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Autore: Mentos E CocaCola    08/10/2013    1 recensioni
E se Maria avesse più tempo a sua disposizione per salvare la valle? E se Robin avesse l'incarico di fermarla? Porterebbe a termine il suo compito per riscattare il suo onore?
ATTENZIONE: è una what if, quindi è una sorta di rielaborazione della trama originale.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin De Noir, Maria Merryweather, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Maria
 
La mattina dopo lasciammo la grotta, portandoci cibo e coperte.
Robin disse che l’acqua dove stavamo andando l’avremmo trovata, quindi non ci eravamo preoccupati di procurarcene.
-I De Noir ci stanno ancora cercando?- gli chiesi durante i preparativi.
-Sì, credo di sì, siamo cocciuti peggio dei muli-
Io sorrisi.
-Oh, sì lo so- dissi scompigliandogli i capelli mentre rubavo la sua adorata bombetta.
Cominciò a rincorrermi dentro la grotta.
-Così la rovini-
-Ma ci sto attenta-
-L’unico modo per tenerla al sicuro è lasciarla sulla mia testa-
Io risi.
Il mio dolce Robin.
-Bel tentativo Robin, ma non ci casco-
Si inginocchiò e fece una faccia da cucciolo.
O mio Dio!
Era impossibile resistergli.
-E va bene ecco la tua bombetta-gliela posai sulla testa.
Lui fulmineo mi prese l’avambraccio e mi fece indietreggiare con la schiena al muro.
Mi guardava strano.
Aveva quegli occhi bellissimi che mi scrutavano attentamente.
-Potresti lasciarmi il braccio, Robin? Comincia a farmi a male-
Glielo dissi anche perché ero spaventata.
Ma che gli era preso così all’improvviso?
Mollò il mio braccio, ma in compenso appoggiò le sue braccia alla parete in modo da non farmi scappare.
Non sorrideva, non ghignava, non aggrottava le sopracciglia.
Rimaneva impassibile.
-Robin ma che…?-mi mise una mano sulla bocca e si avvicinò al mio orecchio.
Sentii un brivido lungo la schiena e un peso allo stomaco.
Maria! Calma! È solo un ragazzo (sì ma che ragazzo).
-Shhh!-mi bisbigliò. -Una truppa dei De Noir è proprio qui fuori-
Ok ora che me l’aveva detto poteva anche staccarsi, macché…se ne rimase tutto il tempo lì , fissandomi e avvicinandosi ancora di più.
Non riuscivo a parlare, avevo ancora la sua mano sulla mia bocca.
-Ehi piccola, calma, loro sono qua fuori, non ci hanno trovati-
Come posso stare calma, se si era avvicinato ancora di più? Chi se ne frega dei De Noir là fuori dico io!
Mi liberò la bocca per poi afferrarmi i polsi e bloccarmi le braccia alla parete.
Mi guardava fisso negli occhi, io distoglievo di continuo lo sguardo per poi tornare ad affogare in quegli occhi lucenti.
-Robin…-mormorai con voce strozzata- Ti prego smettila-
Appoggiò la fronte sulla mia.
-Di fare cosa?- chiese ghignando.
Mi stai torturando, volevo dirglielo, volevo urlargli in faccia i miei sentimenti.
Forse lui voleva solo divertirsi con me e io questo non potevo sopportarlo.
Sì, perché ormai lo avevo capito, mi piaceva Robin.
Tantissimo.
-Quello che stai facendo-
Lui sorrise e mi guardò.
-Ma io non sto ancora facendo niente-
Quell’ “ancora” non mi aveva convinto.
Vuol dire che non si sarebbe ancora staccato?
Bene.
Aiuto!
Crocerossa!
Scese più giù sfiorandomi con le labbra una guancia  e per poi arrivare al collo.
Sgranai gli occhi, ero sbalordita…non pensavo fosse un ragazzo così…che voleva solo divertirsi con me!
Cominciò a baciarmi il collo, tenendomi ben stretti i polsi.
Ero rimasta senza parole.
Sentivo le sue labbra che mi sfioravano.
-Robin…-
Non sapevo se fosse un ordine di smettere o un invito a continuare.
Lui non si fermò.
Non riuscivo più a reggermi in piedi…non ce la facevo più a sopportare quella situazione, io per lui ero solo una bambola mentre per me era tutto.
Cominciai a piangere, ma lui non si fermava, finchè non singhiozzai amaramente, allora si bloccò, alzò la testa e tornò a guardarmi.
Era turbato dalle mie lacrime, mi accarezzò una guancia per portarle via, lo guardai negli occhi.
-Basta-  sussurrai, non avendo ritrovato del tutto la voce.
-Non dovevi aver paura Maria. Non sarei andato oltre.
O mio Dio! Aveva completamente frainteso. Io che avevo paura di lui? Ma per favore! Sapevo che con lui ero al sicuro da ogni cosa.
-Non è questo…io…ecco…-
E brava Maria! Ti sei ingarbugliata da sola , ora cosa gli racconti? Stavo piangendo perché tu mi usi per giocare mentre io muoio per te?
Ma sì, diglielo forza, così perdi anche lui oltre che ai tuoi genitori.
E allora dissi l’unica cosa sensata da dire quando il ragazzo per cui muori è ad un passo dallo scoprire tutto:
-Niente!-
Mi guardò un po’ strano poi alzò le spalle e finalmente mi lasciò andare.
-Beh allora scusa per niente!-
Partimmo subito.
Il viaggio fu silenzioso un po’ perché ero imbarazzata per ciò che era accaduto nella grotta, un po’ per non attrarre i De Noir.
Camminavamo fianco a fianco, non riuscivo neanche a pensare lucidamente, avevo paura.
Troppa.
Solo il nome di quella zona aveva spaventato Robin  e Robin non aveva paura mai di niente.
Niente.
-Robin, siamo ancora lontani?-
-No, siamo molto vicini- mi disse con un sorriso di incoraggiamento.
In effetti la foresta si stava facendo sempre più intricata e buia.
Ad un tratto Robin si immobilizzò.
-Eccoci-
Lo guardai interrogativa .
Mi guardai intorno.
Su un albero c’era affissa un’insegna di legno con inciso sopra “Se entrate in questi luoghi o siete pazzi o avete voglia di morire”.
Incoraggiante!
Vorrei potervi dire che mi sentivo dentro un gran coraggio, che quel cartello non mi faceva il minimo effetto, ma non era così: la verità è che me la facevo sotto.
-Questo è il confine, se lo superiamo siamo…-
-In un mare di guai!- finii la frase per lui.
Robin sospirò.
-Senti Maria, io non sarei voluto arrivare a questo ma credo proprio che tu ne abbia bisogno- disse frugando in una tasca dei pantaloni, poi mi porse un coltello a serramanico.
-Potrebbe esserti utile-
-Grazie Robin-
Non so quanto potesse fare quel coltello contro una banda di tagliagole o un branco di lupi mannari, comunque lo accettai, avevo bisogno di qualcosa di Robin in quel momento.
Mi prese per mano per incoraggiarmi.
-Maria, devi solo fidarti di me-
-L’ho sempre fatto, Robin-
E così oltrepassammo il confine.
Non successe nulla di quello che mi ero aspettata: nessun cannone ci sparò contro, nessun gigante o qualche altra creatura ci catturò o uccise, ma in quello stesso istante capii che un’oscura presenza ci aveva visti.
 
Robin
 
Strinse la mia mano ancora di più.
Aveva paura.
Come me d’altronde, anche se non lo davo a vedere.
Dovevo rassicurarla e incoraggiarla.
Cominciammo a camminare, o meglio a farci strada: il territorio era pieno zeppo di rovi.
Sembravano una sorta di cancello, solo che di solito ad un cancello c’è sempre un guardiano.
-Robin…-
La voce di Maria era più che terrorizzata, mi girai preoccupato e vidi ciò che non avrei mai voluto vedere.
Un leone nero.
Solo che stavolta non era un segno.
-Che cosa vuoi?- gli chiese Maria, dopo essersi stretta a me.
-Questo è il cancello della Zona, potete oltrepassarlo solo rispondendo ad un indovinello-
Sbuffai.
Cos’era la Sfinge? Anche lei faceva un indovinello e chi non riusciva a risolverlo, veniva mangiato.
-E se non riuscissimo a risolverlo?-
-Verrete mangiati-
Appunto…
-Qual è l’indovinello?-
-Cos’è quella cosa che chi la vende non vorrebbe mai comprarla, non è per chi la compra e chi l’ha non la vede?-
Maria sgranò gli occhi, per poi incrociare il mio sguardo.
Continuammo a guardarci, stavamo entrambi pensando.
Passò gran parte della mattinata così.
Ad un tratto Maria chiuse gli occhi, distese la fronte.
-Hai trovato la risposta?-
-Sì, credo di sì-
-Sei sicura?-
Non volevo metterle pressione, ma in realtà non volevo neanche essere mangiato.
-Facciamo così, Robin, io dico la risposta e se non sarà quella…ricordati della promessa che mi hai fatto nella grotta-
-Dimmi la risposta Maria, così gliela riferirò io-
-Robin, non fare lo stupido, io senza di te non riuscirei neanche a proseguire per cinque passi-
Così si voltò, per rivolgersi al leone.
-La cassa da morto- disse risoluta.
Il leone ci guardò.
Poi si concentrò su di lei, annuì e scomparve.
Maria sospirò di sollievo, per poi abbracciarmi.
Doveva esserle passata davanti tutta la sua vita e credetemi, anche a me.
La sua morte mi avrebbe ucciso.
-Sei stata bravissima-
-Grazie, ma non credo che i prossimi pericoli si possano risolvere con un indovinello-
Aveva ragione, al calar del sole i pericoli si sarebbero moltiplicati, ma se Loveday era sopravvissuta allora forse anche noi avevamo una speranza.
-Secondo te dove sono le Perla?- disse Maria quella sera sotto le coperte.
Non avevamo acceso il fuoco, se da un lato allontanava  le bestie feroci, dall’altro attirava banditi e assassini.
E per un cacciatore è preferibile trovarsi faccia a faccia con gli animali.
-Non lo so, ma devono essere qui da qualche parte-
-E se non le trovassimo in tempo? Robin, ho contato le lune e abbiamo poco tempo-
La verità è che non sapevo assolutamente dove trovare quel posto che aveva disegnato Maria.
Che cosa le dico Coscienza?
Oh ciao Robin finalmente t fai risentire!
Scusa avevo da fare.
Sì sì lo so. Comunque cerca di tranquillizzarla, deve avere molta paura.
-Le troveremo, non ti preoccupare, e sai perché?-
-No, perché?-
-Perché sei la Principessa della Luna più potente di tutte.-
Rise sollevata.
-Credo che la risposta sia perché sono accompagnata da un cacciatore scelto- disse sfiorandomi con un dito le piume che portavo al collo.
Cominciai a farle il solletico.
-Dai basta Robin- riuscì a dire tra le risate, le presi una mano e lei mi guardò turbata.
-So come sei fatta, se non ti tenessi la mano non ti addormenteresti-
Lei mi guardò e mi baciò una guancia.
-Grazie Robin- mi sussurrò.
 
 
Ehi Robin? Sveglia.
Coscienza che c’è?
Non senti una sorta di dondolio?
Dondolio?! Oh mio Dio, sì.
Aprii gli occhi di scatto e la prima cosa che vidi fu il terreno e fin qui nulla di strano.
Poi mi accorsi che ero trasportato da un omone mezzo nudo con un’aria poco intelligente.
-Dov’è Maria?-g li chiesi in preda al panico.
La sua unica e rassicurante risposta fu:
-Uh?-
Insomma era molto sveglio.
Alzai gli occhi al cielo.
-La ragazza che era con me, capelli rossicci, occhi marroni, vestito nero…-
-È là- disse indicando un uomo molto muscoloso che la portava in braccio.
Sembrava stare bene. Tirai un sospiro di sollievo. Grazie al cielo.
-Bella bambolina-
-Che cosa?! Guarda che lei è già impegnata con me-
Brutto farabutto carognoso!
-Tsè, tu sei una pulce, per bella bambolina ci vuole un guerriero bello e forte, come me-
Ora mi toccava sopportare anche uno che si credeva una star.
Coscienza ti prego aiutami tu.
Come dovrei aiutarti?
Beh, fai qualche mossa di karate come “metti la cera, togli la cera”.
Ma tu sei fuori! Io sono solo una voce nella tua testa.
Ah, quindi è un po’ difficile tirare pugni da lì dentro vero?
Beh, sì eh!
Ma perché mi doveva capitare una coscienza così rammollita?
-Robin!-
Maria si era svegliata e quell’uomo che sembrava  uscito da una rivista di culturismo, la posò a terra per farla camminare.
Le presi la mano, nei suoi occhi si leggeva chiara come il sole la paura.
-Chi sono questi?- si guardò intorno per cercare una via di fuga.
-È inutile Maria, sono in sei, stiamo a vedere dove ci portano, poi vedremo-
Lei annuì, non era del tutto sicura che l’aspettare fosse una mossa sicura.
E in effetti neanche io ero del tutto certo.
E se questi erano cannibali?
Di certo l’aspetto non aiutava ad escludere l’idea.
Sentii Maria stringersi a me.
-Robin, che ha quel ciccione da fissare?-
Mi voltai, il ciccione non era altro che quel deficiente che mi aveva portato in braccio.
In effetti la stava fissando come un cretino e dalla bocca, ci avrei scommesso, uscivano dei suoni come “Guh, guh!”, insomma delle perle di saggezza che ti fanno comprendere il senso della vita.
Gli lanciai un’occhiataccia, per poi cingerle le spalle con un braccio.
Era mia e nessuno me l’avrebbe portata via.
Parola di Robin De Noir.
 


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Robin



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Maria



ALLORA LA PRIMA COSA CHE HA DETTO MIA SORELLA QUANDO HA LETTO IL CAPITOLO è STATA: "MA ROBIN è UN PERVERTITO!!".
IN REALTà ROBIN VUOLE DICHIARARSI A MARIA, MA NON SAPENDO COME FARE ...
COMUNQUE SCUSATE PER IL RITARDO, MA CON LA SCUOLA, SCOUT,FRATELLI SCALMANATI NON SONO RIUSCITA AD AGGIORNARE PRIMA!!
CIAO CIAO
  
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