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Autore: Artemia    06/10/2013    0 recensioni
Entrai in camera mia e sbattei la porta come al solito e come sempre partirono le lamentele dei miei: ci avevo appena litigato, che novità... ogni giorno avevamo qualcosa per cui litigare e a volte mi divertivo pure, ma quel giorno stranamente ero stanca, stanca della scuola che finalmente stava per finire, stanca di litigare e insolitamente quel giorno la mia vita mi sembrava troppo monotona, troppo ripetitiva. Dalla cucina, dove i miei mi avevano accolto pochi minuti prima, stava arrivando, con passo pesante, mio padre, per rimproverarmi, come solito, sul fatto che rispondevo male e che sbattevo la porta...
SPERO CHE QUESTA STORIA VI PIACCIA E VI APPASSIONI
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: VERDE

 

Entrai in camera mia e sbattei la porta come al solito e come sempre partirono le lamentele dei miei: ci avevo appena litigato, che novità... ogni giorno avevamo qualcosa per cui litigare e a volte mi divertivo pure, ma quel giorno stranamente ero stanca, stanca della scuola che finalmente stava per finire, stanca di litigare e insolitamente quel giorno la mia vita mi sembrava troppo monotona, troppo ripetitiva. Dalla cucina, dove i miei mi avevano accolto pochi minuti prima, stava arrivando, con passo pesante, mio padre, per rimproverarmi, come solito, sul fatto che rispondevo male e che sbattevo la porta.

P: “Stammi bene a sentire, signorina, se ti sento mancarmi di rispetto in questo modo e sopratutto sbattere un'altra volta le mie porte, giuro che ti mando fuori di casa, anche se non sei maggiorenne e... ( poi era andato avanti con il suo solito discorso palloso bla, bla, bla... ).”

Ma a chi credeva di far paura?? Non ho più 8 anni, sai, ne ho quasi 17!!! Ma naturalmente non te lo ricordavi, vero pa'?? Aspetta, aspetta, aspetta, forse questa era la volta buona che me la svignavo, bisogna coglierle le occasioni al volo, no??! Così dissi, interrompendo il suo discorso da sindacato:

io: “Ok...”

p: “C-come??”

io: “Come vuoi tu, me ne vado.”

p: “D-dove??!”

io: “Nella casa di Londra, quella che mi ha regalato nonna, perché io non rinnego le mie origini.”

p: “(con un filo di voce) Quando???”

io: “Per le vacanze estive e non ammetto ostacolazioni, perché l'alloggio c'e l'ho e il tutto sarà a spese mie, quindi voi non potete impedirmelo, sono abbastanza grande da decidere per me.”

Ops, forse l'avevo sparata grossa: papà aveva rinnegato le sue origini inglesi quando si era sposato con mamma, italiana, dato che hai suoi non piaceva. Infatti nonno era morto senza conoscermi e nonna era una macchia sbiadita nella mia memoria d'infanzia. L'uniche cose che mi rimanevano di quelle origini lontane erano il mio certificato di nascita londinese, la spiccata bravura per l'inglese e l'unico regalo mai fattomi da mia nonna, una graziosa villetta a Londra, con tanto di certificato, foto e chiavi, inviatemi via posta dalla sua casetta a Manchester per il mio quindicesimo compleanno. Da quanto avevo capito, in quel regalo c'era sotto lo zampino di mamma, che nonna aveva contattato per avere i miei documenti. Strano... a nonna, mamma non era mai piaciuta e ora si coalizzava con lei?? Mha, per il momento non mi interessava, piuttosto ero disponibile a sfruttare il suo regalo al meglio.

Intanto papà era rimasto a bocca aperta, ma non aveva dissentito ed era uscito dalla mia stanza senza fiatare. Ancora più strano, mha... chissà dove ha le rotelle la mia famiglia. Comunque avevo già pensato a tutto, sarei partita appena finita la scuola, ovvero tra 5 giorni, mi sarei pagata il biglietto con i miei risparmi e sarei rimasta a Londra il tempo necessario per pensare cosa fare della mia vita.

Mentre facevo questi ragionamenti filosofici, squillò il telefono, riportandomi alla realtà. Aprii la chiamata: era Sophia, la mia best.

S: “Ciao Bella, che fai??”

io: “Mmm, pesavo...”

S: “Ha ha ha, non farmi ridere! Tu?! Che pensi?!”

e continuò a ridere di gusto, mentre io tremante di rabbia aspettavo che le passasse.

Io: “Guarda che è una cosa seria, parto.”

S: “ Che????!!!!! E dove vai??”

io: “ A Londra, a casa mia, quella che mi ha regalato mia nonna, non ce la faccio più a stare qua con i miei...”

S: “ VENGO CON TE!!!”

io: “Sì, certo, perché i tuoi ti fanno venire...”

S: “Perché?? I tuoi piuttosto, che dicono??

io: “Mio padre non mi ha spiaccicato parola, ma credo che mi faccia decidere da me.”

S: “ Allora fai conto che i miei abbiamo detto di sì, io vengo con te, non ti lascio da sola adesso e poi, proprio ora che ci sono gli1D a Londra...”

io: “Cosa??!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

S: “ Tesoro non ti preoccupare, ho già i biglietti del loro concerto da un bel po', questo è il mio regalo di compleanno per te, avevo già intenzione di proportelo, ma il mio era solo per una notte e via.”

Oddio, che stupida!! Mi ero dimenticata del mio compleanno che era a momenti!! Comunque...

io: “Invece sarà per tutta l'estate, perché ho deciso che alloggerai nella mia casa insieme a me, così ci divertiremo e queste saranno le vacanze più belle della nostra vita e non ho intenzione di farmele rovinare da nessuno.”

S: “ Ok, sta tranquilla, ne parliamo meglio stasera quando i biglietti aerei saranno già prenotati dalla sottoscritta, perché adesso devo fare i compiti.”

io: “Ok So, a dopo, ciao.”

Era questo che mi piaceva di Sophia, questo suo modo di organizzarsi sempre e velocemente con ogni impegno che si prendeva e a volte la invidiavo per questo, ma quel giorno non ne avevo la forza.

Sophia era la mia best e le volevo un mondo di bene... io sono Valentina Ferrari, fra poco compivo 17 anni e mi promisi che sarei andata a Londra, fosse l'ultima cosa che facevo.

 

Tre giorni dopo...

 

Sentii il campanello suonare: era Sophia. Volai alla porta prima che i miei potessero muovere un dito e accolsi la mia best con un abbraccio soffocatorio: era la mia aria in quella gabbia che era la mia casa. Con la velocità della luce andammo in camera mia e mentre lei si acciambellava sulla mia poltrona e chiaccherava, io la stavo ad ascoltare e facevo la valigia.

Aveva già preso i biglietti, avevo le chiavi della casa di Londra, dove sapevo che appena arrivate avremmo dovuto dare una ripulita e forse riverniciare i muri, ma era praticamente pronta: c'erano già i mobili, doveva solo essere abitata e sinceramente non vedevo l'ora di vederla, perché, suona strano, ma a casa mia non ci ero mai entrata. Contavo i minuti che mi separavano dalla mia partenza con ansia, mi sentivo soffocare in casa e Sophia era l'unica che riuscisse in quel momento a farmi sorridere e io dal mio profondo del cuore la ringraziavo tantissimo.

Avevo anche già il passaporto, la carta d'identità e il contante preso dai miei risparmi sudati in sette anni e nella valigia, che poi diventarono sei (valigie), c'era praticamente tutta camera mia...

Il giorno seguente saremmo partite e da brava organizzativa Sophia aveva già fatto le sue innumerevoli valigie ma che naturalmente non superavano le mie; quando credevo di aver preparato tutto erano le undici di sera e la mia best era andata via ormai da circa cinque ore. Senza preavviso entrò in camera mia madre, che credevo già a letto data l'ora: si sedette sul mio letto e mentre rifinivo i preparativi senza minimamente degnarla, lei si prese la briga di aprire il discorso:

M: “Valentina, ma hai pensato bene a quello che stai per fare? Insomma, dal tronde è da pochi giorni che ti è venuta questa idea e potresti ripensarci, insomma, ci mancherai, lo sai vero?!”

mi stupii quel discorso, sopratutto dettomi da mia madre, la persona che fino a quel momento non mi aveva minimamente ostacolato: la avevo presa come una specie di supplica, il suo discorso, ma non mi avrebbe messo i bastoni tra le ruote, non questa volta, così da brava bambina senza cuore le risposi con sufficienza:

io: “mamma, ti prego!! ho quasi la maggiore età e tu mi chiedi di stare ancora nel nido??! è ora che spicchi il volo e poi ritorno magari, ma per il momento è meglio che me ne vada, c'è troppa tensione in questa casa... (e poi con voce più dolce) Non ti preoccupare, andrà tutto bene, devo solo trovare la mia strada, ritorno, no ti preoccupare... Ora ti prego, vai, domani mi devo svegliare prestissimo. ”

M: “allora buon viaggio, bimba mia, ti voglio bene... solo una cosa: i tuoi occhi VERDI brillano di un'altra luce, Bella, spero che questa si tramuti in felicità...”

e poi mi sorrise a suo modo suo e anche se ci avevo litigato poche ore prima, la abbracciai; poi abbassai li occhi e:

io: “vi voglio bene anch'io...”

M: “ah, tesoro, domani è il tuo compleanno, c'è una cosa per te in cucina... ah e non fare casino quando vai via, staremo dormendo...”

erano fatti così i miei, non volevano vedermi partire. Protestai:

io: “ma non c'è più spazio in valigia!!”

M: “non ti preoccupare, non occupa spazio... addio...”

e si chiuse la porta alle spalle: con queste parole lasciai i miei per tutta l'estate...





Premetto subito che questa FF non è mia ma l'ha scritta una mia amica che pultroppo non riesce a pubblicarla per cui ho deciso di darle io una mano :)
Scusatmi per gli errori e spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto <3 

  
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