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Autore: RemusJohnLupin    08/10/2013    5 recensioni
Thalmor e Impero: due potenti fazioni in una battaglia senza fine. La Grande Guerra non salverà nessuno!
Quali intrighi si celano dietro le battaglie? Quali sono i pensieri dei nostri eroi?
Tante nuove situazioni e tanti nuovi personaggi!
*PRIMO CAPITOLO RISCRITTO*
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Premessa: Se avete poca memoria dei fatti avvennuti precedentemente e/o dei nomi dei personaggi principali, consiglio con viva e vibrante soddisfazione di andare a rileggere i capitoli scorsi o almeno il secondo. Buona lettura :)

Capitolo 5:
Il Viaggio del Veliero
 
26°, Ultimo Seme, a. 124 4°E
Spiagge di Skywatch, Isola di Summerset, Tamriel
 
Il sole stava tramontando. La luce arancione creata da esso risplendeva su tutta l’acqua del mare; Brocky ammirava tutto ciò da alcuni minuti.
-Ti godi il panorama?-, gli sorrise Caio.
Brocky ebbe un sussulto: il giovane Elfo era immerso nei propri pensieri. Rammentava i suoi genitore che sparirono tragicamente entrambi lo stesso giorno.
Il giorno peggiore di tutta sua vita. Quel dì, fu nei dintorni della Torre di Skywatch, giocava con l’amico Naafarin, correvano, ridevano, quando improvvisamente un corpo cadde. Venne giù dal cielo. Dalla torre. Da un balcone. Era il balcone della stanza di suo padre. Brocky lo guardò e gli parse di scorgere una figura scura su di esso, ma poi abbassò gli occhi e vide il cadavere.
Si fermò.
Smise di ridere.
Si avvicinò al corpo tremando. Spostò il cappuccio. Il cadavere aveva dei capelli biondi, come lui, come il suo papà. Brocky girò il capo dell’uomo. Accadde quello che temeva di più. Il viso pallido. Gli occhi stanchi e vuoti. Ricoperto su tutto il viso di sangue ancora fresco. Capovolse tutto il corpo, era pieno di liquidi rubini. Sulla fronte, sul mento, sui gomiti. La maggior parte del mantello era sporca di quel rosso acceso. L’Elfo era immobile.
Apparentemente fragile. Quello era suo padre. Quello era il Re.
Brocky scostò gli occhi e si allontanò di poco dal corpo urlando, tremando, gemendo.
Naafarin non aveva il coraggio di guardare chi si celava dietro quella veste nera e non comprese la reazione dell’amico.
Impassibile e terrorizzato Naafarin prese a correre, lasciando l’altro in lacrime inginocchiato.
 
-Ehm? Sì… il panorama…-
-Qualcosa ti turba?-, chiese l’attuale Re, mostrandosi dolce
-No zio… niente-
Caio sospirò: -Il Mare… tra poco lo solcheremo-
-Sì… non vedo l’ora- aggiunse Brocky
L’Elfo guardò il nipote e poi si mosse di qualche passo. Tuonò contro i costruttori:
-A che punto siete fannulloni? Quanto ci vuole ancora per far salpare questo veliero?-
Molti Altmer (Elfi Alti) stavano lavorando alla realizzazione di una nave. Sembrava molto bella, ma doveva ancora essere terminata, mancavano alcuni alberi, le vele e la parte sinistra della stiva. Una dozzina di operai trasportavano del legname in coppia, alcuni si muovevano con carri e asini. Altri Elfi Alti piantavano chiodi con grossi martelli. Ognuno era indaffarato nel proprio lavoro.
-Ci vorranno ancora un paio di mesi, poi saremo pronti per salpare. Ma sarà autunno e le acque cominceranno a diventare fredde- rispose uno; il suo volto era molto stanco. Le pause non dovevano essere troppo lunghe. Più che dei vestiti aveva addosso degli stracci. Una canottiera bianca, dei pantaloni grezzi e marroncini. La polvere aveva sporcato i suoi abiti e ora era difficili individuarne il colore originale.
-Non m’interessa se voi avrete freddo. Dobbiamo partire al più presto possibile!-
-Come vuole Signore, ma noi siamo pochi e i lavori sono tanti-, polemizzò lo schiavo.
-Sai cosa penso? Che sei un buono a nulla! Che sei inutile alla lavorazione della barca! Che non servi a niente! Che la tua vita non serve a niente… Sarai messo sul ceppo l’indomani. Arrestatelo-
-No, signore… no, la prego, no… Mia moglie, i miei figli… signore- mentre cercava di protestare due guardie massicce presero l’uomo e lo trascinarono all’interno di Skywatch. L’Elfo scoppiò a piangere e gli uomini per farlo tacere gli diedero una botta in testa. L’Altmer svenne e non se ne sentì più il lamento.
I costruttori terrorizzati stavano fissando il nuovo Re, si resero conto presto che era meglio non lamentarsi. Con tanta fatica cercarono di lavorare più velocemente del solito. Nessuno si degnava a guardare verso Caio. Nessuno voleva morire.
 
Sono questi i momenti, in cui lo zio fa paura. Anche se Brocky è un diciassettenne non aveva ancora imparato a non restare impietrito, a non rimanere terrorizzato di fronte alle malvagità del Re-Thalmor. Brocky lo temeva, lo sapeva bene.
 
Il meno sconcertato davanti a tutto ciò, era Caio. L’accaduto l’aveva lasciato impassibile. Si rivolse verso il mare a guardare il sole che ormai era tramontato del tutto. Ogni tanto scuoteva la testa come per dire “rivolgersi in quella maniera al Re… che gente” e dopo sbuffava.
Portava sempre la sua tunica nera coi contorni in oro. Gli stivali erano quasi identici, solo un po’ più caratteristici.
 
Brocky venne distratto dal gracchiare di un corvo. Il volatile spuntò da ovest, e stava arrivando verso la spiaggia. Più si avvicinava, più lo si poteva inquadrare meglio. Era un pennuto molto bello, totalmente nero. Alla piccola zampa destra era attaccato un piccolo foglio di pergamena. L’uccellò volò verso Caio e si fermò sulla sua spalla.
-Corax!- disse il Re –Eccoti finalmente!-
Avvicinò le mani alla sua zampa e slegò la pergamena. Il foglio aveva un piccolo timbro: una piccola mano nera aperta. Caio lo lesse, si allontanò e si diresse verso la città. Il corvo nero lo seguì volando sopra di lui.
 
* * *
14°, Focolare, a. 124 4°E
Spiagge di Skywatch, Isola di Summerset, Tamriel
 
I lavori terminarono molto prima del previsto. Con tutti gli operai che Caio assunse, la barca fu ultimata in meno di un mese.
-Bravi ragazzi! Avete fatto un ottimo lavoro- stava dicendo l’Ammiraglio Yew
-Bravi ragazzi un corno! Questa barca è troppo piccola!-
Re Caio era appena uscito dalla sua parte d’imbarcazione, aveva sbattuto fortemente la porta di legno e ora si stava avvicinando furente vero l’ammiraglio.
-Queste barche non sono abbastanza attrezzate per un attacco navale o per portare un’armata Elfica!-
In effetti era vero, l’ammiraglio non poteva fare altro che dargli ragione. Il veliero era una costruzione molto piccola, poteva portare al massimo 30 persone, contando i mozzi. Quello di cui Summerset aveva bisogno erano circa venti galeoni ben armati di cannoni e marinai capaci.
-La barca è stata costruita su misura per un Imperatore.- rispose Yew, cercando di essere ragionevole.
-Io, adesso, non ho certo il tempo di fare una vacanza in mezzo al mare!- contraddette sempre più arrabbiato Caio.
Il vascello era decoratissimo. Ornamenti violacei e dorati rispecchiavano lungo tutta l’imbarcazione. Il legno era stato ben definito e pitturato. Due possenti alberi bastavano da loro a tenere in piedi la piccola nave, le vele erano molto larghe. Erano viola e contornate ai lati verticali di un colorito oro. Al centro il simbolo dell’Isola di Summerset: una lancia elfica, di quelle lunghe con svariate curve, impiantata in un antico elmo Nordico. Da questo si poteva capire quanto gli Altmer si sentivano superiori alla razza Umana.
Stava a significare “noi vi schiacceremo”.
La barca era, quindi, molto bella, fatta su misura per un Imperatore. Ma il Re-Thalmor sembrava non apprezzare e tuonò
-Chi è l’artefice di questa miseria?-
Gli rispose Yew, in modo molto semplice –Signore, io non trovo che sia necessario… Un’altra condanna non farebbe altro che ritardare la nostra essenziale partenza-
Caio rimase stupito dalle parole del giovane –Sì. Avete ragione ammiraglio, ritarderemmo solo la partenza… bene, allora se siamo tutti a bordo sarebbe ora di partire-
Così dicendo rientrò nella propria stanza, appena sotto il ponte di comando.
Il fidato Gul lo seguì. Mentre Brocky, ancora verso il fondo della nave, si spostò vicino all’albero maestro. Si appoggiò ad esso, attendendo di vedere il lavoro dei marinai.
Yew scese dal ponte. Portava una lunga veste blu, che richiamava il colore del mare. Dei bottoni in oro slacciati risplendevano sull’indumento. Sulla testa indossava un cappello nero a tre punte e sotto l’abito s’intravedevano dei pantaloni di un colore  carbone lucente tenuti stretti da una cintura marroncina.
L’ammiraglio, che si mostrava fiero per il suo grado nautico, avanzava sicuro verso l’albero maestro.
-Thalmor. Issate le vele, rompete le corde. Comincia il nostro viaggio-
 
* * *
21°, Focolare, a. 124 4°E
In Mezzo al Mare, tra Valenwood e l’Isola di Summerset, Tamriel
 
Le onde danzavano leggere e calme, non si stavano scatenando così perentoriamente e ininterrottamente come qualche giorno prima: il veliero Thalmor aveva dovuto affrontare una violenta tempesta autunnale. Enormi flutti d’acqua si erano schiantati a ridosso della nave.
In quei giorni il mare sembrò un’immensa liquida catena montuosa piena si saliscendi. Nonostante le vele chiuse, il vento spinse il vascello ove voleva lui. L’Ammiraglio Yew, zuppo, continuò a dare ordini a destra e a manca. Spesso si soffermava a guardare il cielo e altrettanto spesso controllava lo sguardo teso che Re Caio manteneva su di lui. La pioggia infastidiva gli Elfi che provarono in tutti i modi a gestire al meglio l’imbarcazione, ma ben presto si accorsero che, se la burrasca non sarebbe finita, ogni loro sforzo sarebbe stato vano.
 
Dopo la tempesta, torna sempre il sereno.
Il cielo limpido risplendeva più vivido che mai e i marinai esausti cercavano di svolgere i propri lavori più lentamente, in modo da riprendersi completamente dall’avvenuto.
Per una pura fortuna datagli dai Nove Divini, Gul ebbe il buon senso di congratularsi con l’Ammiraglio Yew e proprio mentre anche Caio si stava avvicinando a lui, ma probabilmente con tutt’altre intenzioni.
Quando origliò il complimento dell’amico al comandante del veliero, il Re si ritirò e tornò per i suoi passi verso le recinzioni del ponte centrale, presso l’albero maestro.
Si sentiva insoddisfatto. Ma tra sé e sé, pensava che lui di mare, tempeste e vascelli non se ne intendeva; pertanto Yew potrebbe anche aver compiuto al meglio il suo lavoro. Quindi sarà la sua incomprensione nei confronti delle acque, sarà che non sopportava aver dovuto promuovere un giovine Elfo, che trovava oltretutto, anche prepotente, a un livello assai alto, ma ciononostante ora, il Re, aveva come un pesante nocciolo alla gola e questo peso andava eliminato.
 
Brocky s’alzò, dal letto, madido di sudore. Era l’ennesima volta che si presentava lo stesso incubo.
Fu da quando aveva dieci anni che lo inseguiva ogni dove.
Il piccolo Elfo fece qualche passo e tolse un pezzo quadrato di legno dalla finestrella sulla porta. Una fioca luce penetrò nella stanza.
Pian piano, cercava di ricordare cos’ era successo.
“Mi chiamo Brocky, figlio del Re deceduto Tytus IX, nipote del Re vivo Caio III. Sono nella mia camera sul veliero Thalmor. Non so cosa ci faccio qui, ma lo zio pensava che il mare mi avrebbe distratto dai miei pensieri.”
Ancora scosso dal sogno, si rimise a letto, non era riposato, bensì stanco e affaticato.
Riaffiorò l’incubo. Sempre il medesimo.
Lui era lì, nei pressi della torre di Skywatch, inginocchiato piangeva più forte che mai.
Prese a correre, andò verso le spiagge, cercava il mare. Con una corsa che pareva infinita lo raggiunse, si mise alla riva, toccò l’acqua bagnandosi le mani. Poi si rannicchiò su se stesso e continuò a piangere e piangere.
Caio lo raggiunse, anche lui in lacrime, scosse il piccolo Brocky.
Con parole dolci diceva –Brocky… Brocky – poi fingeva una scossa di pianto e ripeteva – Brocky, perché?-
Il piccolo Elfo non gli dava ascolto, lui pensava solo al suo amato padre che ora non c’era più.
Lo zio smise di versare lacrime e guardò il nipote con occhi teneri, poi mostrò un’espressione arrabbiata e commentò –Se solo tua mamma fosse stata una donna migliore.-
Brocky lo guardò negli occhi, non capiva, mamma era una donna fantastica.
Caio annuì e disse –Sì Brocky… lo so, è dura da accettare… ma tu devi sapere-
-Sapere cosa?- gridò
-E’ stata tua madre. Tuo padre si è suicidato per colpa sua! Lei l’ha tradito, è scappata, lasciandolo solo. Tuo padre l’amava Brocky e lui non ha retto la notizia… Oh, piccolo vieni qua, stringiti a me…-
 
Successe così. Tutto molto in fretta. Prima papà, poi mamma. Brocky immaginava che nello trascorrere degli andare degli anni avrebbe scoperto sempre più informazioni su di lui, sulla sua famiglia, sulla sua vita. Però tutto sembrava andare avanti, normalmente, come se niente fosse. Purtroppo ciò, ci sono alcune cose che non si cancellano. Per le ferite nell’anima non esiste cura.
 
Dopo poco Brocky trovò qualcosa da mettersi e uscì dalla propria stanza si avvicinò a Caio, ancora appoggiato alla recinzione della nave, e gli chiese
-Zio, mi racconti ancora come è morto mio padre?-
-Ehm… Basta. Devi smetterla di farmi questa domanda. Te l’avrò raccontato mille volte Brocky!-, rispose imbarazzato.
Poneva spesso quella domanda al Re-Thalmor, fin troppo spesso. Nonostante, oramai l’Elfo conoscesse a memoria ogni minimo dettaglio di quella storia, lui rimaneva costantemente incredulo. Incredulo per il fatto che sua madre compiesse un gesto di tradimento. Incredulo per il fatto che suo padre si suicidò.
-Ci penso io, Caio! Vieni Brocky… seguimi-
Un Gul tutto pompante arrivò in aiuto del Re. Ma dietro di lui un altro Elfo, in tutta fretta e furia, li stava raggiungendo. Era l’ammiraglio Yew e non portava buone notizie.
-Signore, - disse con tono affannato, mentre cercava di riprendere fiato – la carne di Horker signore. Ho controllato le stive e non c’è abbastanza cibo per tutti. Abbiamo ancora dieci giorni di viaggio e c’è abbastanza carne per tre dì al massimo.-
-Se non si può ridurre ulteriormente il cibo, bisognerà ridurre l’equipaggio-
-Ridurre l’equipaggiò, Signore? Ma non si può. Ogni marinaio è essenziale-,
il viso di Yew passò dal preoccupato al terrorizzato.
-D’altronde, se non ricordo male, controllare la riserva di vivande era compito vostro…-
-Sissignore, ma alla partenza le vettovaglie erano a posto, anzi secondo i calcoli molto cibo sarebbe avanzato. E’ come se metà delle provviste fossero sparite!-
-Questa è colpa vostra, che non siete stati attenti, e di conseguenza dovete pagare la vostra imprudenza Ammiraglio-, concluse Caio.
Il viso dell’Ammiraglio era ancora spaventato, tuttavia sembrava pronto a controbattere, se ce ne fosse stato bisogno.
Il Re prese dalla cintura il proprio pugnale e con un gesto veloce lo piantò nello stomaco di Yew. Quest’ultimo cadde a terra, gemendo. Caio lo prese dalla veste, alzò il corpo lo poggiò sulla recinzione del veliero e lo lasciò cadere in mare.
I presenti impallidirono, mentre Caio, tutto tranquillo si spostava dalla scena del delitto per rientrare nella propria stanza. Con molta fretta richiuse la porta.
Si poteva notare come il suo piccolo alloggio fosse più disordinato del solito: ovunque, sopra la scrivania, sul letto, in qualunque piccolo spazio: erano sparsi grossi scatoloni con etichette che dicevano “Carne di Horker”.
 
* * *
1°, Gelata, a. 124 4°E
Spiagge di Falinesti, Valenwood, Tamriel
 
-Eccoli… arrivano.-, disse un Elfo piuttosto basso. Aveva due accessi occhi azzurri, mentre il suo capo era praticamente calvo: pochi capelli biondi spuntavano ai lati della sua testa e dritti andavano ad appoggiarsi poco più giù rispetto alle spalle. L’Altmer stava in piedi, su un piccolo masso, al suo fianco si trovava un Bosmer, seduto sulla sabbia, stava disegnando dei piccoli cerchi sopra la rena. Piano piano s’alzò, guardando nella direzione in cui indicava Akryd, l’Elfo che prima aveva parlato.
-Finalmente!-, osservò l’altro. Raccolse l’arco presso i propri piedi e tolse una freccia dalla faretra. Era più alto del suo compare, lui aveva, a dispetto del suo compagno, dei capelli biondi e lunghi, ma erano talmente mossi e numerosi, talmente tanto che buona parte di essi veniva raccolta in diverse trecce. La sua veste in cuoio abbastanza pesante, notevolmente ricamata, arrivava fino alle ginocchia. Al bacino vi era una stretta cintura dello stesso colore. Il Bosmer doveva portare un altro abito sotto il manto, poiché le braccia erano ricoperte da una tunica marrone rosato. I polsi erano protetti da dei comodi bracciali che sembravo ricavati dagli alberi.
Akryd socchiuse gli occhi e concentrò la propria forza sulla mano destra. Da essa schizzarono delle fiamme che infiammarono il dardo. Il Bosmer lo posizionò sull’arco e lo fece scoccare. L’arma infuocata volò sopra il mare, poco più in là s’intravedeva un veliero. Al centro delle vele era disegnato il simbolo dell’Isola di Summerset: una lancia elfica piantata in un elmo nordico.
 
Brocky si affiancò alla recinzione del vascello
–Zio, ma cosa?-, diceva interdetto rivolto verso il punto in cui la freccia era caduta. Nonostante quello che era successo, il giovane Elfo, trovava ancora il coraggio per parlare a suo zio.
-E’ un segnale, Brocky!- spaventato Caio si diresse verso il ponte di comando.
-Girate, girate questa nave. Dobbiamo girare a largo della costa! Il porto non’è sicuro!-
-Come fai a esserne certo?-, chiese Gul, anch’egli preoccupato
-Quello era un segnale di Akryd! ne sono certo, gli avevo detto di aspettarci lungo la spiaggia!-
Ben presto i Thalmor furono fuori dalle portate visive del porto di Falinesti, la barca fu costretta ad attraccare nei pressi di una radura.
Akryd e il Bosmer si avvicinarono al veliero e aiutarono alcuni Elfi a legare le corde che lo tenevano ancorato a dei pezzi di legno sulla rena.
Da una scalinata scesero in fila Caio, Gul e Brocky, al suo seguito sarebbe dovuto esserci Yew…
Il Re scese di corsa le scalette e abbracciò il caro vecchio elfo, che ricambiò con altrettanta gioia. Dopo Caio venne il turno di Gul, il quale dopo una stretta di mano si fece prendere dalla felicità e strinse tra le sue braccia l’amico.
Niente saluti per Brocky. Akryd non riconosceva il figlio di Tytus, come non considerava quest’ultimo come un re adatto ai grandi Altmer.
-Akryd, perché non avete fatto si che attraccassimo al porto?-, questionò Gul.
-E’ in corso una battaglia al porto. Alcuni bravi Bosmer stanno combattendo gli ultimi Imperiali rimasti a Valenwood.-
-E per quanto riguarda i legati delle altre città?-, intervenne Caio
-Arenthia, Silvenar, Woodhearth, Greenhearth, Elden Routh, Southpoint e Haven. Tutte già sotto il controllo dei Thalmor, signore. I legati sono stati tutti giustiziati uno dopo l’altro di giorno in giorno.-, rispose pronto l’Arciere Bosmer.
-Benissimo…-, concluse infine il Re Altmer.
A pochi passi dalla sabbia, si estendeva un gran foresta, immensa, essa ricopriva tutta la regione fino alle montagne che la dividevano dalla calda Elsweyr.
Akryd fece segno ai nuovi arrivati di proseguire all’interno della radura; l’arciere Bosmer stava davanti a tutti, e seguendo un piccolo sentiero, portava avanti il gruppo di Altmer e Thalmor.
 
Quella non era una foresta, non era una giungla. Era qualcosa di magico, di sensazionale.
Lì si poteva vedere la vera faccia della natura, un erba chiara, limpida, bassa e soffice. Degli alberi molto normali, né alti, né bassi, alcuni superavano i dieci metri, altri non toccavano i quattro, ma ognuno di essi era ricoperto di rami da cima a fondo.
All’interno di quelle mura di arbusti insuperabili ci si poteva sentire riparati come mai prima d’ora: quale esercito avrebbe potuto marciare in simili condizioni?
 
Mentre il gruppetto elfico avanzava, Akryd, Gul e Caio discutevano del più e del meno. Brocky, intanto, cercava di prestare maggiore attenzione possibile al mondo che lo circondava.
Ogni tanto scorgeva delle ombre muoversi tra gli alberi, ogni tanto sembravano gli alberi stessi a muoversi come se parte di loro si staccasse e si lanciasse da una pianta all’altra.
Quasi d’improvviso, senza che nessuno se ne accorgesse, il gruppetto spuntò in mezzo a una città.
 
Vi erano due alberi che coi rami e la chioma creavano un arco e il sentiero tendeva a farsi più largo. La meraviglia apparve sotto i loro occhi, tutta la città era ricoperta di legno e foglie.
La maggior parte del villaggio si trovava né sul suolo, né sopra le punte dei forestali. Il villaggio si trovava… al centro.
Poco dopo l’arco, in mezzo al vialone, c’era un largo e possente, tronco, ma molto basso, la cui chioma toccava terra, e come se fossero delle scale, le ramificazioni tendevano ad alzarsi sempre più, e questi rami, che si allungavano ovunque, si congiungevano a altri, creano altri alberelli dalla chioma vaporosa, e così c’era un susseguirsi di stradine sugli alberi, facilmente raggiungibili. Quando uno dei tronchi era particolarmente esteso, su di esso, si poteva costruire una casa o un emporio.
In fondo al villaggio-albero si estendeva, la più grande ramificazione secolare e sopra questa sostava “La Foresta”, antica sede dei Bosmer, nonché il loro monumento più importante: il loro mausoleo.
Anch’essa era costruita in legno e le foglie costituivano un tetto. Caio, Brocky, Gul, Akryd e l’Arciere Bosmer si diressero verso quella meraviglia.
 
Dopo un’altra entrata ad arco scoprirono l’interno: ogni cosa era un albero, ogni cosa era un ramo. Le sedie erano ramificazioni congiunte che nascevano dalla terra e formavano sia le gambe che lo schienale, mentre le latifoglie creavano la seduta.
 
Il tavolo era fatto del medesimo materiale, le stesse pentole e piatti erano pezzi di corteccia!
 
Dopo varie scalinate con alberelli si arrivava alla Sala del Re e qui si trovava il capo dei bosmer: Admir Ferentist.
Quando Caio lo squadrò, egli era in posizione retta sulla propria sedia, non si saprebbe dire, se fosse colpa dell’ambiente o di tutti gli anni passati in mezzo ai boschi, ma Admir stesso pareva un albero, una pianta.
Di carnagione un poco scura, quasi a ricordare il colorito marroncino del legno levigato. Molto alto e magro; nelle parte delle gambe scoperte si potevano notare le vene, che ricordavano parecchio i rami. Lo stesso valeva per le braccia, e le sue dite erano esili e lunghe, con unghie affilate e minacciose. Una lunga vestaglia oro lo copriva dal collo fino alle cosce. Alcuni gingilli lo costeggiavano: un amuleto, simile a un pezzo di corteccia, ma avente, probabilmente, un valore molto più grande. Una cavigliera in oro, che richiamava il vestivo, attraeva gli sguardi degli ospiti su di lui. Infine una corona d’alloro si stagliava sopra i suoi vispi capelli rossi, tirati all’indietro e verso l’alto.
Il capo dei Bosmer osservava coi propri occhi castani il tetto della propria casa. Girò il volto, per salutare i nuovi ospiti. Li vide, fece un lungo sorriso, s’alzò e piegandosi in un inchino disse
–Benvenuti nella mia umile dimora. Spero gradiate la composizione della nostra città-
Nel momento in cui alzò la testa, Brocky poté osservare meglio le labbra carnose e sottili, il naso aquilino e le orecchie a punta, classiche per gli elfi.
Caio lo osservò a lungo prima di commentare –Admir, Signore degli Alberi, immenso calore mi accoglie nel vederla-
-Il fatto è reciproco, Re Caio-
Lo stesso non poteva esser detto per l’Imperiale al fianco di Sir Ferentist: il Generale Wulgfred Gagliardis, aveva il compito di mantenere sotto controllo la regione di Valenwood, e la situazione creatasi, non lo entusiasmava. Sarebbe ancora più preoccupato se sapesse che il proprio esercito è alle prese con una battaglia infernale contro i Bosmer, dalla quale non ne uscirà trionfatore.
Caio prese voce –Signore, spero che lei sappia!-
-Sì, mi hanno informato – rispose veloce Admir – ma prima gradirei conoscere a pieno tutti i miei ospiti…-
-Oh, sì giusto. Partiamo dagli Elfi alla mia destra: egli è Lord Akryd Yavetil, membro dell’Ombre di Summerset, è il complice di alcuni recenti assassini Imperiali a Valenwood e ho buone ragioni per dire che è un amico fidato. Alcuni lo chiamano Servitore di Brandy, poiché lui è nientemeno che l’uccisore dell’Imperatore Ocato II Gryffindor, morto a causa di un brandy avvelenato.-
Caio indicò l’Altmer più piccolo: Brocky.
-Principe Brocky Kirkavin, figlio di Re Tytus IX Kirkavin e mio nipote. Presto, per colpa di questo furfantello, sarò costretto a perdere il mio posto di Re, ma ci sono ancora qualche paio d’anni, prima del suo ventunesimo compleanno-
-Ah, è lui il vostro nipote di cui mi avete parlato-, intervenne Admir
-Sì, è lui- confermò l’Elfo Alto, scompigliando i capelli al giovine, che sorrise e annuì.
 
“Eccolo, è quel piccoletto che vuole…” pensava un’ombra nera.
Sopra alcune ramificazioni, nascosto dietro la colonna di una balconata interna, un’ ombra nera, identificava gli ospiti del Signore degli Alberi e prestava molta attenzione a Brocky. I suoi movimenti, i suoi modi…
 
-Infine, costui è un mio caro amico: Lord Gul Kivstein. Un ottimo guerriero e comandante-
-Capisco, allora… quali gioie mi portate?-, chiese celermente Admir, mentre il Generale Imperiale impallidiva sempre più.
-Io ho un’offerta da farvi… io vedo Summerset e Valenwood unite contro l’inutile Impero Umano che da oltre un’era ci comanda. Gli Elfi sono più in alto degli Uomini, noi meritiamo, e avremo, una vittoria!- esclamò Caio
-E una grande vittoria sarà!- convenne il Bosmer.
Alcuni servi si mossero frettolosamente per stappare una o due bottiglie di vino, mentre Akryd e Gul si strinsero in un abbraccio. Intanto Brocky né contento, né triste, decise di cercare un angolino in cui stare da solo.
Il divertimento venne, però, interrotto.
Furente in volto e preso da un coraggio improvviso. Il Generale Imperiale Wulgfred Gagliardis si lanciò al centro della stanza tuonando:
-Tradimento! Tradimento! Tradimento verso l’Imperatore, tradimento verso l’Impero.-
disse facendo suonare forti le parole e agitando il braccio.
-Oh… già. Dimenticavo, grazie di avermelo ricordato Wulgfred, ma l’Impero a Valenwood, non esiste più. Tu – disse indicandolo -  sei l’ultimo uomo rimasto in questa regione! – alzò il calice e aggiunse – Lunga vita al Regno degli Aldmeri! Lunga vita a Re Caio e agli Elfi!-
-Voi non potete! Ve ne pentirete, morirete per questo- cercò di ribattere l’Imperiale, ora sommerso dai festeggiamenti e dalle guardie che lo scortarono all’interno delle prigioni.-
 
* * *
2°, Gelata, a. 124 4°E
Falinesti, Valenwood, Tamriel
 
L’Arciere Bosmer prese la lunga corda poggiata sull’asse di legno per terra, unì una delle estremità al primo metro di fune di quella stessa fine. Passò quel semicerchio aperto nel collo del Generale Imperiale, che era di fianco a lui, fermo, eretto e con le mani legate. L’Elfo dei Boschi, continuò il suo lavoro unendo le due parti di corda dietro la testa di Wulgfred, e avvolgendole con l’estremità presa precedentemente. Il pistolotto rimasto fu infilato nell’asola più piccola, quella che non conteneva il collo dell’Imperiale.
Dopodiché, l’arciere chiuse l’asola piccola e strinse l’altra, mollò il tutto e si ritirò poco più in là.
 
Il volto deprimente del Generale assopiva le facce felici di tutti gli altri. Tutto il villaggio era lì, in silenzio a osservare l’ultimo uomo rimasto a Valenwood.
In prima fila stavano Akryd, Gul, Caio e poi Admir. Veloce guardò l’arciere Bosmer, gli fece uno dei suoi lunghi sorrisi e fece cenno di proseguire.
 
L’arciere posizionò entrambi le mani su una rigida leva e la spinse.
La botola di legno su cui stava immobile il Generale si aprì e lui rimase sospeso dalla corda legatagli intorno al collo.
 
* * *
5°, Gelata, a. 124 4°E
Palazzo Imperiale, Imperial City, Cyrodiil, Tamriel
 
-Non si può aspettare oltre Titus! Bisogna agire; subito!- contrastò decisa Lady Helena Ravenclaw, sempre vestita con quel suo abito blu, osservava con aria stanca, preoccupata e allo stesso tempo speranzosa e sicura l’Imperatore Titus Mede, che gli voltava le spalle.
-Ma come? Come agire, Helena?-, rispose lui, con aria ancora più stanca e preoccupata, mentre con sguardo pensieroso fissava il cielo fuori dalla finestra.
-Se posso… Titus, io consiglio di vedere il proseguimento dei fatti. A seconda dello svolgimento di essi, converrà prendere una decisione- sostenne Sir Karl Beckendorf, ancora incredulo sulle dicerie che stavano spaventando il popolo.
E siccome Titus I, non sapeva cosa fare, cosa non fare, come muoversi e a chi rivolgersi decise di seguire il giovanotto Nord e aggiunse solo –Concordo con Karl…-

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Eccomi ritornato con un nuovissimo entusiasmante capitolo!
Ringrazio come sempre, e ogni volta sempre di più il mio carissimo beta-reader. Se non ci fosse lui, voi non avreste idea di quanti errori avrei fatto.
Spero appreziate il capitolo, fatemi sapere se per voi è troppo lungo, perché é facile che ce ne saranno altri così lunghi e se conviene, pensavo di dividerlo.

Tante cose belle,

-Rem :3
   
 
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