CAPITOLO 1.                                     Amo la pioggia

Piove. Odio la pioggia, specialmente dopo una giornata piena di interrogazioni.

Le due ore di greco sono state davvero stressandti. E noiose, come sempre del resto. Quindi quando suona la campanella, mi precipito fuori dalla classe e scendo di corsa le scale. E sento freddo.

Mi ero totalmente dimenticato della pioggia! Alzo gli occhi al cielo e numerose goccioline cadono con grazia sul mio viso, bagnandomi la pelle. Bhe, dopotutto la pioggia non è tanto brutta, è solo leggermente... deprimente, ecco. Tuttavia è fresca, ed è come se lavasse via tutte le preoccupazioni della giornata.

Ma non voglio beccarmi un raffreddore, quindi mi metto il cappuccio della felpa bianca in testa e inizio a correre.

Ora sono in piazza, davanti alla fontana, e finisco in una pozzanghera d'acqua un secondo si e l'altro pure.

In un' altra occasione mi sarei fermato sulle scale del Duomo, per osservare l'acqua scorrere dalla fontana davanti alla quale mi trovo adesso, ma non mi sembra proprio il caso, al momento, quindi continuo a correre. Nonostante il cappuccio, i miei riccioli biondi s'inzuppano azzeccandosi al viso e andandomi a finire sugli occhi. E proprio quando cerco di spostarli, vado a sbattere contro qualcosa. O qualcuno.

Questo qualcuno inizia a parlare, così velocemente che non riesco a capire nulla! Comprendo solo qualche "scusa" tra una frase e l'altra. Ma quando abbasso gli occhi sulla persona che mi ha fatto cadere i libri in una pozzanghera d'acqua, vedo una ragazza disperata, intenta a raccogliermi "I greci e noi" da terra.

< Tranquilla, lo avrei buttato io apposta in quella pozzanghera. > le dico sorridendo, così lei smette di parlare, e alza lo sguardo.

Penso immediatamente che sia bellissima: goccioloni d'acqua cadono dai suoi lunghi e lisci capelli color del miele, ciglia lunghe coronano dei meravigliosi occhi di un azzurro più intenso del mare, che ora mi fissano; le sue labbra piccole ma piene si allargano in un sorriso, e colgo un lampo di sollievo nel suo sguardo.

< Scusami, io non ti ho visto... stavo correndo per la pioggia e cercavo di non sprofondare in una pozzanghera... davvero, non volevo. > La sua voce è dolce ma decisa, e mi sorprende. Riabbassa lo sguardo per poi rimergere con il mio libro in mano, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

< Non importa. La colpa è anche mia... > Le dico continuando a sorridere e a fissarla negli occhi.

A prima vista sembra così fragile da poterla spezzare come un ramoscello secco, ma i suoi occhi... sembrano non appartenerle: sono come fuori posto. Ma una volta acquistata sicurezza, la ragazza cambia del tutto, mostrando la sua sicurezza anche esteriormente. Capisco subito che è una ragazza allegra e vivace, piena di energia e carattere.

E mentre sono immerso nei miei pensieri, afferma di dover andare a casa, quindi la lascio correre sotto la pioggia.

E così, rimango per qualche minuto ad osservare la sua figura minuta in lontananza, incantato dalla sua bellezza, e ad interrogarmi su come possa chiamarsi...

Per la prima volta nella vita, amo la pioggia.

Questa è la mia prima storia, quindi spero che vi piaccia... ditemi cosa ne pensate e, se ne avete, apprezzerò i consigli e la critiche :)  E infine... ditemi se devo continuare!