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Autore: pascal73    05/10/2013    1 recensioni
Una vita raccontata attraverso delle fotografie.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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TLACK!!!

Fuori il temporale. La luce è saltata. Sono al buio. I lampi illuminano il cielo di notte. Dentro i vetri vibrano per i tuoni. Mi tolgo dalle gambe la coperta, piano. Mi chino in avanti, trovo i bordi del tavolino e con le mani cerco la candela e l'accendino. SHH. Luce, poca. Mi alzo e con la luce che ho tra le mani cerco le altre candele che tengo, solitamente, in vari angoli della stanza. Una, due, tre, quattro, cinque candele. Ora c'è più luce, anche se non mi basta. Vado a controllare il contattore: è saltato il generale. Fuori ancora lampi e tuoni. Non tornerà presto l'elettricità. Niente televisione per questa sera.

Non stasera, ti prego. Non stasera. Sola e con la poca luce i ricordi arrivano prima. Il silenzio non aiuta. I tuoni e i lampi avvicinano gli spettri. Non stasera.

Mi siedo sul divano, le mani appoggiate sulle gambe. Aspetto. Ora torna l'elettricità e potrò rivedere la televisione: suoni, rumori, colori, voci.... Aspetto.

Silenzio spezzato da tuoni. Buio rischiarato da poche fiammelle.

Va bene, se è questo che vuoi, lo avrai.

Mi alzo e le mie gambe sanno già dove andare. Apro l'anta del mobile rosso e ti tiro fuori: il mio cuore, o almeno un pezzo di esso. Ti devo prendere con entrambe le mani: i ricordi di una vita, la mia, pesano. Tanto. Ti appoggio sul tavolino. Ora arrivo, non temere. Prendo una candela e vado in cucina. Piano. Non ho fretta stasera. Ci vuole tempo e coraggio per affrontare i miei ricordi.

Appoggio la candela sul piano da lavoro, davanti alle bottiglie di vino. Prendo la bottiglia di rosso che tenevo per un'occasione speciale. Già, come se avessi ancora occasioni speciali da festeggiare. La tenevo per il suo ritorno, anche se sappiamo entrambi che non avverrà tanto presto. Forse mai. Apro il cassetto: eccolo il cavatappi del nonno, ancora fa il suo dovere. Con calma avvito e svito. Un rito. Stappo la bottiglia. Annuso il tappo e il collo della bottiglia. Buono. Manca solo un bicchiere: ci vuole un bel calice. Preso. In una mano il vino e il calice. Nell'altra la candela.

Appoggio il vino, il calice e la candela sul tavolino. Vado a prendere un'altra candela e appoggio anche questa: ho bisogno di vedere bene, tutto.

Mi siedo sul divano, avvicino il tavolino più che posso. Mi metto comoda, allungo le gambe e le copro. Ho freddo. Sempre. Mi sporgo sul tavolino. Mi verso il vino: uno splendido liquido amaranto. Avvicino il calice al viso. Il suo profumo mi aiuterà. Un sorso. Il suo sapore mi ricorda lui. Appoggio il calice. Sorrido. Se è questo che vuoi, ora sono pronta.

Con entrambe le mani ti prendo e ti appoggio comodamente sulle gambe. Accarezzo il tuo cuoio ormai consunto: da quanti anni ti tengo con me. Chissà perchè poi, non ho mai trovato il coraggio di liberarmi di te. Come se bastasse questo per liberarmi anche dei miei ricordi. Come se così il mio cuore potesse smettere di soffrire. Come se così riuscissi a dimenticarmi di tutti loro. Tante volte vorrei che il mio cervello facesse come l'elettricità prima: tlack, si spegnesse.

Ora siamo qui: io e te. Pronto? Io? Quasi. Un bel respiro.

Giro piano la copertina di te, mio amato, odiato album di fotografie.

  
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