Ad Eli,
​perché sì.

Innamorato di un'estranea

 

Innamorato di un'estranea.

Fu questo che si disse Scorpius una sera, schernendosi.

Innamorato di un'estranea.

E completamente, irrimediabilmente, ridicolo.

Perché non faceva nulla per conoscerla, né, lo sapeva, avrebbe mai incrociato il suo sguardo.

C'erano troppe persone ad Hogwarts, per conoscerle tutte.

Non era vero, e Scorpius lo sapeva benissimo.

Ma lui non voleva conoscere nessuno.

“Stava bene così” ripeteva a se stesso, a mo' di cantilena, rintanato in biblioteca.

Cara, vecchia biblioteca.

Silenziosa biblioteca.

Tacita amica che lo accoglieva, così com'era.

Che li accoglieva.

“Sola, in compagnia di un buon libro”

L'aveva sentita tante volte bloccare così ogni tentativo dei suoi innumerevoli, “incontabili”, cugini di stanarla.

Erano i libri che l'avevano incuriosito.

La trovava sempre lì. Ferma, appallottolata su un divanetto, con un libro fra le gambe.

Innamorato di un'estranea.

E, davvero, si accorse, lo era.

Perché vederla lì, tutti i giorni, alla stessa ora, era una certezza.

L'unica certezza.

Innamorato di un'estranea.

E, sapeva, che era meglio così.

Perché fare conoscenza era difficile.

Perché non aveva voglia di sentirsi dire che “lei lo conosceva già” o, nella migliore delle ipotesi, “era un Malfoy”.

Perché, in fondo, non voleva deludersi.

Preferiva illudersi.

E andava bene così.

Innamorato di un'estranea.

Innamorato di un'estranea.

La fissò, per la prima volta da vicino, e sorrise.

Era carina. O forse no.

Non lo sapeva neanche lui. E non gli importava.

Era una Weasley e, per principio, non avrebbe dovuto filarsela manco di striscio.

Ma era più forte di lui.

Non gli importa, il resto.

Era carina.

Per lui era carina.

Innamorato di un'estranea.

Scorpius si sorprese ad osservarle, minuzioso, i lineamenti del viso, mentre quella dormiva, beata.

Il piccolo neo sullo zigomo, come una macchia d'inchiostro.

E le lentiggini. Piccole, quasi invisibili; una miriade di piccole stelle, spruzzata sul naso.

E si scoprì tirarle un plaid fin sotto il mento.

E si sorprese accucciato per studiarle l'espressione serena.

Le sfilò il libro dalle braccia, la mano stretta a pugno a stringere il braccio di un orsacchiotto immaginario.

E la trovò semplicemente perfetta.

Sì, semplicemente perfetta.

Per cosa, poi, non lo sapeva.

Era perfetta.

Solo per lui.

Le sfilò gli occhiali, storti sul naso. E la trovò diversa.

Forse ancora più carina, ma diversa.

Non era più quella ragazzina che si nascondeva dietro una montatura troppo grossa e un libro troppo grosso.

Era Rose e basta.

E a Scorpius piaceva anche così.

Si trovò ridicolo.

Innamorato di un'estranea.

Appoggiò il mento sulla coperta, per imprimersela indelebilmente in testa.

Fissò quello che, la mattina, doveva essere stato uno chinion. Ora era solo un nodo attorno a cui i capelli erano irrimediabilmente impigliati.

Scorpius rimase incantato da quelle lingue di fuoco che lambivano il bracciale del divanetto, stese a raggiera in un'inutile difesa. Quasi a volerla isolare dal resto del mondo.

Innamorato di un'estranea.

Scorpius si beò degli arabeschi che le braci del camino quasi spento le disegnavano sul nasino alla francese.

Innamorato di un'estranea.

E andava bene così.

Innamorata di un estraneo.

Rose fissò di sottecchi la testa del ragazzo, appoggiata al suo maglione slargato.

Osservò stranita i suoi capelli biondi, filigrana spettinata.

Innamorata di un estraneo, si prese in giro.

Ma non lo avrebbe mai ammesso.

Mai.

Innamorata di un estraneo.