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Autore: cheekbones    06/10/2013    4 recensioni
"Potevo farla tornare" aveva sussurrato alla birra, mentre Gibbs limava attentamente un pezzo di legno.
"No, DiNozzo. Non avresti mai potuto. Ma confido nel fatto che Ziva sappia esattamente di poter essere trovata, nel caso si perda"
Tony non aveva davvero capito le parole del suo capo, aveva lasciato correre e affogato l'ennesimo senso di colpa nella birra. Il giorno dopo, però, complice un mal di testa, gli era sembrato che le cose andassero meglio: sorrise persino a Bishop e portò il caffè a McGee.
Ziva sapeva esattamente dove si trovava lui. E sapeva quello che stava facendo.
[SPOILER 11X02; Tiva]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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If you get lost, you can always be found.



lò




"DiNozzo, Davi..." Gibbs strizzò gli occhi. "Bishop. Andate a casa del tenente e parlate con sua moglie. C'è qualcosa che non mi quadra in questa faccenda"
Nessuno si stupì davvero per l'errore di Gibbs, perchè succedeva di tanto in tanto, nonostante fossero passati mesi. La prima volta che il capo aveva sbagliato, Bishop era diventata rossa, McGee si era fatto cadere il caffè sulla camicia e Tony si era semplicemente bloccato. Ricordava ancora l'espressione colpevole di Gibbs, che aveva recuperato in fretta, mandando la nuova collega in sala autopsie.
Non era stato facile, per niente, quando era tornato a Washington. Abby aveva urlato, pianto. Aveva picchiato Tony e l'aveva riempito di parolacce.
Tu eri in grado di farla tornare! Potevi farlo, DiNozzo! Perchè non l'hai riportata a casa!?
McGee non gli aveva detto niente, ma si vedeva che ce l'aveva a morte con lui, con Bishop e con Israele. Aveva perso la sua migliore amica, nel modo più subdolo e indolore che conoscesse.
Ebbene, Tony si era sentito in colpa. Riteneva che Abby avesse ragione, forse non aveva fatto abbastanza e, anche se tutti i suoi colleghi gli parlavano di nuovo, credeva ancora di vedere la rabbia e la commiserazione dietro i loro sguardi fugaci.
"Potevo farla tornare" aveva sussurrato alla birra, mentre Gibbs limava attentamente un pezzo di legno.
"No, DiNozzo. Non avresti mai potuto. Ma confido nel fatto che Ziva sappia esattamente di poter essere trovata, nel caso si perda"
Tony non aveva davvero capito le parole del suo capo, aveva lasciato correre e affogato l'ennesimo senso di colpa nella birra. Il giorno dopo, però, complice un mal di testa, gli era sembrato che le cose andassero meglio: sorrise persino a Bishop e portò il caffè a McGee.
Ziva sapeva esattamente dove si trovava lui. E sapeva quello che stava facendo.
"Abbi fiducia, Tony" gli aveva detto Ducky, passandogli un rene, che lui aveva preso con aria schifata. "Sai, torniamo tutti a casa, prima o poi"
L'agente DiNozzo evitò di fargli notare che Washington non era casa. O, forse, Ziva non aveva ancora capito quale fosse, casa sua.

Bishop era brava. Non eccezionale, era troppo giovane, però se la cavava. Aveva conquistato la sua stima quando, dopo l'ennesima risposta glaciale di Abby e il rifiuto di McGee di accompagnarla al bar di fronte, si era alzata dalla sedia e aveva sbattuto la pistola sulla scrivania.
"Ora basta! Mi avete sinceramente rotto le scatole, ok? Io non sono Ziva David, l'ho capito, sapete? Ma non è colpa mia. Non ci volevo nemmeno venire qui, mi ci hanno spedita a calci in culo - questa non è casa mia, voi non siete miei amici e non dovete piacermi per forza. Tuttavia siamo colleghi e gradirei un minimo, minimo!, di rispetto. Intesi?" ringhiò e riprese la pistola. "E ora me ne vado a pranzo!"
Prima che potesse entrare in ascensore, Tony e McGee scoppiarono a ridere, facendola voltare di scatto.
"Notevole, agente Bishop" le aveva fatto l'occhiolino. "Mi stavo proprio chiedendo quanto ci avresti messo ad esplodere"
"Mi dispiace. Non era nostra intenzione" si era scusato McGee. "E' che... è strano vederti seduta lì"
"Lo so" biascicò lei. "E per me è strano vedervi seduti di fronte a me. Avevo una squadra, prima. Avevo amici. Non è facile nemmeno per me"
DiNozzo, in quel momento, scoprì che il dolore non era sempre unilaterale. Intorno a lui c'era chi soffriva, ma soffriva in modo diverso.
McGee e Abby avevano perso un'amica, Gibbs una figlia, Ducky una complice. Lui aveva perso tutto, in pratica.
E Bishop aveva perso la strada di casa.
"Andiamo a pranzo, dai" aveva preso la sua giacca. "McGee ti unisci a noi?"
"Solo se offre la pivella!"
"Sentite, solo perchè abbiamo chiarito la questione, questo non vuol dire che vi permetterò di sfruttarmi come una mucca da latte!"

Tony portava sempre la stella di David con sè. Non la teneva al collo, gli sembrava una sorta di tradimento nei confronti di Ziva e della collana. La custodiva gelosamente nelle tasche dei pantaloni e, ogni sera, la poggiava sul comodino, nella speranza remota che funzionasse come una vera stella (cometa) per condurre Ziva finalmente a casa.
Inizialmente era stato tentato dal cellulare. Poteva scriverle, chiamarla (ma dove, se non aveva un numero?).
Poi dal computer. Poteva mandarle una mail (ma a quale indirizzo?).
Pensò addirittura di telefonare ad Orli (ma meglio evitare, il Mossad portava sempre cattive notizie).
Sta di fatto che, ogni sera, sdraiato sul letto, sentiva il suo cuore battere forte. Era un suono triste. (*)

"Vuoi un passaggio, Tony?" Bishop aveva guardato preoccupata la tempesta che infuriava fuori. "Non mi sembra carino lasciarti tornare a casa sotto la pioggia. Poi chi vuole sentirti, se prendi il raffreddore!"
"Apprezzo la proposta, ma vado a piedi. Tanto domani la mia macchina torna dal periodo di riposo dal meccanico" fece spallucce.
"Piove davvero tanto" osservò McGee. "Neanche a me dispiace darti uno strappo"
"Ragazzi, tranquilli" alzò gli occhi al cielo. "Faccio due passi. Ho messo su un chiletto, sapete?"
Bishop e McGee si scambiarono uno sguardo ammiccante che gli fece capire che sì, sapevano, ma preferivano non farglielo notare.
"Vado, allora. Ci vediamo domani mattina" prese l'ombrello che aveva lasciato sul pavimento, vicino alla scrivania.
"Sicuro di non volere un passaggio?" gli urlò la collega, prima che prendesse l'ascensore.
"Sicurissimo!" sventolò la mano e premette il tasto per il pianoterra.
Casa sua non era vicinissima all'ufficio, ma con un buon quarto d'ora a piedi, poteva farcela prima di diventare fradicio. Accelerò il passo, tirò su il bavero della giacca e tenne l'ombrello vicino alla testa, in modo che potesse coprirlo anche dalle raffiche di vento. Arrivato a casa, evitò la vicina di casa ("Sei venuto a piedi con questo tempaccio? Ma che razza di colleghi hai, non potevano darti un passaggio?!") e cercò rapidamente le chiavi nelle tasche. Sfiorò con le dita la catenina di Ziva, ma passò rapidamente oltre.
"Amen" sbuffò, quando riuscì ad aprire la porta del suo appartamento.
Impiegò circa cinque secondi per capire che qualcosa non andava.
Innanzitutto, le luci erano accese. E Tony non lasciava mai le luci accese, perchè sua madre gli aveva insegnato che così sprecava corrente, quindi si premurava sempre di chiudere bene tutto. C'era, poi, uno strano odore. Odore di carne, per la precisione, come se qualcuno avesse cucinato.
Tony lasciò cadere le chiavi per terra, insieme all'ombrello. Arrivò di soppiatto in cucina, senza nemmeno estrarre la pistola. Perchè, certe cose, Tony se le era sempre sentite.
"Non sapevo cosa cucinare" cominciò a dire. "Non avevi niente in frigo, a parte la birra. Sono andata a comprare qualcosa al supermercato all'angolo, per fare un bel sugo sostanzioso, ci ho messo anche le carote, e ho comprato un dolce e del gelato. Sei tutto bagnato" osservò Ziva David, dopo poco.
"Sì, sono bagnato" sussurrò Tony. "Non - non ho la macchina. E' dal meccanico"
"Lo immaginavo. Funzionava male già qualche mese fa" gli rispose.
Restarono in silenzio per qualche minuto. Quando Tony fece per dire qualcosa, Ziva lo anticipò.
"Sono stata un po' in giro, sai. Ho rivisto gente, posti... mi sono disintossicata" lo liberò dalla giacca bagnata e gli strizzò un po' i capelli umidi, sempre senza guardarlo negli occhi. "Mi ha fatto bene, credo, perchè ad un certo punto..." si schiarì la voce. "Ho capito che non ero sola. Che potevo tornare a casa quando volevo"
"Tu non sei mai stata sola, Ziva"
"Lo so, lo so. Mi ci voleva solo un po' di tempo e dovevo... volevo trovare qualcosa di permanente, sai, come... come una casa"
"Farò di questo posto la tua casa, se ne hai bisogno" Tony deglutì a vuoto, gli occhi lucidi. Era tornata e lui non riusciva a spiccicare parola.
"Non ce n'è bisogno" Ziva abbozzò un sorriso. "Casa è dove torni se qualcuno ti aspetta. Questo posto è già casa mia. Almeno finchè ci sei tu"
"Non vado da nessuna parte"
Ziva sorrise tra le lacrime e si asciugò il viso con le mani. "Adesso lo so"
"Ti amo, Ziva" gli sembrava il momento giusto per dirlo. O forse era troppo presto.
"Ti amo anche io"
O forse era esattamente il momento giusto.




Just know you’re not alone, 'cause I’m going to make this place your home.



























































Note:


La canzone del titolo è Homeward Bound
Personalmente l'ho scoperta grazie a Glee, che ne ha fatto un mash-up (Cliccate qua). Naturalmente mi ha fatta piangere come una fontana e l'ho sempre trovata perfetta per i Tiva. In questo caso ci stava troppo bene. Quindi ascoltatela, che male non fa *^*

(*) Questa frase stupenda non è mia, non sono così poetica LOL, ma di Charles Bukowski.

Ebbene, che dire?, se state leggendo questa flash vuol dire che avete visto la 11x02. Ora, a parte i commenti dell'abbandono (ORRIBILE) di Cote, è stata una bella puntata. LA PUNTATA. Tiva is canon, che altro aggiungere? Personalmente prevedo un ritorno di Cote - più che altro ci spero - e allora sarei tipo 4950809453 metri sopra il cielo, altrochè. Come avete notato, non ho crocifisso Bishop. Ho pensato che anche lei avrebbe potuto aver lasciato qualcuno nel suo vecchio lavoro e la freddezza in ufficio è davvero antipatica (così come a scuola, eh).
Troppo buona, eh? Vi state meravigliando? XD
La puntata mi ha lasciata in una valle di lacrime, non so che altro scrivere.
Ci vediamo al prossimo capitolo di Text me (per chi lo segue) e alla prossima storia.
Baci,
A.
  
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