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Autore: HellWill    07/10/2013    1 recensioni
"Sospiro.
Scrivo.
Tanto non sembro capace di far altro.
Lettera dopo lettera firmo la mia condanna all’inutilità.
Scrivo.
Parola dopo parola confermo la vanità della mia esistenza."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ci sono così poche cose ormai che mi fanno sentire viva.
L’acqua gelida e dolce nella gola.
La pioggia sulla pelle.
Il sapore del sangue e un dito che pulsa.
 
Sospiro.
Scrivo.
Tanto non sembro capace di far altro.
Lettera dopo lettera firmo la mia condanna all’inutilità.
Scrivo.
Parola dopo parola confermo la vanità della mia esistenza.
 
Prendo un sorso di caffè.
Anzi no. Questo rigo  di sopra è fantasia. A me il caffè nemmeno piace.
 
Mi piacerebbe sorseggiare del caffè.
Ma in realtà non mi piace, quindi mi accontento di pigiare questi tasti inutili.
Scrivo.
Frase dopo frase mi condanno a morte.
“Lunga è l’arte, breve la vita”.
Ma se non c’è arte e la vita si ostina a permanere laddove non è desiderata... lì succedono i casini.
 
Perdonatemi il modo di scrivere brusco.
Una frase dietro l’altra.
Fredda.
Pesante.
È che ormai scrivo come parlo.
Non riesco a farne a meno.
E io parlo poco. Molto poco.
 
Perdonatemi il modo di scrivere brusco.
Una frase dietro l’altra, vomitata, messa lì a casaccio, mi ripeto anche, perché no. Lo trovo così rilassante.
Ripeti.
Ripeti.
Ancora.
Ripeti.
C’è un che di religioso in ciò.
Del resto cos’è una preghiera?
20 Ave Maria, vai in pace.
Ripetilo ancora.
Una volta dopo l’altra.
Venti volte.
Ave o Maria, piena di grazia..
Ancora.
Prega.
Segui le pecore.
Sii lupo.
 
Sono arrivata alla seconda pagina, i miracoli esistono.
Forse perché gli ho fatto pubblicità.
O forse perché salto dei righi.
Frasi sconnesse.
Capoversi impigliati nelle parole.
Non si vogliono sbrogliare.
Questa non è arte.
 
Questa non è arte.
Queste sono cazzate.
Cazzate di qualcuno che non sa cosa scrivere e scrive ciò che gli passa per la testa in quel fottuto momento in cui gli sembra di poter diventare immortale.
Dante è diventato immortale.
Cos’ha Dante che non ho io?
 
Un cervello, per esempio.
 
Tutti abbiamo un cervello.
 
Okay. Dante lo sapeva usare.
 
Grazie.
 
Lo so.
Noioso.
È noioso ciò che scrivo.
Non ha nesso logico.
Ciò che non ha nesso logico stanca, fa sentire spossati, la gente cerca di seguire e non ci riesce, alla fine abbandona, rinuncia.
 
Il fatto è che sono vuota.
Briciola dopo briciola, oncia dopo oncia, mi avete tutti quanti voi svuotata di ciò che ero, facendomi diventare ciò che sono, e non ho idea di ciò che sono.
È colpa vostra.
Mia e vostra.
Colpa nostra.
 
Vomito parole.
Cadono qui e lì a casaccio.
Disordinatamente.
In attesa che le dita gli diano un ordine.
Ma le dita sono pigre. Sentono la fiacchezza nelle ossa, nelle carni.
Sento la fiacchezza nelle ossa, nelle carni.
 
Vorrei poter ascoltare Beethoven.
Solitamente mi calma.
Non c’è nulla di più rilassante della seconda sinfonia.
Ma non posso.
È notte fonda.
 
I demoni mi circondano.
So che sono lì, in agguato, appena oltre il confine dell’alone bianco della luce dello schermo.
Attendono un mio passo falso.
Basta chiudere gli occhi.
Sono lì.. chiudo gli occhi, un sospiro mi riscuote, sussulto e li riapro ma è tutto come prima, mi impressiono, il mio cervello sta provando ad uccidermi.
Non posso dargli tutti i torti.
Poverino.
 
È che non mi sento in grado.
Di vivere, intendo.
Scusami, scusami.
Io non voglio vivere.
Non è colpa tua.
Mi dai una ragione per restare.
Ma ne ho altre mille per andare.
   
 
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