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Autore: _E r i e    05/10/2013    1 recensioni
| science-fiction, distopico | AU, what if? | Saryuu Evan, Fei Rune | lievi accenni SaruFei, possibile OOC |
[...] l’albino sorrideva serafico e continuava ad osservare Fei « Tu? Come ti chiami coniglietto? »
« Il mio nome è Fei. Fei Rune. » disse immediatamente; l’altro annuì e tornò a fissare il pavimento « Benvenuto nell’epoca delle ingiustizie e dei potenti corrotti, Fei Rune. » borbottò, amaro. 
{Hazel}
 
Genere: Science-fiction, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fey Rune, Saryuu Evan - Saru
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Autore: Hazel
Beta reader: il mio adorato amico gay, che mi doveva cinque euro. Non riavrò indietro i soldi, ma almeno ho trovato un betareader. *non sa se essere o meno felice*
Titolo: one better day
Genere: science fiction, distopico, triste
Avvertimenti: possible OOC, AU, What if?
Personaggi: Fei Rune, Saru Evan. (Lievissima SaruFei)
Parole: 2.640 (Word)
 
Disclaimers: i personaggi protagonisti in questa fan fiction (Saryuu e Fei) non mi appartengono, sono di proprietà della Level-5. Questa storia non è a scopo di lucro. La canzone presente nella fic è “one better day” dei madness.
Warning: chiunque plagerà questa fan fiction verrà gettato nell’arena di Hunger Games. Che possa la fortuna essere sempre a vostro favore



 
 
*** *** *** 



 
L’uomo è uno e nessuno.
 

 
: one better day
Edited by Hazel ©

 
Trying to remember one better day
 A while ago when people stopped to hear


 
Spazio, Luna, satellite naturale del pianeta Terra.
Data: 06/01/2025
 
 Fei si sistemò l’auricolare e si posizionò meglio sulla piattaforma, le mani stese lungo i fianchi. Guardò il professor Eichi Mirai e quest’ultimo diede un’ultima veloce occhiata ai computer accanto a sé.
Un viaggio nel tempo significava molto per tutti, era una vera e propria svolta, qualcosa che avrebbero scritto nei database di storia e Fei pensò, nella sua mente di ventiquattrenne, che sarebbe stato figo finire tra le informazioni più scaricate della rete.
Era elettrizzato e non sapeva dove sarebbe finito e in che epoca, di preciso, perché il professor Mirai era stato chiaro: i calcoli parevano completamente esatti, ma con il continuum spazio tempo non si poteva mai sapere.
« Per tornare nella nostra epoca devi cliccare il pulsante rosso sul bracciale che ti ho dato. » gli ricordò lo scienziato, mentre digitava serie di numeri al computer « Il dispositivo ha energia per un solo teletrasporto, quindi fai attenzione ».
Fei annuì, cercando di non risultare troppo teso, mentre l’aiutante del professore controllava che la piattaforma per il viaggio spazio-temporale fosse a posto. La ragazza sorrise timidamente a Fei e gli sussurrò un « Buona fortuna. » prima di allontanarsi velocemente e andare accanto al professore.
Quest’ultimo premette un pulsante e Fei si sentì risucchiare all’altezza dello stomaco. Sentì quasi di stare per vomitare, ma non poté nemmeno formulare nella propria testa il pensiero che quel viaggio sarebbe stato davvero strano che era già giunto a destinazione.

 

Spazio, Luna, Satellite naturale del pianeta Terra.
Data stellare: 07/19/4036.14

 
 Fei era stato accolto da un gruppo di soldati, che sapevano del suo arrivo –allora a ritorno dal suo viaggio l’avrebbero davvero messo tra i database di storia- e notò che tra di loro c’era un ragazzo vestito in modo diverso. Aveva i capelli albini e grandi occhi neri che fissavano il terreno roccioso con aria quasi annoiata.
Fei seguì i soldati fino ad una navicella: erano sei, più uno alla guida, tutti attorno al ragazzo albino, che aveva le braccia bloccate da un paio di grandi manette.
Non riuscì a iniziare una conversazione degna di questo nome con nessuno degli uomini in divisa accanto a lui, mentre erano in viaggio; ad ogni domanda che lui poneva riguardo la loro epoca, quelli rispondevano in modo statico e con tono atono e distante, quasi avessero imparato tutti le stesse risposte a memoria.
Il ragazzo albino seduto davanti a Fei ridacchiò all’improvviso, ma non distolse lo sguardo dal pavimento grigio metallico della navicella.
« Non ti diranno mai cosa pensano davvero. » mormorò quasi divertito. Fei lo fissò. Non aveva la voce rauca e bassa o troppo dura; era, al contrario, quasi dolce, melliflua. Per qualche strana ragione, quel tono al primo impatto gli diede i brividi.
« La libertà è diventata un privilegio di pochissimi, ormai, sai coniglietto? » parlò di nuovo l’albino, toccandosi distrattamente il bracciale che indossava, mentre Fei arrossiva, leggermente irritato dal nomignolo. Le guardie intanto sembravano non aver nemmeno sentito il prigioniero parlare.
« Chi sei tu? » chiese Fei, e l’altro gli rispose alzando gli occhi dal pavimento e incrociandoli nei suoi « Io sono … la giustizia. » rispose.
Un paio di soldati presero a ridere, uno di loro mormorò un « Si chiama Saru. » rivolgendosi a Fei, mentre l’albino sorrideva serafico e continuava ad osservare Fei « Tu? Come ti chiami coniglietto? »
« Il mio nome è Fei. Fei Rune. » disse immediatamente; l’altro annuì e tornò a fissare il pavimento « Benvenuto nell’epoca delle ingiustizie e dei potenti corrotti, Fei Rune. » borbottò, amaro.
Qualcuno sospirò.
Saru gli disse a grandi linee come andavano le cose, appena i soldati si allontanarono abbastanza per aiutare il collega alla guida.
Così Saru continuò a parlare senza essere interrotto.
Gli raccontò che la Terra era divisa tra la parte a nord e quella a sud dell’equatore. Che a nord stavano i ricchi, a sud quelli dimenticati da tutti, che la religione era una sola. Ti facevano credere quello che i potenti volevano farti credere.
Ti dovevi comportare in un certo modo, non potevi avere certi gusti -e Fei capì immediatamente cosa intendeva, iniziando a sentirsi a disagio.
Il volto di Fei rimase contratto dal disgusto per tutto il viaggio.


 
Spazio, Centro di detenzione della Luna artificiale Omega 355.
 
 Fu felice quando venti minuti più tardi arrivarono al Centro di detenzione. Appena sceso dalla navicella vide che un consistente gruppo di soldati – tra cui comandanti, capitani, colonnelli e tenenti – erano nel cortile della prigione, probabilmente solo per “accogliere” Saru.
L’albino fu scortato sino davanti ad un generale e solo allora si guardò intorno « Non mi aspettavo un così caloroso benvenuto, generale. » e sorrise beffardo, mentre il viso del generale si contraeva per l’irritazione.
Alcuni soldati semplici si sporgevano verso Saru, per poterlo vedere meglio. Solo allora uno delle guardie che avevano viaggiato con lui spiegò a Fei che Saru era il capo di un grande gruppo di ribelli che si opponevano al sistema, e gli spiegò che Saru si era macchiato di innumerevoli crimini, tra cui l’omicidio.
Fei si chiese come fosse possibile: Saru non aveva l’aspetto di un terribile pluriomicida. Sembrava una persona normale, a dirla tutta: era un ragazzo alto una quindicina di centimetri più di lui, quindi doveva toccare almeno il metro e ottanta, ma la sua corporatura non era particolarmente robusta, aveva dei vestiti di uno sgargiante color arancione e indossava un braccialetto in caucciù. Doveva avere circa ventotto anni, ad occhio e croce, o comunque almeno due o tre più di Fei.
 Saru fu condotto immediatamente nella sua cella, nella sezione D dell’edificio e prima di separarsi da lui Fei lo vide mentre gli faceva l’occhiolino e gli sillabava un “ci vediamo, coniglietto”, al che Fei si sentì arrossire e si affrettò a seguire il generale del Centro di detenzione.
Andò nella parte della prigione in cui era tenuto rinchiuso Saru solamente dopo le nove di sera.
La guardia di turno brontolò qualcosa sul fatto che Saru non aveva fatto né detto nulla, prima di uscire dalla porta digitando un codice su un pannello. Il rumore dei tasti riecheggiò per il corridoio pieno di celle, mentre entrava un altro soldato per il cambio.
Saru era seduto per terra, la schiena appoggiata ad una parete grigia e sporca della cella, e osservava Fei quasi con insistenza, e Fei sapeva che l’albino sorrideva ogni qual volta lui distoglieva lo sguardo, a disagio. Nessuno dei due parlò, e continuarono con quello scambio discontinuo di sguardi fino alle tre di notte passate.
 L’indomani, Fei si svegliò e tornò da Saru. Lo faceva, pensò, perché quel ragazzo in qualche modo lo attraeva. In tutti i sensi.
Gli sembrava quel tipo di persona dai mille segreti e lui, ventiquattrenne decisamente troppo curioso, voleva scoprirne almeno un paio.
Quando arrivò davanti alla cella di Saru lo vide che canticchiava una canzone sconosciuta. Si sentì il rumore di tasti sul pannello della porta meccanica e in quel frangente la musica creata da Saru cessò, per riprendere subito dopo, con un ritmo vagamente diverso.
Nel giro di poche ore, quel ritmo sconosciuto e probabilmente inesistente che Saru aveva ideato lo aveva contagiato, tanto che durante il pranzo si era ritrovato a battere a tempo con quella melodia.
Il silenzio nel corridoio era insopportabile, faceva impazzire, ma Saru sembrava non farci nemmeno caso.
 
 Il generale diceva che Saru aveva fatto esplodere intere basi militari sulla Terra e anche su alcuni satelliti artificiali, causato centinaia di morti e minato alla base del governo, ed ora se ne stava là, in quella cella, con un’espressione serena sul volto, a pensare a Dio solo sapeva cosa e a scandire il ritmo di una qualche melodia con i piedi.
La sua tranquillità, la sua palese assenza di qualsivoglia forma di rimorso disgustava chiunque.
Ma non Fei.
 Era la data stellare 07/21/4036.14 e quel giorno lui e Saru avevano parlato, mentre le guardie controllavano gli altri detenuti nel corridoio, e mentre Saru batteva un ritmo sconosciuto con un piede.
Fei aveva capito che tutto quello che Saru faceva lo faceva per riottenere quella libertà che evidentemente il governo -che il generale della prigione idolatrava tanto- aveva tolto alla maggior parte delle persone.
Fei si chiedeva solo se tutto quello fosse giusto. Era davvero necessario uccidere persone –innocenti o meno- per riottenere qualcosa?
Lui sarebbe mai arrivato ad uccidere per provare di avere ragione, per salvare se stesso o altri?
Tutti gli esseri viventi avevano il diritto di vivere, in fondo.
Saru, i ribelli, il governo di quell’epoca chi erano per stabilire chi poteva o meno morire?
« Perché tu e i tuoi compagni fate tutto questo? » chiese, Saru non rispose, così Fei sospirò e si staccò dal muro, salutò la guardia –la stessa da tutta la giornata- e se ne andò.
 
Quella notte le telecamere ripresero Saru che si alzava per la prima volta nella giornata da quell’angolo della cella, il ritmo che scandiva battendo i piedi sul pavimento della cella cessò.
Osservò prima la guardia davanti a sé, poi l’orologio appeso alla parete, che segnava le undici e mezza, ed infine rivolse un sorriso alla videocamera.
In quel preciso istante le porte delle celle scattarono, le telecamere si oscurarono.
I detenuti uscirono, gridando di gioia, e correvano verso l’uscita del Centro, mentre ai soldati semplici, inesperti, non restava che tentare disperatamente di proteggersi con le loro armi.
 Fei cadde dal letto con un tonfo sordo appena sentì dei rumori provenire dal piano superiore.
Nella sua stanza entrò all’improvviso il colonnello Seleey Goodman, con una pistola in mano e richiuse la porta alle sue spalle. Pochi attimi dopo riecheggiarono degli spari.
Goodman, bianco come un cadavere, borbottò qualcosa riguardo al fatto che il generale era stato ucciso, i detenuti erano evasi dalle loro celle, che Saru probabilmente aveva dei complici all’interno del Centro, probabilmente tra i nuovi soldati, e che, soprattutto, dovevano trovare un modo per raggiungere la sala di controllo del Centro e lanciare un SOS alla base più vicina.
Immediatamente Goodman gli lanciò una divisa da detenuto e subito dopo entrarono nei condotti dell’aria.
Usciti in una delle sale grandi del centro, si ritrovarono di fronte al più completo caos. Passarono cercando di non farsi notare tra i prigionieri che assalivano soldati e distruggevano qualsiasi cosa ostacolasse il loro cammino verso la libertà.
Fei si chiese perché Saru avesse lasciato accadere una cosa simile, poi si rispose che, semplicemente, all’albino importava nulla di ciò che sarebbe accaduto a tutti quegli uomini in uniforme.
Loro uccidevano i suoi compagni, lui di certo non doveva sentirsi obbligato a fare qualcosa per salvarli. Era un ragionamento terribilmente semplice, dopotutto.
 Goodman raggiunse un pannello e digitò il codice per l’SOS. Intanto, Fei continuava a pensare. Tutte le persone là dentro, i soldati, i detenuti, forse persino lui, erano state usate da Saru per scatenare quel caos, per permettergli di fuggire, probabilmente utilizzando una delle navette di soccorso che sarebbero arrivate nel giro di pochi minuti.
Quando si voltò verso Goodman, lo vide bloccato tra il muro e il corpo alto e snello di Saru, che gli parlava, con un tono di voce del tutto diverso da quello che riservava a Fei.
Saru stava sibilando, la voce bassa, ma comunque udibile, sul volto si era allargato un sorriso che fece venire i brividi a Fei « Io vi ucciderò tutti. Uno dopo l'altro, ma non subito. » mormorò l’albino, aumentando la presa che aveva con la mano sinistra attorno al collo di Goodman « Voglio che pensiate a me ogni minuto, ogni ora, giorno e notte. Io sarò la vostra ossessione preferita. » gli occhi neri di Saru scintillarono sotto le luci artificiali del Centro, Goodman deglutì, visibilmente nel panico « E quando meno ve lo aspetterete, magari domani, magari tra quattro mesi, o tra due anni, io arriverò. Nessuno di voi sarà al sicuro finché io respiro ».
Fei lo fissò, sconvolto, e fece per voltarsi e scappare, andare a nascondersi da qualche parte, mentre Saru osservava Goodman scivolare lentamente a terra, ansimante.
L’albino però fu più veloce: raggiunse Fei e lo afferrò con braccio, in una morsa inaspettatamente delicata, e lo fece voltare, le loro labbra che quasi si sfioravano « Hai paura, coniglietto? » gli chiese Saru « Non devi, non ho intenzione di farti del male. » mormorò. « Saryuu. » disse poi.
Fei lo osservò confuso, il rumore delle grida e degli spari sempre più forte « Come? ».
« Saryuu. Saryuu Evan. È questo il mio nome, coniglietto. » fece una pausa « Lo ricorderai? » domandò, guardandolo negli occhi, mentre gli infilava al polso destro il suo bracciale in caucciù.
Fei si sentì arrossire e annuì, poi si scostò leggermente da lui e parlò, la voce che suonava incredibilmente calma « Ti auguro, anzi, vi auguro un futuro migliore di questo, Saryuu ».
Saru gli sorrise, strinse un po’ la presa attorno al suo braccio, ma senza fargli male: aveva un’espressione quasi stanca, mentre schiudeva la bocca per rispondergli « C’è gente che continua ad avere ideali in cui credere, sai, Fei? Ideali per cui si crede valga la pena continuare a vivere, nonostante tutto ».
« E per cui valga anche la pena di morire? »
« Assolutamente. » rispose Saru senza esitazioni « La speranza e i sogni fanno sopravvivere gli uomini ».
Un attimo dopo lui lo aveva lasciato: era scomparso nella folla e Fei non lo rivide più, nemmeno quando la squadra di soccorso arrivò, sedando brutalmente la rivolta.
Quando uno dei generali prese a girare per il Centro chiedendo di lui e Goodman per testimoniare, Fei non ci pensò due volte. Sentì per pochi secondi la presa stretta e dolorosa intorno al suo braccio, ma cliccò il pulsante sul suo bracciale prima che Goodman potesse trascinarlo con lui.
Si sentì risucchiare all’altezza dello stomaco, sentì il bisogno di vomitare ed un gran mal di testa, ma la sensazione durò solamente pochi istanti.
 


 
Walking round you sometimes hear the sunshine
 Beating down in time with the rhythm of your shoes
 The feeling of arriving when you've nothing left to lose
 
 


Spazio, Luna, satellite naturale del pianeta Terra.
Data: 06/03/2025

 
 Fei inciampò e per poco non cadde dalla piattaforma. Davanti a lui, ci fu uno scrosciare di applausi.
Nella stanza erano presenti gli scienziati che avevano collaborato al progetto insieme al professor Mirai, che propose immediatamente un brindisi per il successo. Quest’ultimo, scosso, scese dalla piattaforma costringendosi a sorridere, mentre si guardava attorno, osservando tutte quelle facce felici.
Uno degli scienziati stappò una bottiglia di champagne, per festeggiare “alla vecchia maniera”, come si faceva quasi tredici anni prima.
L’assistente del professor Mirai si avvicinò a Fei, timida, e gli porse un bicchiere « Ti auguro un futuro migliore del passato. » mormorò.
Fei prese il bicchiere, abbassò lo sguardo verso il braccialetto di Saru, osservò il cerchio in metallo intrecciato con il caucciù e la rossa come il fuoco al suo interno.
Guardò negli occhi l’assistente dello scienziato e alzò leggermente il calice con lo champagne « E io auguro ad entrambi un futuro migliore del passato, ma anche di questo presente, e spero che continueranno ad esistere persone che abbiano ideali in cui credere, per cui valga la pena vivere, nonostante tutto. » disse, sorridendo malinconico « E per cui valga la pena di morire ».
 
 
 

L’uomo è uno e nessuno. Porta da anni la sua faccia appiccicata alla testa e la sua ombra cucita ai piedi e ancora non è riuscito a capire quale delle due pesa di più.

 

 
 


 






 
Note:
-Per la parte della fic ambientata nel futuro in cui viene trasportato Fei ho usato la data stellare, utilizzata nella serie televisiva Star Trek.
-La data è scritta come si usa negli States, ovvero mese/giorno/anno.
-La F del bracciale in caucciù di Saru starebbe per Freedom, ovvero Libertà in inglese.
 
Non so da dove mi sia uscita questa fic sulla realtà distopica piena di frasi filosofiche (?) puramente random. L’ho scritta in due ore ed inizialmente questa fic era nata come tema, in seguito o immaginato Fei e Saru come protagonisti e questo è il risultato.
Devo ammettere che all’inizio non è stato troppo piacevole scrivere. Sono una persona orgogliosa e quindi mi dava fastidio dover controllare sul dizionario –sì, io sono della vecchia scuola- alcune parole che scrivevo. E poi so di dover comunque rivolgermi ad una beta, il mio italiano non è perfetto nemmeno con l’aiuto del dizionario *risata imbarazzata*.
Ho notato che ci sono molte AU, ma non altrettante di genere fantascientifico, e un po’ mi dispiace, perché a me piacciono particolarmente le fic che trattano di viaggi nel futuro e simili.
Spero che la fic vi sia piaciuta, ringrazio tutti coloro che leggeranno e che lasceranno una recensione ♪
Bye ♪
xox
Hazel
  
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