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Autore: Violet Tyrell    07/10/2013    0 recensioni
Sequel di "The Rose of Death"
2004. Dopo un periodo di apparente pace al Santuario, le tre divinità abitanti sulla Terra - Athena, Poseidone e Odino - nella persona della celebrante Hilda - decidono di suggellare un'alleanza per poter contrastare le schiere di Hades.
Tra loro vi é un traditore: Poseidone, che per anni ha continuato a dormire nel corpo del ricchissimo e affascinante Julian Solo, intende sfruttare questo accordo per i propri scopi; dopo aver inserito una spia all'interno del Santuario, si incapriccia dell'avvenente guerriera d'oro del Capricorno, Shaya, figlia del defunto Aphrodite e di Astrid di Asgard.
L'erede dello splendore dell'ex gold saint dei Pesci e detentrice di Excalibur, parzialmente lusingata da tanto interesse e convinta di poter gestire la situazione, decide di fare il doppio gioco dopo una serie di omicidi sospetti che coinvolgono i guerrieri di Athena.
Il disastro è alle porte.
What If? e presenza dei guerrieri di Poseidone e Asgard.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Poseidon Julian Solo, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando il cuore e la ragione hanno origine dalle rose'
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Diuble talkin' jive 6
Angolo di benvenuto:


Ciao a tutti :=) il ritardo nella pubblicazione era dovuto... alla pigrizia xddd spero che il capitolo possa piacervi^^ ciao!


Double talkin' jive

Capitolo sei - Un brusco risveglio.


"Avanti! Colpisci di nuovo!" Lo sguardo di Shaya era impassibile, gli occhi azzurri fissi sui tre apprendisti che si stavano allenando assieme a lei e che avrebbero dovuto riuscire ad abbattere la sua difesa. Niente. Lei era in piedi al centro dell'arena, riuscendo a bloccare senza alcun problema gli attacchi fisici dei tre: il più grande aveva dieci anni e il più giovane otto, tuttavia la guerriera li trattava esattamente tutti allo stesso modo. Era stato il Sacerdote a darle ordine qualche settimana prima di occuparsi della loro preparazione fisica, prima che venissero assegnati a un maestro fisso per risvegliare il loro cosmo; Shaya, che aveva preso molto sul serio il compito, non si era risparmiata. A parte la parentesi di Asgard, non aveva mai disertato l'impegno e i tre ragazzini si erano mostrati tenaci e agguerriti, pur senza ottenere grossi risultati. Il tempo li formerà completamente, alla loro età sapevo solo calciare la sedia, facendomi male all'alluce. Shaya sorrise, ma non andò ad aiutare i tre a rialzarsi: anche lei aveva subito un addestramento simile, inoltre era necessario che diventassero padroni della lotta fisica prima di scoprire la potenza del cosmo. "Andate a riposarvi, nel pomeriggio vi aspetto per la lezione di scherma e se arriverete tardi, vi costringerò a lavorare più a lungo per recuperare." Era giunto il momento di congedarli, in fondo erano certamente stanchi e non era necessario sfinirli; inoltre aveva intravisto in arena il suo maestro assieme ad altri cavalieri, e doveva raggiungerlo in fretta, conosceva quel genere di sguardo che durante l'addestramento aveva significato raggiungimi immediatamente. Si accertò che i tre ragazzini fossero in grado di camminare normalmente poi raggiunse la scalinata in cui sedevano i cavalieri: non aveva notato la presenza dello zio Milo e vide che c'erano anche Shun, Hyoga e Azar così si affrettò ad avvicinarsi. "Come accidenti fai a non avere mal di testa? Ho ancora i postumi della sbornia, devo aver bevuto qualche bicchiere di troppo ieri sera", si lamentò il cavaliere dei Gemelli, quel giorno estremamente pallido e dall'aria completamente distrutta. Shaya soffocò una risata. La sera prima, al momento di congedarsi, era stata lei a trovare Azar: il giovane si stava liberando sui preziosi fiori di Julian Solo che si trovavano all'esterno della sua fastosa dimora, pertanto aveva deciso di agire immediatamente e si era allontanata assieme a lui dopo aver avvisato la Dea di ciò che era successo. Lei per prima non ci teneva a essere presente se il padrone di casa avesse lasciato esplodere la sua ira; a fatica era riuscita a farlo quantomeno stendere sul suo letto per poi risalire fino alla sua Casa.
"Ti sei divertito con quelle ragazze?" Shaya indagò con un sorriso malizioso e Azar gemette. "Oh no! Non ho neanche chiesto il loro nome! Ora cosa penseranno di me?! Ah beh niente, dovrò cercarne delle altre..." La ragazza scoppiò a ridere assieme agli altri: Azar era davvero incorreggibile, tuttavia le riusciva difficile credere che avesse davvero scordato di domandare i loro nomi, più probabile era che le giovani non l'avessero colpito più di tanto. "Milo, non hai niente da dire a Shaya?"
Shura squadrò Milo in modo interrogativo, ma l'uomo fece finta di non sapere nulla; Shaya scoccò uno sguardo interrogativo a Shun che ricambiò con un sorriso, come se sapesse qualcosa che le sfuggiva. "Io?... No, nulla... ah no, ecco! Vieni a pranzo con me, Shaya? L'ultima volta che mi hai concesso la tua presenza é stato il giorno del tuo compleanno, devi raccontarmi un sacco di cose e..." Milo si interruppe di colpo, deglutendo nervosamente quando si accorse che tutti - a parte Shaya che era incredula e Azar che teneva la testa tra le mani nel tentativo di non sentirla tanto pesante - lo stavano guardando con aria più o meno accusatoria.
Il guerriero si spazientì. "E va bene! Mi arrendo... Bene... Ecco, Shaya, non hai niente da dirmi su ieri sera? Non so... é successo qualcosa che... che..." Milo percepì sempre di più lo sguardo di Shura e diventò ancora più nervoso; Shaya non disse niente, chiedendosi che cosa cercasse di nascondere, e anche come facesse a sapere che era effettivamente accaduto qualcosa. Sin da bambina aveva sospettato che lo zio Milo avesse delle antenne con cui captare qualunque cambiamento, persino il più insignificante; tuttavia aveva già deciso di non dire nulla, forse ne avrebbe parlato a Micene che era il suo confidente più intimo, anche se non sapeva esattamente cosa dirgli.
Shun intervenne. "Quello che Milo vuole dirti, Shaya, é che Julian Solo ti ha mandato un gentile biglietto di ringraziamento che riguarda la festa di ieri sera; ne é arrivato uno anche ad Azar, ma tuo zio si é agitato perchè c'è anche un lungo pacchetto per te. Ha provato ad aprirlo per spiare, ma io e Seiya lo abbiamo sgridato e così si é sentito in colpa." Shura sghignazzò e Shaya fu quasi sul punto di tirare un sospiro. Quasi. Perchè aveva creduto che Milo sapesse esattamente il segreto che la legava a Julian, e non era certa che avrebbe potuto tacerglielo con leggerezza anche se non significava nulla. "Oh, non temere zietto, sarà uno di quegli stupidi e formali biglietti... E forse nella scatola c'é il conto che mi ha mandato per avergli rovinato le scarpe, anche se lo avevo avvertito..."
La ragazza liquidò a quel modo il problema e fece per dire altro, ma Shura intervenne per prendere la parola. "Io invece volevo chiederti se avevi tempo per un piccolo combattimento tra maestro e allieva, ma ho visto che devi fare lezione agli apprendisti. Bene, sarà per la prossima volta, io devo tornare in Spagna da Danae o mi manderà una maledizione da la se tardo di nuovo." Il guerriero si alzò e Shaya vide solo in quel momento che aveva portato con sè una sacca da viaggio, la solita che di solito utilizzava quando si spostava da casa sua al Santuario. In effetti erano già alcuni mesi che il suo maestro era presente ad Atene ed era normale che dovesse tornare a casa: dopotutto aveva dei figli ancora piccoli, e se ben ricordava Danae - che per lei era stata quasi come una madre - non gli avrebbe permesso di evitare i suoi doveri di padre. "Abbracciate da parte mia Danae, maestro, e portate a tutti i miei più affettuosi saluti." Era in momenti come quelli che Shaya sentiva la necessità di una famiglia, di un legame intenso come quello che le era stato dato durante gli anni di addestamento, tuttavia si chiese come avrebbe potuto fare senza la costante routine del Santuario.


"Questo é il terzo tutore che fai scappare! Possibile che ti riesca difficile evitare di fare i capricci, Enide? Sto cominciando a stancarmi." Julian cercò di trattenere la rabbia: detestava occuparsi dei continui lamenti di sua figlia, avrebbe tanto preferito saperla in mano a un tutore per togliersi il pensiero. Per un momento aveva contemplato l'idea di assumere nuovamente la tata che l'aveva fatta crescere dopo la morte della madre, tuttavia ricordò che la ragione del suo licenziamento era stato riconoscere che sua figlia a undici anni si comportava ancora come una bamboccia di sei. Era troppo legata alla casa e ai visi che conosceva e, inspiegabilmente, di recente cercava qualunque mezzo per costringerlo a notarla. Pierre era uno studente dell'università di Atene che aveva bisogno di qualche soldo ed era solo l'ultimo in ordine cronologico a subire i lamenti di sua figlia; prima di lui c'era stato Kakistos e prima ancora Edmund. Nessuno era durato più di un mese, tranne Edmund che era riuscito a tener duro per ben sette settimane.
Avrebbe anche potuto mandarla a studiare lontano da casa, ma temeva che fosse presto per un'esperienza simile. "Non ti ho chiesto uno stupido universitario, io volevo una nuova mamma, ma tu non mi ascolti mai!" Lo strillo di Enide non passò inosservato e Julian si chiese se la piccola lo facesse apposta a innervosirlo: ricordava la richiesta, ma non l'aveva mai presa troppo sul serio. Dopotutto dove la trovava una donna abbastanza interessante a cui accollare sua figlia? E che sposasse, naturalmente, viste le richieste della piccola. "Tesoro, ora smettila di comportarti come una bambina... Ho già detto che ho ascoltato la tua richiesta, al momento opportuno avrai una nuova mamma, ma non credo che sarà subito. E poi non é facile trovare qualcuno che ti piaccia, l'ultima volta che hai incontrato alcune mie colleghe di lavoro sei stata più dispettosa che mai." A quel ricordo l'uomo inesplicabilmente sorrise: di solito quasi tutte le donne libere tendevano a fargli delle avances più o meno esplicite, ma la sua bambina aveva letteralmente distrutto ogni loro speranza, spaventandole a morte. Tutto sommato non si era arrabbiato anzi, Enide gli aveva anche fatto un favore. Posò di nuovo lo sguardo sulla bambina e la vide incerta, pensierosa. "Ecco...", esordì la piccola in tono dubbioso, come se non sapesse da che parte cominciare. "... veramente a me una che piace c'é... non mi ricordo il suo nome, però se la vedrei ancora me la ricorderei(errore di stile voluto, è una bambina). Era tua ospite e mi ha detto come sei stato gentile a curarla."
Julian capì subito l'allusione. Shaya. Dopotutto aveva avuto solo lei come ospite femminile e sapeva che le due si erano incontrate anche se brevemente; non era arrivato proprio al punto di pensarla come sua figlia, però non aveva disdegnato il pensiero. Anzi, era ancora in attesa di una risposta da parte sua. "Non essere frettolosa, le hai parlato appena due minuti, inoltre non penso che sia la persona adatta a te. Ora per favore torna nella tua stanza a studiare, se proprio non ce la fai nel pomeriggio ti farò portare al parco giochi per un paio d'ore. "L'uomo congedò la piccola, consapevole che anche quella volta avrebbe fatto finta di rimanere a studiare a casa: non sopportava l'autista pertanto non si sarebbe mossa da casa.
Nel pomeriggio, mentre stava lavorando ad alcuni progetti di finanziamento per nuove ricerche nei mari, arrivò Kanon. "Signore, é giunta la divina Athena e chiede se potete riceverla: dice che la sua é una visita informale, ma ho detto di attendere il vostro consenso." Julian gettò solo un'occhiata distratta al suo Marine. "Bene, falla accomodare nel salone bianco, io arriverò tra pochi minuti, il tempo di terminare questo lavoro." Lo disse sbrigativamente, come se la cosa non lo interessasse molto; percependo un silenzio irreale, osservò di nuovo Kanon e lo vide incerto. "Con lei c'é anche la guerriera del Capricorno, ha qualche disposizione da dare? Athena ha detto che vuole parlarvi privatamente, prima."
Julian appoggiò persino i fogli sul tavolo. Non si aspettava anche il suo arrivo, ma questo significava solo che aveva lui la situazione in pugno come sempre. "Lei fatela accomodare nel salone delle rose e offritele qualcosa mentre io scopro che cosa desidera dirmi Athena; lasciate Siren con lei, giusto per assicurarci che non sia qui per spiare o danneggiarci." Lui però non lo credeva possibile, era solo un modo come un altro per controllarla senza destare sospetti; gli sembrò di percepire una vaga sorpresa sul volto di Kanon, ma il guerriero si affrettò a fare ciò che gli era stato ordinato.
"Julian, scusami se non ti ho avvisato prima... Sono qui, come immaginerai, per la lettera che mi hai mandato la settimana scorsa." L'uomo annuì: i convenevoli erano stati esauriti dopo i primi minuti e lui aveva spinto la donna a spiegare il suo arrivo, anche se già  lo sapeva. "Certo, sei stata molto cortese a scomodarti di persona, mi aspettavo una risposta via lettera, ma va benissimo anche così. Betty, porta un tè alla signorina Kido." La donna si affrettò a eseguire l'ordine e lasciò i due soli a parlare come sapeva di dover fare, era così ogni volta. "Oh no, ho pensato fosse meglio parlarne di persona, soprattutto perché non avevo idea che tra i tuoi progetti ci fosse anche... anche questo. Non ti sembra di essere troppo precipitoso? In fondo non vi conoscete molto bene..."
Athena si chiese in che modo scoprire ciò che realmente nascondeva l'uomo seduto di fronte a lei: dopo la festa a cui aveva partecipato con Shaya e Azar, non aveva avuto un attimo di tregua impegnata com'era a tentare di anticipare le mosse dei nemici, al punto che l'arrivo della missiva di Julian l'aveva colta di sorpresa. Più volte aveva cercato di pensare a quello che era successo durante la festa, a qualche dettaglio che forse le era sfuggito sul momento, ma non le era venuto in mente nulla; sapeva soltanto di aver visto i due ballare assieme, ma la cosa le era sembrata normale. Aveva fatto qualche domanda ad Azar, ma il guerriero aveva ribadito più volte di non aver fatto caso a molto, anche se ricordava di aver visto la compagna spesso in un angolo. Osservò Julian chiedendosi cosa pensasse e vide che pareva seccato, anche se solo in parte. "Precipitoso? Niente affatto. Proprio come hai detto tu, io e Shaya non ci conosciamo bene e il mio obiettivo é quello: mi sembrava di avertelo scritto chiaramente, o forse mi sbaglio? Potrebbe essere..." La donna sorrise gentilmente: ricordava ogni singola parola, ma lei non era tanto preoccupata per la richiesta, bensì per ciò che sottointendeva il dopo. Che cosa sarebbe accaduto quando i due si sarebbero conosciuti un po' di più? Quale obiettivo si era riproposto di raggiungere quell'uomo? Era quasi sicura che per Shaya sarebbe stata una sorpresa - non avendole rivelato il motivo della visita - e temeva che Julian avesse in mente qualche strana idea che la compromettesse; d'altronde doveva riconoscere che se l'idea del Dio dei mari era quella di servirsi superficialmente della ragazza, non si sarebbe disturbato a domandarle un permesso.
"Certo Julian, ho capito tutto quello che hai scritto. Il fatto é che non sono io la persona a cui dovresti chiedere questo, ma a lei; se davvero vuoi conoscerla meglio frequentandola, non sono io a dovertelo consentire... Sono solo sorpresa perché non me ne hai parlato alla tua festa, non avevo notato il tuo interesse... Lei lo sa?" Athena invece ricordò la richiesta esplicita di Julian prima della festa, e si disse che avrebbe dovuto saperlo; aveva esitato prima di porre una domanda tanto diretta, ma era dell'idea che avrebbe potuto ottenere una risposta chiara. Non aveva affrontato l'argomento con Shaya, forse avrebbe dovuto farlo, ma non aveva voluto allarmarla. Alcuni istanti di silenzio trascorsero prima che lui rispondesse. "No. O meglio, non sa che ho deciso di chiederti il consenso... Però non dovrebbe avere una sorpresa, ho già avuto modo di parlarle privatamente... e c'erano segni incoraggianti." Julian calcò sulle ultime parole in particolare, tuttavia non fornì altre spiegazioni; sicuramente aveva ritoccato un po' l'accaduto, ma non dubitava che Shaya fosse consenziente. Lo dimostrava il fatto che, a parte l'iniziale freddezza, non aveva disdegnato il suo approccio; non sarebbe stato per nulla difficile plasmarla anzi, dal momento che la stessa Athena non sembrava intenzionata a intromettersi, il suo piano sarebbe stato ancora più semplice da attuare.
"Ho pensato che fosse corretto nei tuoi confronti farti sapere da subito ciò che penso, non mi sarebbe costato nulla fare tutto ciò a tua insaputa, ma anche vista la recente alleanza ho preferito comportarmi in questo modo. Inoltre, ma credo tu già lo sappia, sono moltissimi anni che non mi interesso seriamente a una donna(anche se per me ha un harem u.u), quindi le tue preoccupazioni sono del tutto ingiustificate..." Il suo tono risuonò leggermente seccato, ma avrebbe voluto sogghignare. Aveva previsto tutte le domande che gli aveva fatto e aveva una risposta per ciascuna, oltre ad avere sottolineato alcuni dettagli a cui forse lei non aveva pensato. Tutto sarebbe andato secondo i suoi desideri. La vide sorridere nuovamente. "Sei stato davvero gentile a informarmi, sono solo preoccupata per la mia guerriera, in fondo é tanto giovane e potrebbe non adattarsi a questo mondo, al contrario di Isabelle."
Lo sguardo di Athena si posò su un ritratto appeso al muro e che raffigurava la defunta moglie di Julian, la splendida Isabelle: la donna aveva solo un anno in meno del marito, ma era stata la moglie ideale per un uomo come lui. Affascinante, a sua volta ricca ed estremamente accomodante; Athena ricordava di averla conosciuta anni prima, quando ancora era viva e le era sempre piaciuta. Isabelle era stata una donna deliziosa, forse un po' troppo silenziosa, ma essendo schiva e riservata nessuno se ne era meravigliato: da quello che ne sapeva il loro era stato un matrimonio combinato, anche se non era durato molto. Un paio di anni dopo le nozze era nata una figlia, e pochi mesi più tardi Isabelle era stata uccisa da un balordo che aveva sparato all'impazzata nel centro di Atene, ferendo tante altre persone: per la donna non c'erano state speranze e il criminale era stato abbattuto dalla polizia giunta sul posto.
Julian scrollò le spalle. "Un po' prematuro pensarci ora, giusto? In ogni caso gradirei ugualmente la tua opinione, non sono al corrente se le tue leggi vietino alle tue sacerdotesse di frequentare altre persone..." Ma lui già sapeva che non esistevano veti del genere, solo la presenza della maschera avrebbe potuto essere un problema, ma aveva saputo che già da molti anni Athena l'aveva eliminata; tutto sarebbe andato alla perfezione, ne era certo. "No, se per Shaya va bene, allora rispetterò la sua scelta; ora ti chiedo di scusarmi, ma devo tornare al Santuario. Sei stato gentile a dedicarmi parte del tuo tempo... ah, se vuoi parlarne con lei sappi che le avevo chiesto di accompagnarmi."


"Allora, cosa ti ha mandato oggi il tuo Apollo? Scusa, volevo dire Poseidone!" Shaya sbuffò e non rispose: la squillante voce di Micene non era una novità, ormai era da un mese intero che l'amico le chiedeva le novità ogni giorno, da quando Julian aveva messo in pratica le promesse fatte.
Non trascorreva giorno che al Santuario giungesse qualcosa per lei: Shaya aveva cercato in ogni modo di dirgli che non desiderava niente, ma l'uomo non l'aveva presa subito in parola. La ragazza si era vista recapitare di tutto - da oggettini graziosi e inutili, a vere follie come abiti e altri regali estremamente costosi - e, puntualmente, aveva rifiutato ogni cosa; non voleva essere tentata da tante futilità, era convinta che una volta iniziato sarebbe stato difficile smettere. Inoltre non ne aveva neppure bisogno, che cosa se ne faceva dei vestiti? Certo, avrebbe potuto indossarli quando accettava di uscire a pranzo con lui, ma accadeva tanto di rado che le sembravano assurdi; in verità Julian avrebbe preferito vederla più spesso, ma Shaya aveva deciso di comportarsi il più razionalmente possibile e aveva accettato solo un incontro alla settimana, a parte quando si incontravano casualmente durante il giro di controllo che effettuava obbligatoriamente. Era un modo come un altro per fargli capire che non la poteva controllare.
In ogni caso alla fine Julian si era moderato, e dopo aver scoperto che le piacevano molto i gigli, aveva limitato i suoi omaggi giornalieri a quello: ogni giorno un candido giglio giungeva per lei, che non lo rifiutava mai. Era la sola eccezione che si era concessa: quell'unico e semplice fiore la faceva sentire importante, e soprattutto desiderata. Era estremamente gratificante riceverlo, anche se non l'avrebbe mai confessato; difatti, quando lui aveva sondato il terreno per scoprire cosa ne pensava, si era limitata a dire che li metteva in un angolo e non li guardava più. Una piccola bugia che non era stata creduta, ma dal momento che Julian non l'aveva contraddetta apertamente, poteva ancora fingere che fosse così.
"Lo so che mi senti, non ti ho ancora tolto l'udito... A proposito, ti ho raccontato che devo andare in India? La nostra dea vuole che controlli alcune cose e non intende disturbare Shaka, però mi ha detto che posso portare qualcuno con me: vuoi accompagnarmi oppure il signore delle cozze e delle alghe ti ha già incastrato con qualche appuntamento folle? Magari ti porta ad ammirare le stelle una notte? Viste dalla spiaggia dev'essere molto romantico! Mi meraviglia che non te l'abbia ancora pro..." Micene si interrupe, osservando più attentamente la ragazza: l'amica si era prontamente girata, ma a lui era sembrato di vedere le sue guance arrossarsi e sorrise tra sè e sè. Avrebbe potuto insistere sull'argomento, tuttavia decise di lasciarle credere di non aver visto nulla.
Sapeva come Shaya fosse convinta di potersi destreggiare facilmente in quella situazione, eppure lui percepiva distintamente l'animo dell'amica mutare giorno dopo giorno; non aveva idea di come fosse accaduto, tuttavia sentiva che la corazza dura con cui aveva protetto il cuore, si era lievemente incrinata. Se da una parte ne era contento, dall'altra temeva i reali motivi di Poseidone nel continuare quel corteggiamento: forse la parte umana del dio aveva basi sincere, tuttavia a volte credeva che all'uomo interessasse solo servirsi di Shaya come un giocattolo. Ed era un gioco pericoloso visto come lei aveva deciso di assecondarlo. Avrebbe tenuto lui gli occhi aperti anche per lei, l'aveva sempre considerata la sua sorella maggiore, poco importava che non avessero lo stesso sangue nelle vene: quell'amicizia era la più preziosa e duratura, non avrebbe avuto pace se fosse venuta meno per qualunque motivo.

"Penso che all'interno del Santuario ci sia un traditore." Micene si voltò per osservare incredulo l'amica: Shaya aveva accettato di accompagnarlo ed era l' ora a scrutarlo con aria seria, indossando il sari che una donna indiana le aveva regalato l'anno precedente, durante la sua ultima visita. Un indumento semplice di colore grigio, che tuttavia lei portava con la più sublime indifferenza. "Dici? E chi mai farebbe una cosa simile?" Il guerriero della Vergine, che a sua volta portava un sari, rosso sangue, era scettico; solo un folle poteva osare un gesto del genere, eppure Shaya sembrava serissima.
La vide tenere gli occhi sul terreno, immersa nei pensieri. "Saga ha detto che si tratta di un nostro alleato, anche se non so quanto credergli... insomma, lo é stato a sua volta. Più che altro, da come si é posto, sembrava parlare di un infiltrato per conto di qualcuno." Micene si chiese, mentre l'ascoltava, se Shaya avesse anche solo ipotizzato che potesse essere Poseidone; a lui l'alleanza sembrava molto strana, eppure allo stesso tempo credeva assurdo che Athena fosse stata imbrogliata. Nulla però impediva di credere che le parole di Saga fossero fuorvianti, che magari esistesse un traditore, ma non inviato da un loro alleato. "Magari é Hades, ormai si sta risvegliando, sento la sua presenza sempre più massiccia sulla Terra..."
La voce di Micene era decisa mentre osservava da lontano il fiume Gange: tutto era in ordine proprio come aveva previsto, non c'erano tracce di nemici vari tra la popolazione povera che abitava in quella parte del mondo. Gli piaceva l'India, persino più della Spagna in cui era cresciuto: anche se lui era sempre allegro e pronto a riempire di ottimismo gli altri, la calma e la pace che regnavano in quel luogo lo completavano. Forse era stato l'effetto che i tanti anni di addestramento con Shaka avevano avuto su di lui, ed era per quel motivo che anche al Santuario preferiva la quiete della sesta Casa. Tornò a osservare l'amica, dicendosi che era davvero strana vestita a quel modo, anche se entrambi da bambini adoravano provare i vestiti curiosi, soprattutto per Carnevale o durante le feste.
"La dea non ha detto niente quando le ho riferito questa cosa, forse in realtà non c'é niente di cui preoccuparsi: sappiamo già che Saga in passato ne ha combinate davvero di ogni genere, non dovrei perdere tempo a pensarci neppure per un istante..." Micene riuscì a captare una vena di freddezza in quelle parole; aveva l'impressione che la ragazza stessa cercasse di convincersi, percependo un pericolo, ma senza l'intenzione di affrontarlo. Doveva ammettere però che fidarsi di chi aveva giurato fedeltà al dio dei morti non era semplice, persino impossibile. "Di sicuro dopo la morte del nostro venerabile Maestro qualcuno cercherà di introdursi tra noi, allo scopo di seminare zizzania, ma io ancora non ho trovato nulla e sono settimane che cerco un indizio."
Shaya annuì: anche lei aveva provato a stare in guardia, tuttavia non era riuscita a captare nulla di strano. Il Santuario era sempre lo stesso, anche se avevano perso un valoroso e saggio guerriero. "Non so, immagino che ora dovremo essere ancora più cauti di prima. Bene, ora offrimi quel lassì di mango di cui mi parli da anni... e guai a te se cerchi una scusa, dopo questo viaggio ho una fame da lupi!"


Chi mi scriverà mai dall'India? Con dei mezzi tanto banali... Julian osservò incuriosito la cartolina che raffigurava un paesaggio tipico indiano, chiedendosi chi mai ancora utilizzasse quei mezzi di comunicazione. Di solito le persone lo cercavano tramite i più potenti mezzi tecnologici, ma quella cartolina gli aveva ricordato quelle che suo padre gli mandava quando era piccolo. Una pratica vecchia di più di trent'anni. "Avrei dovuto saperlo che era Shaya, solo lei può servirsi di una cartolina per farsi sentire..." Julian rise, appoggiandola distrattamente su un mobile e tornando a concentrarsi sulla figura del Marine di Seadragon - Kanon -, convocato da lui poco prima di essere interrotto dall'arrivo della posta.
"È la vostra fidanzata, Signore? Credevo fosse al Santuario, assieme agli altri guerrieri di Athena." Julian fece un gesto con la mano - come se volesse scacciare una mosca fastidiosa - prima di rispondere. "Proprio lei. A quanto pare é in India e ci resterà per alcune settimane; non mi aveva avvisato prima, ne deduco che sapesse già che glielo avrei impedito. In un modo o in un altro... Ma tutto questo non ha alcuna importanza, il solo fatto che si sia fatta sentire dimostra chiaramente che é già nelle mie mani; veniamo a noi, piuttosto. Confido che tu abbia delle buone novità." Kanon avvertì l'implicita minaccia del dio, che chiaramente non avrebbe ascoltato nessuna notizia negativa.
“Di meglio non potevamo sperare, Signore. Athena non sospetta nulla e gli spectre presto saranno pronti ad entrare in scena, proprio come avevate ordinato. L'attacco ad Asgard é andato bene.“
Julian sorrise, compiaciuto.“Ottimo, è un vero peccato che il cavaliere di Aquarius sia riuscito a ergere una potente contro difesa e congelare la torre, ma non servirà a nulla; Deng di Libra é un guerriero mediocre, le stelle malefiche si libererebbero anche senza la sua approvazione.“ Sembrava quasi ragionare ad alta voce, Poseidone, e non si aspettava alcuna risposta da parte del suo interlocutore; questi, avvolto nell'ombra della sala, tacque rispettosamente, almeno fino a un certo momento. “Mi perdoni solo una cosa, Signore. Perchè avete insistito tanto per entrare in contatto personalmente con la guerriera del Capricorno? Non bastava già la spia al Santuario? Non sarebbe la prima volta che una donnetta manda all'aria piani ben congegnati: la storia parla di Elena di Troia, per esempio...“

Julian sapeva bene cosa stava insinuando il suo guerriero, ma non si sentiva offeso, e sorrise, con un'espressione cinica che era ben nota a tutti. Sorseggiò una coppa di vino prima di rispondere. “No, sarebbe troppo facile accontentarmi della mia fedele spia. Ho bisogno di Shaya soprattutto per tenere l'attenzione di Athena lontana dal pericolo, e la ragazza le sta abbastanza a cuore da preoccuparsi per lei. Inoltre non ti dimenticare che, anche se donna, è pur sempre una guerriera di Athena e come tale é dotata di estrema forza. Lo so, l'ho vista combattere ed é meglio che sia io in persona a occuparmi di renderla inoffensiva. Preferisco plagiarla lentamente per rivoltarla poi contro la sua stessa stupida Dea; posso assicurarti che sono bastate poche settimane per farle abbassare la guardia. La freddezza di cui ha fatto prova all'inizio é solo un ricordo, so esattamente come rigirare quella guerriera, lasciandole credere di essere lei la padrona.“
Trasudava sicurezza, Julian Solo, forse persino eccessiva, ma l'altro non si permetteva di contraddirlo: era o no una divinità? “Naturalmente, anche se potreste avere tutte le donne che volete; forse non dovreste puntare così tanto su di lei, in fondo viene tenuta costantemente sotto controllo, e se scoprisse qualcosa... “ Per quanto audace, Kanon non rasentava mai l'impudenza necessaria per irritarlo, e lo stesso Dio pareva di umore molto socievole quel giorno. “Non tieni conto che la ragazza ha nobili origini: ottenendo il suo possesso avrò praticamente sconfitto Athena sulla carta: i mari, Asgard e l'Oltretomba. Cosa vuoi che riesca a fare la nostra Saori, contro un'offensiva del genere?” E rise, compiaciuto dalla propria abilità di stratega; l'anello del Nibelungo avrebbe svolto sapientemente il suo lavoro nella delicata persona di Hilda, che sicuramente non avrebbe avuto motivo di negargli la sua nipote più adorata. Al momento giusto l'avrebbe offerto alla Celebrante, e da quel momento tutto sarebbe stato in suo potere. Anche l'altera e affascinante Shaya avrebbe ceduto alle lusinghe del potere. Ripensò al contratto che avrebbe stipulato con Hilda. A tutti gli effetti, Shaya era già una sua proprietà, solo che c'era più sfizio a lasciarle credere che fosse lei a scegliere il suo destino.
“E non ti dimenticare, inoltre, che raramente posso dire di avere incontrato una donna degna di me, e Shaya è persino più affascinante di quanto non avessi pensato la prima volta che l'ho vista qui ad Atene. Non vedo alcun problema nel combinare affari e piacere, specialmente quando so di avere la vittoria in pugno. Per quello che ti riguarda, qualche altra novità dagli Inferi, spero."
Ritornò serio, portando nuovamente lo sguardo sul suo interlocutore, il quale annuì soddisfatto. “ Sì, dopo la morte di Dhoko siamo molto prossimi ad avvicinarci a Shaka anche se, se mi è concesso, sarebbe preferibile che la vostra attenzione si spostasse  su Shura, oppure su Milo. Shaka resta al momento ben protetto dalla propria forza, e anche dal legame col Sacerdote; gli altri due sono molto più vulnerabili. Se poi decidessimo per l'ex Capricorno, per voi sarebbe davvero l'ideale in quanto potreste fare ancora maggiori pressioni sulla ragazza..“ Il Dio tamburellò le dita della mano sulla poltrona, riflettendo.
 “Voglio sbarazzarmi di questo Shaka il prima possibile, è troppo pericoloso da vivo, lo preferisco innocuo e morto, tuttavia sarebbe forse un rischio attaccarlo in questo momento, devo dartene atto; lasciamolo per dopo, in fondo non c'è fretta. Decidete voi quale dei due ex-guerrieri morirà per primo, anche se assieme non sarebbe una cattiva idea, e se dovete, fate fuori anche la loro assurda famiglia. Shura é sposato, giusto? L'ex-guerriera era abbastanza forte, ma non ci serve, così come quel loro figlio che gioca a Buddha. E neppure i mocciosi più giovani. Spazzateli via. Tutti e in fretta.“
Gli ordini erano chiari, non c'era possibilità di sbagliare e l'altro annuì, mentre Poseidone era del tutto incurante di fronte alla possibilità di stroncare vite innocenti in nome della gloria e del potere.
Trascorsero alcuni minuti prima che Poseidone riprendesse il discorso. “A preoccuparmi, se posso dire così, è più la presenza della vecchia guardia di Gold Saints, ma con Libra morto hanno già ottenuto un bello scossone; quando avremo affondato anche Shaka, allora le porte del Santuario saranno libere. Dei nuovi non mi preoccupo, tranne che di quell'Aquarius strano. Mi dicevi che ha una relazione con quel guerriero piagnucolone di Andromeda; provvedi che entrambi non siano più un disturbo. E ora ritirati, sono stanco. Torna da me quando avrai messo in atto un piano.“.
Sbadigliò in maniera annoiata, per nulla provato da quella discussione: era come giocare a Risiko o, come preferiva lui, a battaglia navale. “Se mi concedete signore, vorrei chiedervi come pensate di sistemare la questione con Hades. Non credo che vogliate davvero allearvi con lui e...“ Il braccio del Dio si alzò, interrompendo quello che l'altro stava dicendo; tacque, attendendo. “Ovviamente no, resuscitare quegli stupidi cadaveri mi sarà utile fino ad un certo punto. Asgard verrà distrutta, e così Atene, e quando sarà tutto finito... mi premurerò che resti chiuso in quel vaso per l'eternità. Anzi, conosco il modo per eliminare Hades senza combatterlo: tranquillizzati, è praticamente tutto fatto.“ E rise allegramente, divertito dal proprio cinismo. “E la ragazza, Signore? Se distruggeremo Asgard, quanto sarà disposta a restare al vostro fianco? Non ha mai vissuto veramente a Nord, tuttavia é pur sempre figlia di Asgard, almeno per metà...“ Il suo interlocutore vedeva una falla gigantesca in quel piano, ma Poseidone sembrava sicuro di sé, in fondo con le donne non era l'ultimo arrivato, al contrario, quindi sapeva quello che faceva. “Perchè tanta fretta? Goditi lo spettacolo, no?“


"Sono davvero felice, maestro, di poter accompagnarvi in missione. Speravo solo che accadesse per un motivo meno doloroso..." Shaya ruppe il silenzio, osservando il suo maestro che cercava indizi, di qualunque genere; in quella casa - la stessa in cui era cresciuta durante i lunghi anni di addestramento, fianco a fianco con tutti coloro che erano praticamente i suoi fratelli e sorelle adottivi - era stato versato sangue, ma non c'era nessun corpo. In un certo senso, pensò la ragazza, potevano ancora sperare di ritrovarli.
Non aveva mai visto il suo mentore tanto silenzioso, chiuso in una rabbia dolorosa. Shaya non riusciva a dire nulla per consolarlo, consapevole che nessuna parola sarebbe servita a qualcosa; osservò le foglie cadute dagli alberi, notando per la prima volta come l'autunno stesse arrivando. La primavera e l'estate erano scivolate via velocemente al punto che aveva faticato ad accorgersene; entro pochi giorni Micene avrebbe compiuto gli anni e lei sperava di potergli offrire un regalo molto importante, ovvero la certezza che tutta la sua famiglia stava bene. Doveva essere così.
Shura continuò a guardarsi attorno, ma non c'era niente: la polizia era già stata sul posto, ma non aveva trovato nulla. Nè il cavaliere se l'era aspettato: c'erano tracce di un cosmo oscuro, tuttavia non aveva trovato altro. "Sono contento che tu abbia voluto proporti, temevo che Micene volesse precipitarsi qui per aiutarmi e ti ringrazio per averglielo impedito." Nel momento in cui aveva scoperto la sparizione della sua amata e dei bambini, Shura aveva capito che il suo figliolo maggiore avrebbe gettato al vento qualunque cautela per giungere ad aiutarlo; se da una parte si fidava di lui come guerriero, dall'altra preferiva che rimanesse al Santuario e che non si lasciasse coinvolgere più del dovuto. La sua allieva era l'ideale: oltre a conoscere bene il luogo, riusciva sempre a mantenere quella facciata di distanza necessaria. Forse era persino cinica, ma era quello che serviva in una missione del genere.
"Oh, voleva farlo, ma gli ho assicurato che tornerò con ottime notizie e non mi muoverò da qui finchè non ne avremo: sto cercando di pensare a cosa mirassero i rapitori. Cioè, sto solo supponendo che... però se avessero voluto uccidere, ci sarebbero delle tracce." Shaya continuò a guardarsi attorno, facendo ipotesi ad alta voce per costringere il maestro ad ascoltarla, anche se non era sicura di avere ragione. Quello che non si spiegava era la ragione di quell'attacco: Danae, per quanto fosse stata una guerriera, non aveva nemici - almeno non da quanto Shura le aveva detto -, e poi cosa c'entravano i bambini? Ci doveva essere una ragione, ma non riusciva a trovarla.
"Come ti è sembrato Aphrodite quando l'hai incontrato?" Shaya sobbalzò quando alcune ore dopo, mentre erano intenti a esaminare tutta Madrid in cerca di qualche testimone, Shura le fece quella domanda; era sicura di non aver mai parlato con lui di quell'argomento, anche se sapeva che in gioventù i due erano stati ottimi amici. La cosa non l'aveva mai interessava, e le pareva strano che proprio in quel momento volesse saperlo; rimase in silenzio, senza sapere cosa dire. "Sarà stato contento di vederti, non mi stupirebbe se avesse fatto tutta quella strada solo per poterti conoscere di persona: ad Aphrodite non è mai piaciuto accontentarsi di sentir dire una cosa, specialmente se gli è tanto legata."
Shaya sbuffò, non riuscì proprio a impedirselo: ripensava a quello che era accaduto ed era certa di avere un'opinione diversa. "Non voglio contraddirvi, maestro, ma penso siate in errore: se fosse davvero stato contento, non avrebbe permesso che quel cretino di Death Mask mi colpisse così. La stessa cosa vale naturalmente per Saga, ma da dei traditori non mi aspettavo niente di meno: sarebbero dispiaciuti di sapere che Jul... Poseidone mi ha strappato alla morte."
Shura sorrise, a dispetto dell'ansia che lo attanagliava da alcuni giorni; non contraddisse la sua allieva, sicuro di conoscere l'amico molto meglio di lei. "Non esserne tanto sicura, so per certo che Aphrodite nel tempo ha dato molte prove tangibili di quanto tenesse ad Astrid, e in seguito anche a te. Non posso dire degli altri, ma di lui so che ha voluto tornare in vita per occuparsi di te... a modo suo, non è mai stato un tipo ordinario. Probabilmente non esiterebbe a lanciare qualche sua rosellina contro Julian Solo se venisse a conoscenza del vostro rapporto. Ora continuiamo, abbiamo perso fin troppo tempo."
Shaya annuì, contenta del repentino cambio di argomento: in qualche modo il pensiero di Aphrodite la rendeva nervosa, anche se erano trascorsi mesi da quando l'aveva visto. Una volta conclusa la missione forse avrebbe chiesto qualcosa allo zio Milo, o al suo stesso maestro, ma ora doveva concentrarsi solo sulla ricerca di Danae e dei bambini.
"Ancora niente... e abbiamo rigirato la Spagna come un guanto!" Tre giorni dopo Shura imprecò, distruggendo un muro con un pugno a causa della rabbia che lo attanagliava; aveva creduto che separarsi e cercare in luoghi diversi, avrebbe portato a una soluzione rapida, ma sia lui che Shaya avevano girato praticamente tutta la penisola iberica senza successo. L'aria fresca della notte non era per lui alcun sollievo, cominciava a sentirsi stanco e, in parte, abbattuto: era convinto che non avrebbe fallito, ma fino a quel momento tutto era andato storto. Continuava a pensare a tutto quello che poteva essere successo alla sua Danae; anche se era psicologicamente molto forte - e di questo poteva ringraziare Shaka -, probabilmente doveva essere assalita dalla paura e dal terrore. Si sedette sulla riva del fiume con un sorriso, ricordando l'esordio burrascoso del loro rapporto; lei non faceva che cercare di ucciderlo perchè aveva visto il suo volto, e lui la derideva apertamente per i suoi continui fallimenti, anche se mai con l'intento di umiliarla. Lui aveva impiegato intere settimane per capire di esserle affezionato, poi tutto era andato a posto e ora, dopo ben vent'anni, avevano una bella famiglia di sei figli.
La doveva ritrovare soprattutto per quel legame forte che li aveva sempre uniti, e sentiva che ce l'avrebbe fatta; avrebbe riposato alcune ore per riprendere le forze, per poi cercare un contatto telepatico con la sua allieva, che in quel momento doveva essere poco lontana dai confini con il Portogallo. Aveva appena preso sonno quando un rumore destò la sua attenzione, anche se fu lento a schivare il colpo; si guardò il braccio sanguinante e si chiese come non aveva potuto notare il cosmo oscuro che ora era tanto forte. "Se tu fossi rimasto a dormire, non avresti sentito alcun dolore! Muori!" Shura evitò un colpo concentrando il cosmo, e mandando a sbattere contro il terreno il suo avversario.
"Uno spectre... Harpy, dico bene? Peccato, avresti dovuto colpirmi quando..." Le parole morirono in gola, sostituito da un gemito soffocato di dolore; a Shura sembrava che la schiena fosse trafitta da continui colpi, eppure era sicuro che il suo avversario non avesse avuto il tempo di spostarsi e arrivargli alle spalle. La vista era parzialmente sfocata, ma quando guardò, lo spectre di Harpy era ancora in piedi davanti a lui; si voltò e ricevette un potente colpo cosmico in pieno petto, che lo stordì, ma non al punto di non riconoscere il vile aggressore che lo aveva sorpreso alle spalle. "Tu! Hai... hai tradito Athena... perchè?"
Ma non ci fu risposta: nel momento in cui Shura riuscì a scagliare - a fatica, a causa delle ferite profonde che lo debilitavano - Excalibur contro il traditore, crollò di schianto a terra, colpito da una raffica di colpi a tradimento che arrivavano dallo spectre, lasciato privo di guardie. "Bene, e due sono andati. Gettalo nel fiume, deve essere trovato, poi torna al Santuario prima che si accorgano della tua assenza."

Shaya sperò che i suoi sensi l'avessero ingannata; la notte precedente aveva avuto un incubo ed era certa di avere percepito un urlo svegliarla. Curiosamente aveva l'impressione che fosse stato il suo maestro, così aveva cercato di mettersi in contatto con lui subito dopo. Niente. Solo il silenzio le aveva risposto, così aveva lasciato perdere la missione ed era tornata indietro il più in fretta possibile.
"No... no!" Una folla di curiosi circondava le rive del fiume, bloccandole la visuale; Shaya si fece largo, incurante del fastidio che poteva provocare agli altri che venivano colpiti dal box dorato che teneva sulle spalle. Una sensazione di morte aleggiava in quella radura e si era sentita attrarre dal posto al pari di una calamita; per un momento non riconobbe la figura sdraiata a terra, su cui erano chini alcuni medici nel tentativo di rianimarlo. Mille volti le passarono davanti prima di riconoscerlo: aveva persino temuto che potesse essere Danae o i bambini che cercavano, ma quando osservò il cadavere inerme dal volto pallido e pieno di ferite, Shaya sentì un vuoto tremendo attanagliarla.
"Maestro! No... sta... sta solo dormendo, vero?" La ragazza aveva gettato di lato il box contenente l'armatura, incurante di tutto, ma le bastò vedere l'espressione contrita dei medici per sentirsi divorare dal terrore. Lo aveva già capito quando l'assenza del cosmo di Shura le confermava l'accaduto, ma continuava a non crederci. Aveva promesso a Micene di tornare con buone notizie, invece avrebbe portato con sè il corpo di suo padre... del maestro che aveva sempre venerato e rispettato, e a cui non avrebbe più potuto chiedere consiglio quando si sarebbe trovata in difficoltà. Se la morte di Dohko aveva scosso il Santuario, quella perdita avrebbe devastato tutti, a cominciare da lei e da Micene, per non parlare di quando avrebbero ritrovato il resto della famiglia. Ma anche la missione ora le pareva di scarsa importanza.
Non capì quello che le stavano chiedendo gli uomini presenti - e dire che parlava bene lo spagnolo, ma in quel momento le sembrava una lingua ignota -, ma quando riprese coscenza di sè, capì di avere pianto. Non le succedeva da quando aveva visto morire Kanon davanti ai suoi occhi, e per quanto le circostanze fossero diverse, il senso di perdita era lo stesso. Forse solo amplificato dal profondo legame che l'avrebbe sempre unita al maestro.
Il viaggio per tornare al Santuario fu lungo: Shaya non aveva voluto servirsi di un aereo perchè questo avrebbe significato prendere contatti con il Santuario e annunciare la tragedia. Stava rimandando il momento per più tempo possibile, anche se questo significava muoversi con circospezione, evitando ostacoli; aveva portato con sè il corpo di Shura, consapevole che non avrebbe potuto lasciarlo la da solo, doveva in qualche modo tornare a casa. La ragazza tremò al pensiero di affrontare la reazione Athena e per la prima volta ebbe timore della dea che aveva sempre servito fedelmente, e che le era sempre stata vicina, nei limiti del possibile. Tornare con un cadavere al Santuario non era mai stato un modo per riempirsi di gloria, ma avrebbe fatto qualunque cosa per riparare all'errore; forse non avrebbero dovuto separarsi, magari le cose sarebbero andate diversamente. "Maestro, troverò tutta la vostra famiglia, viva, e me ne prenderò cura. Ve lo prometto."
Non riusciva a smettere di parlare, come se attendesse da lui una risposta; invece c'era solo il silenzio e fu quasi un sollievo raggiungere Atene. Rallentò il passo e si fermò un momento per riposare, osservando il mare leggermente mosso che, sotto i raggi del sole che nasceva in quel momento, aveva assunto tinte tra il viola e il rosa. Shaya pensò che avrebbe avuto piacere nell'avere vicino Julian, come se la sua presenza potesse farla sentire meglio; anche solo guardare le onde era un modo come un altro per ricordarlo, era stato lui a dirglielo alcune volte e le era tornato in mente. Scacciò il ricordo con violenza, non voleva pensare a nulla di piacevole, non era giusto; nel silenzio del mattino doveva apprestarsi ad affrontare coraggiosamente la punizione che le sarebbe spettata per quel fallimento.
Stava già per riprendere la strada verso il Santuario quando un cosmo potente attirò la sua attenzione; ad alcuni metri di distanza, vistosamente ferito, il generale Siren la stava osservando. "La tua presenza capita al momento giusto, servono rinforzi contro gli spectre. Ci aiuterai?"


Angolo Autrice


Seconda vittima ufficiale della storia, ovvero Shura: mi dispiace davvero tanto, ma è fondamentale che accada. Più avanti se ne capirà la ragione :=)
Spero che vi piaccia lo sviluppo della storia:ringrazio chi segue la storia, anche in silenzio, e tutti i miei sostenitori :=)

   
 
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