Storie originali > Generale
Segui la storia  |      
Autore: itsmargherita    06/10/2013    0 recensioni
La vita di una certa Camille non era mai stata troppo facile. Anzi,no. La parola facile non va bene. Non era mai stata vera, non era mai stata bella, ecco.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il cielo grigio faceva davvero contrasto con le nuvole candide di quella giornata. Ogni tanto Camille alzava lo sguardo e si perdeva nelle forme delle nuvole. Alcune le ricordavano animali, altre sembravano solo degli schizzi ben curati e altre ancora sembravano non cambiare mai. Rimanere sempre allo stesso posto, con la stessa forma di sempre. Poi pero’ il suo sguardo ricadeva sul terreno verde e sulle sue scarpe all’inglese. Sembrava che tutto scorresse così piano, come nei film, dove le scene tristi dove le persone piangono sono lente e in bianco e nero. Ecco, sembrava quasi di essere in un film, o in un libro. In qualcosa di triste, comunque. Le persone che si avvicinavano per dare supporto non capivano cosa significasse perdere qualcuno. Ma alla fine nessuno capisce, nessuno realizza. Si comportano come se non fossi mai esistita o  come se vivessi ancora. Camille non sapeva come comportarsi. Parlava ancora con lui, gli scriveva ancora, pensava ancora a lui. Voleva mantenere vivo il suo ricordo, benchè lui non lo fosse più. Salutò tutti e se ne andò via. In macchina non volava  una parola. Nessuna delle due osava fiatare, iniziare una conversazione. La ragazza avrebbe voluto abbracciare la madre, dirle che le dispiaceva per tutti i problemi ed i casini, dirle che le voleva bene nonostante non glielo avesse dimostrato una volta nella vita. Avrebbe voluto dirle tante cose, urlarle in faccia ciò che si teneva dentro da sedici lunghi anni. Ma il grido veniva sempre soffocato, in un modo o in un altro.



 
 
Sette giorni prima
La musica a tutto volume e il profumo di sigarette nell’aria rendevano  la serata davvero piacevole. La canzone venne alzata ancor di più e la casa parve come scoppiare. Persone che ridono, si divertono e bevono, questa sì che era vita. Quando appartieni a quel mondo, è difficile che tu possa uscirne, nessuno vuole davvero. Gli sfigati che di sera rimanevano a casa pensando “sono migliore di loro, non ho bisogno di alcool o fumo per divertirmi”  erano…ecco, degli sfigati. Alla fine se non ti diverti a quest’ età quando puoi farlo? È inutile sprecare tempo in casa quando fuori c’è un mondo da scoprire.
Fred arrivò con due bicchieri. Ne presi in mano uno  e lo bevvi tutto ad un sorso. Mi sorrise, mi prese per mano e mi portò fuori a prendere una boccata d’aria. Non ero esattamente sobria, mi reggevo a stento in piedi e infatti, quando il mio migliore amico mollò la presa su di me, caddi a terra come un sacco di patate. Tutto girava intorno a me, avevo mal di testa e gli occhi mi bruciavano, ma andava bene anche così.  Risi e giuro, non mi sarei più voluta alzare da terra. Erano quelli i momenti che mi piacevano di più dell’adolescenza.  Fare cazzate con i tuoi amici, la matita sugli occhi, la musica da discoteca, i bagni a mezzanotte. Non volevo ricordarmi dell’adolescenza come l’epoca dei voti alti a scuola e dell’agitazione prima delle verifiche. Non era questo ciò che avrei raccontato ai miei figli o ai miei nipoti. E non sarebbero stati nemmeno i pomeriggi sprecati a fare shopping o a fare ginnastica ad essere tramandati. No, volevo qualcosa di più. 

Cercai di rialzarmi dal pavimento, ma  il tentativo fu del tutto vano.  Fred se la rideva, era più andato di me credo. Così, una persona mi prese da dietro e mi portò in braccio fino in camera da letto. Mi fece stendere mentre ridevo e lui si sedettevicino a me, aspettando che aprissi gli occhi. O comunque che dessi un segnale di vita, oltre la mia risata.  Rimasi li sdratiata sul letto senza sapere chi fosse la figura misteriosa che avevo vicino. Persi la conizione del tempo, non sapevo se in quella camera ero rimasta per pochi secondi o alcuni minuti, ma anche se fossero passati giorni non penso me ne sarei accorta. A fatica mi misi seduta sul letto e pian piano l’immagine di questo ragazzo si fece più vivida. Occhi di un marrone caldo, capelli scuri e un piercing sul labbro. Le labbra carnose si aprirono in un mezzo sorriso ed io non seppi davvero più che dire. Nonostante la sbronza, cercai di essere più seria che potevo. Cosa avrebbe fatto una persona seria in una situazione del genere? Beh, ma io che ne so, non faccio parte di quelle. Cercai comunque  di ragionare. Con quello che mi aveva fatto, sarei dovuta andarmene, sbattendo la porta con violenza, giusto per fargli capire che non volevo avere più niente a che fare con lui. Ma invece rimasi lì, come una deficiente ad ammirarlo in tutta la sua bellezza, finchè non aprì bocca:

-sei sveglia finalmente-

Decisi di non dire niente. Lo guardai con sguardo implorevole. Perché non mi lasciava andare? Perché doveva continuare ad essere dovunque io fossi, a perseguitarmi col suo sorriso strafottente? Volevo essere libera da lui, dal suo pensiero. Avevo superato cose peggiori, ma lui sembrava non voler passare.
O ero io che non volevo lasciarlo andare?

-senti, so che ho sbagliato- disse ad un tratto, serio. –ma io voglio te e basta. Non sono un ragazzo serio e qu-

-basta, andrea fuori da qui-

Ero io ad aver parlato? Davvero? Ero riuscita a mandarlo via, a dirgli ciò che avrei dovuto digli da ormai mesi?
Ovvio che no.

Sull’ uscio della porta se ne stava Fred, con una faccia seria. Andrea lo guardò con aria di sfida e si alzò.

-fred, perfavore, calmati un attimo, mi stava solo parlando- sussurrai cercando di calmare le acque. Ma il disastro ormai era fatto. I due iniziarono a squadrarsi, come si fa nelle gare di wrestling . Andrea  era forte e Fred no, ma, quando si trattava di difendere chi si ama, diventava una bestia. Mi alzai e mi misi tra di loro, prima che le cose peggiorassero. Presi il mio migliore amico per mano, l’altro ragazzo mi scrutava mentre me ne andavo via.

 Riuscii solo a sussurrargli un -grazie- e ce ne andammo dalla festa. 


Freddie mi salvava, sempre. Era quel ragazzo d’oro con un carattere maturo e forte, che era però entrato in un circolo vizioso di droga. E quello ultimamente era il suo più grande problema.  Non riusciva a fermarsi e i suoi genitori non si interessavano di certo a lui. Freddie aveva 19 anni, proveniva da una famiglia ricchissima e si era trasferito in Toscana più o a meno nel mio stesso periodo. Abitava da solo, ma questo non era un problema, trovava sempre qualcuno con cui stare e in casa ci passava davvero poco tempo in realtà. Ero preoccupata per lui e facevo bene. Lui era come il padre che non avevo mai avuto, il fidanzato che mi trattava bene e l amico a cui dire tutto. Eravamo quasi una cosa sola, io e lui.

-  Tua mamma stanotte lavora o vuoi venire a stare da me?-

-tranquillo, non c’è nessuno a casa mia-  dissi sorridendogli. Mi ospitava spesso di notte quando ero ubriaca o avevo bisogno di qualcuno con cui parlare. Stavo per scendere dalla macchina quando di colpo mi fermai.

-voglio chiederti una cosa- dissi tutto ad un fiato con lo sguardo fermo sulle mie mani,che si poggiavano a loro volta sul tessuto viola del mio vestito.

-so già cosa vuoi sapere - sospirò. –non ce la faccio a fermarmi-

Lo abbracciai forte e scesi dall’auto.
Corsi fino al porticato di casa mia e aprii la porta. Erano le 3: 45 e ciò significava che in due ore massimo mia mamma sarebbe tornata. Non si sarebbe arrabbiata nel vedermi ubriaca credo, o forse non poteva arrabbiarsi perché non litighi con le persone con le quali non hai un rapporto.  Bevvi una bottiglia intera d’acqua per cercare di eliminare più alcool possibile dato che quella sera stavo proprio male, e mi buttai in doccia. Alle 5 esatte ero pronta, coi capelli biondo platino ancora umidi e il pigiama ben stirato. Mi infilai nel letto e cercai di dormire, ma dovevo pensare a come aiutare Freddie. Dieci minuti più tardi sentii dei passi nel corridoi di casa e un tonfo, segno che mia madre si era buttata sul letto. Mi addormentai beatamente, senza sapere cosa sarebbe succeddo l’indomani.

Senza sapere che quella era stata l’ultima volta.
  






 ciao a tutti :) questa è la mia prima fanfiction, quindi scusate gli errori. non si capisce molto bene l'inizio della storia e di ciò sono consapevole, ma ho voluto lasciare un po' di mistero...
fatemi sapere se vi è piaciuta, scrivete una piccola recensione con critiche e ciò che pensate per il momento della storia se vi va, mi farebbe piacere :)
                                                                                                                                   

                                                                                                                                                                                                                       Margherita 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: itsmargherita