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Autore: Akami92    02/04/2008    6 recensioni
Quando l’ho raccontato a Temari-san, mentre incassavo la mia vincita (lei aveva scommesso che si sarebbero messi insieme in una settimana, e non in un giorno…), è scoppiata a ridere ed ha continuato per dieci minuti buoni. Solo una volta calmatasi ho capito che mi aveva immaginato nudo come un putto mentre volavo in giro per Konoha a lanciare frecce con cuori a mezzo villaggio. Credo di non aver mai riso tanto come in quel momento.
[Auguri, in ritardo, Eleanor-sensei! *_*]
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tale of a Friendship

 

 

 

C

aro diario,

da dove potrei cominciare? Io sono Choji Akimichi e ho sedici anni. Non so nemmeno io stesso per quale motivo stia scrivendo su questa facciata vuota, probabilmente perché il diario è un regalo di Ino e allora, preferendo tenermi stretti tutti gli arti, ho deciso di accontentarla e scrivere almeno una paginetta. Non immagini nemmeno quanto possa essere pericolosa quella ragazza…

Ma chi è Ino? Forse te lo stai chiedendo, diario. Beh, Ino è la mia migliore amica. Ci conosciamo da tantissimo tempo, i nostri genitori ci mettevano a giocare nel box insieme quando avevamo due anni, e siamo cresciuti trascorrendo intere giornate l’uno con l’altra.

Ino è un mistero, per me. A volte è frivola e superficiale, si comporta da vera ochetta ed è terribilmente odiosa; quando avevamo dodici anni ricordo che sembrava si vergognasse di essere amica di un perdente come me. Però non era vero, lo faceva soltanto per mantenere una presunta immagine che si era creata in quegli anni. Altre volte è assolutamente adorabile: dolcissima e disponibile, allegra e fresca come un fiore appena sbocciato (sono un mago nei paragoni, lei adora i fiori!), peccato che mostri raramente questo suo meraviglioso lato.

Una cosa che pochi sanno è che sia bravissima a cantare, non ha mai cantato davanti a nessuno fuorché me. Si vergogna moltissimo di questa suo dote, ma non capisco proprio perché… mah, misteri delle donne, vai a capire.

Tutti, invece, sanno quanto sia bella. Più volte ho temuto di innamorarmene, vedendola crescere così stupendamente, ma ho capito che per me è impossibile visto che la conosco da troppo tempo. Mi ci sono affezionato così tanto che la considero ormai come una sorella, è stato Shikamaru quello che ha avuto dei problemi da quando l’ha conosciuta.

Shikamaru… il mio migliore amico: il ragazzo più contraddittorio che io abbia mai conosciuto in sedici lunghi anni. Oltretutto credo che sia masochista: ho cominciato ad avere un tarlo del dubbio nel momento in cui ci hanno messo nello stesso team, con Ino.

Però, io tiro in ballo Shikamaru senza nemmeno presentartelo, diario. Adesso ti spiego brevemente.

Shikamaru Nara, sedici anni, si è alzato di venti centimetri in due anni, misogino, l’uomo-seccatura. Niente, a suo modesto parere, è degno di non essere chiamato seccatura, persino i suoi stessi pensieri sono estremamente fastidiosi, perché lo mettono nella situazione di piegarsi al volere della sua mente, che non sempre condivide i suoi istinti. Uno dei momenti più divertenti della giornata è vederlo combattere in un duello all’ultimo sangue tra cervello ed istinto, assolutamente comico! Io ed Ino ci facciamo di quelle risate! O almeno, io rido, Ino lo prende in giro (di solito non capisce che la causa principale della lotta interiore di Shikamaru è lei stessa). Oh, giusto! Quasi dimenticavo: Shikamaru è il bersaglio preferito delle frecciatine di Ino; non c’è giorno in cui quei due non si punzecchino a vicenda.

Sono assurdi. Si completano a vicenda, l’ho sempre sostenuto e non ero l’unico (Kiba ed io organizzavamo scommesse a riguardo, insieme abbiamo guadagnato un gruzzolo consistente…). Il problema è che gli unici a non capirlo erano proprio loro! Ora capisci perché è contraddittorio?

Ogni santa volta che facevo notare al buon Shikamaru di questo completamento, lui mi sbuffava in faccia, esclamando «Mendokuse!», la sua parola preferita che ha innumerevoli significati dei quali bisogna saper azzeccare la traduzione, in questo caso era evidente significasse «Levati dalle scatole!» perché accompagnata da un’occhiataccia assassina. Ormai ho imparato a decifrare tutti i codici-mendokuse di Shika: sono assai bravo! Persino di più dei suoi genitori!

Quando, invece, lo facevo notare ad Ino potevo ricevere due risposte: una attentava alla mia vita, l’altra alla mia sensibilità. Insomma, quello che ci rimetteva di più ero sempre e comunque io. Quando attentava alla mia vita cominciava ad urlare come una forsennata, dicendo che ero pazzo, che non dovevo nemmeno osare a sostenere una tesi del genere, e che odiava Shikamaru perché era misogino (in realtà non è misogino… è masochista: gli piace punzecchiare le donne…). Quando attentava alla mia sensibilità era più difficile: diventava tutta rossa dall’imbarazzo e scuoteva la testa in segno di diniego, e io mi intenerivo talmente tanto che diventavo il suo schiavetto per un giorno intero perché l’avevo messa a disagio. Eh sì… sono proprio un’anima pia.

Poi, un giorno, è cambiato tutto.

Avevo deciso che sarebbe stato bello andare a fare un pic-nic fuori con quei due, mi sarei servito del momento per far loro capire che erano fatti l’uno per l’altra.

Il piano era geniale: mi ero accordato con Kiba perché si presentasse casualmente nel momento in cui casualmente tiravo fuori dal cestino il dolce che avevo casualmente chiesto ad Ino di cucinare. Kiba mi avrebbe chiamato per aiutare Tsunade-hime in un lavoretto di routine e Shikamaru sarebbe rimasto da solo, sotto le grinfie di Ino, obbligato ad ingozzarsi di dolce. Insomma… tutto ciò che lui, nel profondo della sua anima, desidera ardentemente (perché, come già detto, è masochista).

Ci andammo un bel sabato mattina e stendemmo la tovaglia in una radura davvero splendida, me l’aveva consigliata Kiba (lui ci andava spesso per allenarsi con Akamaru) e devo dire che ne rimanemmo entusiasti!

Il pomeriggio trascorse in tranquillità: tra un panino e l’altro chiacchieravamo, ci allenavamo e io tenevo sotto controllo la situazione, notando che più volte i due si erano lanciati occhiatine languide (almeno, quelle di Ino erano languide… Shikamaru sembrava un pesce! Aaah… avrei dovuto insegnargli a corteggiare una donna a distanza…).

Arrivati al dolce apparse, come da piano, un Kiba apparentemente disorientato (quel ragazzo è incredibile nel recitare!) che mi chiamò fuori, sotto gli sguardi stupiti – e languidi – di Shikamaru ed Ino. Una volta allontanatici ci nascondemmo su un albero e spiammo la coppietta per una ventina di minuti. Durante tutto il tempo Ino aveva imboccato Shikamaru, che non aveva fatto altro che lamentarsi che la torta fosse troppo dolce, o ci fosse troppa panna, o ce ne fosse troppo poca, o non ci fossero abbastanza fragole… si stava divertendo un mondo, insomma!

Sbafatasi via la torta (fortunatamente me ne avevano tenuto da parte una fetta) decisero di fare una passeggiata, e fu lì che scattò la scintilla. E si presero per mano.

Poi, per pura sfortuna, mentre Kiba ed io festeggiavamo contando quanti soldi avremmo guadagnato dalle scommesse, il ramo sul quale eravamo allegramente appollaiati si ruppe. Fu un momento particolarmente imbarazzante nel quale non entrerò in dettaglio. Ricordo solo che i nostri arti non furono più quelli di prima.

Insomma… quei due avevano capito di essere fatti l’uno per l’altro (finalmente!) e tutto grazie a me (e a Kiba… ma il suo contributo è stato minimo…)! Sono ufficialmente il loro Cupido, e ne vado fiero! Quando l’ho raccontato a Temari-san, mentre incassavo la mia vincita (lei aveva scommesso che si sarebbero messi insieme in una settimana, e non in un giorno…), è scoppiata a ridere ed ha continuato per dieci minuti buoni. Solo una volta calmatasi ho capito che mi aveva immaginato nudo come un putto mentre volavo in giro per Konoha a lanciare frecce con cuori a mezzo villaggio. Credo di non aver mai riso tanto come in quel momento.

Queste sono storie che vanno raccontate, delle quali va tenuta memoria per i nostri figli, e i figli dei nostri figli… e chiunque altro venga dopo di loro! E rileggendo queste pagine ho convenuto che ho le capacità narrative di uno scrittore… spero di poter fare fortuna, un giorno, almeno quanto Jiraya-sennin! Certo… non scrivendo libri come quelli di Jiraya-sennin.

Bene, spero che Ino sia contenta… ho scritto sul diario che mi ha regalato! Adesso è qui dietro di me e sta leggendo questa frase che sto scrivendo, pensando che io non me ne sia accorto, però non è così, e ora è arrabbiata perché sto narrando tutto ciò che sta succedendo. Ha chiamato Shikamaru perché venga a fermarmi, ma è inut…

 

Choji si interruppe, la pagina finiva con quella parola tronca e aveva deciso che non ci sarebbe più ritornato su, perché avrebbe potuto modificarla. Era già perfetta così e non aveva bisogno di cambiamenti dell’ultimo minuto.

«Choji-kun! Finisci la storia!» si lamentò la voce capricciosa di una bimbetta di sei anni, sdraiata su un letto molto più grande di lei e con le coperte che le arrivavano fin sul naso, lasciando intravedere un paio di occhietti vispi color nocciola. Dall’altra parte della stanza giunse un piagnucolio d’infante, saltato fuori dalla bocca di un bimbo biondissimo di appena un anno in piedi nel suo lettino, tenendosi precariamente alle sbarre di protezione.

«E vissero tutti felici e contenti. Fine.» ridacchiò l’uomo, chiudendo un vecchio libro dalle pagine ingiallite con delicatezza. «È tardi, Sora-chan, vai a nanna.» sussurrò alla bambina, alzandosi dal ciglio del letto.

«Ma io voglio sentire come finisce!» mugugnò ancora la piccola, scalpitando nelle coperte e avvolgendosi in esse, veloce ed impacciata.

«Finisce bene, stai tranquilla! Ora dormi, domani ti racconterò un’altra storia. Quella di un ragazzo freddo e distaccato che si innamora di una ragazzina tutta pepe. Oyasumi nasai.» le sorrise Choji, alludendo a due suoi cari amici che voi tutti, lettori, conoscete benissimo e baciandola teneramente sulla fronte.

«Ghe!» giunse dal lettino, mentre anche il bimbo si sdraiava per fare la nanna, agitando le manine paffute, alla ricerca di coccole.

«Oyasumi anche a te, piccolo genietto!» l’uomo gli si avvicinò, rimboccandogli le coperte e carezzandogli la guancia.

Spense la luce della cameretta ed uscì in corridoio, scese le scale e si trovò in salotto, dove erano seduti Ino e Shikamaru che avrebbero dovuto preparare tutto per la grande serata dei giochi del trio InoShikaCho. Quello che gli si parò davanti era uno spettacolo già visto e già sperimentato: Ino stava imboccando Shikamaru, sulla forchetta c’era una porzione di torta alla panna troppo grande per evitare di sporcarsi le labbra.

«I giovani Nara dormono tranquilli…» dichiarò soddisfatto, facendosi spazio a sgomitate e sedendosi tra i due, ridacchiando schernitore. «Ora possiamo cominciare?»

Ed Ino mosse la prima pedina.

 

Caro diario,

anche dopo quasi dieci anni, non siamo cambiati per niente. Ino è ancora qui che spia quello che scrivo, ed ora è irritata perché l’ho citata come una spiona nel mio diario personale, adesso sono sicuro che chiamerà Shikamaru e…

 

 

A/N

 

Auguri Ele-sensei! *_* Questa one-shot te l’ho mandata già ieri sera, ma per problemi di forza maggiore (compiti) non sono riuscita a pubblicarla in tempo! ç__ç

Un pensierino solo per te!

 

A tutte le Mosche Bianche: sono tornata! In forma, si spera, e pronta per scrivere un sacco di ShikaIno! La scuola mi prende moltissimo tempo… ma ci sono sempre! Sempre più bianca e pura che mai!

ShikaIno rulez!!!

 

Ja ne.

 

Akami/AtegeV

 

   
 
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