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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    06/10/2013    2 recensioni
La bambina l’aveva incontrato mentre rotolava goffamente in un campo di grano, tentando, con urli gioiosi, di far sembrare quello svago più divertente del dovuto.
Rainy si era avvicinata a lui curiosa e, chinatasi per vedere meglio il suo viso arrossato, aveva chiesto, con noncuranza:
“Vai a caccia di Nargilli?”
[Seconda classificata al contest "Nuova Generazione: Aboliamo i cliché" indetto da frouis]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hugo Weasley, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Nome autore: TheHeartIsALonelyHunter (sia su forum che su EFP)
Pacchetto scelto: Diamante (Elementi scelti: Coppia HugoxOC, Oggetto Ciondolo)
Titolo: Summer Love
Tipologia: One shot
Generi: Romantico, Malinconico
Avvertimenti:Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione:La bambina l’aveva incontrato mentre rotolava goffamente in un campo di grano, tentando, con urli gioiosi, di far sembrare quello svago più
divertente del dovuto.
Rainy si era avvicinata a lui curiosa e, chinatasi per vedere meglio il suo viso arrossato, aveva chiesto, con noncuranza:
“Vai a caccia di Nargilli?”
Eventuali note: Rainy Scamandro è un mio OC, ed è la terza figlia di Luna.
L'ho inserita in una storia come ragazza di Albus, ecco perché alla fine lei nomina Albus: è il loro primo incontro, e tutti gli avvenimenti descritti sono
precedenti a esso.
Può essere considerato un prequel.
Il mio Hugo è un po' diverso dalla versione classica: è un bambino pieno di sé ma non arrogante, un eterno Peter Pan, potremmo dire, e lui e Rainy passano
un'estate insieme.
So che non è granchè ma l'ho finita in fretta per farla partecipare al contest.
Ah, ultima cosa: Hugo passa tutte le estati in campagna perché i suoi genitori affittano un casale (ad un certo punto le spiego anche).
Rainy invece passa solo un'estate lì.


Rainy Scamandro stringeva convulsamente il ciondolo che aveva al collo come se stesse stringendo un’ancora a cui aggrapparsi.
La catenina a cui era attaccato il cuore spezzato a metà era un semplice pezzo di corda, molto umile, e il ciondolino era stato disegnato sulla carta: certamente non era un ornamento né un vanto per la ragazza, ma lei amava  indossarlo nonostante non fosse bello come le collane che le sue compagne di Corvonero sfoggiavano continuamente alla lezione per impressionare il professore di turno.
Sul pezzetto di carta, ritagliato in modo che la prima parte dell’uno potesse unirsi a quella dell’altro, era scritto, in stampatello incerto il nome “HUGO”.
Rainy sorrise al ricordo dei suoi capelli rossi e ricci, sempre spettinati, e alla patina di sudore che ricopriva il suo viso dopo una corsa nei campi che circondavano la casa in campagna tanto amata.
Ripensando alle sue lentiggini non poteva fare a meno di sorridere, perché lui se ne lamentava sempre quando a lei, che ne aveva molte di più, piacevano tanto. Hugo metteva sempre litri di crema solare, lo ricordava bene, per cercare di proteggersi da scottature varie e per prevenire la nascita di nuovi puntolini rossi sul suo viso pallido. Alla fine, però, il sole aveva sempre la meglio sul bambino, che ritornava a casa costantemente rosso e con il viso coperto per evitare che la madre vedesse le scottature che riportava.
Quante volte Rainy gli aveva chiesto perché non indossasse un semplice cappello, come lei faceva?
Tante, tante volte.                 
Lui aveva sempre risposto con uno sbruffo o ostentando l’aria da uomo che proprio non aveva.
“Ma è da femmine, Rainy!”
“Non il mio cappello, idiota!” protestava lei, cercando di farlo ragionare. Sembrava strano, ma all’età di otto anni era lei la più matura tra i due.
Hugo si ostinava, sempre e costantemente, a camminare a viso scoperto per i prati, come un contadino particolarmente audace, come a cercare di dimostrarle qualcosa, anche se Rainy non aveva bisogno di prove per sapere che il rosso era il bambino più straordinario che avesse mai conosciuto.
Ma lui quel cappello maledetto (sua madre una volta gliene aveva comprato uno di paglia) non lo aveva mai voluto mettere, e da che ricordava non era passato giorno in cui Hugo Weasley non fosse andato girovagando come un vagabondo a viso scoperto, nonostante le sue raccomandazioni e le sue intimazioni a mettere da parte le sue arie da “guerriero romano”, come lui amava farsi chiamare.
All’età di otto anni, Hugo ne dimostrava sei, sia nel fisico che nella mente, totalmente contrapposto a sua sorella Rose i cui tratti erano spesso induriti da una dolce aria di responsabilità, da sorella maggiore ansiosa.
Il bambino non ascoltava nulla e nessuno, scorrazzava per i campi non considerando i richiami della madre e, soprattutto, si sentiva un vero e proprio dio.
Ora, è risaputo che un bambino, nei primi anni di età, si senta sempre al centro del mondo, e le sue manie di protagonismo sono spiegate dalla semplice innocenza da infante. Ma quando la mente matura e il corpo cambia, solitamente ci si rende conto che nel mondo non si è soli, e che bisogna imparare a convivere con gli altri esseri umani.
Questo semplice e unico fatto Hugo Weasley non l’aveva mai compreso: non aveva mai realizzato che esistevano altre persone intorno a lui, o almeno non aveva realizzato che anche loro avessero dei sentimenti come i suoi.
Esisteva solo lui e la sua sfrenata voglia di divertirsi, di darsi alla follia e di godersi la vita.
Che importava se sua madre lo richiamava dai campi per la cena? LUI non aveva fame, e LUI non voleva rientrare.
E che importava se dei bambini gli chiedevano gentilmente un favore? LUI non aveva intenzione di spargere gentilezze a destra e a manca, un vero guerriero non è mai gentile con le sue vittime.
Che importava se le sue giornate le passava infastidendo innocenti animaletti e facendo il bullo con le creature più piccole? A LUI piaceva così, e LUI doveva dimostrare la sua superiorità.
 Ciò non lo rendeva, naturalmente, un arrogante (Rainy non avrebbe mai potuto chiamarlo così), ma semplicemente un bambino rimasto ancora nella convinzione di essere “il re del mondo”.
La bambina l’aveva incontrato mentre rotolava goffamente in un campo di grano, tentando, con urli gioiosi, di far sembrare quello svago più divertente del dovuto.
Rainy si era avvicinata a lui curiosa e, chinatasi per vedere meglio il suo viso arrossato, aveva chiesto, con noncuranza:
“Vai a caccia di Nargilli?”
 
Così era iniziata la loro amicizia, così era iniziato il loro amore.
Se si può definire amore il legame che unisce due bambini di otto anni per un’estate, un’estate sola, la migliore estate della loro vita.
Così era iniziata la loro avventura insieme, durata solo tre mesi ma lunga tutta una vita.
Era stata un’estate assolata, di campi di grano e cacce ai Nargilli.
Era stata un’estate di lentiggini sul viso, di cappelli di paglia e di sbuffi contrariati.
Era stata un’estate di risate, che risuonavano per tutta la campagna circostante quando si rifugiavano sulla loro casa sull’albero.
Era stata un’estate di cadute, di sbucciature, di lamenti delle mamme, di sorrisi dei papà.
Era stata un’estate di appostamenti davanti alle tane dei conigli, nell’attesa che essi uscissero allo scoperto.
Era stata un’estate di combattimenti con le spade di legno, di improvvisati combattimenti di magia, di bacchette rubate e ramanzine a non finire.
Era stata un’estate in cui il casale che i Weasley affittavano per passare le vacanze era diventato protagonista dei loro esperimenti, dei malriusciti tentativi di preparare dei biscotti, un’estate di cucine bruciate e altri rimproveri.
Era stata un’estate di gelati, presi sempre e costantemente insieme, e di frappé, anche questi presi sempre insieme.
Era stata un’estate di giochi d’acqua, di gavettoni e corse nei campi in costume da bagno.
Era stata un’estate di caccia alle farfalle, con acchiappa farfalle improvvisati, e di dolci frutti colti direttamente dagli alberi.
Era stata un’estate di fantasie, di sogni e di risate.
Era stata un’estate passata stesi in un campo di margherite, con il viso rivolto verso il cielo e la paura di perdersi per sempre.
Era stata un’estate così meravigliosa che Hugo aveva temuto seriamente che lei si sarebbe dimenticato di lui.
Ma Rainy non aveva dimenticato, oh no, non aveva dimenticato quelle dolci mattinate iniziate leccando il barattolo della Nutella, e quelle sere in cui a cullarli c’era il canto delle cicale.
Non aveva dimenticato la promessa, quella promessa che Hugo le aveva fatto l’ultimo giorno, la promessa di “ritornare”, un giorno, la promessa che si sarebbero rivisti.
E, a suggellare quella promessa, un ciondolo fatto con la carta e un bacio sulla bocca.
Rainy sospirò, tornando a carezzare la testa del Thestral.
Era stato un inverno di attesa, attesa che una sua lettera arrivasse, attesa che un gufo planasse sulla sua scrivania, attesa che l’anno scolastico cominciasse.
Era stato un inverno di pioggia, pioggia costante e copiosa, perché, in fondo, dopo un’estate così tutto ti sembra più brutto.
Era stato un inverno lungo, estremamente lungo, troppo lungo, per lui e per lei, per quel piccolo grande amore nato in un campo di grano sotto il sole cocente d’estate.
Quasi senza accorgersene, tornò a carezzare il pezzettino di carta appeso al collo.
Un legame, una promessa.
E lui non l’aveva mai rispettata.
Quando l’aveva visto entrare ad Hogwarts a braccetto di Lily Potter ignorandola bellamente, Rainy aveva capito che, in fondo, bambino era e bambino era rimasto.
Lei, invece, purtroppo era cresciuta.
E non si poteva contentare più di promesse effimere sussurrate all’orecchio e di anellini di plastica infilati al dito.
Non si accontentava più della carta, che si consumava il fretta e ingialliva, come era ingiallito il loro amore.
Non era mai davvero finito, ma col tempo qualcosa li aveva separati, qualcosa che andava oltre la lontananza e la separazione: l’indifferenza era diventata il velo che li avrebbe tenuti separati per sempre, e nulla sarebbe tornato a ridare loro ciò che era perso.
Rainy sospirò.
Era stata un’estate di sole, amore e baci.
Baci scoccati sulle labbra timidamente, baci segreti dati con la scusa “In fondo siamo fidanzati!”.
Baci che volevano intendere amore, ma in fondo cosa sanno dei bambini di otto anni dell’amore?
Baci mai rivelati e mai resi noti, baci mai davvero vissuti.
Quel giorno, Rainy trovò il coraggio di strappare il ciondolo, determinata e forte, decisa a lasciarsi alle spalle il passato e a continuare, a testa alta la sua strada.
Non aveva forse lui scelto Lily Potter?
Non poteva anche lei scegliere, senza l’obbligo di una promessa a costringerla?
Il ciondolo finì nella fanga e fu mangiato da un piccolo Thestral particolarmente affamato.
Rainy sorrise, alla vista del suo unico gioiello che se ne andava, finalmente dalla sua vita.
L’estate era ora alle spalle, quell’estate era ora alle spalle, e Rainy era pronta a viverne un’altra.
I passi del ragazzo risuonarono sul terreno freddo.
Rainy sorrise.
“Ciao, Albus Potter”.
Lo aspettava.

 
  
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