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Autore: casstheliar    07/10/2013    2 recensioni
«Josh ammirava Niall con tutto il suo essere, lo riteneva il ragazzo più coraggioso che conoscesse e anche il più bello. La sua pelle chiara sembrava incredibilmente morbida, Josh aveva passato gli ultimi cinque anni desiderando di accarezzare quella pelle. La sua risata era contagiosa e degna della più dolce delle melodie. I suoi occhi che davvero raramente aveva avuto occasione di vedere, perché sempre coperti da un paio di lenti scure, erano di un azzurro così chiaro.»

Niall/Josh • blind!Niall
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Josh Devine, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Over the mist


La mattina era la parte della giornata che Niall preferiva. La mattina gli donava speranza mentre la notte, lunghissima e silenziosa, lo opprimeva. Si svegliava prontamente al primo trillo della sveglia, si metteva a sedere e aspettava paziente che sua madre entrasse nella sua stanza.
E ogni mattina, sempre alla stessa ora, la madre entrava e prontamente spalancava la finestra che dava dinanzi al letto. Non importava che fosse autunno, o inverno, che facesse freddo, che piovesse o nevicasse. Quella era una precisa richiesta di Niall. Lui necessitava di sentire e respirare cose nuove ogni giorno.
Quando quella mattina sua madre entrò e aprì di rito la finestra, Niall sentì il dolce canto degli uccellini e la brezza che si insinuava all'interno della sua stanzetta. Si strinse le coperte attorno al corpo e rimase in ascolto. Era ottobre ma non faceva ancora tanto freddo, era la temperatura che lui preferiva.
Dopo aver fatto colazione, raggiunse esperto il bagno per occuparsi di se stesso. Di lì a poco sarebbe arrivato Louis, suo cugino, la persona che più amava sulla faccia della terra, dopo sua madre. L'unico che non l'aveva mai abbandonato, nemmeno nei periodi bui. Per lui, Louis era come manna dal cielo. Visto che sua madre lavorava per tutta la mattinata nella scuola elementare della loro piccola cittadina, era Louis a passare il suo tempo con Niall. E lo portava in giro, a passeggiare.
Indossò i vestiti che sua madre gli aveva preparato sulla sedia e, rimanendo attaccato al muro, raggiunse la cucina. Mangiò velocemente la sua colazione e salutò la madre che stava uscendo per il lavoro. Una decina di minuti dopo Louis entrò in casa, col suo mazzo di chiavi, investendo Niall con la sua voce. Lo abbracciò e gli chiese se ci fosse ancora qualcosa da mangiare per lui. Domanda retorica, perché la madre di Niall gli lasciava sempre un'abbondante colazione che Louis puntualmente divorava. Dopo aver mangiato, il ragazzo aiutò Niall ad indossare la giacca e le scarpe e lo scortò fuori di casa.
Il volto del biondino venne  sferzato dal vento che in quel giorno di inizio ottobre soffiava violentemente, portando con sé nuovi suoni. Niall si strinse nel cappotto e si lasciò guidare dal corpo e dalla voce di Louis che gli stava raccontando il film che aveva visto insieme alle sue sorelline la sera precedente. Niall adorava quando Louis gli faceva compiere certi sforzi d'immaginazione, giocava con la sua mente rimpinzandola di nuovi concetti ed immagini tutti suoi. Nella sua testa c'era un mondo, un mondo tutto suo, un mondo che anno dopo anno aveva imparato a non disprezzare. Niall era riuscito a colorare quel mondo appannato, riusciva a vedere oltre la nebbia creata dai suoi occhi.
Camminarono a lungo per le strade del loro paese, Louis parlava parlava e parlava, ma improvvisamente Niall lo interruppe, fermandosi di scatto sul marciapiede.
"Siamo arrivati?", domandò con la voce tremante e le guance arrossate, un po' per il freddo, un po' per l'emozione. Louis rise, "Oh Nialler non cambierai mai, comunque manca ancora un po'. Hai toppato di cinque minuti". Il biondino sbuffò e affrettò il passo.
Si fermarono davanti ad una villa con giardino. Niall rimase in attesa, su di giri. "Allora?", incalzò Louis che "Stai calmo" gli rispose. Niall sbatteva il piede destro a terra, le braccia erano incrociate sul petto, canticchiava una melodia a labbra serrate.
"Ehi!", finalmente le sue orecchie udirono quella voce che per lui era come il miele per il mal di gola, lo leniva, lo faceva sentire meglio, sorrise.
"Ciao", rispose Niall, in un sussurro.
"Ehi Josh, ti stavo cercando", Louis si riportò al fianco di Niall e si ancorò al suo braccio.
"Ero con Molly, è diventata una coccolona da quando è incinta. Volete... volete venire?", i suoi occhi scuri erano puntati sul biondino che annuì, "Sì", Louis alzò lo sguardo al cielo ma lo accompagnò nel garage della famiglia Devine. Molly era un Labrador femmina di due anni, aveva un paio di occhioni dolci e scuri, col suo naso umido bagnò la mano di Niall che la accarezzava, lei lo leccò e il ragazzo rise. Molly lo adorava, e Niall adorava Molly.
"Partorirà entro un mese, questa ragazzona", li informò Josh che guardava i due con gli occhi amorevoli di un padre che vede il figlio divertirsi e ridere di cuore, ovviamente quello sguardo non era rivolto a Molly, ma a Niall che Josh aveva visto crescere. Un ragazzo fragile ma dal sorriso facile, nonostante la natura avesse giocato brutti scherzi con lui, rendendolo cieco dalla nascita.
Josh ammirava Niall con tutto il suo essere, lo riteneva il ragazzo più coraggioso che conoscesse e anche il più bello. La sua pelle chiara sembrava incredibilmente morbida, Josh aveva passato gli ultimi cinque anni desiderando di accarezzare quella pelle. La sua risata era contagiosa e degna della più dolce delle melodie. I suoi occhi che davvero raramente aveva avuto occasione di vedere, perché sempre coperti da un paio di lenti scure, erano di un azzurro così chiaro. Si ritrovò a sospirare rumorosamente, perché non riusciva a distogliere lo sguardo da Niall e Louis se n'era palesemente accorto e lo stava scuotendo per un braccio, "Bell'addormentato nel bosco - lo canzonò - quand'è che parlerai a Niall?", quello di Louis era poco più di un sussurro, per non farsi udire dal biondino, le cui attenzioni erano indirizzate tutte a Molly.
"Che intendi?", domandò Josh, cadendo dalle nuvole.
"Pensi che io sia stupido o cosa? Te lo divori ogni volta con gli occhi quel piccolino, dovresti dirglierlo che ti piace tanto", Josh avvampò, "N-no non è così", balbettò malamente, beccandosi l'occhiataccia di Louis, "Ok, forse è così - riprese poco dopo - ma non posso dirglielo. Ho paura che possa pensare che io sia un maniaco o chissà cosa...", si giustificò guardando altrove. Louis scrollò le spalle, "Accetta il mio consiglio: secondo me dovresti parlargli, lo renderesti solo felice a mio avviso". Josh annuì pensoso, Louis gli diede un paio di pacche sulla spalla e si approssimò al cugino, "Nialler dobbiamo tornare indietro, lunga è la via del ritorno".
"Va bene - il ragazzo si rialzò da terra, si scotolò i pantaloni - ciao piccola Molly, ci vediamo presto. E ciao anche a te, Josh. Grazie di tutto", un piccolo sorriso colorò il suo volto e Josh rimase imbambolato ad annuire, "Ma figurati. Torna... tornate presto".


Una volta a casa, Niall disse a Louis che sarebbe andato nella sua stanza a riposare, quella passeggiata l'aveva distrutto più del solito, sentiva le gambe percorse da mille e più, piccoli crampi. Si abbandonò sul letto, dopo aver poggiato gli occhiali scuri sul comodino. Più e più volte aveva chiesto a Louis di parlargli di Josh, il ragazzo era sempre riluttante a farlo, ma Niall sapeva essere davvero insistente e allora Louis cedeva. Sorrise, dipigendo nella mente la figura di quel ragazzo che aveva conosciuto al liceo. Era poco più alto di lui, ma aveva un corpo più solido, aveva due occhi scuri e piccoli sì, ma Niall nella sua mente li immaginava luminosi come fari. La sua voce, però, non doveva immaginarla, era registrata dentro di sé, in tutti i suoi saluti timidi, in quei 'come va' sussurrati, in quelle inutili informazioni che gli dava sempre concitatamente.
Niall sorrise tra sé e sé e rotolò nel letto. A malapena sentì la macchina della madre sul vialetto di casa, la porta sbattere e Louis accoglierla. Decise di mettersi in piedi, di andare a salutare la donna con un sorriso perché quel pomeriggio era davvero allegro grazie a Molly e grazie a Josh. Infilò i piedi nelle pantofole e senza fare troppo rumore, come era solito fare, si mosse lungo il corridoio.
La voce di Louis era insolitamente alta, "... non posso più, zia, non posso", lo sentì dire. Decise di rimanere in ascolto, di non raggiungerli subito, voleva sapere di cosa stavano parlando.
"Louis, non puoi, me l'hai promesso. Sei l'unico che mi è rimasto", la voce della madre era esasperata, Niall iniziò a sentirsi nervoso.
"Zia, io ho la mia vita! Sarò felice di venirlo a trovare di tanto in tanto ma non posso stare qui tutti i giorni, è un impegno troppo grande", sputò fuori Louis.
"Ti pago, Louis! Abbiamo un accordo, senza di te sono persa. Non pensi a Niall? Cosa farà lui senza di te?", il biondo sentì le gambe cedergli, ma si fece forza, continuò ad ascoltare.
"Ho bisogno di mettere da parte più soldi per il college, ho bisogno di un lavoro vero, mi dispiace, ma ho preso la mia decisione. Salutami Niall". Il ragazzo sentì la porta sbattere e con molta fatica riuscì  a tornare in camera, si chiuse al suo interno, si buttò sul suo letto, dopo aver urtato il comodino e aver fatto cadere gli occhiali rovinosamente a terra, rompendoli. Imprecò e affondò il volto nel cuscino morbido, contro cui riversò tutte le lacrime che gli occhi che tanto odiava riuscirono a produrre. E insieme alle sue lacrime, iniziarono le prime gocce di pioggia autunnali, prima leggere, poi sempre più forti, scroscianti, violente, accompagnate da fulmini e tuoni.


Erano passati trenta giorni dalla prima pioggia d'autunno. Da allora Niall si era chiuso nella sua stanzetta, non aveva più lasciato entrare sua madre, non le aveva fatto più aprire la sua preziosa finestra. Rimaneva a letto per la maggior parte del tempo, a volte si concedeva dei lunghi bagni ma evitava il più possibile di pensare. Certo, era difficile visto che non poteva distrarsi in alcun modo: non poteva leggere o guardare un film. Stava in silenzio, a volte ascoltava un po' di musica ma non riusciva a sopportare nulla per più di dieci minuti.
Sua madre gli lasciava la colazione, il pranzo, la cena, tutto fuori dalla sua stanza. Passava ore a bussare incessantemente, a pregarlo, Niall in quei momenti si tappava le orecchie, pretendendo di non sentirla.
In realtà Niall non la odiava, come non odiava Louis. In fin dei conti erano persone che volevano solo il suo bene, che avevano fatto di tutto per non farlo soffrire. L'unica persona che Niall odiava era Niall. Si odiava perché sin dalla nascita aveva fatto soffrire sua madre che gli era sempre stata accanto, dimenticando tutto il resto, portando alla fine il suo matrimonio, facendo fuggire suo fratello Greg appena raggiunta la maggiore età.
Si odiava perché si sentiva inutile, era perso senza gli altri, non era in grado di farsi un panino, di farsi una passeggiata, di raggiungere a piedi o con l'auto la casa del ragazzo di cui era innamorato per colpa dei suoi occhi. Non riusciva nemmeno più a focalizzare in testa il volto di Josh, non riusciva a riprodurre la sua voce, era passato troppo tempo da quando l'aveva sentita per l'ultima volta.
Louis era passato ogni singolo giorno da lui: bussava, si sedeva contro la sua porta e parlava, gli chiedeva scusa, costringendo Niall a rifugiarsi nel suo bagno per non stare ad ascoltarlo. Perché il cuore di Niall era cedevole e se avesse continuato a sentire le scuse mortificate di Louis gli avrebbe senz'altro aperto, l'avrebbe perdonato. Si sentiva terribilmente solo al mondo Niall.
Sentì il continuo bussare contro la sua porta e la voce di sua madre, "Niall c'è qualcuno che vuole vederti", il ragazzo sbuffò, "Non lo voglio sentire Louis, mandalo via", rispose bruscamente.
"Non è Louis - rispose sua madre - è un tuo vecchio compagno di liceo, dice di chiamarsi Josh...", il cuore di Niall perse un battito per poi tornare a pompare il sangue ad un ritmo spropositato.
"Ciao Niall, sono qui fuori, ma se mi fai entrare sarebbe carino. E' brutto parlare con una porta che ci divide, fa tanto confessionale e non siamo in chiesa. E tra l'altro il tuo corridoio è carino, ma non così ospitale".
Niall sorrise tra sé e sé e recuperò faticosamente da terra l'accappatoio, non sapeva in che stato versasse il suo volto, probabilmente era scavato e pallido. Cercò sul comodino gli occhiali scuri ma si ricordò di averli frantumati un mese prima, prese un forte sospiro e tentennò verso la porta, con le gambe cedevoli per essere stato immobile per troppo troppo tempo.
Chiuse gli occhi e spalancò la porta, per spostarsi poi velocemente sul letto.
"Puoi aprire la finestra? C'è un'aria viziata qui dentro...", Josh si portò alla finestra e con un po' di fatica riuscì ad aprirla. Immediatamente l'aria nuova inebriò Niall, il cui volto si aprì in un sorriso solare, "Fa parecchio freddo oggi. Sicuro di voler tenere la finestra aperta?", domandò Josh, titubante.
"Certo che sì, mi era così mancata l'aria, è così frizzante, mi fa sentire così vivo", Josh boccheggiò alla ricerca delle parole giuste, ma le parole gli morirono in gola quando Niall spalancò gli occhi, rivelandogli quelle iridi chiarissime e magnetiche.
"Che fai lì in piedi? Vieniti a sedere!", Josh meccanicamente si portò sul letto sfatto del ragazzo, "Mi era mancato vederti", sussurrò poi, distogliendo gli occhi da quel Niall così sfavillante, quasi etereo.
"Ti direi la stessa cosa...", Josh sgranò gli occhi e arrossì violentemente, "Oh dio, scusami, non era mia intenzione. Io...", ma la risata di Niall lo interruppe, "Ridi?"
"Certo che rido, sei divertente", lo prese in giro.
"Sono altamente offeso. Mi prendi per il culo?", Niall continuò a ridere, "No no assolutamente no", ma le risate gli impedirono di sembrare convincente. Ma all'improvviso tornò serio, "Aspetta! Che ci fai qui? Per caso ti ha assunto mia madre?", una vena acida colorò la sua voce fino a poco prima allegra e spensierata.
"No - negò Josh - sono venuto qui di mia spontanea volontà. Non ti ho più visto e mi sono preoccupato. Non sapevo dove abitassi, ma conosco l'indirizzo di Louis perché al liceo abbiamo fatto un progetto di scienze insieme, quindi sono andato da lui che mi ha spiegato per filo e per segno la situazione. E io sono corso da te non appena mi ha detto dove abiti. Volevo controllare di persona...", Niall gli sorrise, rincuorato. Gli era mancato il suono di quella voce, "Posso... posso toccarti la faccia?", domandò di punto in bianco il biondo, riaprendo gli occhi. Josh sulle prime lo guardò sorpreso, poi annuì, arrossì dopo essersi reso conto del suo gesto, "S-sì". In un impeto di intraprendenza gli prese dolcemente la mano e se la portò al volto. Il tocco di Niall era leggero come quello di una piuma, ma ciononostante Josh sentì la pelle d'oca, soprattutto quando notò il sorriso smagliante sul volto del ragazzo, "E' meglio di quanto avessi mai immaginato", sussurrò con un'espressione sognante stampata sul volto. Le dita di Niall sfiorarono le sue guance, il suo naso, le sue palpebre chiuse, le sue labbra.
"Niall...", sospirò Josh, fin troppo languidamente.
"Che c'è?", domandò il ragazzo con tanta schiettezza.
"Ti ho portato una cosa, un regalino", Niall corrugò la fronte, "Cosa?".
Josh tirò giù la chiusura lampo della sua giacca e poggiò sul letto un piccolo cucciolo. Prese la mano di Niall e la adagiò sulla testolina del cagnolino, "Molly?", domandò Niall.
"No, è il suo cucciolo. Due settimane fa ha dato alla luce cinque bellissimi piccoli", e senza che se ne accorgesse una lacrima lasciò gli occhi di Niall. Il cucciolo prese a leccargli la mano, proprio come era solita fare la madre. Poi si acciambellò sulle gambe del biondino, addormentandosi.
"Josh, sono davvero senza parole", esclamò il ragazzo, tirando su col naso.
"Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averne uno. Lui è l'unico nero della cucciolata, è speciale come te", il sorriso non avrebbe più abbandonato le labbra di Niall, soprattutto ora che aveva un cagnolino in grembo e il ragazzo che gli piaceva sul suo letto.
Chiamò a gran voce sua madre che si precipitò da lui, "Che succede Niall?", domandò allarmata. Poi il suo sguardo volò sulla piccola creatura sulle sue gambe e infine su Josh.
"Mamma, mamma lo possiamo tenere vero?", Niall aveva smesso di avere diciannove anni, ora ne aveva cinque e pregava sua madre che sorrise lasciva, "Certo che lo possiamo tenere", sospirò infine scuotendo la testa in direzione di Josh.
"Oh grazie - esclamò il biondino, ricolmo di gioia - e grazie anche a te, Josh".


Niall ci mise un po' di tempo per riprendere le sue vecchie abitudini, ma da quando il piccolo Jake era entrato nella sua vita si sentiva più sereno. Ogni mattina sua madre lo svegliava ed apriva per lui la finestra. Ogni tanto Louis andava a trovarlo e gli raccontava del suo nuovo lavoro al cinema della città e coglieva l'occasione anche per parlargli dei nuovi film. Quasi ogni giorno, non appena era libero, Josh si presentava a casa sua. Ormai Niall aveva imparato a riconoscere il rumore della sua macchina lungo il vialetto di casa. Spesso uscivano per lunghe passeggiate, portando con loro Jake, altre volte, invece, rimanevano in casa, stretti sul letto perché da diverso tempo ormai erano diventati una cosa sola.
___
nda 
ero combattuta se scrivere le note o meno, però poi qualcuno mi ha detto di farlo, quindi eccomi qua.
Non ho molto da dire, Niall e Josh mi ispirano molto fluff non so se si era capito. Quindi eccomi con una seconda Nosh sempre per il Niall!Fest del Wanki!fic. Il tema è un po' delicato, me ne rendo conto, però spero che vi piaccia lo stesso.
Se vi va di leggerle, sto pubblicando due long: uno e due.
Non ho altro da dirvi, ringrazio tutti quelli che mi leggono sempre e che mi supportano. 
Alla prossima,
Alexa


  
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