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Autore: Blackie    01/04/2008    5 recensioni
ATTENZIONE: SPOILER!
Sono morto. Di questo sono sicuro. Tutto intorno a me è buio, e silenzio.
E' così che va, allora? Non c'è nient'altro, dopo?
"Apri gli occhi, nii-san..."
"Perchè sei qui?"
Sasuke ride: una risata di bambino.
"Ma come, non l'hai capito? Sono qui per il perdono."
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Sono morto

Forgiveness

 

 

Sono morto. Di questo sono sicuro. Tutto intorno a me è buio, e silenzio.

E’ così che va, allora? Non c’è nient’altro, dopo?

“Apri gli occhi, nii-san…”

 

E Itachi Uchiha apre gli occhi.

Un bambino di non più di dieci anni lo guarda da sotto un ciuffo di capelli color pece.

 

“Sasuke? Dove siamo qui? Tu non sei morto, vero?”

 

Sasuke lo guarda con gli occhi nerissimi, privi della luce rossa dello sharingan, privi di ogni traccia di ira e di odio.

 

“Non sono morto, non ancora, nii-san. Sto solo sognando, tutto qui. Quando mi sveglierò non mi ricorderò più niente.”

 

Itachi si vede riflesso in quello sguardo finalmente limpido, e si sente male: nei suoi occhi brilla, rosso, il Mangekyou, simbolo ormai di odio e di morte.

 

“Perché sei qui?”

 

Sasuke ride: una risata di bambino.

“Ma come, non l’hai capito? Sono qui per il perdono.”

“Il mio perdono?”

“No. Il mio perdono, nii-san. Senza, non puoi andare avanti.”

 

Itachi alza il capo, altezzoso.

“Non ho bisogno del perdono di nessuno.”

Gli occhi di Sasuke si fanno tristi.

“Girati, nii-san. Guarda.” sussurra.

 

E Itachi si gira, e vede: il clan Uchiha lo guarda in silenzio, immobile.

“Mamma” mormora “Papà”.

Sasuke lo supera e si avvicina a Mikoto, che sorridendo gli mette una mano lieve sulla spalla.

“Vedi, nii-san? Sono qui per te. Verrà anche il momento in cui accoglieranno me, ma adesso è il tuo turno.”

 

Itachi incrocia gli occhi neri di Fugaku.

“Padre.”

E quell’uomo freddo, che non ha mai avuto una parola gentile per i suoi figli, sorride.

“Padre, io…” le parole si inceppano, si incastrano.

Itachi china la testa. E una mano piccola, bianca, liscia, si insinua nella sua.

Gli occhi neri di Sasuke lo guardano con affetto.

“Qui non devi più avere paura, nii-san, E’ tutto a posto, adesso. Questo è un luogo di pace.”

 

Itachi rialza lo sguardo sul padre, e finalmente una frase riesce a sciogliersi sulla sua lingua.

“Mi dispiace”.

Fugaku e Mikoto, abbracciati, sorridenti, annuiscono.

 

E nei loro occhi, ancora una volta Itachi si riflette nel nero.

Ed ora, in quegli amorevoli specchi, il suo sguardo è nero come l’onice.

Il Mangekyou non vi abita più, e finalmente tutte le lacrime che trattiene da una vita scendono a rigargli le guance.

 

China di nuovo la testa, scosso dai singhiozzi, con la piccola mano di Sasuke stretta nella sua.

 

Piano piano si calma, e rialza lo sguardo: il suo clan non c’è più, e davanti a lui rimane un cancello chiuso.

 

“Hai avuto il loro perdono, nii-san. Fra poco potrai raggiungerli.”

“Cosa manca, ancora?”

Sasuke sorride.

“Il mio perdono, nii-san.”

 

Di nuovo i loro occhi si incrociano, nero nel nero.

“Io non morirò, per ora. Quando succederà, so che sarai qui a prendermi per mano. Mi perdonerai allora, nii-san?”

Itachi sorride fra le lacrime.

Sasuke, il suo assassino. Sasuke, il suo vendicatore, la sua Giustizia.

Sasuke, il suo fratellino.

“Ma certo, otooto.”

 

Sasuke sorride, e si sporge a dargli un bacio su una guancia.

“Allora vai, Itachi. C’è qualcuno che ti aspetta.”

 

Itachi si gira verso il cancello, che ora è aperto.

E in mezzo…

“Shisui!”

Il giovane sorride al cugino, le braccia incrociate.

Aspetta.

“Non voglio sapere fino a dove si sono spinti i vostri rapporti” commenta Sasuke, imbronciato.

 

Lascia la mano di Itachi, e fa un passo indietro.

“Devo tornare indietro, nii-san. E tu devi andare avanti”.

“Ti rivedrò presto?”

Sasuke di nuovo sorride.

 

Si gira per metà, continuando a guardarlo con la coda dell’occhio.

“Ma certo, nii-san. Dopotutto questo è un sogno.”

  
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