FRUTTO DELL’AMORE
“Forse noi non siamo fatti per cambiare,
Forse noi non lo saremo mai.”
[Limpido – Laura Pausini]
Nostri giorni
Un tramonto dorato concludeva
l’afosa giornata estiva che aveva visto protagonisti Ranma e i suoi amici. Dopo
ore di scorribande per la città condite da insulti, litigi e inseguimenti sotto
il Sole cocente, Ranma e Akane si stavano godendo un
po’di frescura in veranda.
Sorseggiando una limonata gelata, lasciarono
scorrere via tutte le tensioni della giornata. In situazioni come quella,
avevano imparato a sopportare la presenza l’uno dell’altra, anzi, quasi ad
apprezzarla, come un uomo anziano fa con il suo bastone.
Seduti l'uno accanto all’altra, osservavano
incantati il panorama.
Alcuni uccelli volavano verso l’orizzonte, l’acqua
nello stagno rifletteva pacifica i mille colori dell’estate, le fronde degli
alberi danzavano al ritmo del vento che concedeva finalmente tregua alle loro
stanche membra.
Sulle loro teste le tegole s’incendiavano di
colori brillanti ma le balze del tetto, con il loro gioco sinuoso, donavano un
po’ d’ombra alla coppia seduta sul patio. Sotto di loro l’erba appena
innaffiata solleticava i loro piedi nudi mentre i polpastrelli accarezzavano il
legno solido e ruvido del pavimento.
Non era stato facile per loro imparare a
ritagliarsi quei piccoli momenti di pace, ma avevano col tempo capito quanto
facessero bene a entrambi, quanto permettessero loro di ritrovare se stessi e
di godere anche del silenzio sempre così raro in casa Tendo. Erano occasioni
che consentivano loro ascoltare i loro cuori e raccogliere mentalmente le
immagini quotidiane e un po' banali che solitamente perdevano. Riuscivano
perfino a cogliere le diverse sfumature dell'ambiente circostante e di loro
stessi. Piccoli gesti che sfuggivano al solito copione. Sguardi, sorrisi,
parole.
-Com'è bello il dojo.- disse Ranma, con naturalezza. –Sembra il posto
ideale per far crescere i nostri figli.-
Solo dopo che le ebbe pronunciate,
quelle parole acquisirono tutto il loro peso, ovvero la tonnellata del martello
di Akane in pieno viso.
Con le guance imporporate, si diedero
bruscamente le spalle. Sebbene in imbarazzo, lei sentiva
di aver capito.
Tenendo lo sguardo inchiodato al suolo, Ranma
ripercorreva gli anni di stenti trascorsi in viaggio con il padre, anni che
Akane poteva solamente immaginare.
8 anni dopo
Il dojo Tendo-Saotome era allestito per le grandi occasioni. Palloncini rosa e bianchi svolazzavano tra i rami degli alberi, festoni e lanterne arricchivano il portico e candele profumate odoravano il giardino di cannella. Le chiacchiere e le risate degli amici rendevano la giornata ancora più gioiosa.
Tra gli applausi, i due sposi fecero la loro
uscita trionfale. Mano nella mano, emozionatissimi, si
scambiavano sguardi innamorati e timidi. All’anulare, due fedine d’argento.
Dopo anni di distacco finalmente si erano
ricongiunti e potevano celebrare con tutti i loro affetti le
loro nozze d’argento.
Ranma, guardando i suoi genitori, li vide felici e giovani come non mai. Quel giorno, insieme alla torta, sparivano tutte le difficoltà e gli scontri di venticinque anni insieme.
Eri-chan osservava con i suoi grandi occhi azzurri quella giocosa confusione; capelli neri cortissimi,
fisico longilineo, si nascondeva facilmente dietro la gonna della madre. Timida
e introversa, non si avvicinava agli altri bambini, figli di amici e parenti.
Ranma la scrutava severo; confrontava il suo
atteggiamento con quello degli altri marmocchi. Lei sedeva composta e
sbocconcellava qualche antipasto, tutti gli altri saltavano e correvano
disordinatamente sul prato dando piccole dimostrazioni dei loro progressi nelle
arti marziali.
Lo sguardo indagatore del padre mise in
soggezione la piccola. Non era mai stata brava negli sport, si sentiva
impacciata e scoordinata. Tutti quei movimenti non facevano per lei ed essere
la figlia di un importante artista marziale la faceva sentire spesso a disagio.
Abbassò il viso e si rifugiò in casa.
-Non so come fare con lei.- confessò il ragazzo
alla moglie. –Anch’io sono sempre stato timido, ma con mio padre, attraverso le
arti marziali, sono riuscito a trovare una via di comunicazione. Lei è così
fragile e sola.-
-Ranma!- lo rimbeccò Akane. –Lei ha noi. Ha l’amore di tutta la sua
famiglia.-
-Ma io sono preoccupato…- sospirò lui.
-Lo so. Stai tranquillo.- venne
rassicurato. –Troverà la sua strada, diamo tempo al tempo.-
Eri-chan girovagò un po’ per la casa, finché il buon
profumo dei manicaretti di Kasumi non la condusse in cucina.
-Che fai, zia?- chiese, incuriosita da quell’armeggiare
ai fornelli.
La bambina non era abituata a tutto quel
daffare in cucina, sua madre a stento riusciva a riscaldare qualche pietanza nel microonde. Ammirata, guardava i gesti eleganti,
ma decisi, della zia, i suoi modi tranquilli e il sorriso gentile.
–Preparo gli involtini primavera per i nostri
ospiti cinesi. Ti va di darmi una mano?-
Con gli occhi che le luccicavano, pregustando
il sapore della sfida, agitò decisa la testa in segno di assenso.
10 anni dopo
Nonostante il passare degli anni la palestra Tendo-Saotome non era affatto cambiata. Qua e là si potevano ancora scorgere i segni delle assidue riparazioni dovute agli incontri di arti marziali e all’euforia del vecchio Happosai. In casa, il disordine regnava immancabile e le preoccupazioni dei suoi abitanti, nuovamente alla ricerca di un erede maschio, erano placate solo dalle incombenze della vita quotidiana.
Con i visi accaldati, i giovani allievi del dojo non trovavano tregua alle incalzanti richieste del loro maestro.
Era estate e la lezione si teneva in giardino. Tra gli aitanti artisti marziali che eseguivano con decisa precisione i loro kata, risaltava un giovane dal sorriso appuntito.
Dopo brevi attimi d'infinita contemplazione, Eri-chan fu sorpresa proprio dal suddetto ragazzo. Agitata e preoccupata, temendo di essere stata colta in fallo, corse a nascondersi nella sua cucina, l'unico luogo in cui si sentisse realmente al sicuro, la sua oasi di tranquillità.
Terminato l’allenamento, i giovani si congedarono e lentamente lasciarono il dojo.
–Okura!- gridò con voce rotta dall’emozione Eri-chan alle spalle del giovane, riemergendo dal buio della casa. Questi si voltò trovandosi di fronte una ragazza esile, ma determinata; prona in un inchino, gli porgeva una confezione di manju appena preparati con le proprie mani. Una frangia scura le copriva gli occhi e nascondeva il rossore delle guance.
-Grazie Eri. I tuoi dolci sono sempre i migliori.- la ringraziò lui, guardandola con l’affetto che li aveva uniti sin dall’infanzia.
Si concessero un improvvisato pic-nic per gustare insieme quelle prelibatezze. Restarono per lunghi minuti a parlare allegramente, scambiandosi sorrisi sinceri.
Poco alla volta diventò abitudine che il ragazzo si trattenesse con Eri dopo l’allenamento; con la pioggia o con il sole la sua era diventata una presenza fissa, e ciò destava reazioni contrastanti.
-Guarda come sono carini insieme.- constatò una matura e più romantica Akane, osservando amorevole la figlioletta ormai cresciuta. Ranma invece li scrutava in cagnesco, verde di gelosia.
-Morto, pur di non darla in sposa al figlio di quel maiale di Hibiki!-
Ogni mattina i due bambini, ormai ragazzi,
percorrevano fianco a fianco il tragitto fino a
scuola, proprio come Ranma e Akane avevano fatto un tempo. O, forse, non proprio
come loro.
Fine
Un ringraziamento
speciale va a orange, autrice, lettrice e beta-reader
di questa storia. Grazie