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Autore: Achernar    08/10/2013    3 recensioni
A chi non ่ mai capitato di immaginarsi il primo incontro con l’amore della propria vita? E se questo incontro immaginario diventasse reale?
Due capitoli della mia prima fic blindshipping
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Yuugi Mouto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In realtเ questa storia nasce come OS, ho preferito dividerla, pubblicher๒ il secondo capitolo in poco tempo comunque, buona lettura e un grazie speciale a La_Fe per le sue correzioni attente e adorabilmente puntigliose

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Mini Glossario:

Jii-chan: nonno

Ohayo: buon giorno

O genki desuka: come stai

Hai: s

Ittekimasu: vado, a dopo

Ne: niente milanesi, equivale al nostro ‘vero?’, ‘no?’

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una chiara mattina di luglio. Almeno credo, ho gli occhi ancora chiusi, tentando di recuperare il sonno perso in mesi di scuola. Per credo che sia una chiara mattina, insomma: sicuramente luglio, almeno del mese sono certo; sicuramente mattina, o Jii-chan mi avrebbe gi buttato gi dal letto borbottando che essere in vacanza era solo una scusa per dormire fino all’ora di pranzo e non aiutarlo in negozio. Ma, andiamo, luglio no? Quante possibilit ci sono che non sia una chiara mattina? Poche, molto poche, e questa luce accecante che mi colpisce fastidiosamente gli occhi elimina anche quelle poche, credetemi. Ho capito, ho capito. Mi alzo.

Uno dei miei soliti sbadigli e stiracchiamenti felini, una stropicciatina agli occhi ancora addormentati, e salto gi dal letto, pronto a godermi una giornata di meritato relax perch, vero che non sono proprio uno studente modello e super diligente, ma undici mesi all’anno di levatacce, ansia da insegnanti e studio distruggerebbero chiunque!

I miei piedi scalzi entrano in contatto con il pavimento freddo, le assi del parquet scricchiolano un po’ sotto il mio peso; mi piace questo rumore *squick, squock* divertente. Ridacchiando mentre ascolto questa bizzarra sinfonia mi avvicino alla finestra per il mio rituale mattutino. Vedete, c’่ una cosa a cui non rinuncerei mai. Ogni mattina, ogni singola dannata mattina, non importa la stagione, la temperatura, il tempo... sento il bisogno, appena metto piede in terra, di correre verso la finestra, alzare la serranda, spalancare le imposte e respirare a pieni polmoni. Mi appoggio al davanzale fissando il sole, gli alberi del parco di fronte, le nuvole, sento il vento che agita i miei bizzarri capelli e socchiudendo gli occhi sospiro. Passo buoni cinque minuti l, fermo, attento a ogni movimento della (poca) natura che sto osservando, e, a seconda di quello che sento, ho un presentimento di come sar la giornata. un po’ sciocco, lo so, per non riesco a farne a meno. Probabilmente se Jii-chan lo sapesse direbbe che sono malinconico. Beh, forse ha ragione, ma a me piace cos: ogni tanto, anzi, spesso, mi perdo in pensieri un po’ malinconici, ma non mi dispiace, mi distrae.

Bene, i miei cinque minuti poetici sono finiti, ora di indossare di nuovo i panni dello Yugi iperattivo e vivace che tutti conoscono. Sento Jii-chan che mi chiama dal piano di sotto, forse non era cos presto come pensavo...

“Arrivo!” urlo, e mi precipito gi per le scale ancora in pigiama. Gi, un’altra cosa che amo delle vacanze la libert di stare in pigiama fino a tardi. cos comodo...

“Ohayo, Jii-chan!” lo saluto: “O genki desuka?” domando educatamente.

“Ohayo a te, nipote. Tutto bene, che programmi hai per oggi?”

Giusto, che programmi ho per oggi? Boh. I miei amici non sono in citt al momento, quindi sono da solo. Addento una fetta di pane e marmellata mentre penso:

“Non so.“ mormoro fra un boccone e l’altro: “Credo che far una passeggiata. una bella giornata dopotutto”. Jii-chan sorride e mi d il solito buffetto sulla testa prima di incominciare a scompigliarmi i capelli. Non sono pi un bambino, ma dirglielo inutile: continuer a farlo finch sar vecchio almeno quanto lui. Gli lancio un’occhiataccia fintamente imbronciata:

“Jii-chan!”

“Uh, uh... pi forte di me. Va bene allora, ci vediamo dopo. Ti aspetto al negozio per stasera” e si alza.

“Hai” rispondo io “Ci sar!”.

Bene, adesso sono solo in cucina, non ho molta fame stranamente. Sorseggio un po’ di t, lavo i piatti e salgo in camera mia.

Mmmh... cosa mi metto? Sospiro, con la scuola almeno non un problema: c’่ la divisa. Sono una frana quando si tratta di vestiti. Anzu dice sempre che ho dei gusti da metallaro, sar che sono attratto da tutto ci che luccica...Beh, per oggi il metallaro dovr aspettare: mi infilo un paio di jeans, una maglietta bianca con delle stampe nere e verdi, dark ma non troppo, sneakers e una cinta nera... potevo fare di meglio ma nel complesso il risultato non male: Anzu sarebbe fiera di me!

Mi manca ancora qualcosa... ma certo! Dove accidenti l’ho messo? Qui no, qui neppure... cavolo, sto svuotando praticamente tutti i cassetti dell’universo e non riesco ancora a trovarlo. Pensa, Yugi, pensa. Qual l’ultimo posto dove potrebbe essere? Quello pi improbabile, dove non lo cercheresti mai... il bagno! Mi fiondo in bagno e infatti eccolo l, vicino alla vasca. Posto molto logico per un I-pod ne? Beh, se la sera prima ti sei fatto un bagno rilassante mentre ascoltavi un po’ di musica ecco che diventa tutto pi logico. Sospiro scuotendo la testa e afferro l’aggeggetto: controllo la batteria... tutto a posto. Se devo stare mezza giornata a bighellonare da solo per la citt l’I-pod mi sar indispensabile.

I-pod in tasca, cuffiette gi nelle orecchie, qualche spicciolo nel mio inseparabile zainetto blu e sono pronto. Scendo, apro la porta:

“Jii-chan, ittekimasu!” lo saluto.

“Fa’ attenzione” risponde lui. Chiudo la porta alzando gli occhi al cielo. Cosa potr mai esserci di pericoloso in una banale passeggiata dico io...

Con placida andatura mi dirigo verso il parco e intanto penso: mi sa che oggi avr bisogno di un po’ pi di cinque minuti di malinconia. S, ricordate quando ho detto di interpretare la piega che avrebbe preso la giornata a seconda di quello che sentivo in quei cinque minuti? Beh, il presentimento di oggi dice che in questa giornata trover qualcosa di importante, di nuovo, qualcosa che cercavo da molto tempo. Cosa potr mai essere? In effetti c’่ una cosa che cerco da tanto tempo, ma credo che la cerchino tutti in fondo, no? Sto parlando dell’amore, quel sentimento strano che ti fa sentire felice di comportarti da perfetto idiota, che ti fa digiunare e poi ingozzare di cioccolata, che ti fa alzare con un sorriso da ebete sulle labbra e negli occhi il volto della persona amata anche il giorno del compito in classe di trigonometria... Beh, quella cosa l. Lo so, sembro una di quelle ragazzette dei telefilm della domenica mattina, infatti non l’ho mai detto a nessuno, neanche a Jono, per ho diciassette anni ormai, il momento. Quindi chiss, magari oggi la volta buona...

Canticchiando una delle canzoni dell’I-pod arrivo al parco. Comincio a guardarmi intorno speranzoso di chiss che cosa: le solite vecchiette con il cane a spasso, bambini che giocano a palla, qualche coppietta... sorrido un po’ sconsolato: tutto normale... toh, c’่ una panchina libera all’ombra, e proprio sotto un salice piangente, il mio albero preferito (s, lo so che malinconico anche questo). Un po’ pi contento mi siedo e chiudo gli occhi. Le note e il vento mi fanno immergere ancora pi profondamente nei miei pensieri. Dunque... immagina, Yugi: come sarebbe la cotta-primo incontro dei miei sogni? Allora, quest’ambientazione non mi dispiace affatto, quindi partir da qui con il mio film: eccomi, sono seduto su una panchina ad ascoltare musica mentre il vento mi agita i capelli stile film anni quaranta e intanto respiro la tranquilla aria di luglio. Dopo un po’ apro gli occhi e comincio a osservare la gente che passa: la mia anima gemella potrebbe essere una di loro. Poi, quando sto per perdere la speranza, sento le assi della panchina scricchiolare sotto il peso di un’altra persona. Qualcuno che si seduto vicino a me. Lui, lei, per me non ha importanza. Sta un attimo in silenzio e poi prova a iniziare una conversazio-

“Ti spiace se siedo qui?”. All’improvviso il filo insensato dei miei pensieri si spezza: chi osa interrompere i miei film mentali?! Visibilmente irritato mi giro con sguardo omicida. Non mi ero accorto che ci fosse una persona seduta a pochi centimetri da me: ma perch chiede se pu stare se si gi messo comodo?!

“Fa’ pure...” strascico due parole e torno a guardare nel vuoto. Dunque, dove eravamo rimasti? Ah, s, l’anima gemella prova ad attaccare bottone, magari una domanda sulla canzone che sto ascoltando: ottimo pretesto per iniziare una di quelle conversazioni da clich, sono sicuro che parleremmo un sacco e poi-

“Che ascolti di bello?”. Ancora lui! Mi giro e lo fisso meglio: un ragazzo, suppergi della mia et, sorrisetto intrigante stampato in faccia. Ha i capelli sorprendentemente simili ai miei! Non credevo fosse possibile visto che ho un’acconciatura da fare invidia al pi punk dei punk, con colori che spaziano dal viola al biondo! Non fanno eccezione nemmeno i suoi occhi: magenta, quasi cremisi, decisamente un colore strano, ma ancora una volta non sono nessuno per parlare: i miei sono viola! lievemente scuro di carnagione, abbronzato, nulla a che vedere col mio pallore cadaverico... forse non giapponese? Eppure non ha un accento straniero... beh, l’indagine va sospesa: scortese continuare a fissarlo in quel modo senza aprire bocca:

“Niente di speciale” anche questo non era cortese in realt. Sembra un po’ deluso, per io sono ancora infastidito dal momento che ha interrotto le mie fantasticherie gi due volte. Allora, dicevamo? Dopo aver parlato del pi e del meno arriva finalmente il momento delle presentazioni: io esordirei con un banale “Mi chiamo Yugi, Yugi Mutou” alla James Bond, e lui... beh, ecco, lui direbbe-

“A proposito, sono Atem, molto piacere”. Esattamente, direbbe di chiamarsi Atem e... aspetta! Che ci fai ancora nei miei pensieri, accidenti! un’abitudine allora! Quale parte di ‘lasciami solo con i miei film mentali’ non ti chiara?! Mi giro di scatto verso il ragazzo, cio, verso Atem, mi sta tendendo la mano, sorride ancora, e non ha alcuna intenzione di demordere: quella mano rester l tesa finch non la stringer. E va bene, razza di cocciuto-infrangi-film-mentali, hai vinto:

“Yugi” e stringo poco convinto la sua mano. calda, forte, mi piace la sua stretta, mi fa sentire al sicuro e quella mano emana fiducia di s ed energia, non me lo sarei mai aspettato. proprio una bella sensazione, mi sento bene, protetto...

Terra chiama Yugi. Che. Accidenti. Stai. Facendo? Sono venti secondi che stringi la mano di un perfetto sconosciuto con un sorriso ebete stampato in faccia, riprenditi. Ricordi? Eri arrabbiato con questo tizio, il tizio che ha interrotto la tua immaginaria storia d’amore per ben tre volte... Gi, la storia d’amore: com’่ che avevo detto? Ero al parco, l’anima gemella si siede sulla mia panchina, mi chiede che sto ascoltando, parliamo di musica e ci presentiamo... perch non mi suona nuovo... aspetta: Atem si seduto sulla mia panchina, mi ha chiesto che canzone ascoltavo, si presentato... Sbatterei la testa contro il primo albero a tiro: sono un idiota. E io che lo stavo per cacciare via in malo modo...e adesso? Che faccio adesso? Mica posso dirgli, ‘ma la sai una cosa divertente? Ti stai comportando esattamente come la mia anima gemella immaginaria: siamo stati predestinati dal fato!’ mi prenderebbe per matto. E poi, non neanche detto che sia lui la mia anima gemella, vediamo: un ragazzo, per questo non un problema, dannatamente carino ora che ci penso, e neanche questo un problema, gentile e cortese, no, non un problema neanche questo, non so niente di lui, ecco, questo s. Ecco dov’่ il problema: ci conosciamo da tre minuti, scarsi. Ok, niente panico, devo comportarmi normalmente, non deve per forza diventare il mio fidanzato, no? per il momento devo pensare a chiacchierare, dopotutto sar solo fino alla settimana prossima, se trovassi qualcuno con cui uscire in assenza di Jono, Anzu e Honda non sarebbe affatto male.

Bene, dopo il primo minuto di sclero, ho ripreso il controllo di me stesso. Sorrido di rimando e finalmente lascio la mano che sto stritolando da parecchio tempo. Peccato, mi piaceva quella sensazione di contatto...

Atem sta ridacchiando; probabilmente avevo una faccia molto divertente mentre cercavo di non comportarmi da idiota, bene: ho fallito miseramente.

“A che stavi pensando?” ecco, lo sapevo che l’avrebbe chiesto...

“Niente...” rispondo timidamente.

“Sei sempre cos loquace?” sta ridacchiando, di nuovo, e non posso fare a meno di ridere anche io: in effetti da quando si seduto non mi sto proprio impegnando per mandare avanti la conversazione. simpatico per, mi sento a mio agio anche se uno sconosciuto:

“Ehi! Guarda che non sono cos taciturno come dici” e metto un finto broncio

“Scusa, non volevo offenderti. Comunque non credo che tu non stia ascoltando niente di speciale. Da quello che sento ‘Even in Death’ , sbaglio?” cavolo, il volume: non mi ero accorto che fosse cos alto, beh, pazienza, almeno potremo fare quella conversazione clich sulla musica che mi ero immaginato e... no, devo piantarla di pensare al mio film, questa la realt:

“Bingo, proprio quella, ti piace?”

“Puoi scommetterci, adoro gli Evanescence e a quel che vedo anche tu hai un’anima un po’ gotica: sono borchie quelle...” sta indicando con aria furbetta la parte di cintura di pelle che sborda dalla maglietta, per: che spirito di osservazione:

“Gi, hai indovinato, anche se Anzu mi dice sempre che sembro pi un metallaro che un gotico” sembra deluso, sar una mia impressione?

“Ah, la tua ragazza?”

“Cosa? No, no, Anzu una cara amica. Io non ho una ragazza...” perfetto, cominciare a parlare dei propri problemi sentimentali con un perfetto estraneo, ottima mossa Yugi, davvero ottima mossa.

“Tranquillo, se ti pu consolare non ce l’ho neanche io. Sar per via del mio carattere...”

“Ma dai, non mi sembri cos terribile” la notizia mi ha reso ‘inspiegabilmente’ allegro, gli sorrido. Comunque ho detto la verit: mi sembra affabile, simpatico, di primo impatto non direi proprio che-

“Oh, aspetta di conoscermi...” si voltato di scatto, all’improvviso, ha uno sguardo strano, gli occhi cremisi brillano malignamente mentre ghigna piano: credo sia un tentativo divertente di spaventarmi. Se sapesse che ci riuscito davvero...

“Oh...che paura...” mi fingo tranquillo ma il piccolo balzo che ho fatto quando si girato non deve essere passato inosservato.

“Ah, ah, scusa. Non sono uno psicopatico, giuro. che i miei amici mi dicono sempre che sono irascibile e se non imparo a controllarmi non trover mai nessuno che mi sopporti”

“Oh, non preoccuparti, conosco una persona mooolto pi irascibile di quanto tu potrai mai essere ed felicemente fidanzata” e il mio pensiero vola a Mai e a Jono. Certo, lei molto pi grande di lui, per sono una bella coppia in fondo e lei ha davvero un caratterino...

“Grazie, non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire” sorride, un sorriso sincero, caldo, bello. Ma non posso passare altri venti secondi a fissarlo in ammirazione con un’ espressione ebete sul viso, ho gi dato durante la stretta di mano, grazie! Tolgo le cuffiette, rendendomi finalmente conto che non molto carino continuare ad ascoltare musica nel bel mezzo di una conversazione, e mi alzo:

“Hai da fare? Ti va di fare due passi qui nel parco?” gli chiedo

“Ma s, perch no?” sorride ancora e si alza anche lui.

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