Tale of a Friendship
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aro diario,
da dove potrei cominciare? Io sono Choji Akimichi e ho sedici anni. Non so nemmeno io stesso per quale motivo stia scrivendo su questa facciata vuota, probabilmente perché il diario è un regalo di Ino e allora, preferendo tenermi stretti tutti gli arti, ho deciso di accontentarla e scrivere almeno una paginetta. Non immagini nemmeno quanto possa essere pericolosa quella ragazza…
Ma chi è Ino? Forse te lo stai chiedendo, diario. Beh,
Ino è la mia migliore amica. Ci conosciamo da tantissimo tempo, i nostri
genitori ci mettevano a giocare nel box insieme quando avevamo due anni, e siamo
cresciuti trascorrendo intere giornate l’uno con
l’altra.
Ino è un mistero, per me. A volte è frivola e
superficiale, si comporta da vera ochetta ed è terribilmente odiosa; quando
avevamo dodici anni ricordo che sembrava si vergognasse di essere amica di un
perdente come me. Però non era vero, lo faceva
soltanto per mantenere una presunta immagine che si
era creata in quegli anni. Altre volte è assolutamente adorabile: dolcissima e
disponibile, allegra e fresca come un fiore appena sbocciato (sono un mago nei
paragoni, lei adora i fiori!), peccato che mostri raramente questo suo
meraviglioso lato.
Una cosa che pochi sanno è che sia bravissima a cantare,
non ha mai cantato davanti a nessuno fuorché me. Si vergogna moltissimo di
questa suo dote, ma non capisco proprio perché… mah, misteri delle donne, vai a
capire.
Tutti, invece, sanno quanto sia bella. Più volte ho
temuto di innamorarmene, vedendola crescere così stupendamente, ma ho capito che
per me è impossibile visto che la conosco da troppo tempo. Mi ci sono
affezionato così tanto che la considero ormai come una sorella, è stato
Shikamaru quello che ha avuto dei problemi da quando l’ha
conosciuta.
Shikamaru… il mio migliore amico: il ragazzo più
contraddittorio che io abbia mai conosciuto in sedici lunghi anni. Oltretutto
credo che sia masochista: ho cominciato ad avere un tarlo del dubbio nel momento
in cui ci hanno messo nello stesso team, con Ino.
Però, io tiro in ballo Shikamaru senza nemmeno
presentartelo, diario. Adesso ti spiego brevemente.
Shikamaru Nara, sedici anni, si è alzato di venti
centimetri in due anni, misogino, l’uomo-seccatura. Niente, a suo modesto
parere, è degno di non essere chiamato seccatura, persino i suoi stessi pensieri
sono estremamente fastidiosi, perché lo mettono nella situazione di piegarsi al
volere della sua mente, che non sempre condivide i suoi istinti. Uno dei momenti
più divertenti della giornata è vederlo combattere in un duello all’ultimo
sangue tra cervello ed istinto, assolutamente comico! Io ed Ino ci facciamo di
quelle risate! O almeno, io rido, Ino lo prende in
giro (di solito non capisce che la causa principale della lotta interiore di
Shikamaru è lei stessa). Oh, giusto! Quasi dimenticavo: Shikamaru è il bersaglio
preferito delle frecciatine di Ino; non c’è giorno in cui quei due non si
punzecchino a vicenda.
Sono assurdi. Si completano a vicenda, l’ho sempre
sostenuto e non ero l’unico (Kiba ed io organizzavamo scommesse a riguardo,
insieme abbiamo guadagnato un gruzzolo consistente…). Il problema è che gli
unici a non capirlo erano proprio loro! Ora capisci perché è
contraddittorio?
Ogni santa volta che facevo notare al buon Shikamaru di
questo completamento, lui mi sbuffava in faccia,
esclamando «Mendokuse!», la sua parola preferita che
ha innumerevoli significati dei quali bisogna saper azzeccare la traduzione, in
questo caso era evidente significasse «Levati dalle scatole!» perché
accompagnata da un’occhiataccia assassina. Ormai ho imparato a decifrare tutti i
codici-mendokuse di Shika: sono assai bravo! Persino
di più dei suoi genitori!
Quando, invece, lo facevo notare ad Ino potevo ricevere
due risposte: una attentava alla mia vita, l’altra alla mia sensibilità.
Insomma, quello che ci rimetteva di più ero sempre e comunque io. Quando
attentava alla mia vita cominciava ad urlare come una forsennata, dicendo che
ero pazzo, che non dovevo nemmeno osare a sostenere
una tesi del genere, e che odiava Shikamaru perché era misogino (in realtà non è
misogino… è masochista: gli piace punzecchiare le donne…). Quando attentava alla
mia sensibilità era più difficile: diventava tutta rossa dall’imbarazzo e
scuoteva la testa in segno di diniego, e io mi intenerivo talmente tanto che
diventavo il suo schiavetto per un giorno intero perché l’avevo messa a disagio.
Eh sì… sono proprio un’anima pia.
Poi, un giorno, è cambiato tutto.
Avevo deciso che sarebbe stato bello andare a fare un
pic-nic fuori con quei due, mi sarei servito del momento per far loro capire che
erano fatti l’uno per l’altra.
Il piano era geniale: mi ero accordato con Kiba perché si
presentasse casualmente nel momento in cui casualmente tiravo fuori dal cestino il dolce che avevo
casualmente chiesto ad Ino di cucinare. Kiba mi
avrebbe chiamato per aiutare Tsunade-hime in un lavoretto di routine e Shikamaru
sarebbe rimasto da solo, sotto le grinfie di Ino, obbligato ad ingozzarsi di
dolce. Insomma… tutto ciò che lui, nel profondo della sua anima, desidera
ardentemente (perché, come già detto, è
masochista).
Ci andammo un bel sabato mattina e stendemmo la tovaglia
in una radura davvero splendida, me l’aveva consigliata Kiba (lui ci andava
spesso per allenarsi con Akamaru) e devo dire che ne rimanemmo
entusiasti!
Il pomeriggio trascorse in tranquillità: tra un panino e
l’altro chiacchieravamo, ci allenavamo e io tenevo sotto controllo la
situazione, notando che più volte i due si erano lanciati occhiatine languide
(almeno, quelle di Ino erano languide… Shikamaru sembrava un pesce! Aaah… avrei
dovuto insegnargli a corteggiare una donna a
distanza…).
Arrivati al dolce apparse, come da piano, un Kiba
apparentemente disorientato (quel ragazzo è incredibile nel recitare!) che mi
chiamò fuori, sotto gli sguardi stupiti – e languidi – di Shikamaru ed Ino. Una
volta allontanatici ci nascondemmo su un albero e spiammo la coppietta per una
ventina di minuti. Durante tutto il tempo Ino aveva imboccato Shikamaru, che non
aveva fatto altro che lamentarsi che la torta fosse troppo dolce, o ci fosse
troppa panna, o ce ne fosse troppo poca, o non ci fossero abbastanza fragole… si
stava divertendo un mondo, insomma!
Sbafatasi via la torta (fortunatamente me ne avevano
tenuto da parte una fetta) decisero di fare una passeggiata, e fu lì che scattò
la scintilla. E si presero per mano.
Poi, per pura sfortuna, mentre Kiba ed io festeggiavamo
contando quanti soldi avremmo guadagnato dalle scommesse, il ramo sul quale
eravamo allegramente appollaiati si ruppe. Fu un momento particolarmente
imbarazzante nel quale non entrerò in dettaglio. Ricordo solo che i nostri arti
non furono più quelli di prima.
Insomma… quei due avevano capito di essere fatti l’uno
per l’altro (finalmente!) e tutto grazie a me (e a Kiba… ma il suo contributo è
stato minimo…)! Sono ufficialmente il loro Cupido, e ne vado fiero! Quando l’ho
raccontato a Temari-san, mentre incassavo la mia vincita (lei aveva scommesso
che si sarebbero messi insieme in una settimana, e non in un giorno…), è
scoppiata a ridere ed ha continuato per dieci minuti buoni. Solo una volta
calmatasi ho capito che mi aveva immaginato nudo come un putto mentre volavo in
giro per Konoha a lanciare frecce con cuori a mezzo villaggio. Credo di non aver
mai riso tanto come in quel momento.
Queste sono storie che vanno raccontate, delle quali va
tenuta memoria per i nostri figli, e i figli dei nostri figli… e chiunque altro
venga dopo di loro! E rileggendo queste pagine ho convenuto che ho le capacità
narrative di uno scrittore… spero di poter fare fortuna, un giorno, almeno
quanto Jiraya-sennin! Certo… non scrivendo libri come
quelli di Jiraya-sennin.
Bene, spero che Ino sia contenta… ho scritto sul diario che mi ha regalato! Adesso è qui dietro di me e sta leggendo questa frase che sto scrivendo, pensando che io non me ne sia accorto, però non è così, e ora è arrabbiata perché sto narrando tutto ciò che sta succedendo. Ha chiamato Shikamaru perché venga a fermarmi, ma è inut…
Choji
si interruppe, la pagina finiva con quella parola tronca e aveva deciso che non
ci sarebbe più ritornato su, perché avrebbe potuto modificarla. Era già perfetta
così e non aveva bisogno di cambiamenti dell’ultimo
minuto.
«Choji-kun!
Finisci la storia!» si lamentò la voce capricciosa di una bimbetta di sei anni,
sdraiata su un letto molto più grande di lei e con le coperte che le arrivavano
fin sul naso, lasciando intravedere un paio di occhietti vispi color nocciola.
Dall’altra parte della stanza giunse un piagnucolio d’infante, saltato fuori
dalla bocca di un bimbo biondissimo di appena un anno in piedi nel suo lettino,
tenendosi precariamente alle sbarre di protezione.
«E
vissero tutti felici e contenti. Fine.» ridacchiò l’uomo, chiudendo un vecchio
libro dalle pagine ingiallite con delicatezza. «È tardi, Sora-chan, vai a
nanna.» sussurrò alla bambina, alzandosi dal ciglio del
letto.
«Ma io
voglio sentire come finisce!» mugugnò ancora la piccola, scalpitando nelle
coperte e avvolgendosi in esse, veloce ed impacciata.
«Finisce
bene, stai tranquilla! Ora dormi, domani ti racconterò un’altra storia. Quella
di un ragazzo freddo e distaccato che si innamora di una ragazzina tutta pepe.
Oyasumi nasai.» le sorrise Choji,
alludendo a due suoi cari amici che voi tutti, lettori, conoscete benissimo e
baciandola teneramente sulla fronte.
«Ghe!» giunse dal lettino, mentre anche il bimbo
si sdraiava per fare la nanna, agitando le manine paffute, alla ricerca di
coccole.
«Oyasumi anche a te, piccolo genietto!» l’uomo
gli si avvicinò, rimboccandogli le coperte e carezzandogli la
guancia.
Spense
la luce della cameretta ed uscì in corridoio, scese le scale e si trovò in
salotto, dove erano seduti Ino e Shikamaru che avrebbero dovuto preparare tutto
per la grande serata dei giochi del trio InoShikaCho. Quello che gli si parò
davanti era uno spettacolo già visto e già sperimentato: Ino stava imboccando
Shikamaru, sulla forchetta c’era una porzione di torta alla panna troppo grande
per evitare di sporcarsi le labbra.
«I
giovani Nara dormono tranquilli…» dichiarò soddisfatto, facendosi spazio a
sgomitate e sedendosi tra i due, ridacchiando schernitore. «Ora possiamo
cominciare?»
Ed Ino mosse la prima pedina.
Caro diario,
anche dopo quasi dieci anni, non siamo cambiati per niente. Ino è ancora qui che spia quello che scrivo, ed ora è irritata perché l’ho citata come una spiona nel mio diario personale, adesso sono sicuro che chiamerà Shikamaru e…
A/N
Auguri
Ele-sensei! *_* Questa one-shot te l’ho mandata già ieri sera, ma per problemi
di forza maggiore (compiti) non sono riuscita a pubblicarla in tempo! ç__ç
Un
pensierino solo per te!
A
tutte le Mosche Bianche: sono tornata! In forma, si spera, e pronta per scrivere
un sacco di ShikaIno! La scuola mi prende moltissimo tempo… ma ci sono sempre!
Sempre più bianca e pura che mai!
ShikaIno
rulez!!!
Ja
ne.
Akami/AtegeV