He’s got the moves like Jagger
[If you feel like can take me away, and make it okay ]
-Ma visto che io sono l’eroe, e una superpotenza mondiale, la
Corte Internazionale non può giudicarmi!-
Francia
sbuffa, infossando il mento dalle mani, e decide che per oggi ne ha avuto più
che a sufficienza del ciacolare di America sulle sue
inesistenti virtù e che può fare ameno di ascoltare il successivo monologo. I
suoi neuroni lo ringraziano per il mal di testa mancato, stimolandolo verso più
allegri pensieri: lascia scorrere lo sguardo sul gruppo di nazioni sedute in
ascolto attento –c’è chi dorme, chi sta per farlo, chi mangiucchia, chi
scribacchia, chi guarda il telefono, c’è una valanga di origami che traballa
dalla parte degli asiatici- ricercando qualcosa che lo attiri maggiormente, e
la sua attenzione va a finire sull’individuo che da millenni lo tiene impegnato
sotto ogni punto di vista.
Inghilterra
ha l’aria corrucciata –fissa America con lo sguardo torvo, di tanto in tanto
gli vibra il cercapersone e Francis sa che probabilmente è Galles che gli
suggerisce caldamente di uccidere tutti e tornare a casa- ,
le folte sopracciglia increspano la fronte e pallida, e gli viene spontaneo
indugiare in un abbozzo di sorriso.
Proprio
in quel mentre, un assistente si fa largo tra le sedie, passando rasente i muri
e cercando di non urtare nessuno, per arrivare fino alla nazione inglese.
Richiama la sua attenzione con un gesto, gli comunica qualcosa che Francia non
riesce a cogliere e gli lascia un bigliettino ripiegato, prima di guizzar via a
rifare a ritroso il suo percorso verso la segreteria.
Inghilterra fissa perplesso il foglietto
di carta. Il suo sguardo guizza un secondo verso America, forse per controllare
che sia immerso nel suo soliloquio e che nessun altro abbia preso la parola, e
poi lo apre con cautela, rigirando gli angoli uno a uno, prima di adocchiare il
contenuto.
Un
secondo, e Arthur scatta in piedi, facendo cadere per terra la sedia con un tonfo
che catalizza su di lui l’attenzione di tutti gli altri, dormienti compresi, e
fa tacere per un minuto buono Alfred. Sta’ lì, l’intera persona percorsa dal peggior brivido di
rabbia che si sia mai visto, e diventa man mano di un bel colorito rosso
acceso, le dita che si contraggono sul povero foglio di carta e lo accartocciano
e lo stritolano e lo strappano fino a ridurlo a brandelli.
Quando
pare che stia per esplodere, Alfred decide di salvare la giornata a modo suo.
-Inghilterra? Vuoi
aggiungere qualcosa al mio discorso?-
Tra
gli Stati seduti più in prossimità ai due interessati
comincia un vero ping pong
di rimbalzi di sguardi da uno all’altro, in attesa che lo scontro diventi
fisico e la scazzottata segni la possibilità di una puntata alle macchinette
del caffè; ma purtroppo Inghilterra non accontenta nessuno.
-Mi
hai fatto venire l’emicrania! Vado a prendere una
boccata d’aria-
Mentre
Corea inizia a raccogliere le mazzette delle scommesse perse e Arthur si
districa dalle gambe della sedia contenendosi a malapena dal distruggere anche
lei, Francis è più che sicuro che l’occhiata di puro odio che viene scoccata verso la zona del tavolo in cui è seduto è
diretta a lui e a lui soltanto.
Contro
il palmo della mano, il sorriso si accentua, diventando un ghigno
mefistofelico.
Inghilterra
entra nella toilette maschile senza alcun riguardo, sbattendo la porta dietro
di sé e turbinando le mani nell’aria.
-Bigliettini!-
strilla –BIGLIETTINI! Nemmeno un’adolescente in crisi ormonale farebbe una cosa
del genere durante una riunione ufficiale- ed è ancora rosso, mentre si allenta
la cravatta, se la sfila dal collo e la getta per terra –Questa me la paghi-
Francis
sbuffa, ma non smette mai di sorridere. Scalcia le scarpe insieme ai calzini, e
mentre si sbottona frenetico la camicia, quasi si potrebbe sentirlo far le
fusa.
-Quanto
tempo abbiamo?- chiede, tirandola giù dalle spalle. Inghilterra fa una
smorfia, mentre si slaccia la cintura dei pantaloni.
-Dipende.
Se Alfred è particolarmente inspirato, può andare avanti per ore senza
accorgersi della nostra assenza-
Francia
accenna un occhiolino, prima di afferrarlo per il colletto irrimediabilmente
stropicciato e iniziare a sfilargli di dosso il gilet.
-Chi
sarebbe l’adolescente in crisi ormonale- bisbiglia, spingendolo contro i
lavandini, e al singulto dell’altro, non trattiene una risata terribilmente raggiante
e felice.
Si parlava di diritto
internazionale, oggi.
E se qualcuno se lo
sta chiedendo, le porte dei bagni di casa ONU si chiudono a chiave anche nell’atrio
dei lavandini ù.ù’’’