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Autore: JCI    07/10/2013    2 recensioni
Sono rimasti fino a tardi in palestra una sera, perfezionando la routine a corpo libero di Payson, ma un piccolo bacio di festeggiamento è stato l'inizio di qualcosa di più.
La loro chimica è innegabile e sono solo le circostanze che li tengono divise.
Direttamente da fanfiction.net una delle storie più amate del fandom MIOBI, pairing Sasha/Payson. La storia parte dall'episodio 8x02
ATTENZIONE: TRADUZIONE MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Payson, Sasha, Un po' tutti
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Guardando Verso il Futuro












Austin si sedette sul divano, guardando Emily camminare avanti e indietro. Si era defilato in cucina con la scusa di prenderle una bottiglia d'acqua e aveva
immediatamente chiamato Payson per darle la notizia. Si sentiva come se l'avessero coinvolto in una qualche grande cospirazione e fosse ormai appeso ad un filo. Dipendeva tutto da Emily Kmetko e dalla sua reazione, che finora era stata tutto tranne che rassicurante.

"Da quanto tempo va avanti?" chiese, fermandosi
a guardarlo dal suo folle passeggio nel soggiorno.

"Non lo so esattamente, credo più o meno un anno," rispose Austin, "Sono abbastanza sicuro che è accaduto poco prima Mondiali dello scorso anno, o subito dopo. Non ho organizzato un pigiama party con Payson per avere i dettagli, Em."

Lei scosse la testa, "E quando l'hai scoperto?"

"Ufficialmente? A Londra, subito dopo essermi inconsapevolmente imbattuto in loro."

Emily scosse la testa, "E poi lei mi ha mentito dritto in faccia su questa cosa. A che cosa stava pensando? Non si rende conto di quanto sarebbe disastroso se le cose tra di loro non funzionassero? Sasha se ne potrebbe andare. Saremmo senza il miglior allenatore al mondo perché Payson ha una cotta. E lui? E' praticamente pedofilia."

Austin la lasciò sfogare e poi la guardò. "Hai finito?" chiese.

Emily scosse la testa e sospirò, "Sì," disse, lasciandosi cadere sul divano accanto a lui.

La guardò di traverso: "Davvero? Abusi sui minori?"

Sollevò lo sguardo, "Bene, non abuso di minori, ma davvero, Austin, tutto questo è folle."

"Non è da un certo punto di vista."

Emily lo fissò accigliata, "Va bene, Obi-wan, come è possibile che
non sia folle che il nostro allenatore, che è quasi sulla trentina, vada letto con una mia compagna di squadra che ha appena diciotto anni?"

Austin non si preoccupò di correggerla sulla cosa dell'andare a letto insieme. A Payson piaceva girarci intorno, ma sapeva che quello che stavano facendo ci andava abbastanza vicino. Si strinse nelle spalle, "Lascia perdere il fattore dell'età per un minuto e pensa alle persone. Non ho potuto parlarne con nessuno prima, ma riesci ad immaginare due persone più perfette l'una per l'altra?"

Lei scrollò le spalle, "Non lo so, non ci ho mai pensato prima." Si appoggiò allo schienale con un sospiro. "Questo è dannatamente surreale. Hanno mentito, Austin, a tutti."

L'altro annuì, strofinandosi il mento contemplativo, "L'hanno fatto, ma avevano davvero altra scelta?"

"Sì, avevano una scelta, avrebbero potuto scegliere di non mettersi nella posizione di mentire. Sasha non avrebbe dovuto farsi coinvolgere e Payson si sarebbe dovuto controllare e viceversa. Come potrebbe andare a finire bene?"

Austin esitò, incerto se dovesse rivelare ciò che sapeva, ma vide Emily stava per andare via e decise di approfondire il discorso. "Si amano. Non si può decidere chi si ama, Kmetko. Tu ed io lo sappiamo meglio di molte persone."

Entrambi rimasero seduti lì, Austin sperava di aver fatto la cosa giusta, mentre le parole penetravano in Emily. Entrambi furono richiamati dai loro pensieri quando il campanello suonò due volte in rapida successione. "Questa è probabilmente..." iniziò.

"Payson," finì per lui. "L'hai chiamata?"

Si strinse nelle spalle, "Tu sei mio amica e anche lei. Ti meriti una spiegazione e lei si merita la possibilità di spiegare." Lasciò Emily in soggiorno e aprì la porta di casa, sorpreso di vedere sia Payson che Sasha lì in piedi. Austin sospirò, "Sarebbe meglio che parlasse con te prima," disse a Payson, accennando a suo salotto "da sola. E' piuttosto arrabbiata."

Payson annuì, lasciò andare la mano di Sasha e si diresse verso il salotto. "Andiamo, aspettiamo in cucina," disse, mentre entravano nella sua spaziosa cucina, non che fosse mai stata usata per qualcosa se non per mangiare i take-away. "Non avresti potuto aspettare fino a quando non eri dentro con la porta chiusa?"

Sasha lo fissò, "Zitto, Tucker."

"Vuoi qualcosa da bere?" chiese Austin, aprendo il frigorifero.

"Ne prendo dodici di qualsiasi cosa. Guinness?"

Payson entrò in salotto trovando Emily seduto sul divano di Austin, le braccia incrociate sul petto. Stava fissando il vuoto e il suo linguaggio del corpo era rigido, anche agitato. "Ciao," disse, mordendosi il labbro inferiore, sedendosi su una sedia di fronte al divano.

Emily alzò gli occhi, "Sei qui per controllare i danni?" le sputò addosso.

E' arrabbiata, non posso dire di biasimarla. Sarei arrabbiata anche io.
Payson annuì, "Se vuoi chiamarlo così, ma soprattutto voglio spiegare e chiedere scusa. Ho mentito, a tutti, un sacco. Non ci sono scuse per questo, ma ci sono ragioni."

Emily inclinò la testa, "Ragioni? Payson, sei un sacco di cose, ma non sei stupida e questa è una delle cose più stupide che potessi fare. Il nostro allenatore? L'uomo in cui abbiamo riposto la fiducia per aiutarci ad arrivare al Olimpiadi. Non posso credere che vuoi rischiare tutto questo, per cosa esattamente? "

Payson si morse il labbro, "Io lo amo. Lo so. So quanto stupido e folle e irresponsabile sia, ma non è qualcosa che possiamo controllare, era proprio lì, tutto il tempo. Che cosa avrei dovuto fare? Ignorarlo? Era impossibile da ignorare. Ci abbiamo provato per mesi. Era insopportabile. "

Emily sbuffò, "Allora, avete questa cosa dell'anima gemella o qualsiasi altra cosa? Sono stronzate, Pay. Voi due avete preso la decisione consapevole di stare insieme. Cose come questa non accadono e basta, la gente sceglie. E le anime gemelle, è una cosa che non esiste."

"Non è questo. Questa sono io, Em. Non stai parlando con Kaylie. Io non credo a stronzate del genere, ma quello che so è che senza di lui la mia vita è vuota. Mi sento vuota, come se una parte di me mancasse." Payson si passò una mano tra i capelli. "Non mi sto spiegando correttamente. Non se ci sono parole per descriverlo, se non che io lo amo."

Emily la guardò, studiandola con attenzione. "E lui ti ama?" La sua voce era scettica a dir poco.

Payson annuì, ma quando aprì la bocca per parlare, udì una risposta per lei, "Sì."

Gli occhi di Emily si spostarono verso l'alto e Payson si voltò per guardare Sasha e Austin in piedi dietro di lei. Payson non aveva idea di cosa dire. Era il  momento più imbarazzante che potesse mai immaginare. Chiuse gli occhi, odiando quella situazione, odiando che Sasha dovesse difendersi da una delle sue ginnaste a causa sua.

Sasha si sedette sulla sedia accanto alla sua, "Non ho intenzione di chiedere la tua approvazione o la tua comprensione, Emily, ma voglio che tu sappia una cosa. 
Quello hai visto stasera, quello che hai scoperto, non ha nulla a che fare con te e non avrà effetto sui tuoi obiettivi in ​​alcun modo. Una volta ti ho chiesto di fidarti di me e so che ti senti come se avessi violato la tua fiducia e per questo mi dispiace ".

Payson guardò l'espressione di Emily, che era illeggibile. "Hai ragione. Non ha nulla a che fare con me e io non lo capisco, ma non credo," sospirò guardando Payson, "io non credo che il mio compito sia approvare o disapprovare. Sei uno dei miei migliori amici, Payson. Tu non sei solo la mia compagna di squadra. Capisco perché hai mentito. Lo detesto, ma so perché l'avete fatto. Spero vi rendiate conto però che se vi beccano, siamo tutto fregati, ognuno di noi. "

Sasha annuì e Payson sospirò. "Saremo più attenti. A volte è solo bello cercare di dimenticare che non siamo una coppia normale," disse Payson, alzandosi e prendendo la mano di Sasha nella sua.

"Va bene, questo potrebbe essere un po' troppo per me," disse Emily, distogliendo lo sguardo da quello che doveva essere uno spettacolo molto strano per lei.

Austin si sedette accanto a lei sul divano. Era stato stranamente silenzioso. "Ci si abitua. Non sono disgustosamente dolci quando sono insieme, a differenza di alcune persone che rimarranno senza nome," disse, dando una gomitata Emily.

"Austin", disse Emily, guardando Sasha con ansia.

Austin sospirò drammaticamente, "Rilassati, Emily. Non stai per essere messa in punizione per avere un rapporto a distanza con una rock star dal tuo allenatore che ha una relazione illecita con una delle tue compagne di squadra. Wow, sembra una brutta soap-opera. "

Emily sbuffò, "Completa di un triangolo amoroso. Dimmi, Austin, tu e Kaylie siete di nuovo in buoni rapporti?"

"Zitta, Kmetko," rispose.

Payson si guardò intorno e scosse la testa, "Va bene, dal momento che questo è forse il momento più surreale e scomodo di tutta la mia vita, che ne dite di salutarci?" suggerì, desiderosa che quella piccola riunione finisse.

"Solo una domanda, Emily, cosa ci facevi a casa di Payson comunque?" Domandò Sasha.

"Volevo parlare con lei della UCLA e la loro offerta. Ho pensato che tra tutte le persone lei avrebbe avuto il miglior punto di vista," disse Emily, ancora senza incontrare gli occhi di Sasha.

Payson sospirò. Poteva diventare imbarazzante in palestra. "Beh, perché non vieni adesso? Ho preparato la cena e ne potremmo parlare."

Emily esitò, aprendo e chiudendo la bocca, "No, voglio dire, ovviamente, avevi altri progetti," rispose, guardando finalmente verso Sasha.

Sasha scosse la testa:,"Va bene. Ci vediamo tutti domani, sei in punto," disse, con la sua voce da allenatore.

"Hai la macchina qui?" gli chiese Austin.

"Sì, ho pensato che sarebbe stato meglio dato che non sapevamo cosa aspettarci," replicò Sasha.

"Perché non resti? Ho Halo," disse Austin, cercando di essere utile.

"Certo."

Si fermarono davanti alla porta e inconsciamente Payson si alzò in punta di piedi, appoggiandosi alla sua spalla e al petto per l'equilibrio, le mani di Sasha le accarezzavano la vita con leggerezza, mente lei lo baciava brevemente sulle labbra, "Ci vediamo domani," disse Payson.

Emily sbuffò dietro di loro e Payson roteò gli occhi, "Sì, mi ci vorrà un po' di tempo per abituarmici."


Arrivarono al complesso di Payson solo cinque minuti dopo. Payson andò subito in cucina e guardò accigliata la pasta che aveva avviato e fermato troppe volte per essere commestibile. La buttò nella spazzatura e poi mise un coperchio sopra la salsa. L'avrebbe potuta usare il giorno dopo.

Emily guardò Payson che si affaccendava intorno alla cucina, asciugando un pasticcio sul bancone, il ricordo ciò che era rimasto della cena rovinata. Guardò il tavolo della cucina, apparecchiata per due, un insalata nel mezzo, dove qualcuno stava tagliando verdure, suppose Sasha. "Stavate preparando la cena insieme?" chiese e Payson voltò verso di lei.

"Già. Mi piace cucinare e lui ama gironzolare e assaggiare," rispose Payson con un sorriso. "E' meno fastidioso se gli dai un lavoro." Fece un cenno verso il tagliere con i peperoni sopra. "Vuoi un po' di insalata? E' praticamente l'unica cosa salvabile." Emily scosse la testa mentre Payson metteva un involucro di plastica sopra la ciotola e la metteva in frigo.

Emily sospirò, "Mi dispiace, vi interrotto, ragazzi. Sembra che tu avessi un uh -... serata in programma"

Payson si strinse nelle spalle. "Va bene. Vuoi una tazza di tè o di qualcosa?"

Emily scosse la test, "Senti, non voglio che ci sia imbarazzo. Tu sei mia amica, Pay, ma è ancora strano per me."

"Lo so. So che stai impazzendo, te lo leggo in faccia. Non c'è niente che posso fare per rendertelo più facile?"

Emily scrollò le spalle, "Non lo so. Penso che forse ho un paio di domande."

Payson annuì, con un'espressione aperta, "Certo, chiedi pure."

"È la stessa cosa? Voglio dire quando non sei alla Rock, è sempre uguale?" Emily sapeva che non era la domanda più chiara del mondo, ma aveva la sensazione che Payson sapesse cosa volesse dire.

L'altra sorrise e scosse la testa, "E' ancora intenso, ma in un modo completamente diverso." Emily vide il suo viso assumere un'espressione sognante, prima che si riprendesse un po', "E' divertente, sembra incredibile, lo so, ma lui ha questo incredibile spirito sarcastico e non è solo un allenatore fantastico, è davvero brillante. Si parla di cose, cose reali. "

Emily aggrottò la fronte, "Come cosa? Ginnastica?"

Payson scosse la testa, "Raramente parliamo di ginnastica fuori la Rock. Parliamo di libri e mi asseconda nella mia passione per la scienza e cuciniamo insieme," disse indicando alla cucina, "e facciamo insieme
il cruciverba della Domenica e parliamo politica. Mi ha assuefatto alla MSNBC. "

Emily non era sicuro se credere a quello che sentiva, tutto sembrava così normale. Non molto sordido, dopo tutto, così non poté evitare la domanda successiva, "E non fate altre cose?" chiese, con un sottinteso chiaro come il cristallo.

Gli occhi di Payson volarono sull'amica e una morbida tonalità rosa le colorò le guance. "Alcune altre cose," ammise.

Emily improvvisamente non riuscì a trattenersi, era dolorosamente curiosa. Damon era a Los Angeles ed era passato così tanto tempo da quando aveva avuto qualcuno con cui parlare di quelle cose con che non fossero Lauren e Kaylie, e il loro dramma era troppo per lei. Payson e la relazione segreta con Sasha, anche se altamente inappropriata, sembrava semplice in confronto. "E..." la incoraggiò.

Payson la fissò, "E che cosa?"

"Andiamo," disse Emily "la sto prendendo piuttosto bene, credo. Ci sto provando e per un minuto ho intenzione di far finta che Sasha non sia il nostro allenatore, ma uno splendido uomo inglese con cui stai uscendo e voglio qualche dettaglio, non è che quello che fanno gli amici? " chiese infine con un sorriso.

Payson sospirò, "Bene, cosa vuoi sapere?"

"Tutto. All'inizio è stato strano baciarlo?"

Payson scosse la testa e poi scrollò le spalle, "La prima volta è stata così imprevista e spontanea e eravamo entrambi così spaventati, che era strano, ma dopo è stato davvero naturale, abbiamo solo lasciato che le cose accadessero."

Emily si appoggiò meglio sulla sedia, "Naturale, quindi non è mai stato imbarazzante?"

Payson si mise a ridere, "Sasha non è mai stato imbarazzante nella sua vita. Lo giuro, Em, che l'intensità che porta alla Rock, si moltiplica quando siamo insieme. Ha questa incredibile capacità di concentrarsi e quando sei l'unico oggetto di quel fuoco... " si interruppe con un sorriso stupido.

Per un momento, Emily poteva vederlo. Improvvisamente, Sasha non era più il suo allenatore di ginnastica, era solo un uomo attraente, un uomo molto attraente, con un alone intorno che emanava un'intensità intrigante e sex appeal. Deglutì per l'immagine che Payson stava dipingendo, occhi grigio-azzurri, la sempre presente ombra di barba, l'aspetto ruvido, il fisico muscoloso che non riusciva a nascondere sotto jeans e magliette.
Uscì dalla foschia e vide Payson che sogghignava, consapevolmente. Le sorrise, "Credo che non di non aver mai pensato a lui in quel modo prima, ma posso capire." Ripensò a quello che Austin le aveva detto prima, "Sai penso che Austin avesse ragione."

"Oh, non dirgli che aveva ragione, il suo ego non ha bisogno di più compiacimento."

Emily rise, "Ha detto che quando si toglie la cosa età e, ovviamente, la cosa dell'allenatore, non aveva mai visto due persone più adatte l'uno per l'altra. Scherzi a parte, Pay, io sono d'accordo."

Payson sospirò. "Lo so, ma non cambia queste due cose. Alla fine verrà fuori e sarà un disastro. Un disastro privato in famiglia nel migliore dei casi o una caccia alle streghe nel peggiore."

"Beh, nessuno lo sentirà da me", disse Emily, allungandosi per coprire la mano della sua amica con la propria. La strinse.

Payson sorrise, "Grazie, Em. Ora, questo non è il motivo per cui sei venuta qui. Volevi parlare di UCLA giusto?"

Emily annuì. Ci aveva pensato e ripensato più e più volte, un minuto sapeva che non poteva rifiutare un'offerta come quella che le avevano fatto e l'altro, sapeva che non poteva rinunciare al suo sogno olimpico. "Io continuo a pensarci e ogni volta cambio idea," disse, con un sospiro. "Il problema è che non c'è alcuna decisione giusta. Sono solo due scelte, ciascuna con aspetti positivi e negativi."

Payson si morse il labbro. "Ne hai parlato con tua madre?"

"Sì, lei ha detto che spetta a me. Nessun aiuto."

"E Damon?" Chiese Payson.

"La stessa cosa, anche se mi ha detto che avrebbe riferito alla UCLA che se mi vogliono davvero mi devono aspettare fino a dopo le Olimpiadi, come lui." Payson rise. "Non è quello di cui stavano parlando, però, dicevano che mi volevano adesso o niente."

Payson sospirò. "Questo è semplice, Em. Per una volta nella tua vita, devi decidere cosa si vuoi. Non preoccuparti di chiunque altro, non preoccuparti di come la gente reagirà, in entrambi i casi, devi fare ciò che hai voglia di fare. "

"È proprio questo, non so quello che voglio", disse Emily, guardando la sua amica incredula. "L'ho appena detto."

"Ma sì che lo sai," disse Payson. "Guarda," continuò, tirando fuori un quarto di dollaro dalla tasca. "Testa, UCLA, una borsa di studio, quattro anni presso una grande università, magari un Campionato Nazionale o due. Croce, La Rock, le Olimpiadi e tutto quello che hai sognato da quando eri una bambina."

Emily scosse la testa, "Sei impazzita? Non posso lasciare una decisione come questa al caso."

"Certo che puoi. Lascia che il destino decida che cosa si dovresti fare, tu non ci riesci." Payson lanciò la moneta. Atterrò sul tavolo, tintinnando contro il top in maiolica. Vibrò per un momento, nessuna delle due in grado di capire da che parte fosse atterrato. "Testa," annunciò. "UCLA".

Emily la fissò con un cipiglio. "Tirala di nuovo."

"Olimpiadi, allora," disse Payson, capovolgendo la moneta.

Emily scosse la testa e sorrise lentamente. Annuì, "Olimpiadi."

"E la UCLA?"

"Chiamerò il mister domani. Se mi vogliono veramente me, aspetteranno. Se no, allora si saranno persi su un ginnasta a livello olimpico. E quando li prenderò a calci nel culo indossando il rosso di
Stanford tra due anni, se ne pentiranno." Eh, da viene fuori? Quando hai mai pensato al college, per non parlare di una scuola come la Stanford? Beh, perché no? Hanno un grande programma di ginnastica.

Payson sorrise, "Stanford, eh?"

Emily sorrise, "Perché no? E' una scuola eccellente in ogni caso." Risero insieme. "E tu? Hai intenzione di andare al college?"

Payson annuì, "Ovviamente, non per la ginnastica, ma ho sicuramente voglia di andare a scuola. Non ho capito dove ancora. Ho sempre pensato che forse mi sarebbe piaciuto andare alla UC Boulder, ma non lo so più."

"Vuoi dire che dopo le Olimpiadi lascerai Boulder." indovinò Emily. Aveva senso. Aveva capito che l'unica cosa che manteneva nell'armadio Payson e Sasha era il loro rapporto come allenatore e atleta. Dopo le Olimpiadi quella relazione sarebbe cessata e probabilmente sarebbe stato impossibile per loro rimanere a Boulder come coppia.

Payson sorrise, "Vai veramente forte stasera, Em. Non siamo sicuri di dove vogliamo andare, ancora. Ha un appartamento a New York e uno appena fuori Londra. Penso che stiamo pendendo verso Londra al momento. Il suo vecchio allenatore Nicolai, sta allenando lì adesso e sta pensando di andare in pensione. So che a Sasha piacerebbe allenare nella palestra dove si è guadagnato le sue medaglie d'oro."

Emily inclinò la testa. Sembrava che fosse tutto riguardasse ciò che Sasha voleva, "E tu?"

"Londra ha alcune delle migliori università del mondo. Niente è scolpito nella pietra, però. E' tutto ipotetico, a questo punto. Potremmo rimanere negli Stati Uniti. La casa a New York, è stupenda."

Emily sorrise, "E' lì che sei andata quella notte? Quando hai camminato per tornare in albergo?"

Payson ebbe la grazia di arrossire, "Abbiamo preso un taxi per il centro. Sua madre era ricca di famiglia, è probabilmente uno degli edifici più belli della città, di fronte al Gramercy Park. Non ho ancora visto la casa a Wimbledon, ma sono sicura che è bella."

Emily fece poi la domanda più spinosa, "E i tuoi genitori? Becca?"

Payson si strinse nelle spalle, "Dubito molto che parleranno ancora con me."

"E tu sei disposta a rinunciarci? Per un ragazzo?" Scosse la testa, "Sono la tua famiglia, Pay."

"Sono la mia famiglia e li amo, ma non lo capiranno e lo comprendo. Daranno la colpa a Sasha. Mio padre sarà furioso con lui. Mia madre sarà delusa e si sentirà tradita da tutti e due ed è giusto così. Non stavo scherzando prima, quando ho detto che lo amavo, ma è più di questo, Em. Mesi fa, quando stavamo cercando di stare lontani, cercando di ignorare i nostri sentimenti, c'era questo dolore costante dentro di me, un dolore sordo nel petto. Non sto facendo la melodrammatica," disse Payson ed Emily non ne dubitò. Se c'era una cosa che Payson Keeler non era, era l'essere melodrammatica. "Ho bisogno di lui, semplice. I miei genitori forse lo accetteranno alla fine, forse no. Farà male, ma non tanto quanto farebbe male stare senza di lui."

"Lo dici così tranquillamente," osservò
Emily. Non era sicura se lei sarebbe stata in grado di far fronte a una cosa del genere in modo razionale, ma poi lei e Payson erano persone molto diverse.

"Ho avuto quasi un anno per pensarci. Lo sapevo dal momento in cui Sasha e io abbiamo deciso di andare avanti, nonostante il momento, sapevo che questo era quello che avrei dovuto affrontare. Voglio essere in grado di dirglielo io stessa, dopo le Olimpiadi. Sarà dura, ma sono pronta per questo, almeno penso." Il viso di Payson era inespressivo, ovviamente cercava di essere d'acciaio, con se stessa e con le sue emozioni. "Devo dirlo, sono davvero contenta che tu lo sappia. Non ne ho potuto parlare con nessuno, tranne Austin e lui non è esattamente grande con le chiacchiere tra ragazze."

Emily scosse la testa, "Siamo amiche, Pay. Sei qui per me e io sono qui per te, sempre."

Payson sorrise, l'espressione di pietra sparita, "Grazie, Em."

"Non c'è problema. Ora torna a quelle altre cose che fai, mi dirai i dettagli, signorina Keeler, anche se dovessi cavarteli con le pinze!"

Payson alzò gli occhi al cielo, ma poi un sorriso le illuminò il viso mentre le parole cominciavano a fuoriuscire dalla sua bocca, la sua felicità evidente con ogni sillaba.














Note:
Mi scuso per il ritardo, ma l'università risucchia davvero tutto il mio tempo. In più negli ultimi mesi è successo di TUTTO.
Ma pazientate, piano piano ce la faremo.
aria
  
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