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Autore: Kastel    08/10/2013    4 recensioni
Ovvero, il percorso di Akashi e Kuroko che faranno insieme, tra insegnamenti vecchi e scoperte nuove.
Perché non è solo il passato, quello che conta.
E che spirito, si poteva osservare! Non solo così vanitoso da abbellirsi di kimoni di primissima qualità, ma anche così sottilmente furbo nel comprendere che basta l'etichetta per poter dimostrare la propria potenza! Così dannatamente attaccato ai giovani da rendere le vite di due di loro un mezzo inferno!
Né Akashi né Kuroko potevano comprendere, prima del loro incontro che è il punto di partenza di questa storia, quanti e quali danni avessero fatto due donne troppo simili nell'essere state cresciute come portatrici di una tradizione ferrea.

[Coppia: AkaKuro]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-L'ostinazione di voi donne è terribile. Sono letteralmente stupefatto.-
Yukio Mishima, Katan, tratto da “Cinque Nō moderni”

 

“Akashi-kun.”
Alzò lo sguardo da libro che stava leggendo per incrociare gli occhi inespressivi di Kuroko, anche se, in quel momento, poteva vederci tutto tranne l'immobilità e la freddezza. Sembravano quasi quelli di una persona qualunque.
La biblioteca si era svuotata da pochi minuti a causa dell'inizio delle varie attività dei club. Quel giorno invece per loro non erano previsti allenamenti a causa di una ristrutturazione delle palestre dove si allenavano e così lo stesso per ogni club sportivo. Akashi, che non aveva voglia di tornare a casa nell'immediato, si era sistemato in biblioteca per poter leggere in santa pace. Non si aspettava di certo di essere disturbato da qualcuno: non aveva detto a nessuno dove avrebbe passato il resto della giornata.
“Kuroko, cosa ci fai qui?”
“Ho approfittato della cancellazione degli allenamenti per poter svolgere il lavoro per il comitato. A volte è un po' difficile conciliare entrambe le cose.”
Lo fissò negli occhi e Akashi sostenne lo sguardo, capendo che il ragazzo non gli si era avvicinato per puro caso. Prese il segnalibro e lo lasciò scivolare sulla pagina che stava leggendo, chiudendo poi il libro e appoggiando una mano sotto il mento.
“Credo che tu sia venuto qui perché volevi parlarmi. Non è così?”
Gli fece segno di sedersi, intuendo che sarebbe stato un discorso abbastanza lungo.
Kuroko esitò un attimo, guardandosi intorno per vedere se la loro chiacchierata avrebbe potuto infastidire qualcuno. Ci mise poco a capire che ciò non sarebbe successo. Poté quindi concentrarsi solo su di lui.
“Akashi-kun... ho trovato la risposta.”
A quell'affermazione lo sguardo del ragazzo si fece più attento e vigile.
“Direi che mi hai fatto aspettare a sufficienza. Ma se la risposta sarà soddisfacente non saranno stati tre mesi vani.”
Sorrise fissandolo, pensando a come preparare la valutazione. Potevano già farlo domani? Oppure...
“Avrei però una richiesta.”
Ogni pensiero di Akashi si fermò a quelle parole, capendo che Kuroko aveva già pianificato prima ogni cosa.
“Quale?”
“Vorrei che verificassi ciò in una partita.”
Akashi alzò un sopracciglio un poco perplesso, poi chiuse gli occhi annuendo una volta sola.
“Devo parlarne con il capitano ma non credo ci siano problemi. Domani ti faccio sapere.”
Kuroko annuì piano per poi piegare il busto in avanti, deciso ad alzarsi e continuare il suo lavoro. Si fermò però quando lesse il titolo del libro che l'altro ragazzo stava leggendo.
“Akashi-kun...?”
“Si?”
“Sei... un appassionato del teatro Nō?”
Sul tavolo di legno era appoggiato un piccolo libricino dalla copertina nera e una semplice scritta bianca come titolo, “Cinque Nō moderni”. Era rovinato a causa delle riletture e delle orecchie fatte sulla cima di varie pagine, a segnare i passaggi che evidentemente avevano colpito il proprietario del volumetto.
“Potrei forse farti la stessa domanda?”
Lo sguardo di Akashi si fece affilato, studiando quello di Kuroko, che per tutta risposta sfuggì via, ritrovandosi a fissare la parola Nō scritta con l'ortografia
classica.

“Io...”
Tutto ciò che Akashi registrò da quei movimenti fu tradotto in una sola cosa.
Preferisce non parlarne.
Sorrise mentre appoggiava la mano sulla copertina, coprendo titolo e autore, per costringere gli occhi di Kuroko a tornare sul suo viso.
“Nella realtà me ne sto interessando da poco. Non è una consuetudine della nostra famiglia assistere ad opere teatrali. Anche se... Mia madre da giovane lo faceva spesso.”
Kuroko socchiuse la bocca sorpreso, non avendo mai sentito parlare della madre del giovane. Non che avesse mai prestato attenzione ai pettegolezzi e alle voci sul conto di Akashi perché tendeva a ignorare tutto ciò. Non era interessato a sapere quale fosse il tipo di ragazza che avrebbe potuto rubare il cuore al giovane (per la cronaca il pubblico femminile era diviso tra il genere “angelo del focolare” e “donna con dignità e amor proprio”) e neanche a quanto ammontasse il patrimonio di famiglia (stimato ad almeno qualche milione di yen). Semplicemente Akashi era Akashi, niente di più, niente di meno.
Però...
“Tua madre, Akashi-kun?”
La curiosità ebbe il sopravvento.
“Mia madre, Kimiko Akashi. Il libro è suo, come si può notare dalla scrittura.”
Aprì il libro in una pagina segnata a caso, dove all'interno era presente una nota scritta con una calligrafia impeccabile ed indubbiamente femminile.
Agire così nel malaugurato caso che il piccolo assomigli troppo a quello smidollato del padre.
Kuroko lesse la frase più volte, cercando di capire cosa intendesse dire Kimiko con quella frase. Eppure più studiava quelle parole meno avevano un senso.
“Akashi-kun... cosa significa quell'appunto...?”
Il ragazzo girò il libro in modo da capire di cosa stesse parlando. Sorrise appena, senza che i suoi occhi fecero altrettanto.
“Ah sì... Posso leggerti il passaggio a cui si riferisce.”
Chiuse gli occhi per qualche secondo in modo da concentrarsi a dovere, poi prese fiato e iniziò.
 

Jirō
   
Ma doveva nascere proprio un altro essere simile a me?
  
Che orrore!
Bella ragazza (urlando)
  
No, smetti!
Jirō (percuotendo violentemente l'interno del cesto con il posacenere che era posato accanto al cuscino)
  
Prendi questo! E questo!
Bella ragazza
  
Smettila! Che fai? Smettila!
Jirō
  
È morto...
Bella ragazza
  
Il mio bambino! Poverino, poverino...
Jirō
  
Così è meglio. Se fosse vissuto e cresciuto avrebbe sofferto per la somiglianza con il padre. È sempre la stessa storia.


La voce volutamente bassa e per questo profonda si spense, così come il libricino venne chiuso con uno schiocco improvviso. Fu quel suono, forte in quel silenzio come un colpo di pistola, a risvegliare Kuroko dallo stato di trance ove era caduto.
“A-Akashi-kun...”
“Cosa?”
“T-Tua madre... non pensava... seriamente di... fare qualcosa del genere, vero...?”
Non ci fu subito una risposta da parte del ragazzo. Kuroko poté osservarlo abbassare lo sguardo ed accarezzare dolcemente il libro, come se fosse stato il più meraviglioso dei peluche e non la più inquietante delle promesse.
“Solo nello sfortunato caso fossi nato come mio padre.”
Quella frase, pronunciata con tutta la tranquillità possibile, provocò dei brividi lungo la schiena di Kuroko.
“Stai scherzando...”
“Io sono come te. Non scherzo mai.”
Lo sguardo di Kuroko si spense ulteriormente, come se la mente del ragazzo non riuscisse a registrare seriamente le informazioni che Akashi gli stava dicendo.
“Ma... perché...?”
“Chi fa parte della famiglia Akashi deve essere perfetto perfino fisicamente. Se così non fosse allora bisogna eliminare ciò che è difettoso.”
Dovette essere sicuro di aver capito bene cosa l'altro gli aveva detto. Veramente...
“... Tuo padre avrebbe accettato tutto ciò così facilmente?”
“Se voleva continuare a tenere il cognome Akashi doveva.”
“E tu...?”
“Io?
“Davvero... avresti accettato di morire... così?”
Il silenzio che scese dopo quella domanda fu così pesante che Kuroko avrebbe voluto veramente poterlo tagliare per non udirlo più. Era insopportabile, quel fischio senza voce che nascondeva quella di Akashi.
Alla fine uscì, senza timidezza o paura, così sicura che Kuroko si chiese com'era possibile possedere degli ideali così puramente distorti.
“A questo mondo solo i vincitori hanno ragione. Se non fosse stato così allora che senso avrebbe avuto sopravvivere?”
Il suono della sedia che veniva tirata indietro fu come uno sparo che indicava la fine della loro conversazione, poiché per Akashi iniziava ad essere tardi.
“Ora scusami ma ho delle faccende da sbrigare. Domani ti dirò se è possibile fare quello che mi hai chiesto.”
Mise via il libro, facendolo definitivamente sparire dalla vista di Kuroko, che non lo stava assolutamente guardando.
C'era il vuoto, in quegli occhi. E l'unica cosa che il rosso ci lesse dentro fu una parola.
Paura.
Kuroko ha paura di tutto questo, forse perché non riesce a comprendere.
Abbassò lo sguardo facendo una strana smorfia, sentendosi quasi... deluso.
Eppure...
“Tu... dovresti capirmi meglio di chiunque altro.”
Un sussurro che l'altro ragazzo riuscì a sentire e che gli fece spalancare gli occhi.
“Cosa...?”
“Ci vediamo domani, Kuroko.”
Rimase solo il silenzio a far compagnia a Kuroko, come il compagno che avrebbe dovuto fargli comprendere ogni parola di Akashi. Invece lo lasciò ancora di più confuso.

 

 

Cosa ti avevo detto? Non dovevi crederci troppo.
Non è facile pensare con la testa che sta esplodendo no non lo è affatto
No... ancora...
Pensare mentre cerchi un equilibrio sul muro mentre cerchi di non stare troppo male non è facile ma lui continua ancora a parlare ossessivo pieno di sicurezza e odio
Vuoi provarci ancora? Fai pure, ma non sperarci troppo. Lui non è te. Nessuno può capirti... tranne me.
E ancora quella voce è così sicura mentre tu senti di poter vomitare da un momento all'altro ma è solo perché lui vuole farti desistere ed eppure
Ancora... una... possibilità...
Lo senti ridere mentre cadi in ginocchio e vomiti l'anima come se avessi sforzato troppo te stesso ed è così fa male fa tanto male
Pfui. Concedigliela pure se ciò ti fa piacere. Tanto tornerai sui tuoi passi il prima possibile, quando capirai che ho ragione.
Così come dev'essere.


La voce finalmente tacque e Akashi poté alzarsi in piedi, tremando violentemente per lo sforzo fisico fatto.
“Dannazione...”
Solo il buio di una giornata che stava morendo lo udì.

 

 

 

Note.
Finalmente si inizia a intravedere perché ho scelto l'arancione come colore per questa fic.
Allora! Ho solo un paio di note velocissime da fare che riguardano Akashi e Kuroko.

 

-Il tipo di ragazza che interessa ad Akashi è la donna che possiede della dignità.
-Kuroko fa parte del comitato bibliotecario studentesco, che presumo si occupa appunto della biblioteca.

 

Approfitto di questo spazio per farmi

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Sul mio Livejournal potete trovare una AkaKuro rossa che non posso pubblicare qui su EFP poiché un po' troppo spinta. Se vi interessa leggerla potete trovarla a questo link:
http://kastel-3.livejournal.com/2524.html

Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa fic. Mi raccomando, se qualcuno non vi piace non esitate a lasciarmi una recensione, che sono il mio feedback per comprendere l'andamento della fic!
Con questo ho finito, al prossimo capitolo.

 

   
 
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