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Autore: Munk    02/04/2008    4 recensioni
Un incontro stravolgerà la vita di Regulus Bkack.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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_Primo Capitolo_

 

_Primo Capitolo_

 

 

 

Regulus Arcturus Black. Questo è il mio nome, a dire il vero, era il mio nome quando ero in vita.

Essere un Black per la mia famiglia significava tanto, “Toujour Pur” era il motto di casa; la razza pura dei maghi il potere intero, la grandezza e la perfezione. Mia madre ripeteva sempre queste parole e io stupido le ascoltavo con enfasi, pendevo dalle parole di mio padre “Noi Black non dobbiamo temere niente! Siamo i migliori, nelle materie, nel lavoro e nella posizione sociale. Questo è importante, ricordatelo sempre Regulus”. Quante parole sprecate, e quanto ero sprecato io.

Ma ero anch’io di quella convinzione, battevo in faccia ad ogni nato babbano e mezzo-sangue quanto fosse importante la mia purezza; non a caso ero sempre solo senza un amico. No ne avevo, ma si potevano considerare amici tipi in cui il passare il tempo era schifare metà della scuola e parlare di ricchezze. Ma una cosa mi affascinava…lui…il più potente di tutti! Lui per me era unico, forte e brillante. Voldemort. Così brutale, così sicuro del suo immenso potere; i miei genitori si riempivano la bocca nel pronunciarlo nel parlarne.

 

Già la mia famiglia. Due genitori debiti alla purezza della razza e al titolo che portavano. Mia madre aveva fatto ergere anche un arazzo grande quanto una stanza in cui era disegnato l’Albero Genealogico di noi. Ognuno aveva il suo viso con il suo nome sotto, quelli sposati con maghi puri di sangue erano legati ad un filo doppio d’oro, i rinnegati venivano tutti bruciati, e al loro posto un buco. Io e mio fratello maggiore eravamo gli ultimi Black, mia madre aveva un sogno: quello dei suoi figli sposati con figlie di persone importanti a cui avrebbe relegato un compito; quello di dare alla luce altri Black. E io stupido ci credevo ci speravo. Volevo, bramavo una strega pura come mia madre o come le mie cugine.

 

Io sono Regulus, fratello minore di Sirius. Odiavo mio fratello. A scuola era un mito, non per la sua intelligenza o buona condotta di voti, no, lui era un mito per i tiri mancini che faceva a chi gli stava antipatico a pelle, insieme ai suoi amici. Lui e quel James Potter. Erano i sogni proibiti di mille ragazze, un esempio da seguire dai ragazzi. Avevano tutto: bellezza, furbizia, simpatia, erano giocatori di Quidditch. James era riuscito pure ad accalappiarsi la più bella di Hogwarts, Lily Evans.

E poi con loro c’era quello strano ragazzo, sempre attaccato ai libri, con l’aria stanca, Remus Lupin. Non lo sopportavo, troppo calmo, troppo pacato. Ma poi c’era quell’inetto di Peter Minus, che li seguiva come un cagnolino. Ah quest’ultimo mi faceva solo pena e ribrezzo.

Ma da un lato invidiavo mio fratello Sirius, lui voleva essere libero, faceva tutto quello che gli passava per la testa, anche quello di non ascoltare nostra madre o di fargli il verso per far ridere i suoi ridicoli amici. Lui era un Grifondoro. Tutti dicevano che quella era la casa migliore, ma per i nostri genitori fu un duro colpo da digerire. Noi eravamo Serpeverde da generazioni. Ma dall’altro lato odiavo mio fratello. Doveva essere diverso in tutto, non capiva di essere un Black? Di sapere cosa significava esserlo? No, lui era solo uno stolto. Non avrei mai voluto un fratello. Non avrei mai voluto Sirius.

 

Io invece? Io ero un Black. O cercavo di esserlo per quelli che chiamavo madre e padre. Ero entrato in Serpeverde, ero portato per lo studio ed ero entrato a far parte dal secondo anno nella squadra di Quidditch della mia casa. Ero cercatore, il migliore come dicevano i miei compagni di squadra. Amici? Ne avevo pochi, ma non li consideravo tali, stavano con me per passare il tempo e io lo stesso. Ma io bramavo altro. Non avere un G.U.F.O o un M.A.G.O. no, il mio sogno era entrare a far parte di Lui. L’unico che forse mi avrebbe accettato come suo seguace, che mi avrebbe valorizzato. Insegnato la vera magia, quella da usare su quei sporchi mezzi-sangue su quegli inutili nati babbani che erano la feccia della nostra gente.

 

E infatti un giorno accadde. Ero insieme ad uno dei miei amici, Parkison. Era l’unico che infondo mi importava della sua esistenza, era abile nella magia. Ero con lui e suo padre ci portò ad una “loro” riunione. E Lui era li. Seduto su una semplice sedia, ma era come se fosse su un trono. Il suo viso bianco i suoi occhi rossi sangue. Quanto lo ammiravo, ero attratto dalla sua voce simile a quella di un serpente ma che per me era profonda e forte. Ci guardò ad un tratto e mi fece cenno di avvicinarmi, io eseguii l’ordine. Mi guardò, mi osservò mi spogliò coi suoi occhi taglienti…

- Dimmi ragazzo, qual è il tuo nome?-

- Regulus Arcturus Black, Signore!-

- Oh, un Black. Titolo molto puro a mio parere. Quanti anni hai?-

- Sedici-

- E dimmi, ti piacerebbe far parte dei Mangiamorte?-

- Lei vorrebbe? Potrei?-

- Se, sei un Black sarai all’altezza del tuo titolo. Dimostrami cosa sai fare…Andros, porta qui il prigioniero, penso che sia arrivato il suo momento-

Un mangiamorte molto più basso di me sparì al suo ordine. E dopo pochi minuti apparì con un uomo anziano. Tremava dalla testa in giù, si guardava ovunque ansante, spaventato a morte, mentre tutti lo deridevano. Poi Voldemort mi fece un cenno…

-          Guardalo Regulus! Questo mio prigioniero è un nato babbano, lavora al Ministero sai? Ma ha fatto un po’ troppe mosse sbagliate. Ha passato delle informazioni su di me e su diciamo, dei compiti portati a termine…-

L’anziano a quelle parole guardò Voldemort e urlò…

- TU SEI UN ASSASSINO! GLI HAI UCCISI TU QUEGLI AUROR! VIGLIACCO!-

- Ahahaahah, ma sentitelo! Quanto siamo coraggiosi Carter! Un uomo degno di fiducia per il Ministro. Bene, ora assaporerai quello che si sono meritati quegli Auror che mi cercavano e pensavano addirittura di sconfiggermi. Regulus…-

- Si Signore?-

- Figliolo, poni fine alle sofferenze di questo omuncolo. Forza sai quello che devi fare…dammi prova che puoi diventare un mio seguace!-

Tutti schernirono l’anziano che mi guardava con espressione impaurita ma speranzosa…Voldemort mi guardava sorridendo tranquillo, quasi affettuoso nel suo modo…Si! Io ero un Black e volevo essere qualcuno, essere un suo servo. Avrei fatto felice la mia famiglia e dimostrato a mio fratello quanto valevo. Guardai quell’uomo, estrassi la mia bacchetta dalla tasca e la puntai contro di lui…

- AVADA KEDAVRA!-

Una luce verde uscì dalla punta della bacchetta e lo colpì in pieno petto. Si accasciò morto con gli occhi aperti. L’avevo fatto. Avevo adempiuto ad un ordine di chi ammiravo di più al mondo. Ma allora perché mi sentivo male dentro? Perché sentivo paura e rimorso. Ma questi miei sentimenti vennero cancellati dalla risata di Voldemort…

- Ahahahaahahahaah!!! Niente male ragazzo!Aahahahah bella mossa, mi piaci. Mi piace la tua freddezza nel compiere un uccisione. Ho deciso! Farai parte del mio regno. Sei un Mangiamorte ora!-

Mi sentivo orgoglioso. Ero suo. Solo suo. Uno di loro mi prese a forza il braccio destro e puntò la sua bacchetta sulla pelle. Dalla punta uscì una cosa nera, che entrò nella mia pelle. Sentii come un taglio, poi uno strappo e guardai il punto dolorante. C’era un marchio: un teschio con un serpente che usciva dalla sua bocca…

- Quello ragazzo, è il Marchio Nero. Il tuo marchio di appartenenza a me! Ogni volta che io voglio qualcosa, il marchio pulserà e in cielo ci sarà il segnale. Lo capirai da te!-

 

Da quella sera, la mia vita era cambiata. I miei genitori alla notizia erano orgogliosi. Ma mio fratello, mi prese a cazzotti e mi urlò “Sono schifato da te! Sei un essere che per me non esiste più!”. Sinceramente la cosa non mi faceva ne caldo ne freddo. Ora ero qualcuno.

 

Lasciai la scuola a sedici anni. Eseguivo ogni ordine che Voldemort mi impartiva, erano solo piccole cose, come: catturare chi voleva, far saltare case cose del genere. Ma io mi sentivo importante per lui.

Ma poi di li a poco tempo sarebbe successo qualcosa, che mi avrebbe cambiato di colpo.

Mi avrebbe scombussolato, rivoltato internamente.

Avrei incontrato LEI.

 

Fine 1° Capitolo

  
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