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Autore: _ForeverAlone_    06/10/2013    5 recensioni
Duncan Nelson, 31 anni, ruba per vivere, single, triste ed amareggiato. Ecco, questo era lui. Bello no? Era dall'età di 15 anni che era così, da quando la sua unica ragione di vita scomparì come se nulla fosse, lasciando in lui una voragine senza fine.
Ma se questa voragine trovasse una fine? Se lui smettessi di soffrire? Magari grazie ad una ragazza un po' particolare, in grado di far luce anche sulla scomparsa di lei, la sua vita: Gwen Levis
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Duncan, Un po' tutti | Coppie: Duncan/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Capitolo 1


Era li, la vedevo chiaramente. La sua pelle bianco latte diventava quasi trasparente alla luce della Luna, la nostra Luna, quella che sarebbe stata testimone della dichiarazione che tutte le donne sogniavano. Certo, eravamo solamente dei quindicenni innamorati, ma io volevo ardentemente passare tutta la mia vita con lei, e glielo avrei detto, quella notte.
La sua risata mi arrivò forte e chiara nelle orecchie, come una musica dolcissima.
-Cosa volevi dirmi, Duncan?-mi chiese improvvisamente, e io persi un battito. Ecco, era il mio momento, finalmente glielo avrei chiesto, e saremo vissuti per sempre felici e contenti. Ma non andò così.....


Le risate dei bambini mi riportarono alla realtà, interrompendo quel sogno lasciato incompleto. Non sapevo perché, ma succedeva sempre qualcosa di inaspettato che mi svegliava, fermando bruscamente quel sogno ricorrente, come se quel bastardo di un fato non volesse farmi conoscere la ragione del suo gesto, quella di abbandonarmi durante la dichiarazione più importante della vita. Mi aveva lasciato li, su quella spiaggia, da solo, mentre lei correva con le lacrime agli occhi, ma che non lasciavano trasparire nessuna emozione. Certe volte mi ripetevo: Insomma Duncan! Sono passati anni! Devi dimenticartela! Ma sapevo che non lo avrei mai fatto. E' impossibile dimenticare i suoi occhi blu, la sua pelle morbida, il suo sorriso e il suo essere.....Gwen.
Un urlo spaventato mi riscosse, nuovamente, dai miei pensieri, e concentrai lo sguardo sull'artefice di tale gesto. Una ragazza dai lunghi capelli corvini, con qualche ciocca fucsia e tagliati alla cazzo, era intrappolata tra due armadi a sei ante che avevano intenzioni a dir poco ambigue. Maniaci, ecco tutto. Ero deciso ad andarmene, senza aiutarla. In fin dei conti, chi la conosceva quella tizia! Ma fu l'incontro dei nostri occhi a farmi cambiare idea. Ci guardammo per una frazione di secondo, e l'azzurro dei miei occhi incontrò il suo gemello. Erano uguali ai miei.
Preso da un moto di adrenalina, raggiunsi i ragazzi e con due pugni li stesi in un batter d'occhio. La ragazza caddè a terra svenuta, forse troppo scossa per la quasi-violenza ricevuta. Mi piegai su di lei e la osservai attentamente. Non poteva avere più di sedici anni, la pelle era bianco latte troppo chiara per sembrare umana, portava un paio di anfibi, una gonna verde con una catena al fianco destro, una maglia nera con un giobbottino di pelle sopra e due pircing sul labbro inferiore. Una punk senza ombra di dubbio. Sorrisi instintivamente, pensando che in fondo assomigliava un po' a me. 
La presi delicatamente in braccio, pensando che doveva assollutamente riposarsi da tutt'altra parte che non sia un parco pubblico.
La portai a casa mia, un sudicio mono-locale, e la adagiai sul divano. Stessi seduto sul bracciolo destro, aspettando impazientemente il suo risveglio. Non sapevo assolutamente il perché di tale gesto, ma in un certo verso mi piaceva. Il problema era quello che avevo sentito dentro di me, quando guardai dritto nei suoi occhi. Sentivo una sensazione strana quasi di benessere interiore.
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Quando la ragazza si svegliò, Duncan le chiese:
-Dormito bene?-. La punk sussultò appena sentì qualcuno parlare alla sua destra. si girò, per trovarsi faccia a faccia nuovamente con i gemelli dei suoi occhi. Ecco li, finalmente lo rivedeva. Duncan, l'uomo che cercava. Esatto, lei lo stava cercando per un motivo ben preciso, ma che non lo avrebbe rivelato tanto facilmente.
-Chi sei?- chiese, ben conoscendo la risposta. L'uomo sospirò.
-Duncan-. Decise di presentarsi, senza un motivo valido.- E tu?-. Lei alzò le spalle.
-Gisel....senti, Duncan, te ne potresti andare? Dovrei dormire ancora un po'-. Non chiese perché si trovava li, ne perché lui la aveva portata a casa sua, se si poteva chiamare casa.
Lui si alzò sbuffando, e si avviò in cucina.
Gisel sorrise commossa. Gli aveva parlat per la prima volta! Che splendida voce che aveva, calda e rilassante. Si abbandonò nuovamente sul cuscino e sussurrò una sola parola, prima di tornare a dormire. I muri furono gli unici testimoni di quel sussurro quasi non udibile perfino alle sue stesse orecchie.
-Ciao, papà-
  
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