▪ CAPITOLO 09 ▪
loro invece erano ancora lì: vivi.
Il sole tramontava in quella cupola che era
l’Arena, Sean – appoggiato ad un Lev stanco ma
inflessibile – zoppicava evitando di inciampare nelle liane, radici, sassi e quant’altro.
Non lo avrebbe mai ammesso a sé stesso, ma quel ragazzino gli aveva salvato la
vita.
«Come mai non sei con gli altri Favoriti?»
domandò, rallentando appena il passo alla vista di una palude che, per quanto
fosse poco invitante, era pur sempre una zona con dell’acqua – e questa
proprietà bastava al luogo per farlo somigliare ad una specie di Oasi, a cui
neanche il ragazzo del quattro seppe resistere.
Lev lo
fece appoggiare su un tronco, aiutandolo a scivolare sulla pietra posta sotto
di lui, quasi a formare una panca naturale, Sean si sedette con un lamento,
seguito poi da qualcosa vagamente simile ad un sospiro di sollievo.
«Sono tutti grandi, e poi Fraser ha ucciso la
ragazzina del dodici… può uccidere anche me allo
stesso modo se non gli ero utile, e non mi andava per niente. A comandare sono
i maschi dell’uno o del due», mentre parlava guardava in basso, tenendo le mani
dentro le tasche dei pantaloni e calciando una liana, come se si vergognasse
della sua risposta. Aveva paura – ma
non doveva dirlo, lo sapevano sia Lev che Sean.
La conversazione rimase sospesa per qualche
secondo, poi Lev decise di togliersi la giacca – dove
vi era il coltello, all’interno di una tasca – e di andare verso l’acqua,
mormorando un “mi vado a lavare le mani” per congedarsi e abbandonare un di
certo più riposato Sean nel suo angolo.
Con un balzo Lev
entrò nella palude, storcendo il naso per la sporcizia dell’acqua e per la sua
consistenza leggermente melmosa, ma non si lamentò più di tanto. Rimase a mollo
nello stagno per un po’, cercando di ricordare la piacevole sensazione delle
acque del suo distretto dove si tuffava dopo aver pescato con il padre, si
chiese se c’era un qualche pesce commestibile, in quell’Arena – poteva
mangiarlo anche crudo, se necessario, non beveva né mangiava dall’inizio dei
giochi. Si spostò di qualche passo verso sinistra, avvicinandosi ad un tronco
di notevoli dimensioni che sembrava in qualche modo sospeso nell’aria, coperto
di muschio e liane di un verde brillante. Il ragazzino mise le mani a coppa per
raccogliere l’acqua, gettandosela poi controvoglia sulla faccia, si sfregò gli
occhi e con il colletto della canottiera ancora pulito si asciugò il viso da
quella sensazione viscida lasciata dal liquido.
In quel momento, incontrò solo gli occhi freddi
di Sean che lo fissavano, poi qualcosa che sembrava una corda dalle
considerevoli dimensioni coperta di squame gli circondò le braccia,
avvolgendolo tutto fino alle ginocchia, vicino al suo orecchio sentì un sibilo
e due occhi gialli incontrarono i suoi. Fu questione di attimi: il ragazzo
lanciò un urlo, l’anaconda gli strinse il corpicino, sollevandolo da terra, e
le ossa si ruppero all’istante, producendo una sinfonia macabra di crack che raggiunsero le orecchie del
ragazzo del tre.
Un altro urlo si levò dalle labbra di Lev, ancora il serpente si strinse a lui, scivolando verso
il collo, attorcigliandosi attorno a questo e spezzandoglielo con la stessa
tecnica usata precedentemente, infine la morsa si sciolse e il tributo scivolò
nell’acqua – scomparendo sotto la melma.
Sean non aspettò altro: con ferita pulsante e
tutto il resto, fuggì da quel posto appoggiandosi ad alberi e pietre, un colpo
di cannone coprì tutti i suoi e poco dopo uno stormo di uccelli si levò dagli
alberi che circondavano ciò che era diventata la tomba del tributo del
distretto della pesca.
Il viso di Ariel era ancora spaventato, teso e
pallido nonostante il cannone che annunciava la morte del dodicesimo tributo
fosse passato già da qualche minuto.
Rimasero entrambi in silenzio mentre bevevano nel torrente vicino, riempiendo
anche la loro boccetta d’acqua. Avevano trovato anche qualcosa di vagamente
simile ad una radura nascosta da folti alberi e decisero di accamparsi lì: se
guardavano in alto, riuscivano a vedere il cielo.
Con i coltelli e la lancia scavarono una fosse
dove misero gli zaini, togliendo da questi la coperta – per poi nascondere le
sacche con erbe e foglie. Una stupida prevenzione in modo che, se qualche
nemico li trovasse, loro sarebbero potuti scappare e poi ritornare in quel
luogo sperando che gli aggressori non scoprissero le loro scorte. Cercarono
assieme un qualche albero dalle foglie lunghe, raccogliendone in gran quantità
con diversi viaggi verso il loro stabilimento notturno, poi si sedettero
semplicemente per terra e, foglia per foglia, Lyosha
intrecciò un’amaca che avrebbe legato agli alberi circostanti in modo da
sollevarli da terra, considerando che la notte prima erano stati svegliati da
strani rettili che gli strisciavano vicino. Decisero di aggiungere
all’impalcatura due rami decisamente lunghi che avevano trovato durante la loro
ricerca, disposti in diagonale – in modo che aiutassero tutto il sistema nel
reggere i due corpi.
Era ormai buio quando il letto fu completo, lo
legarono ai tronchi nel modo più fermo possibile e, salendo lentamente
sull’amaca, si resero conto che era stabile per mantenere il peso relativamente
esiguo di entrambi.
«Lloyd sarebbe fiera di te» confessò Ariel,
piegando lievemente le ginocchia verso il petto, tirandosi sulle spalle la
coperta.
Lyosha
sorrise debolmente, cacciandosi fuori le mani dalla preziosa coperta –
nonostante tutto sentiva ancora freddo, dato che non era più in possesso di una
giacca – muovendo le dita al fine di risponderle: anche Cecelia lo è di te.
Cecelia,
nessuno dei due sapeva che sarebbe stata lei la seconda Mentore, in realtà, una
volta saliti sul treno e aver incontrato la prepotente figura di Lloyd, ambo i
fratelli non si erano preoccupati più di tanto di conoscere l’identità della
loro seconda guida, anche se per un momento Lyosha si
chiese chi tra Cecelia e Woof
avrebbe affiancato Lloyd in quella “avventura” – non si sorprese di vedere la
donna una volta entrati nel vagone dove erano andati a mangiare subito dopo le
presentazioni: Woof era vecchio, e quella gli
sembrava una motivazione abbastanza valida perché ci fossero le due donne con
loro.
Assieme al pensiero delle due mentori, si fece
spazio nella mente di Lyosha l’idea che forse,
stavano procedendo davvero bene in quei Hunger Games. La maggior parte dei tributi del loro distretto
morivano nel bagno di sangue o, se erano fortunati, il primo giorno dei Giochi.
Loro invece erano ancora lì: vivi e conciati relativamente bene – senza contare
che non era arrivato nessun contributo dagli sponsor e, considerando la loro
storia (e quindi la pressione emotiva che i due fratelli esercitavano sui
Capitolini), forse qualche abitante della Capitale aveva scommesso su di loro.
Chiuse gli occhi, sentendo le mani della
sorella stringersi attorno alle sue, la bimba intonò little bird e Lyosha
si addormentò con l’immagine di Ariel che si costruiva una ghirlanda di fiori
con le margherite che trovava nel prato davanti alla scuola. Sopra le loro
teste, venivano proiettati i visi dell’anonimo tributo femmina del nove e del
giovane Lev.
Sean era preso da giravolte così intense da
fargli perdere l’equilibrio e cadere a terra, oppure le vertigini lo
scombussolavano così tanto e il tributo si trovava a mettere i piedi uno
davanti all’altro, se non incrociarli a “x” e inciampare sugli scarponi.
Aveva fatto un errore a fuggire così
velocemente dall’anaconda, ma l’adrenalina aveva preso il soppravvento
esattamente come il terrore di gridare il nome di Lev
per avvertirlo del pericolo che correva stando vicino a quel tronco. Ma non
aveva più importanza, ormai.
Continuò ad avanzare, talvolta strisciando,
alternando una corsa sconnessa allo zoppicare: non sentiva null’altro se non il
dolore alle tempie e la cassa toracica sul punto di implodere. Si sentiva
scoppiare dall’interno, le ossa frantumarsi esattamente come il collo di Lev.
Si appoggiò al tronco di un albero,
abbandonando la testa in avanti – il collo incapace di sorreggere il peso del
cranio. Contò fino a venti, rialzando poi lo sguardo, e quel che vide lo riempì
di amara gioia: la Cornucopia.
Il corno si ergeva al centro della palude, cinquanta metri si ripeteva, forse anche meno. Avanzò zoppicante,
cadendo più volte a carponi nell’acqua, stando attento a non ingerirla: sapeva
che era avvelenata, lo aveva intuito tempo addietro, quando erano caduti dal
ponte e furono trasportati nel fiume – lui e i due dell’otto, s’intende.
Attraversò le pedane, tutta l’arena circostante
la Cornucopia e, una volta raggiunta, si accasciò su questa, abbandonandosi al
sonno fino al giorno dopo.
Quando si svegliò, il tributo del tre fu
contento di trovare una capsula che dondolava nell’acqua vicino a lui: Beetee e Wiress erano stati
bravissimi come mentori, tanto da aver convinto gli sponsor ad aiutarlo –
sapeva già cosa avrebbe trovato, e la sorpresa non deluse le sue aspettative.
In poco tempo, Sean si era già spalmato
l’unguento sulla ferita, fasciata con la giacca che aveva preso da Lev, raccolto uno zaino dalla Cornucopia, armato e
ripartito alla volta dei Giochi – verso mezzogiorno un altro colpo di cannone e
il volo di uccelli immediatamente successivo, proveniente dalla parte opposta
in cui si stava dirigendo lui, lo informò che era morto il tredicesimo tributo.
La terza giornata dei giochi fu per i due fratelli
come una manna dal cielo: non avevano incontrato nessun tributo, e la cosa era
stata molto apprezzata da entrambi – avevano lasciato il loro accampamento
senza bruciare nulla: accendere un fuoco era la cosa peggiore da fare, in
un’Arena. E camminato all’interno della foresta nebulosa, ma sempre seguendo la
circonferenza delle cascate, assicurandosi di non avvicinarsi troppo ai confini
dell’Arena. Avevano sentito nel corso della giornata l’ennesimo colpo di
cannone, gli uccelli che si mostravano assieme a questi – evento ancora
inspiegabile per entrambi – comparsero al “piano di sotto”, e in qualche modo Lyosha constatò che il tributo morto fosse deceduto per
aver mangiato o bevuto qualcosa di velenoso. Meglio così, si disse, anche se non sapeva quali concorrenti
avessero lasciato l’Arena con la morte dall’inizio dei Giochi, ovviamente
escludendo quelli che lui stesso aveva ucciso, o visto morire.
La sera arrivò velocemente e, come il giorno
precedente, i due fratelli si addormentarono vicino l’uno all’altro, cullati
dal vento e dalla loro personale ninna-nanna. Inconsapevoli che, quello che la
fortuna riservava a loro, era semplicemente il caos.
C’era parecchia frustrazione nel gruppo dei
Favoriti, i quattro si aggiravano per l’Arena senza seguire nessuna pista in
particolare, accendendo fuochi per rivelare la loro postazione in modo che
qualche sconsiderato pensasse che fosse un qualche tributo stupido. Una
strategia priva di spessore intellettuale – la definì Liv, ma decise di non
commentarla e osservare Fraser raccogliere i rami che riteneva “secchi” con Lexi che lo aiutava più per passare il tempo che altro.
Non era uno spettacolo molto gradevole.
«Vado a fare un giro» commentò poi quella del
due, raccogliendosi l’arco dalle ginocchia per infilarselo a tracolla, con sua
grande sorpresa, Ines la seguì.
Il silenzio tra le due era pesante, ma non
fuori luogo: cercavano di studiarsi a vicenda, a capire chi delle due avrebbe
fatto la prima mossa. Ormai gli Hunger Games erano arrivati a metà percorso, cercare di fare una
qualche alleanza secondaria rientrava negli interessi di entrambe. Si trattava
solo di stare ancora assieme dopo che il gruppo di Favoriti si fosse smembrato
fino ad un certo periodo di tempo, ed infine separarsi anche loro due.
Fu Liv a prendere parola, fermandosi di colpo,
«sai cosa voglio proporti» disse senza tanti giri di parole, una qualità che
aveva acquisito nel tempo con Roel.
Ines si fermò a sua volta, piantando il
tridente a terra e alzando le spalle, «un’alleanza fa sempre piacere Liv,
soprattutto se la persona con cui la fai è seria. Tu sei sicura di essere una
di queste?» faceva ovviamente riferimento al suo civettare del primo giorno.
Quella del due sorrise, «ho lasciato casa a
diciassette anni per offrirmi volontaria agli Hunger Games, un fidanzato che mi amava più di ogni altra cosa per
dimostrare quanto valessi, una famiglia che mi sottovalutava. Sono molto più
seria di quello che possa sembrare» sapeva di star facendo del male ai suoi
genitori, con quelle parole, e soprattutto a Roel. Ma
qualcosa in lei gridava che era la cosa giusta da fare, che chi l’aspettava, a
casa, avrebbe capito tutto – Enobaria le aveva detto
che doveva essere disposta a tutto per tornare, “anche a strappare la gola di
un avversario a morsi”.
Si strinsero reciprocamente la mano, senza
eccedere in forza. E ritornarono assieme all’accampamento, trovandosi un Fraser
sorridente mentre indicava con fierezza il fuoco che era riuscito ad accendere.
«― Che sarebbe disposto a fare
ognuno di voi, mh? Fareste vela ai confini del mondo
e ben oltre, pur di riavere il brillante Jack, e la
sua preziosa Perla? ―
― Sì. ―»
[CALIPSO & GIBBS; tratto da “Pirati dei Caraibi: la Maledizione del
forziere fantasma”]
Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»
Buongiorno miei cavalieri!
Ebbene eccomi qui, ho un po’ di cose
da dirvi ma, avendo frettissima, cercherò di donarvi
queste informazioni nel modo più diretto e schematico possibile.
- l’edizione è stata nuovamente
spostata, perché mai? Perché ho scoperto che i 63esimi giochi sono stati
vinti da Gloss, così ho deciso di mettere giù tutti i
vincitori delle 75 edizioni dei Giochi in una bellissima immagine che vi linko qui, in grassetto sono i mentori
del distretto 8, le edizioni vuote con i puntini sono invece quelle che
riguardo le fan fiction che, in un modo o nell’altro, sono intrecciate tra loro
(69th HG –
73th HG;
quella con due puntini sono questi che leggete). E’ la versione definitiva, o quantomeno lo spero vivamente. I
Vincitori sono stati posizionati sulla base della pagina di Hunger
Games’ Wiki – quindi
abbastanza fedele (spero), con solo l’aggiunta di Lloyd, giustamente.
Sulla base di questo, devo modificare
leggermente il testo del capitolo 07
riguardo ad un pensiero fatto su Enobaria che aveva
vinto “l’anno precedente”, quando in realtà sono nove anni prima. Lo farò al
più presto ;)
- ho aggiunto un altro mentore, avendo
conferma che sono effettivamente due mentori per distretto, Haymitch
confonde! Quindi eccovi Lloyd (non potevo eliminarla, ahahaha)
e Cecelia, reale vincitrice che muore nei 75esimi.
- ho fatto il conto di quanto manca
alla fine di questi Hunger Games,
e a quanto pare la fan fiction non raggiungerà nemmeno i 20 capitoli – se
qualcuno sperava durassero di più, mi dispiace! :c In tutti i casi è sicuro al
90% che ci sarà un sequel con il vincitore, il Tour della Vittoria e anche il
suo vissuto della rivolta, ovviamente sempre che a qualcuno interessi! ♡
- non vi ho dato la faccia di Lev, anche se non è una cosa che amo fare (spacciare i
volti, intendo), in tutti i casi è questo.
- vi linko un piccolo SPIN-OFF su child!Liv e su questo fantomatico Roel,
che però contiene un piccolo spoiler su questa fan fiction c: spero mi
perdonerete! This.
- in ultimo, so benissimo che la fan
fiction sta comprendendo molti più punti di vista e meno incentrato su Lyosha ed Ariel, ma è finalizzato alla buona riuscita della
fan fiction.
Detto questo, spero di non aver
dimenticato nulla, come al solito ringrazio chi segue/commenta/si palesa in
generale e spero che l’HTML questa volta funzioni bene.
radioactive,
e tanto amore per la citazione finale,
oh sì ♡