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Autore: Princess Tutu    07/10/2013    2 recensioni
Dopo molte insistenze, Sansa Stark accetta di uscire con Margaery Tyrell un sabato sera. Indossa un abito di piume e appena entrata nel pub con l'amica nota subito un uomo scuro e solo.
"Lo chiamano il Mastino" Le bisbiglia Margaery... Sansa rabbrividisce, ma non è solo paura, è anche qualcos'altro, qualcosa che la giovane Stark potrà scoprire solo con il tempo e con la conoscenza di quell'uomo spaventoso.
Una semplice storia SanSan in Alternative Universe!
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-INCOMPIUTA-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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II – Are



Quando il sole sorse, trovò la grande città di Approdo del Re già in fermento. Molti abitanti si erano già alzati da alcune ore (studenti che dovevano andare a scuola, negozianti che dovevano aprire le loro botteghe), mentre alcuni erano in piedi addirittura da molte ore (i fornai, che dovevano aprire il negozio con il pane cotto nella notte oppure gli spazzini, che tenevano la città pulita). Le dita dorate del sole sfiorarono le mura scarlatte della Fortezza Rossa dove il sindaco bambino ancora dormiva, accarezzarono le strade dove c'era già un viavai di persone e entrarono attraverso la finestra aperta nella stanza dove dormivano due giovani ragazze, svegliandone dolcemente una. Sansa Stark aprì gli occhi azzurri, sbadigliò e decise di alzarsi.
La palazzina in cui vivevano lei e Margy era altra solo tre piani e il loro appartamento era proprio quello che copriva l'intero piano superiore così che le due avevano l'accesso esclusivo del grande terrazzo sul tetto, fatto del quale le altre quattro ragazze (che occupavano gli altri due appartamenti e che erano amiche delle due fanciulle) si lamentavano scherzando. Però il grado di nobiltà conferito a Sansa e a Margaery dai loro cognomi superava di gran lunga quello delle altre che quindi accettavano che le due amiche avessero l'appartamento migliore.
Appena aperta la porta di ferro che dava sul terrazzo, la rossa fu investita da un venticello fresco che la fece stringere nella lunga camicia da notte bianca e che scacciò via gli ultimi rimasugli di sonno. Sansa non era una che amava alzarsi così presto, ma quando era preoccupata lo faceva proprio perché quel luogo la tranquillizzava, era il suo rifugio: stare là su da sola a guardare la città che si svegliava la calmava sempre. E in quel momento, aveva bisogno solo di calma. Era stata una nottata terribile, in cui aveva fatto incubi su incubi, uno più spaventoso dell'altro e ora che si era svegliata quelle brutte sensazioni le erano rimaste appiccicate alla pelle come sudore fetido.
Inspirò l'aria fredda due o tre volte, quell'aria che le ricordava la sua casa, il nord. Aveva smaniato, pregato i suoi genitori per farsi mandare in quel liceo lì ad Approdo del Re ed era felice di essere in quella grande città, ma in quei momenti di solitudine la nostalgia di casa la colpiva.
Casa...
Il suo sguardo si posò sull'immensa figura rossa della Fortezza e la giovane rabbrividì, questa volta non di freddo mentre le parole del Mastino le tornavano in mente ancora una volta. Lo stemma dei Lannister era il leone, ma a lei Joffrey ricordava di più un pitone: sfuggente e tenace, una volta che le sue spire si avvolgevano sulla preda era quasi impossibile che la lasciasse andare e così era toccato alla giovane Stark.
 - Sansa!
La rossa si girò. Margaery si era svegliata e la stava chiamando: era tempo di andare a scuola.

Al suono della campanella dell'intervallo, i ragazzi si alzarono dai banchi come un sol uomo e si riversarono nei corridoi e nel cortile per fumare. Margaery non lo faceva e quindi nessuna del suo codazzo di amiche (ma sarebbe stato meglio definirle ancelle, infatti la castana le chiamava scherzando la sua “corte”) si provava a toccare una sigaretta: si riunivano tutte vicino ai termosifoni, anche se in quel periodo dell'anno erano di già spenti. Anche Sansa stava lì con loro a parlare di tutto ciò di cui parlano le ragazzine, ovvero abiti, trucchi e ovviamente ragazzi.
 - Loras era in città ieri?
Domandò una bella morettina a Margaery che rispose con un dolce sorriso.
 - Sì, siamo usciti io, lui e Sansa. Ci siamo divertiti, vero Sansa?
Il ricordo della serata passata con Loras fece illuminare il volto della rossa:
 - Davvero! Dovremmo farlo più spesso.
Una delle coinquiline delle due, una ragazza di un anno più grande (malgrado questo, anche lei sotto il fascino di Margaery) di nome Elinor, si lisciò una ciocca di capelli:
 - Anche io sono uscita ieri sera. È questo il bello di questa città: i locali sono pieni tutte le sere di tutti i giorni, anche se il giorno dopo c'è la scuola.
Le altre si allungarono verso di lei e qualcuna chiese:
 - Dai, non tenerci sulle spine: con chi sei uscita?
Elinor si godette per un'attimo l'attenzione generale e poi rivelò:
 - Con Alyn Ambrose... Adesso stiamo insieme! Ragazze, baciare è una cosa meravigliosa, ti senti parte di lui...
Un coro di gridolini accolse quella dichiarazione, fermato poi dalla campanella che imponeva la fine dell'intervallo. Le ragazze sciamarono nelle loro classi salutandosi con calore, Margaery prese per mano Sansa e le sorrise.
 - Ci vediamo all'uscita, cara.
Le due amiche, infatti, erano in classi differenti e quindi si dovevano separare ogni giorno. A Sansa sarebbe piaciuto stare con Margy anche durante la scuola, ma si rendeva conto di non poter dipendere sempre da lei e quindi le sorrise, la salutò con un bacio sulla guancia e entrò in classe sedendosi nell'ultima fila. C'era matematica e Sansa odiava quella materia: era intelligente e quindi le riusciva bene, ma non la divertiva per niente. Le piaceva disegnare e si consolò ricordandosi che l'ora successiva era proprio quella d'arte.
So anche cantare... Proprio come un uccellino.
Quel pensiero le riportò alla mente il Mastino, le sue parole e il cervello ricominciò a lavorare... Solo per poco perché la vista di Elinor che entrava in classe sua, le faceva un gesto di saluto e si sedeva davanti a lei le fece ricordare quello che la mora aveva appena detto.
Baciare è una cosa meravigliosa, ti senti parte di lui...”
Chissà come sarebbe stato baciare Loras... Il solo pensiero le faceva spuntare uno stupido sorriso sulla faccia, mentre immagini di lui in un'armatura fiorita che le regalava una rosa rossa la trasportavano in un mondo medievale, da favola. Gli Stark erano stati una potente famiglia anche secoli prima, ma ora il tempo delle spade era finito e venivano usate armi diverse, armi come le parole, ma la giovane rossa aveva imparato che la lingua può essere più tagliente di qualunque lama.
Tornò a Loras ed a immaginare come sarebbe stato essere la sua ragazza. Baci, carezze, sorrisi e... Anche qualcos'altro, qualcosa di molto intimo e stupendo che la ragazza attendeva con timore e felicità. Come ogni adolescente sapeva benissimo cosa accadeva tra uomini e donne e come ogni donna aveva sempre idealizzato la sua prima volta, immaginandosi il suo primo rapporto come una cosa meravigliosa fatta con la persona che ami. Una persona gentile, dolce e che pensava in primis a te, cercando di farti il meno male possibile e facendoti provare piacere prima di pensare al suo. Una persona come Loras, ecco! Sansa sorrise, mordicchiando con aria sognante il lapis.
La mia prima volta con Loras... Cosa potrei desiderare di più? Ma lui ha così tante ammiratrici, ogni ragazza vorrebbe farlo per la prima volta con lui, io non sono così speciale...
Ma non poteva farci nulla: le sue fantasie continuavano.

La campanella dell'uscita suonò e con rapidità Sansa mise il libro in borsa, la chiuse e se la mise in spalla cercando di uscire prima degli altri e di mandare un messaggio a Margaery contemporaneamente.

Margy, scusami! >.< devo comprare un album di fogli x domani, vai a casa ke arrivo tra un'oretta ♥

Premette “invio” e finalmente riuscì a farsi strada nella calca di ragazzi e ragazze, guadagnando l'uscita. In quei giorni era stata così presa dall'idea di uscire che si era completamente dimenticata di comprare un album di fogli bianchi da usare durante le ore di disegno e la professoressa li voleva per il giorno dopo, si era raccomandata anche qualche minuto prima. Se domani Sansa non ce li avesse avuto avrebbe ricevuto una nota e non voleva proprio.
Camminò rapidamente lungo le vie piene di gente, cercando di ricordarsi dove fosse il negozio d'arte, ma la sua mente era distratta da qualcosa. Sentiva un pizzicore alla base del collo, un brivido come di un spiffero che con le sue dita gelate ti accarezza la nuca, qualcosa che la disturbava e che mandava piccole saette lungo la sua spina dorsale. Era terribilmente a disagio e avrebbe voluto accanto Loras che l'avrebbe difesa da qualsiasi cosa le stesse dando noia... Ma cosa?
Forse fu il suo istinto di lupo o tutti i consigli e le raccomandazioni che la sua insegnate privata le aveva dato a proposito delle moltitudini di ragazze violentate ad Approdo del Re: qualcuno la stava seguendo. Il suo primo istinto fu quello di bloccarsi e scappare via, ma sapeva che l'inseguitore non doveva accorgersi che lei aveva intuito qualcosa, altrimenti avrebbe reagito e la situazione sarebbe diventata ancora più pericolosa.
Con aria innocente, Sansa si fermò davanti alla vetrina di un bel negozio di scarpe facendo finta di ammirare i modelli esposti, ma in realtà usò la superficie riflettente del vetro come uno specchio per osservare dietro di sé e poter vedere così chi la stava seguendo. Lo notò subito e un spasmo di terrore che a mala pena controllò le scosse il petto: l'uomo era alto, dai capelli neri e un enorme naso adunco. Sansa aveva visto quelle caratteristiche fisiche in un'altro uomo, uno delle body guard di Cersei Lannister, nessun dubbio che colui che la stava seguendo era parente stretto dell'altro.
Kettleblack. È questo il loro cognome, me lo ricordo! E ora cosa faccio?
Il panico la stava per catturare, già il respiro stava accelerando in modo preoccupante e Sansa sapeva che se si fosse lasciata trascinare dalla paura poteva commettere qualche sciocchezza che le sarebbe potuta costare cara. La giovane, però, non sapeva cosa fare e anche rimanere lì impalata davanti alla vetrina appariva sospetto.
Mi scopre, mi scopre, mi scopre...
Non riusciva a muoversi e le sembrava che le gambe fasciate dai semplici jeans fossero diventate pesanti come macigni. Ormai non riusciva neanche a far finta di guardare le scarpe e stava in piedi davanti alla vetrina, fissando in terra. Alzò lo sguardo e attraverso la superficie del vetro incontrò gli occhi neri di Kettleblack, che la fissava.
Beccata.
Con uno scatto che non credeva di riuscire a fare, Sansa iniziò a correre. Sapeva di star commettendo un'errore, ma non le importava: l'istinto era più forte della ragione e ogni cellula del suo corpo le gridava di fuggire, di trovare un luogo sicuro dove nascondersi, appallottolarsi e lasciare che ogni cosa brutta scivolasse via. Correva così veloce che i suoi piedi sfioravano il marciapiede, la borsa le sbatteva dolorosamente contro il fianco, ma Sansa non la sentiva neanche. L'unica cosa a cui pensava era che non voleva tornare nella Fortezza Rossa, non voleva tornare nei crudeli artigli dei Lannister.
Loras... Loras, dove sei! Mio Cavaliere...!
Sarebbe sicuramente arrivato, lo sapeva. Intanto, però, le pareva di sentire il fiato di Kettleblack sulla nuca e correva senza meta, ogni volta che si voltava indietro lui era sempre lì che seguiva la sua corsa senza apparente sforzo. Ormai la rossa era al limite, non ce l'avrebbe fatta a reggere quel ritmo ancora per molto e doveva trovare un luogo dove nascondersi... Ma dove?
Non sono al sicuro, non sono al sicuro da nessuna parte...
Il riflesso del sole la colpì negli occhi e Sansa si fermò. Davanti a lei c'era l'enorme grattacielo fatto interamente di vetro la cui costruzione (molto costosa e anti ecologica) aveva fatto imbestialire i cittadini di Approdo del Re. Dieci piani, un enorme centro commerciale al cui interno si trovava ogni genere di negozio, ma a Sansa i negozi non interessavano, in quel momento: in cima c'era un terrazzo il cui accesso era vietato al pubblico, ma grazie ai propri cognomi lei e Margaery ci erano andate un paio di volte. Non c'era luogo migliore per nascondersi e senza esitare si fece catturare dal flusso di persone che entravano nel centro commerciale, mescolandosi nella folla.
All'interno il rumore era assurdo, un miscuglio di musica, annunci di servizio e centinaia di persone che parlavano, senza contare i profumi e le luci. Se Sansa non fosse stata così spaventata sarebbe rimasta incantata dall'immensità di quel luogo, ma non era proprio il momento di andare a fare shopping. Si infilò in ascensore con minino altre dieci persone e pazientemente aspettò che arrivasse in cima, osservando i numeri che segnavano i piani accendersi uno per volta. Finalmente fu il dieci ad accendersi e Sansa uscì agevolmente dato che ormai c'erano poche persone e si riusciva a respirare meglio. Senza farsi notare salì una piccola scaletta nascosta da due muri e dopo una decina di gradini si trovò davanti una porta di metallo con un maniglione anti panico che la rossa abbassò senza esitare.
Era fuori, era la sicuro. Con sollievo sentì la porta sbattere alle sue spalle e finalmente si tranquillizzò. Era riuscita a scappare! La felicità la invase mentre una brezza la scompigliava i lunghi capelli rossi e le All Star non producevano alcun rumore sulle piastrelle di marmo che formavano il pavimento del terrazzo. Da lì la vista era meravigliosa e pure la Fortezza Rossa appariva lontana e innocua, le persone che la terrorizzavano ridotte a mere formiche che lei poteva osservare da quell'altezza vertiginosa. Le labbra si schiusero in un sorriso e Sansa non riuscì a trattenere una risata, accennando qualche passo di ballo. Si sentiva così bene, così...
 - È proprio vero che quando sono in pericolo gli uccellini volano sul ramo più alto.
Sansa si bloccò a metà di una giravolta, tutta il sollievo che scompariva come neve al sole: conosceva quella voce, l'aveva sentita solo la sera prima e non era una voce facilmente dimenticabile.
Il Mastino.
Aveva ragione infatti. Lui era dietro di lei, appoggiato alla parete accanto alla porta con le braccia incrociate e Sansa sapeva che l'aveva osservata fino a quel momento, guardando la sua danza e ascoltano le sue risate infantili. Sansa gli lanciò un'occhiata di sfuggita, ma distolse subito lo sguardo: sotto la luce del sole le cicatrici che solcavano la sua faccia erano ancora più terribili, ancora più spaventose e la ragazza non poté fare a meno di domandarsi come era vivere con una faccia come quella.
 - Io... Non stavo scappando.
Non sapeva perché gli stava mentendo, ma sapeva che lui aveva capito la verità.
 - Stavi piangendo, uccellino.
Sansa alzò la testa, sorpresa. Aveva pianto? Non se ne era neanche accorta, ma quando si sfiorò le guance si accorse che erano bagnate e solo in quel momento si rese conto che sentiva anche gli occhi gonfi. Strinse le labbra: non si era portata neanche i fazzoletti, fantastico.
Il Mastino fece una smorfia e infilò la mano dentro una tasca dei jeans sdruciti, tirando fuori un pacchetto di fazzoletti. Facendo questo gesto, però, la falda del pastrano si spostò e Sansa vide qualcosa che brillò colpita dai raggi del sole.
 - U... Una pistola.
Istintivamente, fece un passo indietro. Il Mastino aveva una pistola, perché? Intendeva ucciderla? Strinse i pugni e anche se era pronta a scappare, non si mosse rendendosi conto che se lui le avesse voluto fare del male l'avrebbe già fatto.
 - Sì. È la mia migliore amica, uccellino.
Disse il Mastino senza cambiare minimamente espressione e facendo due rapidi passi verso Sansa, che indietreggiò di nuovo. Però lui fu più veloce e di nuovo, come era successo la sera prima, l'afferrò bloccandole le braccia dietro la schiena. Sansa scosse la testa, terrorizzata.
 - Ferma!
Le intimò lui, alzando l'altra mano. Sansa chiuse gli occhi, pronta a ricevere lo schiaffo e a provare il dolore che ne sarebbe derivato, sentì invece qualcosa di ruvido che veniva strofinato sulle sue guance con insolita delicatezza. Aprì gli occhi, sorpresa: il Mastino le stava asciugando le lacrime con un fazzoletto e per un lunghissimo attimo i loro occhi si incrociarono prima che Sansa distogliesse lo sguardo, a disagio
 - Pensavi che ti avrei colpita? Non sono mica quel folle di Joffrey, che si diverte a far picchiare le donne.
Fece il Mastino con la sua voce ruvida e ringhiante, in quel momento quasi ironica. Le lasciò le braccia, infilandole in mano il fazzoletto usato, poi si voltò, incamminandosi verso la porta.
 - Aspetti... Il suo fazzoletto!
Lui si bloccò, piegando leggermente la testa verso di lei.
 - Ti servirà ancora, uccellino. Molte volte, se quello che so è la verità.
Di nuovo, Sansa strinse la labbra. Non voleva piangere, ma sentiva che era sull'orlo delle lacrime perché quella frase dava ancora più peso alle parole che il Mastino le aveva detto la sera prima: i Lannister avevano qualcosa in mente, qualcosa che non era sicuramente niente di buono per lei.
 - Cosa... Cosa vogliono da me?!
Sansa non voleva strillare, una vera nobildonna non strillava e manteneva sempre il controllo di sé, ma quello che uscì dalle sue labbra fu peggio di uno strillo, fu una voce strana a metà fra uno squittio e un gemito assolutamente patetica. Lui si fermò di nuovo, la mano poggiata sul maniglione anti panico.
 - Niente di buono, uccellino. Niente di buono. Quando il leone ha afferrato tra sue sue fauci un preda particolarmente succulenta non la lascia andare con facilità.
Poi aprì la porta e uscì.
Per un minuto, Sansa rimase in mezzo alla terrazza, con il vento che continuava a scompigliarle i capelli e le mani strette intorno al fazzoletto bagnato dalle sue lacrime. Sentiva ancora sulla pelle la sensazione di quella del Mastino che era così diversa, così ruvida e dura in confronto alla sua, ma allo stesso tempo così calda. Stava lì in mezzo, fissando in terra e ascoltando il silenzio che prima era stato riempito dalla voce di lui.
 - Grazie.
Mormorò, da sola. Poi sorrise.

Dietro la pesante porta, udendo quella parola, Sandor Clegane strinse i pugni.






Ed ecco il secondo capitolo! Mi scuso se è leggermente più corto, ma mi farò perdonare col prossimo che sarà densissimo di azione e di SanSan XD Come vi avevo già detto, volevo ripercorrere i momenti saliente della loro relazione in chiave moderna e quindi ecco qui la famosa scena del fazzoletto, ve la ricordate? L'ambientazione è un grattacielo, mentre invece nell'originale è una torre ovviamente ^^ Spero vi sia piaciuta <3

   
 
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