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Autore: paoletta76    07/10/2013    1 recensioni
Una ragazza, un sogno nel cassetto. Qualcuno che come un'onda ritorna dal passato. Jen sale sul palco ed intona la canzone che la lega come un filo a quell'amore impossibile, senza sapere che l'uomo oltre la poltrona prova per lei qualcosa di mai detto. Che per lei non vuole essere soltanto un collega, un coach, una star. Due persone, due vite, due linee che s'intrecciano fra loro seguendo le note. Riusciranno a trovare l'accordo perfetto?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A Voice Is Everything'
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Le selezioni potevano dirsi concluse, ed ora si passava alla fase due. Le squadre pronte ad iniziare il warm-up, le prime interviste, nuovi amici e nuovi rivali.
 
La borsa in spalla, e l'anonima biondina era pronta a varcare la porta dell'hotel che l'avrebbe ospitata fino a quando la sua avventura a Los Angeles non si sarebbe conclusa.
 
Perché diavolo sono qui..?
 
E perché.. perché ho scelto lui?
 
Londra. Il palco vuoto, e l'unica occasione che la vita le aveva finora dato per raccogliere quel microfono fra le dita e far sentire la sua voce.
 
La sua voce. Niente coro, solo lei.
 
Forse sarebbe finito tutto all'ultima tappa del tour, come da buona fiaba di Cenerentola che si rispetti. Forse allo scoccare della sua mezzanotte, la scarpetta di cristallo l'avrebbe lasciata a piedi, sulla via del ritorno verso il bancone di Starbuck's ed i suoi cappuccini millegusti.
 
Forse il suo posto davvero era là.
 
O forse no. In fondo, non gliene importava poi molto. Non quando tutti se ne andavano, lasciandola sola con quel microfono fra le dita.
 
Non se n'era accorta, quel giorno, di un paio d'occhi che la scrutavano dalla penombra.
 
Lui, il leader. La star.
 
Ne aveva percepito la presenza solo quando, alla fine di quella manciata di parole, il vuoto del silenzio era stato riempito dal deciso battere di un paio di mani.
 
A Christmas song? Really?
 
La voce aveva seguito le mani, facendosi avanti con un tono divertito e finemente ironico che, sulle prime, le aveva dato seriamente fastidio.
E ok, era la star. Ma non aveva nessun diritto, d'invadere il suo perimetro privato. Neppure se lei era l'ultima della fila.
 
So what?
 
So what..? aveva replicato lui, arrampicandosi a sedere sul palco e trattenendo quel tono. We're in July!
 
What about mind your own business?
 
Era rimasto a bocca aperta, per un minuto buono. Nessuna donna l'aveva mai trattato così.
 
Forse sua madre.
 
Aveva strizzato appena gli occhi, aggrottato le sopracciglia, osservandola senza parlare.
La ragazza lo ignorava. Lo ignorava per bene, al mille percento. Era tornata al centro del palco, aveva impugnato di nuovo il microfono ed intonato Silent Night.
 
Lo stava prendendo per il culo.
 
E la cosa lo divertiva.
 
Mordicchiò appena il labbro inferiore, dandosi l'impulso per alzarsi in ginocchio. E da quella scomodissima posizione le lanciò una sfida sulla seconda strofa.
 
Il resto della crew li aveva sorpresi mentre, sdraiati spalla a spalla sul palco, terminavano l'esecuzione di I'll Be Home For Christmas ridendo alle lacrime.
 
Adam Levine era tornato ogni giorno, alle tre precise, in tempo per condividere con lei quello stranissimo soundcheck.
 
La cosa non le aveva mai più dato fastidio.
 
Avevano cantato Whitney ed avevano cantato Frank. Avevano volato fra le note di Candle In The Wind.
Adam sembrava conoscere qualsiasi canzone edita in qualunque parte del mondo. Jen s'inchinava chiamandolo monster, e lo lasciava mettere su una smorfia e intonare qualunque cosa, per poi seguirlo in quel gioco di voci.
 
Poi era trascorso un anno, in giro per il mondo. Un anno con le borse in spalla e le chiappe piatte a forza di miglia in pullmann e voli interstate.
Un anno di concerti, di grida, di fans. Un anno di segreti volteggi fra le note.
 
Poche domande, pochissime, fra loro. Bastava una canzone a far scivolare fuori anche le parole, le impressioni, i racconti.
Jen incrociava le gambe sul palco, e lo ascoltava. Lo ascoltava sfogarsi, o mentre le confidava che l'immagine dello sciupafemmine in realtà se l'era costruita.
Poi lo aspettava.
 
Lo aspettava sempre, anche quando fuori pioveva a dirotto e nel suo cuore ancora di più. Quando lo vedeva allontanarsi con le dita strette a qualche fan un po' più audace o con le braccia a circondare il corpo perfetto di qualche modella. Saliva sul palco, aspettava il silenzio. E la intonava.
 
Some say love, it is a river
That drowns the tender reed...
 
Ricordava la prima volta come l'avesse vissuta un istante prima.
 
Londra.
Il tour era sbarcato in Europa e nulla sembrava essere cambiato.
 
Quella sera, circondata da un silenzio quasi irreale, dopo aver aspettato più a lungo del solito, aveva finito con lo sceglierla lei, la canzone.
Per la prima volta dopo un anno intero, la voce del suo compagno non era arrivata a giocare sulle note con la sua.
 
..Just remember in the winter
Far beneath the bitter snow
Lies the seed that with the sun's love
In the spring becomes the rose.
 
S'era lasciata andare, in un sospiro, a sedere sul palco. Lo sguardo alle punte dei piedi, le mani a circondarsi le spalle.
Per la prima volta, s'era sentita davvero sola.
 
Una lacrima, a rigarle la guancia. Asciugarla con la manica della felpa.
Una lacrima, poi un'altra. Il viso piegato a terra. Un sospiro più pesante di quello di prima.
 
You ok?
Quella voce a sorprenderla.
 
- Yeah.. yeah, ok.
La voce tremò appena, nel rispondere, mentre cercava malamente di nascondere il profilo arrossato degli occhi.
- Sure?
 
Annuì, impercettibile, mentre l'uomo le si sedeva accanto e la sua espressione appariva tutto tranne che divertita.
- May I do something..?
 
Lei aveva scosso la testa, tornando a stropicciarsi il viso con la manica.
 
Che avrebbe dovuto dirgli? E' colpa tua..? Sono in questo stato per colpa tua..?
 
Che vuoi che gliene freghi.. lui è tutto, e tu sei.. niente..
 
- I'm just a little tired..
 
Yeah, tired. Tired of this life, tired of this stress. Tired of your goin'away and of your lookin in all directions but mine.
 
- We're all a little tired, Jen. Hold on. Only a few weeks, the last tour weeks and we'll be back home and free.
 
Aveva annuito, lasciando che le scivolasse addosso e l'avvolgesse con le braccia, appoggiandole quella guancia un po' ispida fra i capelli.
 
L'ultima volta in cui aveva ascoltato il suo respiro.
 
Il tour era finito, era stata pagata e congedata per non essere più richiamata. Altro disco, altro tour, nessun bisogno della sua voce.
Era tornata a vestire la divisa di Starbucks.
 
Non l'aveva neppure salutato.
 
Che vuoi che gliene freghi..
 
And you Jen? Have you ever had experiences?
Quella voce un po' peperina la risvegliò come da un sogno lungo una vita.
- Sorry?
- And you, Jen? - Terri, la sua giovanissima compagna di stanza, l'aveva messa al centro dell'attenzione - do you sing from long time, or..?
- Ah..- lei s'era appoggiata al bracciolo del divano, arricciando le labbra - I sing from the age of 4.
- I mean.. professionally. Have you got any pro experience?
- Yeah.. one. Been on tour with a band. 2k11, for about a year.. uh.. a little around.
- Lead?
- Oh, no..- sorrise, agitando appena le mani - background voice. Chorus.
- Was a famous band? - la ragazzina, dichiaratamente al primo tentativo da professionista, la osservava rapita.
- Ehm.. yeah, let's say yeah.
- Really? The name! - la incalzò un'altra delle compagne, sedendosi al suo fianco sul divano.
 
Jen percorse il perimetro con lo sguardo. Tutta la saletta di riunione la fissava, i suoi undici compagni di squadra sembravano morire dalla curiosità.
 
- Maroon Five.
Quella voce.
Apparve all'improvviso, un filo innervosita, parlando al posto suo e mettendoli tutti praticamente sull'attenti.
 
Really? mormorò Terri, di sottecchi, ricevendo in cambio una smorfietta imbarazzata.
 
- So.. you know one another.
Sam, l'omone del Texas, indicò lei e poi il coach, che l'aveva affiancata senza perdere quell'aria di stizza.
- Oh, ehm.. I don't think so.
 
Adam le rivolse lo sguardo di uno appena colpito da un macigno.
- Sorry?
- I mean..- lei sollevò appena la mano nella sua direzione - I know.. who he is. Don't think he reminds me at all.
- Are you kiddin me?
 
Lei sollevò le spalle, leggera.
- I was just one of the crew. Last one. A number. And..
- What..? Who do think I am?
 
Adesso lo sembrava davvero, tremendamente deluso.
Come diavolo poteva credere che si fosse dimenticato di lei? Di quei pomeriggi spalla a spalla, della musica condivisa in segreto? Che idea s'era fatta, di lui?
 
- Are you talking like this 'cause U think I'll favor you cause we know each other? Forget it.
Sguardo di fuoco, aveva voltato le spalle e s'era diretto all'area del pianoforte.
 
La prima sessione di warm up non incominciò per niente bene.
 
Jennifer Coulson!
 
Quella voce, chiaramente incazzata, a richiamarla al microfono. Le sue mani ad indicarle in malo modo la posizione che doveva assumere.
 
Perché diavolo non ho scelto uno degli altri tre..
  
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