicinano, io e te magari possiamo parlare un po’ di musica »
« Si, perché no? »
Non stava accadendo veramente, era quasi una situazione surreale. Mi sentii leggera come una piuma, la testa girava ma in un modo piacevole.
Accompagnai Josh alla cassa, lui pagò e io diligentemente infilai l’acquisto nella busta consegnandoli il resto e lo scontrino. Beth e Dean sembravano essersi volatilizzati.
« Allora ci vediamo a scuola Grace! » mi salutò facendomi l’occhiolino.
Per poco non svenni.
« Si … ciao … Josh …  » balbettai.
Lui uscì dal negozio ma non prima di avermi rivolto un altro dei suoi sorrisi meravigliosi. Non poteva proprio farne a meno, eh?
« Sai » Beth apparve così all’improvviso da farmi urlare per lo spavento, Dean accanto a lei « dovresti invitarlo alla mia festa di venerdì sera »
Scossi la testa vigorosamente, più per ridestarmi dal mio stato di incantamento che per altro.
« Ci siamo ufficialmente presentati solo oggi Beth » le feci notare « è un po’ presto per invitarlo a una festa »
Dean si fece avanti, poggiò i gomiti sul bancone e il meno sulle mani strette a pugno. Mi rivolse uno sguardo interrogativo, l’angolo della bocca piegato all’insù.
« Ma ti piace o no? » chiese.
« Per l’ultima volta … » presi fiato per urlare un bel “no” ma mi bloccai.
E se in realtà mi fossi presa una minuscola, microscopica e assolutamente insignificante cotta per Josh?

Salve a tutti!
Per chi non mi conoscesse, sono Sam, appena tornata dopo una lunga pausa da EFP.

Questa è la prima storia originale che pubblico qui, prima ero più orientata verso il settore Fan Fiction ma le cose non sono andate sempre bene, la smania di aggiornare nuovi capitoli mi portava a scrivere cose davvero orrende. Questa volta voglio fare le cose per bene. Ho deciso di pubblicare il secondo capitolo a distanza ravvicinata dal primo per darvi un'idea più precisa della trama (che fino a poco tempo fa era piuttosto confusa anche per me). Noh ho molto altro da dire a parte che spero che vi piaccia almeno un po'e che mi facciate sapere cosa ne pensate.
Di solito mi piace dare un volto ai miei personaggi ma naturalmente voi siete liberi di immaginarveli come volete. Sotto vi lascio alcune foto che nell'ordine ritraggono : GRACE ELLIS (Kaya Scodelario), JOSH LEVONNE (tizio sconosciuto LOL), GEORGIA SULLIVAN (Sky Ferreira), MALCOM KLEIN (altro tizio sconosciuto), BETH FREEMAN (Charlotte Free), DEAN HOLLYDAY (Oli Sykes). Mancano le foto di KATY DIAZ (Holland Roden) e ALEX MOORE (Diego Boneta) ma, come diciamo noi a Roma, shalla per adesso non sono così importanti.
Detto questo, vi saluto, a prestissimo!
Sam

 

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