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Autore: Pandora86    08/10/2013    3 recensioni
Mito raggiunge Hanamichi in clinica durante la riabilitazione con l'assoluta convinzione che sarà un'estate come un'altra.
Una persona che però non aveva mai considerato farà crollare le sue convinzioni riuscendo a sconvolgere i lati più intimi del suo essere.
Come si comporterà Mito quando si troverà ad affrontare sentimenti che non aveva mai preso in considerazione?
Continuazione de "Il tuo vero volto" incentrata però su Mito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con il nuovo capitolo.
Ringrazio chi ha recensito quello precedente e chi continua a inserire la storia tra le preferite, ricordate e seguite!
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Buona lettura.
 
 
Capitolo 7.
 

Yohei fissava pensieroso il mare.

Dopo aver parlato con Rukawa, non era riuscito a rimanere a lungo nella sua stanza.

Aveva optato per una passeggiata sulla spiaggia e ora, seduto sulla sabbia, seguiva pensieroso i disegni irregolari delle onde sulla battigia.

Non poteva fare a meno di pensare a quello che il giocatore gli aveva detto.

Vivere.

Che diamine significava?

Ma Yohei non era un tipo che si prendeva in giro da solo.

Aveva capito perfettamente cosa Rukawa volesse dire.

Hanamichi aveva fatto quel discorso per lui, il giocatore lo aveva capito immediatamente.

Era vero, lui era vissuto, per tutti quegli anni, in simbiosi con Hanamichi.

Aveva vissuto i problemi del suo migliore amico in prima persona, maledicendo, spesso e volentieri, la vita a causa di tutte le vicende che metteva davanti a quello che era, in fin dei conti, solo un ragazzo.

D’altronde, Hanamichi aveva anche vissuto per qualche tempo a casa sua dopo la sciagura che aveva investito la sua famiglia e lì il loro legame si era rafforzato.

Quell’anno poi, la testa di Mito era stata esclusivamente concentrata su Hanamichi considerando che, con la venuta delle superiori, era anche arrivato Kaede Rukawa.

Quello che però Yohei non capiva era perché Hanamichi, e anche Rukawa ora, ne facessero un problema di stato.

A lui andava bene così! Perché, volendo fare il suo bene, non tenevano conto di quello che pensava?

Era vero che anche lui stesso, in passato, aveva fatto delle scelte tenendo all’oscuro Hanamichi, proprio per il suo bene.

Però, se trovava giustificazione in quello che aveva fatto lui, non ne trovava per il comportamento del suo amico.

“Non sono io ad avere dei problemi!” esclamò ad alta voce, a quella che oramai era una spiaggia deserta.

“Tutti ne hanno!” una voce alle sue spalle s’intromise nel discorso.

Mito alzò gli occhi al cielo.

Non aveva bisogno di voltarsi per capire a chi appartenesse quella voce.

Akira Sendoh, ecco chi aveva parlato.

Perso nei suoi pensieri, non si era accorto di non essere più solo.

Tuttavia, non si curò di rispondere.

Se fosse rimasto in silenzio, forse il giocatore avrebbe capito che doveva lasciarlo in pace.

La sera prima, era stato molto chiaro a questo riguardo.

Sendoh invece non si fece scoraggiare dal silenzio dell’altro.

Essendo fuori la porta, aveva udito gran parte della conversazione che il ragazzo aveva avuto con Rukawa.

Non che avesse origliato; era semplicemente rimasto con le spalle al muro aspettando che l’altro giocatore uscisse.

Tuttavia, a un certo punto i toni si erano alzati e Sendoh aveva temuto di vedere uscire
Rukawa con un bell’occhio nero.

Poi, erano andati ad allenarsi e, dopo aver inflitto una sonora sconfitta al numero undici dello Shohoku, si era messo a passeggiare sulla spiaggia.

La scelta della meta non era stata casuale.

Era sicuro, infatti, di trovarvi il ragazzo che tanto lo attirava.

Dubitava che dopo la discussione avuta con Rukawa fosse rimasto alla pensione e la spiaggia, per una persona che vuole stare da sola, era l’unica meta possibile.

L’aveva visto in lontananza mentre osservava il mare con sguardo cupo e, in quel momento, aveva provato una forte tenerezza verso di lui.

Aveva avuto la conferma che quella non era solo un’infatuazione passeggera.

Quello che provava in quel momento non era attrazione, quanto voglia di stringere quel corpo in un abbraccio rassicurante.

Tutto pur di cancellare quell’aria cupa e quelle spalle chine abituate a portare da troppo tempo i pesi degli altri.

Perché, anche se non sapeva nulla di Sakuragi, aveva capito che lui e il ragazzo avevano un legame particolare.

Stretto, troppo stretto per dei ragazzi di quell’età.

Evidentemente, ne avevano passate molte insieme.

Era per questo che si era avvicinato.

Poi, l’aveva sentito dire quella frase e non aveva potuto fare a meno di rispondere.

Il ragazzo non si era neanche voltato, non degnandosi di parlare.

Sendoh, per nulla turbato da quel silenzio, si avvicinò, sedendosi accanto a lui e osservando il suo volto che fissava l’orizzonte.

“Ciao!” salutò allegro.

Mito sbuffò di rimando. Aveva osservato di sottecchi il giocatore non scomporsi minimamente per la sua non risposta ma anzi, sedersi accanto a lui come se fosse stato invitato.

“Che vuoi?” domandò pungente.

“Sapere il tuo nome” rispose sicuro Sendoh.

“In fondo, tu conosci il mio!” concluse con un sorriso.

“E una volta che l’avrai saputo, mi lascerai pensare in pace?” domandò Yohei con un ghigno.

Tutto pur di toglierselo dai piedi.

Non sapeva perché, ma Sendoh lo metteva in soggezione.

Non solo per la rivelazione di Rukawa, che comunque non prendeva come verità assoluta.

Aveva, infatti, molti dubbi a riguardo.

La sera stessa del loro primo incontro, quando Yohei aveva deciso di concedersi un bagno serale, lo sguardo indagatore del giocatore puntato sulla sua schiena gli aveva fatto venire i brividi.

Non si era curato di tutto ciò, ma comunque non lo voleva tra le scatole.

Perché, tutti sembravano essersi messi d’accordo per fargli saltare i nervi?

Hana, Rukawa e poi Sendoh, non necessariamente in quest’ordine, tutti impegnati a sconvolgerli la sua tranquilla routine.

Che poi di tranquillo avesse ben poco, questo era un altro discorso.

Ma comunque, preferiva avere a che fare con i problemi di Hanamichi, piuttosto che trovarsi in mezzo a quello che sembrava un complotto alle sue spalle.

“Forse” rispose Sendoh strappandolo dai suoi pensieri. “Ti tocca rischiare” aggiunse con un sorriso.

Mito si ritrovò a sorridere di fronte all’espressione disarmante dell’altro.

Aveva sempre pensato che Sendoh fosse un bravo ragazzo, oltre che indiscussa stella nascente del basket.

“Mito” si decise finalmente a rispondere. “Yohei Mito” aggiunse stendendosi poi sulla sabbia con le braccia incrociate dietro la testa.

“Il piacere è tutto tuo” aggiunse, prima di chiudere gli occhi.

La risata spontanea dell’altro però non potette fare a meno di strappargli un altro sorriso.

“Credo che sia inutile ripeterti il mio nome visto quante volte hai tifato contro di me nelle partite” parlò ancora Sendoh, con l’intenzione di giocare a carte scoperte, assumendo un’espressione seria.

Mito si mise a sedere aprendo di scatto gli occhi e puntandoli in quelli del giocatore che però continuava a osservarlo tranquillo.

“Sei un amico di Sakuragi, no?” domandò ancora Sendoh, vedendo l’altro cambiare espressione e gli occhi diventare truci.

Tuttavia, non si sarebbe fatto scoraggiare dalla freddezza e dal sospetto che emanavano quello sguardo.

“Impossibile non notarvi, soprattutto quando fate i vostri show durante le finali!” continuò ancora tranquillo, cercando di placare il sospetto dell’altro menzionando appunto il teatrino comico che aveva fatto Sakuragi durante l’ultima partita delle finali proprio contro il Ryonan.

Yohei, nel sentire quelle parole, non potette fare ameno di trattenere un mezzo sorriso.

Dovevano essere apparsi veramente ridicoli allora.

Questo tuttavia non placò i suoi sospetti ma, se possibile, servì a incrementarli.

“Mi avevi riconosciuto” accusò il giocatore.

“Non proprio!” ci tenne a specificare Sendoh.

“Mi avevi incuriosito, ma non ti avevo riconosciuto subito. A proposito, bella camicia!” aggiunse cercando, in quel modo, di smorzare i toni.

A quelle parole, Mito si portò una mano sugli occhi, sospirando pesantemente.

“Soprassediamo” sussurrò, cercando di non pensare quanto fosse dovuto apparire ridicolo con una camicia di pesante flanella legata alla vita in un posto dove il termometro, all’ombra, segnava quaranta gradi.

“Poi ti ho visto parlare con Rukawa fuori la clinica oggi, e non ho fatto fatica a capire chi eri” concluse il giocatore.

Ci teneva sul serio a conoscere il ragazzo, per cui era meglio cominciare con l’essere chiaro.

Non sembrava d’altronde un tipo che amava essere preso in giro.

“Quindi, è vedendomi con Rukawa che hai capito chi ero” valutò Mito ma Sendoh si ritrovò a smentire la sua tesi.

“Mi ha aiutato, ma mi sarei comunque ricordato di te!” ammise sicuro.

Non aveva, infatti, fatto fatica a ricordare tutte le volte che lo aveva visto, compresa la primissima volta, quando lo Shohoku aveva perso l’amichevole a inizio anno contro il Ryonan.

Non aveva avuto modo di memorizzarlo tra tutta quella gente e con la partita in corso, ma l’aveva comunque notato insieme con altri tre tipi.

“Che buco di posto!” esclamò Yohei, riferendosi al luogo dove si sarebbe svolto il ritiro e dove appunto era ricoverato il suo amico.

“Che ci vuoi fare!” convenne con lui Sendoh.

Il volto del ragazzo sembrava essersi rilassato ma lui comunque ci teneva a chiarire un’ultima cosa.

“Perché hai fatto finta di non conoscermi?” domandò serio.

“Io non ho fatto proprio niente” rispose pronto Yohei.

Che razza di domanda era?

Lui non era mica un tifoso dei giocatori di basket.

“Volevi che ti chiedessi l’autografo?” domandò piccato.

“No, ma avrei voluto ringraziarti per bene per ieri sera” non si lasciò intimorire Sendoh.

“Ti ho già detto di lasciar stare!” ci tenne a precisare Yohei.

“A Rukawa non avrebbe fatto piacere giocare con un rivale tutto ammaccato!” aggiunse ironico.

“E comunque” continuò scrutando il mare, “ti ho anche detto di starmi alla larga!” concluse, sperando che stavolta il concetto arrivasse forte e chiaro.

Cosa mai doveva fare per avere un po’ di tranquillità? Implorare Kami in ginocchio?

“Quello che non capisco è il perché” gli domandò ancora Sendoh.

“Forse perché voglio stare in pace?” gli fece il verso l’altro.

“O forse perché temi che io ti possa in qualche modo collegare a Sakuragi e sospettare del legame che ha con Rukawa” parlò sicuro Sendoh.

Ci aveva riflettuto e quella sembrava l’unica spiegazione plausibile al suo comportamento.

Gli stralci della conversazione che aveva poi sentito gli avevano rivelato quanto fosse attaccato il ragazzo al giocatore dai capelli rossi e quindi, aveva facilmente intuito la verità.

Lo sguardo del ragazzo, improvvisamente minaccioso, gli rivelò di avere fatto centro.

“E se anche fosse?” domandò Mito a bassa voce, assottigliando gli occhi.

Sendoh avrebbe potuto giurare di vedere l’aura crescere intorno al ragazzo, considerando il suo repentino cambio d’umore.

Ma, visto che se lo aspettava, non si lasciò intimidire.

Non abbassò lo sguardo, né lasciò che l’insicurezza trapelasse nella sua voce.

Erano arrivati al punto cruciale della questione e il ragazzo che si trovava di fronte aveva bisogno di essere rassicurato sulla sua assoluta sincerità riguardo la questione.

Sospettoso com’era, avrebbe capito subito, infatti, se avesse provato a mentire o a prenderlo in giro.

Motivo per cui, se voleva conoscerlo meglio, prima doveva convincerlo con chiarezza sulla sincerità delle sue parole.

“Se così fosse, ti direi che non sono fatti miei” rispose sicuro sorridendo.

“Quello che c’è tra Sakuragi e Rukawa non mi riguarda. Se anche stessero insieme, cosa che suppongo sia così, allora posso solamente dire, che in fondo, qualcosa l’ho sempre sospettato ma che appunto, non mi riguarda” calcò l’ultima parola.

“E di certo, non sono tipo da andare a fare pettegolezzi in giro” aggiunse, tenendoci a precisare quel punto.

Yohei lo osservò a lungo.

Conosceva Sendoh e sapeva che era un tipo molto riservato.

Non aveva mai fatto chiacchiere e, nonostante tutte le ammiratrici che si ritrovava, non era di certo un farfallone da quattro soldi.

Non era stato incerto nel parlare, ma neanche troppo frettoloso.

Le parole erano uscite fluide e sicure, accompagnate da un tono di voce pacato ma anche deciso.

L’ultima frase era poi stata una precisazione fatta per se stesso più che per l’interlocutore.

Aveva semplicemente espresso un concetto, nulla di più, e l’aveva fatto con molta chiarezza, su questo Mito non aveva dubbi.

Per quanto cercasse nel suo volto tracce di bugie, non potette fare altro che leggere l’assoluta sincerità in quei lineamenti sorridenti.

“Bene!” disse solamente, tornando a stendersi.

“Meglio così” aggiunse in un sussurro.

Sendoh pensò che fosse più rivolto a se stesso che a lui e non potette fare a meno di osservargli il volto.

Le sue labbra… chissà se erano veramente morbide come sembravano.

Quanto avrebbe voluto stringerlo e dirgli di lasciare da parte Sakuragi e Rukawa almeno per un po’.

Sapeva bene, però, di non poterlo fare, motivo per cui si accontentava di ammirarlo solamente.

Del resto, sembrava avergli creduto quindi, perché non provare a instaurare una conversazione decente?

“Per preoccuparti di una cosa del genere, devi tenerci molto a Sakuragi” disse con una leggera punta d’invidia verso il giocatore dai capelli rossi che aveva tutte le attenzioni del ragazzo che gli piaceva tanto.

Aveva già Rukawa, la bellissima super matricola.

Anche se non dotato di parola! Aggiunse poi mentalmente.

Perché doveva avere anche tutte le attenzioni di quel ragazzo?

Ma poi si pentì subito di un pensiero del genere.

Sakuragi doveva essere una persona splendida, per essere riuscito a sciogliere il gelo di Rukawa e per avere l’affetto incondizionato del ragazzo che gli stava davanti.

Ora stava a lui dimostrare di essere all’altezza.

Non dubitava di riuscirci; era o non era un vincente?

Vide che il ragazzo non rispondeva per cui continuò a parlare.

“Voglio dire, preoccuparti anche sui pettegolezzi che potrebbero circolare sul tuo amico mi sembra una cosa molto bella” aggiunse, quasi parlando con se stesso.

Yohei si mise nuovamente a sedere accompagnando il gesto con un sospiro stanco.

“Magari fosse solo questo, Sendoh” disse a bassa voce chiamando, per la prima volta, il giocatore per nome.

Sendoh se ne accorse e gioì internamente per quella familiarità a cui il ragazzo sembrava non aver fatto caso.

Tuttavia, non mostrò nulla esteriormente continuando a mantenere un’espressione tranquilla.

Sarebbe stato stupido esaltarsi per così poco quando Mito sembrava intenzionato, per la prima volta, a parlargli in maniera tranquilla.

“Visto che hai già capito il legame che Hana ha con Rukawa, sarò molto franco” disse guardandolo negli occhi.

Non sapeva perché, ma il volto sereno del giocatore gli trasmetteva molta tranquillità.

Forse era un effetto collaterale dovuta all’assidua frequentazione di Hana e dell’armata.

Erano i suoi migliori amici, peccato però non potessero essere etichettati come i classici tipi tranquilli.

No, di sicuro la calma non rientrava nelle loro doti primarie.

Negli ultimi mesi poi, aveva avuto a che fare con Rukawa che, anche se più tranquillo di carattere e molto (ma molto) più silenzioso, comunque non trasmetteva le stesse cose.

Di sicuro non infondeva calma, vista tutta la concentrazione che ci voleva per interpretare le sue espressioni e i monosillabi (o grugniti a seconda della domanda).

Del resto, avere a che fare con il numero undici era come scalare una montagna ghiacciata.

Silenzioso ma non tranquillo.

Anzi, ogni loro incontro, soprattutto il primo, era stato più simile a una guerra di sguardi, dove ogni contendente cercava di sopraffare l’altro.

Entrambi si erano studiati a vicenda, non tralasciando nulla nel loro esame.

Che poi avessero costruito quello strano legame, questo era un altro discorso.

Fatto stava che, in ogni caso la si mettesse, Mito aveva frequentato persone che tutto erano tranne che facili da gestire e capire.

Forse era per questo che con Sendoh notava la differenza.

Si perse per un istante ad ammirare i lineamenti regolari dell’altro e il suo sorriso sereno.

Era quel sorriso che più di tutto gli infondeva tranquillità.

Sorriso che Yohei non avrebbe saputo classificare.

Non era il classico sorriso a trentadue denti di un deficiente, né quello di una persona insicura.

Non era un sorriso affettuoso tipico di una madre né quello stucchevole di una persona innamorata.

Forse, quel sorriso apparteneva al giocatore proprio come a Rukawa apparteneva la sua classica espressione seria.

Non avrebbe saputo classificarlo eppure, quel sorriso gli piaceva e gli infondeva serenità.

Motivo per cui, continuò a parlare con un tono più amichevole.

In fondo, cos’aveva da perdere?

“Non ti starò a raccontare i dettagli, non sono importanti.

Ma lascia che ti dica una cosa. Non so cosa tu pensi di Hana; sicuramente, viste le sue buffonate, lo consideri un’idiota” e, a quelle parole, non potette fare a meno di indurire lo sguardo.

Sendoh lo notò, ma continuò ad ascoltare.

“Io invece ti posso assicurare che c’è molto di più” calcò volutamente sulle parole.

“E, nonostante la faccia tosta che mostra dietro gli sfottò del pubblico quando gioca o quando mette in atto le sue pagliacciate, ti assicuro che per lui sarebbe catastrofico se gli arrivasse una minima voce dei pettegolezzi che potrebbero girare sul suo conto riguardo al legame che ha con Rukawa.

Certo, negherebbe tutto con una risata idiota, ed io e l’armata avvalleremmo le sue buffonate.

Ovviamente, poi mi occuperei personalmente dei tipi che ipoteticamente, avrebbero parlato” e lo guardò con un sorriso furbo.

“Sai, non ho una bella reputazione, né allo Shohoku né fra i teppisti del quartiere” aggiunse con un ghigno.

“Ciò nonostante” ricominciò tornando serio, “tutto andrebbe perso. Hana né uscirebbe distrutto, almeno per come stanno le cose al momento. Certo, la situazione è cambiata in questi ultimi mesi, ma è meglio non rischiare. Io non posso permetterlo” concluse serio guardando il mare.

“Non dopo tutto quello che ho fatto per vederlo felice” sussurrò, più a se stesso che all’altro.

Sendoh ascoltò quel discorso incupendosi leggermente.

Erano bastate poche frasi per far trapelare tutto l’affetto che quel ragazzo aveva verso Sakuragi.

Troppo, per un semplice legame di amicizia.

Forse né è innamorato, ma è felice di saperlo accanto a Rukawa, pensò intristendosi.

“Oh cielo! Ti prego, non dirmi la stessa cosa anche tu” sentì dire al ragazzo.

Sendoh lo guardò perplesso.

“Non ho detto nulla!” esclamò sorpreso.

“Ma lo stavi pensando” gli chiarì Yohei allegro, lasciandosi scappare una mezza risata.

“Forse è una caratteristica dei giocatori di basket pensare sempre la stessa cosa” ragionò allegramente.

“Forse devo iniziare a preoccuparmi anche per Hana!” continuò ridendo.

Sendoh lo guardò ridere, rimanendo per un istante inebetito.

Era la prima volta che sentiva la sua risata.

Prima aveva pensato che la sua voce, profonda e decisa, fosse la cosa più bella da sentire.

Ora lo pensava della sua risata.

Quanto avrebbe voluto sentirla più spesso.

Quanto avrebbe voluto essere sempre lui a provocarla.

Aveva capito quanto fosse chiuso il ragazzo e vederlo ridere in maniera così aperta e
amichevole gli scaldava il cuore.

Ciò nonostante, non aveva seguito il suo discorso e non poté mancare di farlo notare.

“Tempo addietro, Rukawa mi ha fatto la stessa domanda” gli chiarì Yohei, non perdendo comunque il sorriso.

“Cioè?” domandò Sendoh.

“Se sono innamorato di Hana” gli specificò, godendosi la sua espressione esterrefatta.

“Non mi dire che non lo stavi pensando!” gli puntò l’indice contro, con un’espressione divertita.

“Lo ammetto” si rassegnò Sendoh con un sorriso.

E così, era anche perspicace.

Aveva letto il suo sguardo, intuendo facilmente il filo dei suoi pensieri.

Più conosceva il ragazzo e più desiderava che potesse diventare suo.

Era certo che non si sarebbe mai stancato di lui, nemmeno in dieci vite.

“E allora, io ti darò la stessa risposta che ho dato a Rukawa tempo fa” gli rispose Yohei con un sorriso saggio.

“Lo amo, ma esistono molte forme di amore. L’amore di una madre, l’amore verso uno sport” e qui si interruppe fissandolo intensamente. “L’amore tra due fratelli o due ragazzi cresciuti insieme, che si sono forgiati sulla strada combattendo contro la vita” terminò sereno e Sendoh capì, rivolgendogli un sorriso sincero.

Non ne era innamorato ma erano cresciuti insieme, affrontando chissà quanti problemi.

Ora Sakuragi aveva Rukawa.

Per Yohei ci sarebbe stato lui, pensò, rivolgendosi all’altro con il nome proprio anche se solo nei suoi pensieri.

Fu per questo che cambiò discorso.

“Dopodomani devo cambiare pensione” esordì sapendo che l’altro avrebbe seguito il suo discorso.

“Tuttavia, prima di cominciare il ritiro, mi piacerebbe svagarmi fino all’ultimo” gli rivelò, vedendo che l’altro lo guardava interrogativo.

“Domani c’è una festa di quartiere. Ci saranno bancarelle per tutto il pomeriggio e fino a sera tardi” disse, osservando il volto dell’altro che lo ascoltava senza parlare.

“Perché non mi accompagni?” domandò allora, allargando il sorriso e cercando di essere convincente anche solo con lo sguardo.

Era venuto il momento di prendere l’iniziativa.
 
Continua…
 

Note:

Non ho molto da dire su questo capitolo!

Spero che vi sia piaciuto.

Come al solito, attendo i vostri pareri.

Nel frattempo, ringrazio chi è arrivato fin qui.

Ci vediamo martedì prossimo con il nuovo capitolo!

Pandora86
  
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