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Autore: endlesshope    06/10/2013    0 recensioni
una ragazza, come tante altre, con una vita, come quella di tante altre.
inizia a diventare speciale, conoscendo un amore speciale. riesce a inseguirlo,
lo raggiungerà?
di voi, di me, di July,
sta a chi leggere decidere di cosa parla.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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July stava seduta su quella panca e sorrideva.
Non sorrideva a nessuno o forse sorrideva a tutti i presenti.
La sua compagna Sabrinne continuava a parlarle, ignara che il sorriso della sua presunta ascoltatrice non fosse rivolto alla loro presunta conversazione.
July era assorta in quindici pensieri, quindici, uno per ognuno dei compagni seduti attorno a quella tavola, in quel locale dove avevano organizzato la serata.
Non tutti i suoi vecchi compagni di classe avevano partecipato quella sera, ma per buona parte erano presenti. Lei scorreva impercettibilmente lo sguardo su ognuno di loro, talvolta sorridendo educatamente a sabrinne, la sua “amica”, che non la finiva di parlare, per poi riprendere a passare in rassegna ogni ricordo che aveva con quegli undici ragazzi e quelle quattro ragazze.
July voleva un gran bene ad ognuno di loro, pur rendendosi conto di essere alquanto invisibile ai loro occhi.
Non era mai stata una ragazza fra le prime a venire considerata, lei non era fra quelle come Lizzie, Erika e Airynne, che erano gradite a tutti a non avevano problemi nel passare a ridere e scherzare da un compagno all’altro.
Aveva sempre invidiato tanto quelle ragazze, a volte sembravano tenute assieme da uno spesso elastico, ma tutti cercavano lo stesso di attirare la loro attenzione, nonostante fossero in un gruppo chiuso. Poi Airynne e Lizzie erano così belle, fra le ragazze più belle che July conoscesse…
Aveva tentato così tante volte di ottenere la loro simpatia, ma l’unica con cui riusciva a scambiare qualche parola, senza sentirsi squadrata dall’alto in basso era Lizzie, per il resto, con le altre ragazze si sentiva molto a disagio. Forse solo con Tamara, che passava la maggior parte del tempo con i ragazzi, piuttosto che con le compagne, ed era simpatica praticamente a tutti, July era riuscita ad avere un rapporto, ma nonostante a volte sembrasse davvero che a Tamara importasse della compagna, non c’era mai davvero stata per July, e l’aveva delusa così tante volte…
Quando ebbe finito di richiamare alla memoria tutti quei ricordi e sentimenti, July si sentì come riempita da una calda onda di nostalgica tristezza, ma non smise di sorridere, per non darlo a vedere.
In pochi mesi era cambiato tutto, i suoi compagni, erano così diversi, eppure lei si sentiva la stessa, loro erano “cresciuti” che lei non era neppure più sicura fossero gli stessi. Ma lei dentro di se era uguale ad un anno fa, e non aveva né voglia né fretta di crescere.
Pensava -tutto viene al momento giusto, no? Perche dovrei impegnarmi a far accadere cosa che è risaputo essere naturali? Il primo ragazzo, una migliore amica a cui voler bene e con cui passare tutto il tempo libero, le feste, la felicità…
July era dell’idea che queste cose non bisognasse andarle a cercare, che non dovessero essere forzate….
-Hey July!-
chiamò Sabrinne ridendo
–Guarda la foto di questo ragazzo! Non è supercarino? sta nella classe vicino alla mia e sai che una mia compagna conosce un’amica che sa che la sua ragazza er…
Le parole pronunciate dalla voce cinguettante di Sabrinne sfumarono via dai timpani di July, così frivole da infastidirla, e lei si limitò ad assentire con un “Già già..” poco convinto che in ogni caso non scoraggiò l’altra alla sua sinistra dal dilungarsi in dettagliate cronache di pettegolezzi della sua nuova scuola.
July si rituffò nei suoi pensieri e prese a giocherellare con la cordicella che teneva attaccata al collo, rigirandosi fra le dita il laccio di scarpa che vi stava attaccato. Molte, moltissime pesone le avevano chiesto cosa fosse quella “collana”. La portava da più di due anni, non l’aveva mai tolta. Non era bella, oh no, non era bella per niente, quella cordicella nera e logora che annodava in un punto un pezzetto di laccio di scarpa, sfilacciato e consumato. Ma lei lo portva sempre al collo e alle domande
–Cos’è? – Perché ce l’hai?- 
Non rispondeva più di
–Un laccio! E ce l’ho perché sì!- 
O di
–Ti sei accorto solo ora che lo ho? È da tanto!
Ma in realtà, ogni volta che qualcuno le domandava di quella cordicella, lei portava le mani al lacero pezzo di laccio, e le saltava alla mente cos’era e il perché fosse lì. Era un semplice laccio, tagliato anni fa da una scarpa di un suo compagno e poi lasciato sul suo banco, senza motivo, senza forse neppure lui si accorgesse di averlo lasciato lì.
Ma lei se n’era accorta, e come non avrebbe potuto? Era più che innamorata del ragazzo che aveva abbandonato il piccolo pezzetto di stoffa davanti a lei.
Lei l’aveva preso, perché su quel paio di converse consumate, sulla prima stringa davanti, era scitto il suo nome, July, con il pennarello indelebile.
July.
C’era scritto July.

Lei non aveva idea del vero perché, forse l’aveva scritto per scherzare, così, o forse dei suoi amici l’avevano fatto per prendere un po’ in giro Christopher, questo era il nome del ragazzo; le ipotesi più plausibili secondo July erano queste, ma c’era sempre una piccola parte di lei, quella piccola folle speranza di chi è innamorato, che voleva credere lui l’avesse scritto per lei, facendolo poi passare per uno scherzo. Così lei aveva preso quel laccio, e ora lo portava al collo, come simbolo del suo strano secondo amore. Secondo? Già, secondo. E il primo? Il primo in quel momento stava seduto a cinque metri da lei, ridendo e scherzando con Lizzie, senza accorgersi minimamente che July aveva iniziato ad osservarlo.
Guardandolo con Lizzie, sorrise, ma di uno di quei sorrisi tristi, con lo sguardo perso nel vuoto e le lacrime nascoste, sorrise di quei sorrisi che silenziosamente dicono “Ricordo quanto abbia fato male essere felice per quei pochi attimi.”

Mentre Fred continuava a parlare con Lizzie, July lottava per trattenere le lacrime. Sapeva di non dover assolutamente piangere. Cosa avrebbe risposto alle domande superficiali del perché le lacrime le cadevano calde sulle guance? Non poteva mica alzarsi e urlare a Fred, davanti a tutti –Perché? Ah beh! Perché sei stato il mio fottutissimo primo amore, perchè sono stata davvero innamorata, mentre tu mi prendevi solo in giro! Forse questo è perché!

Era brava a trattenere le lacrime, ormai non piangeva mai in pubblico, aveva imparato.
  
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