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Autore: saku_ale    05/10/2013    2 recensioni
C'è chi ritorna sui suoi passi, chi non si volta mai indietro, e chi lascia scivolare la propria vita in una notte d'inverno, dove il freddo è troppo forte per lasciarla rinascere ancora una volta..
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa volta per sempre
 
 
Il vento soffiava forte, fuori.
Il cigolio di una porta, l’oscurità venne brevemente illuminata dalla luce esterna.
Pochi passi, la testa ancora sospesa nell’alcool della nottata appena passata.
Passata a dimenticare.
“Bentornato..”
Una voce nota riportò il biondo alla realtà.
“Cosa..ci fai qui?”
“Ti aspettavo..” Il biondo sobbalzò. Qualsiasi cosa, ma non questa.
“Vattene da casa mia.” L’odio riprese a farsi strada dentro le viscere di Deidara, ancora troppo scosso da ciò che era successo nei mesi precedenti per poter reagire con lucidità.
 
La verità è che non avrebbe mai voluto pronunciare quelle parole.
La verità è che non sarebbe mai voluto sprofondare in quelle parole.
 
“So che non è questo che vuoi..” rispose sibilando il rosso, sussurrando quasi le ultime parole. In fondo nemmeno lui sapeva perché si trovasse ancora lì, aveva ritrovato per caso quella chiave in fondo ad un cassetto, la chiave della sua casa, della loro casa. Voleva ricordare, ancora per un istante. Eccolo lì, sul divano  ormai di qualcun’altro, a rischiare ancora, nuovamente spinto dalla paura o da chissà quale follia della notte.
“Sasori questa non è più casa tua, i fantasmi di queste mura mi divorano ancora,tutti i giorni..Mi bastano, mi bastano per sempre. La mia vita è finita il giorno in cui ho scelto di andarmene, non c’è più ritorno per me, nessuna salvezza.”
Il rosso socchiuse gli occhi, distolse lo sguardo da questa realtà troppo cruda per essere retta ancora.
“Me ne vado”
La porta si chiuse bruscamente, un suono secco, il vento freddo che si disperdeva alle sue spalle.
“Fanculo..” Una lacrima scese su quel volto d’angelo, su quegli occhi così belli da lasciare senza fiato, su quella vita così rovinata da smorzare il respiro.
Non avrebbe dovuto trattarlo così, forse non aveva cattive intenzioni, forse..
 
Smettila di credere nella speranza deficiente, non sai per quale motivo sia venuto e non lo saprai mai, tu l’hai fatto entrare nella tua vita, tu l’hai fatto uscire. Non c’è mai stato nulla che avesse avuto importanza, nulla ne ha adesso. La vostra felicità si è dispersa molto tempo fa..
 
Andò a sedersi proprio in quel punto, proprio in quella conca ancora calda a bordo divano. Sentì solo freddo. Freddo come quando riapri una porta in piena notte, e il vento ti travolge a tal punto da farti perdere l’identità. Freddo, dentro.
Gettò le chiavi sul mobiletto di fianco al divano, il giubbotto sul pavimento da qualche parte, aveva poca importanza ormai.
Scorse appena quel foglio bianco in mezzo al casino sul tavolino, malamente piegato e ancora umido di pioggia.
 
Uhm..
 
Lo prese in mano con delicatezza, quasi potesse distruggersi. L’odore, il suo odore l’avrebbe riconosciuto fra mille. Perché ora?
Perché vuoi riaprire queste ferite, Danna?
Lo aprì, scivolando in quelle parole, così dolci, così amare allo stesso tempo.
 
 
“Se troverai questo biglietto, probabilmente non troverai me. Se potrai leggere queste righe –poema di un artista fallito- forse capirai che io non ci sono più. Lascia perdere il rancore, non ha più senso versare lacrime. Non ci sarà risposta, non ci sarà domanda. Nemmeno un domani. La mia vita termina oggi, volevo salutarti. Volevo che tu sapessi. Una marionetta non ha cuore, ma lascio qui scolpite le mie parole per te, che sei stato l’unico, -l’unico a sapermi amare-.”
 
Scesero copiose, le lacrime, al biondo. Come mai prima d’ora.
Non sapeva, non capiva, il dolore l’attraversava.
Aveva spezzato l’incanto, aveva scordato la melodia della vita.
Ogni ricordo lo dilaniava. Dentro, dentro.
Non poteva credere di averlo fatto.
L’aveva ucciso.
L’aveva ucciso lui.
 
Triste era la melodia che continuava a scorrere, lentamente di sottofondo..
In quell’angolo il sangue fluiva copioso, sul pavimento, una vita ridotta agli sgoccioli..
Le macchie rosse non si fermavano, nessuno le avrebbe interrotte, tutto sarebbe diventato scuro, fino a scorgere un punto di luce nell’oscurità stessa.
Allora avrebbe saputo che lì si sarebbero incontrati ancora e ancora,
questa volta per sempre.




Angolo dell'autrice:  
questa strana storia mi è uscita un po' per caso, in un momento di tristezza generale, è ovviamente creata in un contesto differente da quello del manga: qui i due giovani si sono lasciati da un po' di tempo, senza che nessuno dei due l'abbia mai voluto davvero. A volte l'unica via d'uscita dal dolore è il dolore stesso.. perdonatemi la conclusione drammatica ma ero ispirata verso questo genere di finale.. spero che si riesca a capire abbastanza bene ciò che voglio rendere.
Ringrazio tutti quelli che la leggeranno o recensiranno! :)
A presto!

 
 
  
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