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Autore: Leesh    07/10/2013    0 recensioni
dal primo capitolo:
due mesi senza vedere il suo sorriso per lui e due mesi per Alice per cominciare una nuova avventura.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TAKE ME TO HELL

 

 

capitolo 1

 

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no, thanks. I'm fine disse Alice con un tono tutt'altro che cortese.

Era la prima volta che viaggiava in aereo in assenza del padre, avrebbe voluto godersi ogni singolo secondo del suo volo, ma le era impossibile. Era vero che era sola, ma era anche vero che secondo l'anagrafe era ancora una minorenne e per questo si era dovuta sorbire tutta l'assistenza -non necessaria- delle assistenti di volo.

Alice stava sorvolando il mediterraneo per atterrare sul suolo greco.

Avrebbe voluto trovarsi lì per una vacanza, ma il motivo della sua permanenza era ben diversa.

La ragazza era per metà americana e l'altra rimanente era greca dalla parte del padre. L'ultima volta che aveva messo piede su quel territorio aveva circa sei anni mentre ora ne aveva sedici e non vedeva l'ora di atterrare. Sapeva che lì in quel luogo ricco di miti e leggende, le sarebbe successo qualcosa di inaspettato. Non sapeva dire però se questo fosse positivo o negativo.

 

Dominic era in pensiero. La sua bambina - anche se aveva capito anche lui che sua figlia stava ormai maturando in una splendida donna - era in volo già da dieci ore.

Non pensava che si sarebbe allontanato dalla figlia tanto precocemente, ma le circostanze lo richiedevano. Dopo la morte di sua moglie e madre di Alice, loro unica creatura, quest'ultima aveva avuto come unica presenza femminile la nonna.

Ma la donna, dopo i dodici anni della nipote si era decisa che era ormai tempo di tornare a casa, nella splendida Grecia.

Dominic non poteva immaginare che dopo un paio d'anni, sua madre avrebbe incominciato ad avere i sintomi dell'Alzheimer. Nei primi momenti riusciva ancora a distinguere casa sua da un'abitazione sconosciuta e ricordava ancora il suo nome, ma più passava il tempo e più si rendeva conto che non poteva lasciarla sola. Così si era offerta Alice.

 

ci vado io decisa, testarda, tutta dalla madre.

scordatelo. Non lascerò che mia figlia si trasferisca in un luogo tanto lontano come la Grecia disse Dominic.

ma se non mi lasci neppure andare al supermercato per più di un'ora che diventi isterico se non torno a casa sbuffò Alice. Lei non capiva perché il padre fosse tanto ostinato e protettivo. Non partiva per l'Africa, ma per la Grecia, luogo già visitato e in più luogo in cui lui stesso era cresciuto.

appunto! Non ti lascerò partire. Discorso chiuso.

Alice non sapeva che fare. Nonna Iris non era solo sua nonna, ma le aveva fatto anche da madre e ora che aveva bisogno di lei non poteva mica non precipitarsi dalla donna per aiutarla. E l'avrebbe fatto se solo suo padre glielo avesse concesso.

In più sarebbe stato un modo come un altro per conoscere nuova gente, ma questo suo padre non voleva capirlo.

preferisci affidare la nonna a degli sconosciuti piuttosto che scegliere me? la domanda risuonava più come un'accusa che una domanda vera e propria.

Dominic boccheggiò, ma la figlia non gli diede tempo per controbattere e continuò il suo monologo.

dammi una possibilità, papà. Posso farcela.

Prova a fidarti di me oppure.. sì, dammi due mesi. Due mesi per guadagnarla. Per prendermi cura di lei, per favore la sua voce era seria, decisa ad ottenere ciò che voleva.

Però i suoi occhi, gli stessi della madre, la tradivano.

Lasciavano trasparire ogni sua emozione e Dominic ricordava in lei la sua sposa. Il solo pensarci faceva fluire in lui emozioni di gioia, per tutti i bei momenti trascorsi insieme, di tristezza, per la consapevolezza di poter rivivere quei momenti solo nelle sue più profonde fantasie.

Quegli occhi azzurri che guardati alla luce del sole rispendevano di una luce quasi argentea. Quegli occhi ora velati in procinto di scoppiare e liberare le lacrime tenute da parte fino a quel momento.

essia lui sapeva che prima o poi avrebbe ceduto, ma non voleva darle quella soddisfazione. In fondo era la sua piccola dolce Alice.

ma ricordati. Due mesi. E se dopo questo periodo di tempo non mi sentirò a mio agio con la situazione, tornerai qui senza fare storie. Intesi?

intesi.

Il sorriso sul volto della ragazza era per Dominic come una carica batteria. Il solo guardarla gli faceva dimenticare tutte le fatiche passate e questo lo rattristava ancora di più.

Due mesi senza vedere il suo sorriso per lui e due mesi per Alice per cominciare una nuova avventura.

 

Sole, mare e aria fresca a scompigliarti i capelli. Nonostante il lungo viaggio ne era valsa la pena.

Dopo esser atterrata e scesa dall'aereo, aveva dovuto prendere anche il traghetto per giungere su una piccola isola dell'arcipelago, l'isola di Iraklia.

Il porto era come se lo ricordava; piccolo, modesto e familiare. Da bambina ci veniva sempre la mattina e teneva discussioni coi pescatori accusandoli di pescicidio.

Ripensando a quella parola, le veniva da ridere - chissà se pescicidio esiste davvero -.

La casa non era tanto distante dal porto, ma le ci volle comunque del tempo per arrivarci; l'unico mezzo disponibile era un vecchio asino, probabilmente sarebbe volato in paradiso tra poche settimane se non di meno.

Il tetto piano, i muri color pastello e il fornaio al pian di sotto; se non fosse stato per quel negozio al piano inferiore, avrebbe confuso l'abitazione con quelle attorno ad essa.

Una donna uscì in quel momento dallo stesso edificio; aveva a dosso un vestito che arrivava fino alle ginocchia, smanicato, di cotone leggero color cachi con gli orli di pizzo. Anche con l'età che avanzava, la donna aveva buon gusto, almeno quello non lo aveva dimenticato.

Alice si fece avanti e andò in contro alla donna.

nonna Iris! come stai? mi sei mancata..

nonna? perché, ho forse una nipote io?

Alice si senti come spezzarsi; l'aveva cresciuta e allevata come se fosse propria, ora non sapeva neanche della sua esistenza.

L'unica cosa che riuscì a dirle con un sorriso tirato fu nonna, io sono Alice, tua nipote. Sono figlia di Dominic, tuo figlio.

Da oggi fino a due mesi vivremo insieme e come una bambina piccola l'anziana rispose con un semplice accenno della testa.

Alice in quel momento credeva che la sua permanenza non sarebbe stata poi così complicata come le aveva fatto credere suo padre, invece ogni mattina avrebbe dovuto presentarsi alla donna e spiegarle chi era e perchè usava il suo burro.

 

...

gli angeli vivono in paradiso, mentre i peccatori vengono scacciati all'inferno.Nonostante questo, preferisci ancora le dolci curve del fuoco del peccato?>>

credo di non capire

io credo di sì invece..

ti sbagli!

mentire è peccato!

allora andrò all'inferno

ti aspetto.

 

Alice si svegliò con perle di sudore che le cadevano silenziose dalla fronte nel buio della stanza.

Guardò la sveglia; erano appena le cinque del mattino.

Si sentiva irrequieta, quello che era successo – sogno o incubo che fosse – le dava tormento ormai da un paio di giorni da quando era in Grecia.

Quella voce era suadente, l'attraeva come il miele con le api e sentiva come un senso di familiarità inadeguata.

Ma ciò nonostante non trovava il senso di quelle parole.

Perchè tutto quel discorso sul paradiso e sull'inferno? Perchè si sentiva sporca, come se la voce dicesse la verità, come se stesse davvero mentendo?

In fondo è solo un sogno, non per forza ci deve essere una spiegazione concreta, no?

E convincendosi di aver ragione, Alice si alzò svelta dal letto, ormai non sarebbe più riuscita a riprendere il sonno. Si coprì con una vestaglia verde-acqua che circondava quell'isola e scese veloce le scale, sicura di non trovare ancora nessuno.

 

Insieme a loro viveva anche un'altra famiglia.

Come il suo, il padre era rimasto vedevo e a carico tre figli. Due maschi e una femmina.

Il primo genito aveva un anno in più di lei, il secondo ne aveva quattordici mentre la piccolina ne aveva solamente quattro.

Fino ad ora si erano presentati solo il padre e i figli minori; il maggiore, le aveva detto l'uomo, lavorava tutta la mattina mentre la sera andava a scuola e tornava ormai quando tutti erano già nelle proprie stanze.

 

Anche lei aveva il suo da fare durante il giorno, prima di andare a scuola – sì perchè una delle condizioni del padre prima di partire era stato quello di frequentare delle lezioni; in fondo non era difficile per lei apprendere ed ascoltare, il greco lo parlava bene quanto l'inglese – doveva ricordare alla nonna la sua identità, preparare la colazione e rammentare poche e semplici regole affinchè non si trovasse nei pasticci.

 

Gli orari scolastici erano dettati dalla campanella appena udibile.

Non trovava molto coinvolgenti le sue giornate nell'ambito scolastico, non che i suoi compagni non avessero trovato interessante il suo arrivo, in fondo Alice era pur sempre una bella ragazza. Occhi azzurri e capelli lisci e castani lisci come la seta, era snella e alta, di certo non passava inosservata. In più sentiva a dosso l'astio delle proprie compagne, si sa che la gelosia è la peggiore delle emozioni: infida, porta molte volte alla follia e non da spazio a ma e però.

Decisa a cambiare registro, le passò in mente un'idea: andare in città e incontrarsi con il ragazzo misterioso che non l'aveva degnata di un “benvenuta”.

Chissà, poteva rivelarsi una buona compagnia e nessuno si sarebbe chiesto dove fosse finita e perchè non tornasse a casa nonostante la scuola fosse terminata, tanto meno sua nonna che a malapena ricordava il suo di nome.

Lucius le aveva detto che il figlio frequentava la scuola serale per poter lavorare di giorno e far fronte alle spese che altrimenti il padre non avrebbe potuto affrontare da solo.

Una cosa però si era dimenticata di considerare: sull'isola non c'erano città, ma solo un piccolo paese dove trovare le cose essenziali.

La città più vicina era a Naxos e per arrivarci bisognava prendere il traghetto.

 

-

 

Miteor!! dove sei? urlò una figura nell'ombra seduta su una poltrona davanti al camino.

qui, mio signore, Qui ,Miteor è sempre ai suoi ordini.

Miteor era un satiro; gobbo, basso e un volto così sfigurato da non poter distinguere con chiarezza la sua vera immagine.

Costui sapeva che qualcosa stava finalmente accadendo, qualcosa di tanto atteso dal padrone. E anche se non lo poteva vedere perchè nascosto dall'ombra, sapeva chiaramente che sul volto del suo signore era impresso un espressione compiaciuta.

Il motivo lo avrebbe scoperto presto.

Miteor, lei è qui.

Nei primi attimi, Miteor non aveva capito di chi parlasse, ma poi gli venne in mente quella lontana profezia.

padrone, ne è sicuro?

Miteor, non farmi perdere quel poco di pazienza che riservo per te! Chi altri può essere secondo te? - gli chiese retorico e alterato – certo che è lei. Portamela!

si, mio signore.

 

-

 

-Forse non è stata una buona idea, in fondo basterebbe restare qualche ora più sveglia e riuscirei ad incontrarlo. Non è così importante.-

Ma Alice avrebbe voluto fare quelle considerazioni prima di trovarsi al porto, senza ombrello, sotto la pioggia che sembrava accanirsi su di lei volontariamente.

Come un angelo caduto dal cielo, vide arrivare qualcuno in moto e per un secondo pensò davvero che fosse un miracolo e che qualcuno avesse ascoltato i suoi lamenti.

Se fosse la scelta corretta accettare o no quel miracolo, per ora era ancora da decidere.

 

 

 

N.d.A.

Sia le isole di Iraklia che di Naxos esistono veramente, non me le sono inventate.

Spero di avervi incuriosito e di ricevere recensioni costruttive :)

al prossimo capitolo,

Leesh.

 

 

  
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