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Autore: Kooskia    06/10/2013    1 recensioni
Fanfiction sul Ciclo dell'Eredità di C. Paolini. Ambientata durante lo svolgimento della trama della serie (copre complessivamente un'arco temporale della durata di un anno). Presenta personaggi e ambienti di mia creazione senza influire/modificare/alterare i personaggi originari del Ciclo.
In questa storia vedremo un Cavaliere solitario e il suo drago: nati e cresciuti fuori dai confini noti di Alagaesia, essi si batteranno per riportare la pace in questo angolo di mondo inesplorato scoprendo la verità di un passato a loro ignoto e plasmando il loro futuro in una terra aspra e selvaggia.
Epilogo contentene Spoiler.
Un capitolo conterrà tematica erotica (rating Arancione)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 22- Il drago viola.

La dragonessa si era abituata da tempo al caldo e all’afa ma la grande conca dove era tenuta prigioniera era costantemente illuminata dal sole a picco.
Non vi erano ripari poiché Niya era costretta al centro della conca: una spessa catena di metallo la teneva bloccata e la sua lunghezza era tale che non consentiva alla dragonessa di raggiungere gli spalti della conca dove guardie armate erano appostate notte e giorno.
In cuor suo Niya era consapevole che in qualche modo avrebbe potuto liberarsi e dare libero sfogo alla sua furia sui suoi carcerieri ma le vere catene che la tenevano lì bloccata erano più immateriali e molto più resistenti.
Avevano preso il suo Cavaliere.
E se Niya avesse tentato di liberarsi e salvarlo, egli avrebbe immediatamente sofferto le conseguenze delle azioni della dragonessa.
La cosa che la straziava era come il loro legame mentale fosse indebolito e offuscato: era divenuto presto evidente come il ragazzo fosse costretto a mangiare cibo con una qualche sostanza, a sopprimere l’uso della magia da parte di Kooskia.
Tale stato di debolezza andava anche ad intaccare il loro legame e Niya soffriva nel sentire il suo Cavaliere ai margini della sua coscienza, senza poterlo trovare nel mare di nebbia che lo avvolgeva.
Ringhiò frustrata, artigliando il suolo per l’ennesima volta: aveva tentato di dissipare quella nebbia dall’esterno ancora una volta senza successo. Poteva parlare col suo Cavaliere ma il loro dialogo era lontano e distante e i suoi pensieri giungevano a lei confusi e frammentari.
Un rumore pesante la colse di sorpresa alle spalle, si volse e vide il grande drago viola atterrare dietro di lei.
Istintivamente Niya ruggì, il suo grido echeggiò tra le mura gialle e terrose della conca.
-Comprendo la tua rabbia… - disse lui con voce profonda.
Lei rispose sprezzante: - La comprenderai meglio quando avrò affondato le zanne nel tuo cuore!-
Il drago più grande piegò il capo, con espressione di rimpianto e profondo dolore nel muso.
-Ho già perso il mio Cuore molto tempo fa Niya, e non sono padrone delle mie azioni più di quanto non lo è la piccola formica che lavora nella colonia in cui è nata.-
Niya emise uno sbuffo a sentire tale strano paragone, quindi si rese pienamente conto delle parole del maschio: ella conosceva il proprio Cuore dei Cuori, non che sapesse esattamente a cosa servisse, ma era una parte del suo corpo proprio come tante altre.
-Volevo dirti che il tuo Cavaliere non corre alcun pericolo. Oh… ma dimenticavo di presentarmi, il mio nome è Tèmrer, e solo l’ultimo drago dell’Ordine sopravvissuto a oriente del Deserto di Hadarac. –
-Avevo sentito che tutti voi eravate stati uccisi.- disse lei, cercando di trattenere la delusione: aveva sognato e sperato di incontrare un altro drago come lei ed il primo che aveva incontrato si era rivelato un nemico.
- Galbatorix non sa della mia esistenza, io e il mio Cavaliere ci siamo nascosti tanto a lui che agli ultimi superstiti dell’Ordine, ammesso che ve ne siano stati.-
-E tu hai lasciato che il tuo Cavaliere si nascondesse qui come un codardo? Spadroneggiando al comando di soldati con la fiamma di Galbatorix e sottomettendo i Mashujia? Queste non sono le azioni di un Cavaliere e del suo Drago.-
Tèmrer scosse la testa, come a voler scacciare via tali parole: - Hai ragione… non lo sono, sono più vecchio di te Niya ma ai tempi della Caduta ero ancora giovane. Giovane e sciocco come il mio Cavaliere, mi separai dal mio Cuore dei Cuori quasi per diletto … per godere dei piccoli vantaggi che tale pratica consentiva. Quale errore fu quello: quando i massacri dei Wyrdfell iniziarono a sembrare inarrestabili io, il mio Cavaliere e pochi altri giovani abbandonammo l’Ordine. A quel tempo giustificammo la nostra azione a noi stessi come il desiderio di preservare la razza dei Draghi e l’Ordine stesso ma fu la paura e il timore a dominare i nostri cuori. I massacratori di Galbatorix ci rintracciarono oltre il deserto di Hadarac: erano capeggiati da un leader potente e inaspettato, i nostri compagni vennero tutti uccisi e il mio Cuore dei Cuori venne rubato, rendendomi impotente di fronte alla strage. –
Niya volse il capo, osservando con orrore e pietà il drago viola.
-Fu in quel momento che quel demonio ci piegò al suo volere. Egli non obbediva agli ordini di Galbatorix e seguiva un volere molto più oscuro di quel pazzo traditore, agli occhi del neo auto-nominatosi Re Galbatorix la sua spedizione ottenne il successo sperato: sterminare tutti i draghi che avevano tentato di fuggire ad est. Egli non seppe mai della mia sopravvivenza e quando non ricevette più notizie probabilmente dimenticò quella che per lui era solo una spedizione abbandonata in lande remote, probabilmente sterminata da malattie e nativi. –
Temrèr si avvicinò lentamente alla femmina, esibendo per la prima volta un sorriso.
-Non avrei mai immaginato che almeno un altro uovo fosse stato messo in salvo! E’ stato un incredibile colpo di fortuna che uno dei subordinati del mio Cavaliere decidesse di disertare seguendo sogni e speranze di potere: uno dei gruppi che era stato mandato alla loro ricerca e che si era spinta fino alle propaggini occidentali di queste terre vi trovò, a vostra insaputa l’unico mago del gruppo celò la propria presenza e sfuggì alle tue fiamme, per poi comunicare di aver visto un drago in libertà ed un nuovo Cavaliere. Tutta la successiva catena di eventi è stata condotta con questa speranza, che il nuovo drago ritrovato fosse una femmina, speranza aiutata anche dal fatto che i Mashujia non sapevano della mia esistenza. Queste colline rocciose dietro la rocca sono piene di gallerie e caverne e qui trascorso gli ultimi decenni, tenendomi in disparte anche dagli occhi degli umani che credono di servire il mio Cavaliere nella sua falsa identità di Lord imperiale.-
Niya piegò leggermente il capo osservando per la prima volta il corpo del drago: le sue scaglie violacee rilucevano e le sue zampe e il petto erano dotate di muscoli gonfi e sviluppati.
La dragonessa sentì del calore crescerle nel petto.
Delle voci umane risero sugli spalti della conca, con un ruggito furioso Temrèr si volse e rilasciò una feroce fiammata verso di loro, incendiando quel tratto di muro ed una torre di legno adiacente.
Nessuna altra voce si levò.
Il grande drago viola ruggì insulti nei confronti delle guardie, vive o morte, quindi piegò il muso.
Egli sfiorò appena la catena che teneva la dragonessa legata e il duro metallo si sciolse come neve al sole.
Niya trattenne un gemito di sorpresa poiché ciò che aveva appena visto era uno di quei rari episodi in cui i draghi manifestavano la magia in modo istintivo e senza controllarla consapevolmente.
-Per favore, non cercare di fuggire in volo… sarei costretto a combattere per fermarti e non voglio farlo.- disse lui con espressione cupa.
Niya non dispiegò le ali né cercò di fuggire: sapeva che non era quella catena oramai liquefatta a tenerla prigioniera e per la prima volta avvertì che vi era qualcos’altro a tenerla legata a quel luogo a parte la prigionia del suo Cavaliere.
-Non… non potevo sapere che il drago avvistato fosse davvero una femmina: tale era la mia speranza ma… -
Niya mosse la lunga coda verso di lui, accarezzandogli il muso come per zittirlo.
Aveva capito i sentimenti e i desideri del maschio e benché lei stessa si fosse chiesta in passato come si sarebbe comportata in una tale situazione, ora la sua mente era sgombra da preoccupazioni e gli istinti stavano per dominarla.
-Niya… sei sicura? – chiese distante la voce del suo Cavaliere.
-Mio compagno-di-cuore-e-di-mente… ti chiedo di benedire la mia scelta e restare insieme a me per quello che ha da venire.-
-Hai paura?
– rispose la voce.
-Affatto… ma sento che tale è la sua grandiosità che non posso tenertene a parte. –
Attraverso la nebbia che si era frapposta a forza tra le loro menti, la dragonessa avvertì un ondata di affetto da parte di Kooskia.
-Fagli vedere come è fatta una vera cacciatrice della nostra foresta … -
Niya emise un mugolio di piacere, quindi si slanciò verso il drago viola azzannandogli la spalla.
Lui resistette all’impatto benché sangue sgorgasse dalla ferita e sul muso della dragonessa, il maschio fece perno sulla zampa anteriore destra e sfruttando il suo maggior peso la sbatté a terra, quindi si guardò sorpreso la ferita sanguinante.
-Avevo sentito leggende sul comportamento delle dragonesse selvatiche e di come fossero formidabili… -
Lei rimase a terra, stesa su di un fianco come una gatta, con la lunga coda che frustava il terreno.
-Allora non hai visto ancora niente Témrer, dimostrami di essere più che uno schiavo e battiti con me per avermi!-
Improvvisamente la dragonessa dorata si slanciò sul fianco esposto di lui ma il grande drago maschio la aspettava, le afferrò il collo e sfruttando lo stesso slancio riuscì a ribaltarla e a farla rovinare al suolo: la grande zampa artigliata di lui premette quindi contro la sua schiena, trattenendola.
Niya mugulò di soddisfazione e sottomissione nei suoi confronti, colpita dalla forza e dalla prontezza di riflessi di lui. Senza che lei avesse proferito parola, Tèmrer la lasciò andare quindi spiccò il volo e rimase in aria in attesa di lei.
La dragonessa dorata lo seguì, senza degnare di uno sguardo le guardie rimaste sugli spalti che in effetti si erano rintanate nelle torrette e nelle casematte.
Il fuoco dei due draghi si unì in una singola fiammata in cielo prima che i due atterrassero di nuovo nella conca: infine la dragonessa si accovacciò al suolo, invitando finalmente il maschio a prenderla tra ruggiti di piacere e di passione.


Il cucciolo non voleva stare attento e continuava imperterrito a concentrare tutta la sua attenzione su di un uccellino azzurro che cinguettava in cima ad un albero.
Redpaw gli pungolò il fianco con il muso e poi mordicchiò l’orecchio destro del cucciolo ormai mezzo cresciuto per riportare la sua attenzione sulla lezione di posta alla preda.
Nonostante la frustrazione a volte generatasi dal dovere allevare una piccola banda di monelli, il giovane lupo era soddisfatto e felice nel vederli crescere ed era grato alla sua compagna di essere una madre tanto premurosa.
Il cucciolo però commise un altro errore, mettendosi a ringhiare.
Redpaw stava per dargli un'altra lezione quando si rese conto che il piccolo non stava ringhiando al branco distante di cervi ma a qualcos’altro.
Il lupo si drizzò e annusò l’aria, fiutando qualcosa di strano.
Abbaiò al cucciolo di tornare alla tana da sua madre e dai suoi fratelli mentre lui stesso decise che si sarebbe messo a investigare.
Non poteva permettere ad un pericolo misterioso di minacciare la sua famiglia!
Non c’era nemmeno tempo di avvertire con l’ululato gli altri branchi o gli umani del Popolo dei Lupi, doveva agire subito e doveva agire da solo.
Redpaw corse nella foresta in direzione dell’intruso: rimase sorpreso nell’avvertire che fosse uno solo e il suo odore, benché ricordasse quello dei due-zampe, era in effetti diverso.
Ringhiò e gli sbarrò la strada, osservando il suo nemico.
Gli occhi di lupo non sono buoni quanto quelli dei due-zampe ma Redpaw riuscì a notare come l’intruso fosse alto e slanciato per essere un due-zampe: con lunghi capelli corvini.
Egli rimase sorpreso quando sentì parole antiche e potenti ma che il lupo comprese alla perfezione.
-Non sono tuo nemico, fratello cacciatore, il mio nome Laér e vengo qui in cerca di aiuto: due cacciatori di questa foresta, Kooskia Figlio dei Lupi e Niya Figlia del Cielo, sono stati catturati da nemici potenti. Aiutami fratello… portami da coloro i quali sono disposti a lottare per la loro e per la nostra libertà. –

NOTE:
Per semplificarmi la scrittura ho posto l'intero dialogo tra Niya e Temrèr in caratteri normali anzichè in corsivo. Benchè sia questo un capitolo dal punto di vista di Niya ho deciso di ridurre l'uso dei termini dragoneschi che ha fatto Paolini nell'ultimo libro e ho cercato di adattarmi più allo stile dei dialoghi fatti da Glaedr o quelli dei primi libri anzichè quelli che vedono i pensieri di Saphira alla fine (in effetti Paolini cambia un pò lo stile nel corso dei libri e soprattuto nell'ultimo libro si nota una grossa differenza tra Saphira e Glaedr, personalmente l'ho trovata un pò troppo marcata). Altro piccolo dettaglio: "Temrèr" è un omaggio al drago Temeraire dell'omonima serie, nel corso di alcuni libri viene così chiamato dal draghetto Volly che non riesce a pronunciare il nome intero per bene: tutto sommato però è un bel nome alterato.

 
  
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