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Autore: Fujiko_Matsui97    05/10/2013    1 recensioni
“John, dovresti proprio dimagrire.”
“Prego?”
Una raccolta di flashfics sulle cose che John odia di Sherlock, ma delle quali non riesce proprio a fare a meno.
Sono nuova nel fandom e questa è un po' come una carta di presentazione per me, vorrei tanti pareri ma per carità, siate clementi!^^'' [Il Rating verrà modificato quando necessario!]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#HISegoism.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

John si allacciò il nodo della cravatta, soddisfatto.

Era il suo compleanno, e avrebbe passato la serata con Mary, così come avrebbe voluto; era già tutto pronto: cinema e poi da Angelo per una cena a lume di candela (così gli avrebbe dimostrato una volta per tutte che NON era gay) e infine una romantica passeggiatina!

Nulla poteva andar storto quella sera. Nulla.

 

 

 

 

-Prova a ripetere?!-

Sherlock roteò impaziente gli occhi, e John lo fissò boccheggiante: era da quando si era svegliato quella mattina che non aveva mai incrociato il detective, che era uscito mentre lui si trovava ancora nel pieno del sonno.

L'amico non era tipo da utili né tantomeno inutili regali, motivo per cui il dottore si aspettava dei semplici auguri.

Scese le scale dal piano di sopra nel momento esatto in cui si udiva la chiave girare nella toppa. Era lui, John riconobbe i suoi ricci soffici fare capolino con veemenza.

Esordì con un sorriso: -Ciao, Sherlo...-

-Oh, John.- venne bruscamente interrotto dalla voce profonda dell'altro, che lanciò la sciarpa sul divano in modo alquanto disordinato: -Devi disdire l'appuntamento con Mary.-

-Perchè dovrei?- John lo fissò impassibile; era ferito dal fatto che il detective non gli avesse subito fatto gli auguri, ma tentò di non pensarci: sicuramente glieli avrebbe fatti una volta spiegatogli bene la situazione.

-Mycroft deve tornare da Cuba con un'importante pacco. Devi andare a prenderlo all'areoporto.-

-Non puoi andarci tu?-

Sherlock smise di armeggiare col telecomando e lo osservò come se fosse appena apparso davanti ai suoi occhi con il naso rosso da clown e una parrucca anni settanta:

-Non dire sciocchezze.-

-Pe...- il dottore strinse i pugni mentre sentiva dentro di sé la rabbia farsi spazio velocemente nel suo corpo: -Perchè starei dicendo sciocchezze, Sherlock?! Non fai niente tutto il giorno a parte attendere un caso, e io sto sempre ad assecondarti come fossi un bambino. Finalmente ho una serata da passare in pace con la mia ragazza, e salti fuori tu a stravolgerla come sempre! Grazie mille, caro il mio conquilino 'Non-me-ne-frega-un-accidenti-delle-vite-altrui'!-

Sherlock (a parte un lieve accigliamento di fronte al termine 'la mia ragazza') non si mosse, fissando un punto imprecisato sul televisore ancora acceso sul notiziario.

-Spero ne valga la pena, Sherlock. Lo spero davvero.-

-L'aereo atterra alle otto.-

E, con un 'và al diavolo' bisbigliato, il dottore uscì sbattendo la porta con forza.

Il detective, ormai nel vuoto del loro appartamento, spense la tv, ormai perso nel silenzio di quella notte londinese.

 

 

 

Erano passate due ore dal litigio con Sherlock, e la furia di John era peggiorata dopo che aveva chiamato Mary per disdire l'uscita.

Il dottore aveva dovuto sopportare quel tono per metà lamentoso e per metà inquisitore, come ogni volta che qualcoa andava loro storto per colpa del suo coinquilino.

Odiava quando lei cercava di farlo sentire in colpa, lui non c'entrava niente se (ancora una volta) Sherlock lo aveva obbligato a rinunciare a qualche bacio o a del sano sesso per la sua più pura e semplice noia...e poi anche lei era fin troppo a conoscenza del suo pessimo carattere!

Sospirò malinconico, entrando nell'areoporto affollato.

Per giunta, non aveva nemmeno ricevuto quei maledettissimi auguri.

-Ah, John!- appena si voltò, un Mycroft estremamente sorridente gli toccò un braccio, riportandolo alla realtà: -Salve. Grazie della puntualità, sono lieto di notare che la correttezza tocca almeno uno degli Holmes, grazie al cielo.-

Nel sentire l'asprezza della sua voce, il procuratore si chiede cosa suo fratello avesse fatto di così cinico a quel poveretto.

-Se proprio vuole saperlo, ha cancellato l'appuntamento con la mia ragazza. Di nuovo. E io ho dovuto sentire le sue lamentele. Di nuovo!- gli lesse John come nel pensiero, mentre Mycroft lo invitava a salire nella limousine: -Bhe, sa com'è fatto. Date un'abitudine sbagliata a Sherlock Holmes, e lui insisterà a crederla giusta per il resto della vita.-

John annuì, prima che la sua attenzione venisse catturata dal pacco per il quale la sua serata perfetta era andata a farsi fottere: -Scommetto che non può dirmi cosa c'è lì, vero?-

-No, mi spiace.- sorrise esitante e leggermente a disagio Mycroft, dopo aver letto un messaggio appena arrivato sul telefonino che tramutò la sua espressione tranquilla in una seria e frettolosa: -Dobbiamo sostare un secondo in un negozio. Devo...comprare a Sherlock delle provette per i suoi esperimenti casalinghi.-

Ripose con un sorriso il cellulare nel taschino: -Ah, a proposito: buon compleanno!-

John lo fissò per un istante come se fosse isterico, prima di sbottare furioso: -Se n'è ricordato...persino lei se n'è ricordato! Tutti tranne lui!-

Il procuratore lo osservò sbalordito e perplesso, ma John non gli permise di proferire parola: -Aah, ma adesso mi sente! Non gli permetterò più di rovinarmi così la vita, mai più!-

Fermato l'autista, schizzò fuori dall'auto a grandi falcate, mentre Mycroft lo inseguiva agitato: -Un momen...e le provette?!-

-Si frega, lui e le sue provette! Almeno fino a quando...- ridusse gli occhi a due fessure: -...non gli avrò detto quello che penso davvero di lui.-

 

 

Una volta corso al 121B di Baker Street, John salì con furia le scale che conducevano al suo appartamento mentre Mycroft, esasperato, non sapeva più come fermarlo.

-Ascoltami bene, coinquilino dei miei stivali!- spalancò la porta, pronto a cantargliene quattro: -Non ti permettero più di invadere la mia vita privata, specialmente quando non ti sei nemmeno ricordato che oggi è il mio..!- le parole gli morirono in gola alla vista di quella scena.

-AAAAAHHHH!!!- gridò la signora Hudson, alle prese con delle...candeline?!

Sherlock, in piedi sulla scala e intento ad appendere decorazioni di carta, si voltò accigliato, e in seguito pietrificato dopo aver incrociato lo sguardo del dottore.

-Oh, sei tu.-

C'erano tutti: Sherlock, la signora Hudson, Sebastian, Lestrade, Angelo e...Mycroft, accorso In quell'istante nella stanza mortificato.

-Accidenti, Mycroft, ti avevo detto di trattenerlo il più possibile!- ringhiò il detective, osservandolo con odio: -Mi dispiace, Sherlock, davvero! Ma è fuggito praticamente dalle mie mani e..!-

John sbattè un pio di volte le palpebre attonito, osservando quella discussione a dir poco assurda ad occhi sgranati. Avrebbe voluto che qualcuno gli desse un pizzico perchè capisse se si trovasse nella realtà.

-Tu...- mormorò, accentrando l'attenzione di Sherlock e Mycroft su di lui (poco prima era concentrata su 'Cento semplici modi per uccidere un familiare'): -...ti ricordavi che oggi era il mio compleanno..?-

Il detective distolse imbarazzato lo sguardo da lui, le braccia incrociate dietro la schiena magra: -Certo che si, non essere ovvio, John!-

Dopo qualche secondo di silenzio in cui il dottore si decise a mettere a fuoco la scena, sorrise candidamente, prima di abbozzare un leggero cenno del capo: -Grazie, ragazzi.-

 

 

 

 

 

John interruppe Sherlock mentre quest'ultimo si apprestava a decorare di cioccolata la torta: -L'hai cucinata tu?!- domandò, incredulo, e il detective arrossì:

-Non credere l'abbia fatto per te. La signora Hudson mi ha costretto ad imparare a cucinare.-

John sorrise divertito: avrebbe davvero voluto chiedergli in che modo l'avesse costretto, quella donna innocente, ma decise di lasciar perdere.

-So che era tutto un piano, Sherlock...ma mi spieghi il perchè, quando avresti potuto benissimo lasciar correre e farmi dei semplici auguri?-

Gli occhi color dell'oceano del detective lo incatenarono al suo volere, costringendo il suo cuore a interrompere per un attimo la moltitudine di battiti: -Andiamo, John, non essere stupido.-

Il dottore lo fissò in modo interrogativo, prima che il coinquilino gli passasse accanto, dandogli ormai le spalle: -Pensi davvero che avrei permesso che tu passassi il compleanno con quella e non con me?-

John, ormai col respiro mozzato, osservò come il detective, in precedenza voltatosi a sorridergli malizioso, si portava un dito alle labbra per poi leccare sensualmente via la crema scura da esso.

-Buon compleanno, Jawn.-

 

Se ne andò con la torta fra le mani, lasciandolo inerme, svuotato, col cuore che in petto sembrava scoppiargli.

Confuso e smarrito, a stento si accorse di Angelo che, dall'entrata della cucina, lo invitava a raggiungerlo: -Ora degli auguri, caro il nostro dottore! Allora, è pronto?-

John, richiamato dalla vibrazione del suo cellulare, lesse il nome MARY lampeggiare sul display, e a rilento respinse la chiamata.

Sherlock...lui...

-Bhe? Che le prende adesso, va tutto bene?-

John arrossì non appena incrociò lo sguardo di Angelo, mentre le orecchie quasi gli fischiavano dall'imbarazzo.

No, Angelo.

Io non sono gay, non sono attratto dagli uomini.

A me attrae solo quel bastardo di Sherlock Holmes.

 

 

 

 

 

 

 

 

____________________________________________

 

Ciao ragazzi! Scusate l'attesa, ma la scuola assorbe moltissimo del mio tempo!

Ad ogni modo spero di sentirvi più numerosi, e spero che questo capitolo vi sia piaciuto un po' più del precedente! :) Aspetto recensioni, alla prossima.

 

 

 

-FM.

 

 

   
 
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