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Autore: Layla    07/10/2013    2 recensioni
"Jack impallidisce e mi lascia da sola, tanto lo becco a letteratura inglese dopo.
“Sei veramente poco sensibile, DeLonge.”
La teppista della scuola – Maria Gonzalez, detta Ginger– mi rivolge di nuovo la parola.
“Scusa?
“Ho detto che sei poco sensibile, DeLonge.”
“Perché Gonzales?”
“Perché non vedi un ragazzo meraviglioso, anche se ce l’hai sotto il naso.”

Ava DeLonge/Jack Hoppus
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8)La mia fine con te.

E così il gran giorno è finalmente arrivato.
Gran giorno dà persino troppa importanza all’evento – che è solo una gran seccatura – e mi mette di malumore.
Non voglio incontrarlo o forse sì.
Non lo so.
In ogni caso mi vesto normalmente, saluto i ragazzi ed esco. Ha iniziato a nevicare e lui se ne sta sotto un lampione guardando in alto, che scemo!
“Eccomi.”
“Eccoti.”
Ci incamminiamo lungo il marciapiede, la neve attacca già da subito, domani avremo un manto bianco.
Entriamo in un Mac Donald e ordiniamo da mangiare, non c’è molta gente così troviamo subito un tavolo. Mangiamo in silenzio, la bomba verrà sganciata dopo il pasto, temo.
“E così eccoci qui.”
“Sì, cosa devi dirmi?
Vuota il sacco.”
“Come sei diventata fredda.”
Io scuoto le spalle.
“Ava, io sono innamorato.
Sono anni che sono innamorato di te e ogni volta che tu mi parlavi di Landon con quella faccina persa e gli occhi a cuore, il mio di cuore si spezzava sempre di più.
Non sapevo come fare a farti capire che Landon, pur essendo il mio migliore, non era certo la persona che credevi tu.
Stavo dando di matto, l’unica con cui parlavo di questo era Ginger e nemmeno lei  sapeva cosa fare.
Quando hai accettato l’invito di Landon credo di essere semplicemente esploso, ho detto  troppo in un modo sbagliato.”
Io annuisco piano, ma non dico nulla.
“Il fatto che tu ti fossi arrabbiata e che non mi rivolgessi più la parola mi ha fatto arrabbiare. Io ti stavo aprendo gli occhi e tu non mi ascoltavi e anzi non volevi nemmeno parlarmi.
Ero arrabbiatissimo, così ho chiesto a Ginger di metterci insieme.
Quando sei ricomparsa quell’ultima notte dicendo che avevo ragione e che ti eri accorta di essere innamorata di me mi sono sentito usato e ho reagito così.”
“Non hai mai pensato che così mi stavi ferendo?”
Lui abbassa gli occhi.
“No, non ci ho pensato al momento, ma nei giorni seguenti quando non ti ho vista a scuola e Tom non voleva dirmi dov’eri sono stato sommerso dal senso di colpa.
Forse avevo sbagliato tutto, forse ti avevo fatto del male, volevo parlarti, ma tu eri sparita.
Ava mi dispiace,  non possiamo ricominciare tutto da capo.
Io… io ti amo.”
Io guardo il bicchiere della coca cola, pervasa da un senso di irrealtà. Jack non può amarmi o non si sarebbe comportato così.
“Non puoi dire sul serio, Jack.
È solo un modo per farmi tornare a casa.”
“No, credimi, ti sto dicendo la verità.”
“Comodo così! Dov’eri quando per mio padre ero una puttana con cui non valeva nemmeno la pena di parlare?  Hai perso la tua occasione quella notte.
Quella notte sono venuta da te con il cuore in mano, in cerca di aiuto, visto che pensavo fossi l’unica persone in grado di darmi un po’ di conforto, invece…
Invece te ne sei fregato e non solo, mi hai cacciata come si fa con un’estranea un po’ importuna!
Avresti dovuto pensarci meglio, adesso è tardi.
Adesso la mia vita è qui e non so se voglio che tu ne faccia ancora parte.”
Mi alzo sconvolta.
“Cia… Addio, Jack!”
Scappo via dal Mac Donald come se il diavolo mi inseguisse, in realtà è solo Jack.
Faccio pochi metri quando lui mi afferra per un polso e mi fa girare verso di lui, io sono nel panico, cosa vuole fare?
Mi bacia con passione, io ricambio – malgrado tutte le volte che ho desiderato prenderlo a calci in questi mesi – presa totalmente in contropiede.
Tornata in me, gli mollo una sberla e scappo.
Arrivo a casa senza fiato e corro in camera, per buttarmi sul letto e scoppiare istericamente a piangere.
Poco dopo Ashley bussa alla porta ed entra. Ha un passo un po’ strano vista la pancia che porta orgogliosamente, non l’avevo mai notato prima.
Si siede sul letto e mi guarda.
“Cosa è successo, Ava?
Sembri sconvolta.”
Questa semplice frase ha il potere di farmi aprire completamente, la mia diga personale è crollata e le racconto tutto quello che mi è successo.
Sa chi sono, sa di Landon e di Jack e della mia fuga da casa, di come ho incontrato Derek e della nostra amicizia.
Adesso riesce a capire meglio come mai ero così fuori di testa quando ho visto Jack e le racconto di stasera e del bacio.
Una volta finito lei mi guarda triste e poi mi abbraccia.
“Andrà tutto bene.”
“Come?”
“Se ami Jack così tanto passa sopra ai suoi errori, tutti ne facciamo o c’è qualcosa che non mi hai detto?”
“Temo che Derek sia cotto di me e un po’ mi piace, ma non voglio farlo soffrire.”
“Il miglior modo per non farlo soffrire è essere sincera con lui, ammettendo che ti piace Jack, altrimenti sarete infelici in tre. Tu perché non sei con Jack, Derek perché sa di essere un ripiego e questo Jack che crederà di averti persa per sempre.”
Io sospiro.
“In un certo senso mi ha persa, non sono più la Ava che lui conosceva.”
“Ma a lui non sembra interessare, gli piace anche la nuova Ava o altrimenti non ti avrebbe cercato con tanta ostinazione.”
“Non lo so, può averlo fatto per tanti motivi, tra cui il senso di colpa e poi ha già una ragazza.”
“Sei sicura? Può avere rotto con Ginger.
Gliel’hai chiesto?”
Io scuoto la testa.
“Il pensiero di Ginger non mi ha nemmeno sfiorato.”
“Male, avresti dovuto chiederglielo.”
Io sbuffo.
“E cosa sarebbe cambiato?”
“Se ha mollato quella ragazza per cercarti significa che è sincero, che ti ama davvero.”
Io taccio.
Sì, forse avrei potuto chiederglielo, ma cosa sarebbe cambiato?
Io non sono sicura di volerlo di nuovo nella mia vita, non so se mi va di tornare indietro.
Certo, la vita che faccio adesso è dura se paragonata a quella di prima, ma mi sento in un certo senso realizzata. Quello che ho lo ottengo grazie a me e non a mio padre o alla sua fama.
“Pensaci, Ava.
Buonanotte.”
Ash esce e mi lascia da sola con i pensieri.
Poco dopo sono già addormentata.

 
La mattina dopo è domenica e  posso dormire un po’ di più.
Solo alle dieci scendo in cucina e trovo un biglietto verde vergato da una grafia familiare attaccato al frigo: Jack.
“Ciao, io parto per san Diego con il volo di stasera alle sette.
Nel caso avessi cambiato idea o volessi parlare con me, te l’ho scritto.
Ciao, Ava.
Jack.”
Io stacco il biglietto e lo guardo meravigliata, se ne va dopo un solo tentativo?
Non so perché la cosa mi fa stare male e mi butta in uno strano senso di stordimento. Dovrei essere felice – mi lascerà in pace – invece sto male perché mi sento ancora una volta ignorata.
“Ava, va tutto bene?”
Mi chiede Ashley, io le passo il biglietto.
Lei lo legge perplessa, poi sorride.
“Secondo me dovresti andarci.”
“Ha ceduto dopo solo un tentativo, perché dovrei farlo?”
“Perché per una volta, se vuoi che le cose vadano bene, devi metterti in gioco e rischiare.”
Io non dico nulla e mi butto sul divano stordita.
All’improvviso scoppio a piangere e prendo a pugni un cuscino.
“Ava!”
Io scatto in piedi e mi chiudo in camera mia, ho il cervello che mi sta scoppiando. Da una parte mi dice di correre da Jack, dall’altra di stare qui con Derek e gli altri. Sono entrambi impulsi fortissimi e mi dilaniano, mi spaccano a metà e mi lasciano assolutamente spossata.
Cosa devo fare?
Andare da Jack significherebbe perdonarlo e non so se sono pronta, lasciarlo partire invece darebbe origine a una serie di rimpianti con cui fare i conti.
Sono sdraiata sul letto e guardo il soffitto senza vederlo, nel mio cervello rivivo i bei momenti passati con lui e la mia famiglia e poi quelli con Derek e gli altri. Sono alla pari.
Entrambi  mi hanno salvata e aiutata in un certo senso, come posso scegliere?
Le ore passano lente ed inesorabili.
Alle sei ricevo una scossa dal mio corpo, devo parlare con Jack.
DEVO.
Mi alzo in piedi e mi metto un paio di anfibi e un cappotto, poi corro al piano di sotto.
“Qualcuno può portarmi all’aeroporto?”
“Io, ma c’è solo il motorino. Mickey è andato a fare la spesa con la macchina.”
“Merda, va bene il motorino. Grazie Derek, sei un tesoro.”
Lui sorride in modo strano.
“Di niente, piccola, adesso andiamo.”
Io annuisco, lui prende le chiavi e ce ne andiamo.
Il suo motorino non è il massimo come mezzo, ma è l’unico che abbiamo e Derek lo lancia a velocità folle in direzione aeroporto.
Zigzaghiamo come matti tra le macchine in coda, facendo attenzione al ghiaccio e alla neve, non vogliamo finire all’ospedale.
Il percorso mi sembra eterno, i minuti passano troppo veloci.
Non riuscirò a parlargli, cazzo!
Finalmente intravediamo la grande struttura dell’aeroporto di Montreal e mi sento sollevata, Derek entra come un razzo e si ferma davanti alle porte scorrevoli.
Io scendo immediatamente, senza neanche togliermi il casco.
“Grazie Derek!”
Urlo prima di entrare di corsa e dirigermi verso il gate delle partenze internazionali, ignoro tutte le hostess che cercano di fermarmi. In questo momento sono un folletto capace di saltellare ovunque pur di parlare con Jack, ma tutti i miei sforzi sono vani: da una grande vetrata vedo il volo per San Diego decollare.
“Nooo!”
Urlo mettendomi le mani sugli occhi, mentre le prime lacrime iniziano a scendere.
Ho perso la mia occasione, sono una stupida.
Non so quanto rimango così, so solo che a un certo punto sento una voce familiare chiamarmi e io ho quasi paura a voltarmi: è quella di Jack.
“Sei davvero tu?”
Gli chiedo, prima di voltarmi.
“Sì, sono io. Non potevo partire senza fare ancora un tentativo.”
Io mi volto e lo abbraccio piangendo.
“Ava…”
“Mi sei mancato, maledetto coglione.
Pensavo di essermi costruita un equilibrio e poi arrivi tu e lo distruggi in un secondo. Dovrei odiarti, ma non ci riesco.”
“Significa che ancora un pochino ti importa di me?”
Per tutta risposta lo bacio con passione.
“Ti basta come risposta?”
Lui mi accarezza i capelli.
“Direi di sì. Ti amo, Ava!”
“Ti amo anche io, razza di coglione.
E ora cosa dirai a Ginger?”
“Non sto più con Ginger, da quando ho capito che eri sparita abbiamo deciso insieme di lasciarci, lei sapeva che non l’avevo mai amata.”
Io lo guardo con gli occhi spalancati.
“Questo significa che sei libero?”
“Liberissimo e con una gran voglia di averti come ragazza!”
Io seppellisco la mia testa nel suo petto e piango senza dire niente.
“Andrà tutto bene, Ava.”
“Lo spero, ho così paura di stare facendo la cosa sbagliata.”
Lui non dice nulla, mi prende per mano e mi trascina fuori dall’aeroporto, mentre sta arrivando Derek. Sorride quando ci vede.
“Ce l’avete fatta, vedo!”
“Sì, ce l’abbiamo fatta. Jack starà da noi questa notte.”
Lui annuisce.
“Beh, dovrete cercarvi un altro mezzo per tornare a casa, sullo scooter non ci stiamo tutti e tre.”
“Prenderemo un taxi.”
Risponde pratico Jack, Derek annuisce e se ne torna verso il parcheggio, noi invece fermiamo una delle vetture gialle e dettiamo l’indirizzo al taxista.
È un viaggio strano, Jack mi ha preso una mano tra le sue e la accarezza leggero, io penso che tutto quello che è successo sia del tutto folle e incredibile.
Magari è un sogno, senza farmi vedere da lui mi do un pizzicotto: fa male, quindi è reale.
“Sei sempre la solita tizia strana.”
Ridacchia Jack.
“Sai com’è, abbiamo appena vissuto una scena da film, un pizzicotto mi sembra il minimo.”
“Giusto, ma con te le cose normali non funzionano, sei molto teatrale.”
Io sbuffo.
“Teatrale, ma sentilo!”
Lui ride.
“Non negarlo, sei teatrale!”
“Va bene, non continuo questa discussione perché siamo quasi arrivati a casa.”
Poco dopo il taxi si ferma, lo paghiamo e io e Jack entriamo in casa. Mickey lo guarda sospeso, con in mano un pacco di biscotti e una scatola di cereali, sta mettendo via la spesa.
“Ciao, Ava, tizio sconosciuto che importuna la gente.”
“Mi chiamo Jack.”
“Ciao, Jack!”
“Lui si ferma per la notte, ci sono problemi?”
Lui scuote la testa.
“No, no ci sono problemi.”
Risponde Ashley.
“Loro sono Mickey e Ashley.”
“Piacere, hai già pensato a un nome per il bambino?”
“Sarà una bambina e no, non ci abbiamo ancora pensato.”
Si accarezza dolcemente il pancione.
“Capisco, beh, buona fortuna.”
“Ne avremo bisogno.”
Gli risponde mesta lei.
“Beh, io vado a cucinare.”
Mi avvio verso la cucina, lasciando Mickey, Ashley e Jack a chiacchierare, poco dopo sento la porta della casa aprirsi e anche Derek si unisce alla conversazione. Mi sento in colpa verso di lui, lui di sicuro prova qualcosa per me e io per mesi l’ho illuso che fosse più o meno lo stesso, certo non siamo mai stati insieme, ma sembrava che lo fossimo.
Dopo gli parlo, non si merita di essere trattato male.
Mangiamo e poi Jack chiama qualcuno dal suo cellulare.
“Ciao, papà. Sono a Montreal.”
“Sono qui con Ava, esatto l’ho ritrovata. Appena sarà possibile torneremo a san Diego.”
C’è un attimo di silenzio.
“Ciao, Tom.”
Al nome rabbrividisco.
“Sì, sono qui con Ava, prenderemo il primo volo per la California.
Vuoi parlargli?”
Io scuoto freneticamente la testa.
“No, per ora non se la sente di parlarti, ma sono certo vi chiarirete una volta tornati a casa.
Buonanotte.”
Chiude la telefonata e poi mi guarda.
“Perché non hai voluto parlare a tuo padre?”
“Perché non me la sento.”
“Capisco, ma sai che dovrai affrontarlo prima o poi.”
“Sì e penserò a cosa dirgli per tutto il viaggio di ritorno.”
Lui annuisce.
“Ascolta, ho bisogno di parlare con Derek, potresti far finta di guardare la tv o qualcosa del genere?”
Lui annuisce, io vado in cucina, il mio amico sta bevendo una birra appoggiato al piano di lavoro.
“Ciao, Ava. Sono tanto felice per te.”
Io sospiro.
“Non mi mentire, per favore.”
“Ok, la verità è che non sono affatto felice di vederti partire e sono geloso di Jack, perché lui è riuscito dove io ho fallito.”
“Tu hai una cotta per me.”
Lui annuisce e beve un altro po’ di birra.
“Mi dispiace, vorrei tanto poter ricambiare, ma non posso. Sappi che ti voglio bene, comunque sei una delle persone più belle che io abbia incontrato.
Io non volevo illuderti e se l’ho fatto in qualche modo mi dispiace molto, avevo bisogno di affetto e sono stata egoista: non ho pensato a come avresti reagito tu.
Mi dispiace.”
Dai miei occhi sfugge qualche lacrima, lui si avvicina e me le asciuga.
“Ssh! Buona!
Non è colpa tua, sapevo perfettamente che il tuo cuore apparteneva a quel ragazzino, ma speravo che ci mettesse di più a trovarti, così magari  tu ti saresti accorta di me come possibile ragazzo.
Abbiamo fatto un buon lavoro, ma non abbastanza, lui ti ha trovata ed è naturale che tu sia tornata da lui.
In fondo ho sempre saputo che sarebbe finita così, ma volevo illudermi del contrario.
Va’ e sii felice, e se quel cretino ti manca di rispetto o ti tratta male chiamami, ci penso io a insegnarli l’educazione.”
Io sorrido e lo abbraccio con tutte le mie forze.
“Ti voglio bene, Derek. Hai fatto tanto per me, vedrò di restituirti il favore appena posso.”
Lui scuote la testa.
“Non ti devi preoccupare, va bene così.”
Io non dico nulla, poco dopo entra Jack. È imbarazzato, ma cerca di non darlo a vedere.
“Ehm, ragazzi. Ho prenotato un volo per domani sera alle otto.”
“Ok, grazie mille Jack.”
Lascio il mio amico in cucina e seguo Jack, abbiamo entrambi una faccia stanca e così filiamo a dormire.
Il giorno dopo facciamo le valige e io sono in preda alla malinconia, mi mancherà questo posto, più di quello che Jack possa immaginare. È il primo  posto dove mi sono sentita a casa e indipendente, non ero più la figlia di Tom DeLonge, ma una persona qualunque.
Finite le valige ci portano in aeroporto, io abbraccio con calore Ashley, Mickey e Derek, augurando loro buona fortuna con le lacrime agli occhi.
Addio parentesi, si torna alla mia vecchia vita.
La mia fuga è finita per lo stesso motivo per cui è iniziata.
Buffo.

Angolo di  Layla.

E così siamo arrivati all'ultimo capitolo, lunedì prossimo metterò l'epilogo e poi daremo addio anche a queste storia.

Ringrazio staywith_me, DeliciuosApplePie e giulss182 per le recensioni.

 

   
 
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