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Autore: Cloudsoftime    08/10/2013    2 recensioni
è la mia prima ff sui Simple Plan, volevo tanto scrivere qualcosa su Pierre e David. Questo è quello che la mia testa ha fruttato. David, per svariati motivi che scoprirete leggendo, compirà un viaggio e in mezzo a mille perchè scoprirà qualcosa di straordinario. Hott Baguettes
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chuck Comeau, David Desrosiers, Jeff Stinco, Pierre Bouvier
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Oh yess! Tredicesimo capitolo caricato! Ora dovrete aspettare un po' di più per gli altri perchè non ho ancora finito di scrivere il quattordicesimo ma prometto di farlo in questi giorni! (non insultatemi, plase). Cosa dire su David e Pierre? Mmm credo che David sia davvero sfigato, poverino. Capitano tutte a lui! Ma ve bè! Arriverà la svolta, spero ahah intanto, buona lettura :) grazie a chi continua a seguirmi!



L'altra sera non ho nemmeno detto a Pierre che Lachelle ha visto me e Chuck. È da un giorno che non mi parla; ieri mattina è uscito con la febbre ed è stato in giro tutto il giorno. Non avevo il coraggio di uscire dalla mia camera. Anche quando è rientrato a casa non sono riuscito a parlare con lui. Stamattina si è presentato in camera mia lavato e vestito dicendomi che era ora di tornare a scuola. Il viaggio in macchina è stato devastante. Non mi sono mai sentito così male in tutta lamia vita.
Adesso sono qui seduto sul marciapiede davanti alla scuola a cercare di capire cosa fare. Entro? Se entro dovrò affrontare Pierre che mi ignora, il silenzio di Chuck e, ci scommetto l'anima, le urla di Lachelle. Mi alzo di scatto e decido di tornare a casa.
“Devi farlo Dave! Vuoi dirmi che non tieni a Pierre e a Chuck?”
Il mio inconscio ha ragione però. Che cavolo sto facendo? Senza fermarmi giro su me stesso, butto per terra la sigaretta che stavo fumando e mi avvio all'entrata della scuola.
Gente. Gente dappertutto che urla, corre, ride, qualcuno sembra mi stia fissando. Cammino a testa bassa raggiungendo il mio armadietto.
-Desrosiers!-
Faccio un salto e mi giro di scatto verso la voce gracchiante che mi ha appena fatto perdere dieci anni di vita.
-Si?-
-Cercavo proprio lei-
È Robinson, il coordinatori degli stage. Cosa vuole da me? Lo osservo avvicinarsi con quel fare da orso delle caverne. Estrae un foglio dalla cartelletta rossa che stringe tra le mani e me lo spiaccica in faccia. Lo afferro al volo guardando male il professore.
-Cosa succede?- Chiedo dando un'occhiata veloce al foglio.
-Lei è stato scelto per lo stage interculturale che avverrà il prossimo mese insieme a tre suoi coetanei-
Sbarro gli occhi. Stage? Altri miei coetanei?
-M-ma cos...-
-Niente domande. Le indicazioni sono tutte scritte sul modulo che le ho appena consegnato-
Fisso Robinson allibito. Non è possibile! Non posso andarmene cos' per un mese chissà dove. Cosa farò con Pierre? La nostra storia finirà sicuramente ed io rimarrò da solo come al solito.
Calma.
Osservo il modulo cercando qualche indicazione sul da farsi. Ma dovevano scegliere proprio me? Faccio scorrere gli occhi sulle parole scorgendo qualche notizia in più su questo maledetto stage.
Località: Parigi
Periodo di permanenza: dal 25 Novembre al 26 Dicembre.
Mi privano pure delle vacanze di Natale! Continuo a leggere disperandomi sempre di più. In poche parole dovrò spararmi un mese a Parigi con tre persone che non conosco lavorando come una specie di fattorino in un albergo da quattro soldi frequentato da cani, porci e chi più ne ha più ne metta. Faccio cadere le braccia lungo i fianchi sbarrando di nuovo gli occhi. Dev'esserci un errore, avranno sbagliato qualcosa. Non possono obbligarmi a fare queste cose, odio li stage. Apro il mio armadietto cacciandoci dentro il modulo e cercando tra le varie scartoffie i libri che mi servono per la mattinata.
Con passo lento mi avvio alla mia classe scioccato dalla notizia. Ho trovato solo un lato positivo in questa faccenda, parlo bene il francese. Con questo pensiero in testa entro in classe , come un automa, mi siedo al primo banco libero senza guardare in faccia a nessuno. Devo escogitare un piano per non andarci. No ce la posso fare.
-Dave-
Una voce famigliare mi riporta alla realtà facendomi sobbalzare sulla sedia. Mi vogliono tutti morto oggi? Mi giro lentamente incontrando gli occhi nocciola di Chuck. Mi osserva, sembra spaventato o sorpreso. Non sono bravo a decifrare gli stati d'animo della gente.
-Chuck-
Mormoro quasi senza voce. Cosa gli dico? Come faccio a sistemare la situazione? Ho la testa in fiamme e la tensione dentro di me cresce sempre si più.
-Perchè?-
Sussurra Chuck tra i denti.
-Perchè l'hai fatto?-
Aggiunge poi. I suoi occhi si riempiono di lacrime. Rimaniamo tutti e due immobili a fissarci. Sento addosso a me il suo dolore e la sua rabbia.
-Io...-
Deglutisco.
-Io non volevo Chuck. Non voglio confonderti. Non so neanche perchè l'ho fatto-
Avvicino lentamente una mano alla sua.
-Non voglio perderti, ti prego-
Mi faccio pena da solo. Chissà cosa pensa di me Chuck. Sono pronto a ricevere un ceffone dritto in faccia, pronto a ricevere le parole che mi merito. Perchè è giusto così. Ma lui no fa niente di tutto ciò. Afferra la mia mano in un gesto veloce poi si guarda intorno per controllare che nessuno ci stia guardando.
-Dave, promettimi...-
E sottolinea quella parola.
-...di non farlo mai più. Ho pensato tanto a quello che è successo e ho capito che non vale la pena rompere quello che c'è tra di noi. Farei di tutto per te e questo lo sai. Quindi ti perdono, ma..-
Chuck prende un boccata d'aria.
-...non farlo mai più-
Stringo forte la sua mano, vorrei abbracciarlo e dirgli che gli voglio un bene dell'anima, ma mi trattengo.
-Chuck io...te lo prometto. Con tutto il cuore. Promesso-
Sorrido e lui ricambia con una smorfia che nasconde la fatica che ha fatto per dirmi tutto questo. E nemmeno io riesco a nascondere l'amarezza che provo nel vederlo così, ma sono abbastanza sollevato. Gli passerà, anzi ci passerà. Spero.
Per tutta la mattina mi dimentico dello stage. Poi però riapro l'armadietto e il modulo mi svolazza davanti come per catturare la mia attenzione. Lo raccolgo da terra e decido di compilarlo durante la pausa pranzo. È l'unica cosa che posso e che devo fare. Quando ti scelgono per gli stage sei finito. Almeno mandatemi, che so, in Spagna così posso approfondire la lingua. No, mi mandano a Parigi, quando so meglio il francese dell'inglese. Raggiungo Chuck al terzo piano dando qualche occhiata in giro. Non vedo Pierre da quando è sceso dall'auto e la tristezza sta cominciando a farsi sentire. Immerso nei miei pensieri vado a sbattere contro qualcuno, chiedo scusa senza alzare la testa. È una cosa abbastanza normale per me vagare senza prestare attenzione di chi ho davanti, non lo faccio apposta. Ma quel qualcuno mi afferra per un braccio stringendomi forte. Alzo gli occhi di scatto e mi ritrovo faccia a faccia con Lachelle che mi fissa infuriata. Il mio cuore fa un balzo nel petto arrivandomi direttamente in gola.
-Tu...-
Soffia lei a denti stretti. Ho paura.
-Brutto stronzo che non sei altro. Ti avevo avvertito-
Parla a bassa voce, il sua sguardo mi scava dentro. Vorrei scappare, ma non riesco a muovermi. Vorrei Pierre qui con me.
-Lachelle...s-stai calma-
Sussurro cercando di indietreggiare.
-Che cavolo pensi di fare eh?-
Lei alza la voce richiamando l'attenzione di tutta la scuola in pratica. Voglio diventare invisibile, che figura. Lachelle non mi molla, stringe ancora di più la presa graffiandomi il braccio con le sue unghie finte. È pazza, adesso mi uccide qui davanti a tutti. Non faccio in tempo a finire il pensiero che qualcuno si intromette tra di noi dandomi le spalle. Lo riconosco subito, come potrei non farlo? È Pierre. Lachelle molla il mio braccio e si allontana guardandoci male tutti e due. Pierre continua a darmi le spalle. Lo osservo da dietro immaginandomelo vestito da cavaliere con una spada in mano.
“Ti sembra il momento Dave?”
Scaccio quell'immagine dalla testa e noto Lachelle andarsene senza dir niente.
-Pierre-
Mormoro. Lui si volta, il suo viso è smorto e cupo, ma sembra stare un po' meglio.
-Ti ha fatto qualcosa?-
Mi chiede atono. Gli mostro il braccio, alla fine sono solo due graffietti niente di che, ma lui mi porta comunque in infermeria e con un cotone mi disinfetta.
Sono seduto sul lettino azzurro, Pierre è piegato su di me. Passa delicatamente il cotone sul mio braccio, il suo profumo si insedia nelle miei narici. Vorrei abbracciarlo e baciarlo, ma rimango immobile a fissarlo. Nessuno dei due parla. Devi dirgli qualcosa, devo scusarmi, ma ho una fifa tremenda.
-Pierre...-
Lui alza la testa.
-Io volevo chiederti scusa-
Sussurro quasi vergognandomi. Pierre non risponde, si limita a sedersi di fianco e me mantenendo una debita distanza.
-Non scusarti David-
Risponde poi secco.
-Cosa dovrei fare?-
Chiedo girandomi verso di lui.
-Niente, non lo so neanche io. È solo che... devo pensare David-
Che cosa? Cosa deve fare?
-Pensare?-
-Si, devo pensare. Ho bisogno di...stare un po' da solo-
La mia testa gira. Mi sta chiedendo un pausa. È finita.
-A proposito, cos'aveva Lachelle?-
La domanda mi lascia spiazzato. Bè, è arrivato il momento di concludere la storia. Ormai non mi rimane niente da perdere. So anche io che quando arriva il momento della “pausa” vuol dire che è finita, non si torna indietro.
-Lei...ha visto me e Chuck..-
Non riesco a finire la frase. Rimaniamo in silenzio, osservo Pierre, ma lui ha lo sguardo fisso in un punto poco preciso sul pavimento. Noto che la sua espressione cambia da interessato a dubbioso. Non mi piace per niente vederlo così, è una cosa che odio tantissimo. Sembriamo due sconosciuti che si parlano per la prima volta quando fino ad un giorno fa ci rotolavamo nelle coperte del mio letto.
-E?-
-E niente. È questo il motivo della sua reazione-
Abbasso la testa osservandomi le mani. Sento Pierre sbuffare.
-Scusa Pierre-
Mormoro e sento le lacrime pungermi gli occhi. No, non devo piangere. Pierre mi lascerà per sempre. Mi sento uno schifo, voglio andarmene.
-Dave, tu non capisci-
-Cosa? Cos'è che non capisco?-
Alzo un po' la voce e mi giro verso di lui.
-Dimmelo! Così posso metter a posto tutto questo casino!-
Credo di far veramente pena. Chissà cosa pensa Pierre.
-Tu non capisci che a me non interessa Lachelle, quello che fa o quello che vede. A me interessi tu, quello che fai tu e quello che provi tu-
Pierre ha un tono pacato, snervante. Non sembra incazzato, è questo che mi fa preoccupare ancora di più. Rimango colpito da quelle parole e mi vergogno ancora di più per tutto quello che ho pensato fino ad adesso.
-Vuoi veramente stare con me Dave?-
Lui mi guarda negli occhi, ha uno sguardo pesante ma non posso fare a meno di guardarlo. Non riesco a rispondergli. Vorrei urlare fortissimo e buttare fuori tutto quello che ho dentro.
-Perchè io voglio stare con te. Sei tu la persona con la quale voglio vivere-
Pierre sospira e si alza dal letto.
-Ma sembra che non sia così per te-
Mormora girandosi e avviandosi alla porta a testa bassa.
-Aspetta-
Sussurro. Lui si ferma senza girarsi. È già la seconda volta che assisto a questa scena Pierre che se ne va senza guardarmi.
-Io...io voglio stare con te Pierre. È queste che voglio-
L'ho detto. Ce l'ho fatta. Aspetto una sua reazione, ma non succede niente. È come se il tempo si fosse fermato sul momento più brutto della mia vita.
-Dimostramelo Dave-
La sua risposta fa male, come la porta che sbatte, come il silenzio di questa stupida stanza di questa stupidissima scuola. Fisso la porta, ma in realtà non vedo niente. Bene e adesso? Sono un coglione, faccio schifo nelle relazioni, non mi merito Pierre. Cosa devo fare? Ho paura, paura di rimanere di nuovo da solo. Come al solito d'altronde. Salto giù dal lettino ed esco dall'infermeria. Mi dirigo al terzo piano a passo lento e trovo Chuck seduto al nostro solito tavolo del bar. La sedia di fianco alla mia è vuota. Caccio indietro le lacrime, come faccio a non pensarci? Il mio amico sorride vedendomi arrivare.
-Dave ti ho tenuto il posto!-
Cerco di sorridere e di sembrare il meno teso possibile. Non ho intenzione di raccontare a Chuck quello che è appena successo anche se lui sarebbe il diretto interessato. Se me lo chiede bene, altrimenti terrò la bocca chiusa. Recupero il modulo dello stage e decido di compilarlo e consegnarlo il prima possibile. Forse ho capito cosa devo fare. Devo partire, staccare un po' per pensare. Pierre aveva ragione, dobbiamo pensare. In qualche modo però dovrò pur dirgli che me ne vado. Sarà straziante, lo so.
-Hai parlato con Pierre?-
Chuck mi riporta sulla terra, lo osservo sorpreso.
-Ehm...si-
Mormoro cercando una biro nella borsa.
-E?-
Esito un attimo a rispondere, devo dirgli la verità.
-Mi ha chiesto una pausa-
La situazione è abbastanza imbarazzante. Mi sento in colpa per Chuck, non so bene perchè. L'ho sicuramente messo in difficoltà baciandolo senza pudore, conoscendo perfettamente la sua situazione sentimentale e la mia. Il che è ancora più preoccupante.

 

  
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