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Autore: Haku    03/04/2008    0 recensioni
Salve, Mi chiamo Haku, ma ovviamente questo non è il mio vero nome. E sono d’accordo con voi riguardo all’inizio banale, ma non sapevo in che altra maniera iniziare; così ho pensato a quella più semplice, quella che più si avvicina a me....non mi aspetto dei commenti.Per me è già sufficiente aver scritto.^_____^
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Myself….animo buono, carnefice insensibile o fantasma di un epoca decadente?

Sarò breve: non ho idea di cosa sia tutto questo....a dir la verità non so perchè l'ho scritto...solo il mio istinto mi diceva di farlo. Penso che tutto questo diventi una raccolta, di pensieri, di ricordi e di considerazioni. Non mi aspetto che a quelcuno interessi, e sinceramente non mi interessano nemmeno i commenti. Solo dovevo scrivere e far in modo che 'quelle' persone sappiano.

Tutto qui.

Salve,

Mi chiamo Haku, ma ovviamente questo non è il mio vero nome.

E sono d’accordo con voi riguardo all’inizio banale, ma non sapevo in che altra maniera iniziare; così ho pensato a quella più semplice, quella che più si avvicina a me.

Questo può sembrarvi stupido, o un testo ridicolo di una persona con le manie di grandezza che non ha capito nulla della vita….Magari è così, forse, forse no.

Forse questa cosa è molto più importante per me di quel che credevo.

Qui dentro, proprio adesso sto per esprimere tutta l’essenza, sempre se si può dire, della mia anima.

Ovviamente ammesso e non concesso che io ne abbia una.

Infondo cos’è un anima?

Ma sto già divagando. Sono solo all’inizio.

Ecco, forse un inizio adeguato dovrebbe essere scritto così:

Tutto accadde in un giorno qualsiasi, di un luogo qualsiasi, di un anno qualsiasi.

A quel tempo il luogo, così come lo spazio e il tempo non mi interessavano.

Ma fu quel giorno che vidi davvero i primi raggi del sole, che vidi per la prima volta quel primo barlume che si scorge dopo anni passati nelle tenebre. Una luce fioca che via, via, si fa sempre più intensa, una luce che quasi ferisce gli occhi e che ti fa lacrimare; ma non solo perché brucia.

Una luce in grado di commuoverti, in grado di commuovere persino il più oscuro e vuoto degli animi.

E’ quel giorno che io sono diventata io.

E’ in quel giorno di sole che io nacqui davvero, anche se nel mio certificato c’è scritto un'altra data.

Sono convinta che la vera ‘nascita’ avviene solo quando ci si ‘accorge davvero’ di star vivendo.

E io nacqui in quel giorno di sole, esattamente il 1 ottobre 2001.

Non ho mai scordato quel giorno; e penso, che mai lo farò.

Era una mattina, una mattina che ancora sapeva di estate magistralmente mischiata alle tenere brezze dell’autunno. A quel tempo le stagioni erano completamente diverse, erano più ‘marcate’, senza il guazzabuglio tra freddo e caldo che ormai da qualche anno popola la nostra penisola.

Ricordo che il sole era sorto da poco quando mi avviai verso quel luogo, un luogo che per me rappresentava l’ennesima prigione dalla quale volevo evadere, ma che come tutte le altre non aveva via d’uscita.

Muri di mattone rosso davano bella mostra di sé disegnando una figura alta e possente, come solo un grande palazzo sa fare. Era una struttura semplice, circondata da un giardino che ne delineava tutto il perimetro. Ricordo che in tutti e 3 gli anni che vi passai, e credo anche adesso, che  c’era una piccola entrata secondaria  posta sul retro, che permetteva l’accesso alla struttura grazie a un piccolo sentiero fatto di pietre larghe allineate; infossate nel terreno. Un entrata davvero piccola rispetto al grande cancello laterale, ma ad essere sinceri quella via così piccola, mi piacque molto di più.

Vi entrai con estrema lentezza, quasi con noia; come tutte le cose che facevo.

Passai per il piccolo porticato posto proprio davanti all’entrata, ma ne uscii subito, passando dall’altra parte osservandomi intorno. Avevo notato quasi subito la ‘ressa’ che c’era all’entrata, ma di certo non mi aspettavo che già a quell’ora si fossero riuniti così tanti ragazzi della mia età.

Incontrai, o meglio dire: incrociai quasi subito per caso una mia compagna di classe, un tipo qualunque, la solita ragazzina frivola, un’altra sciocca ragazza che non mi diceva nulla.

Ma comunque attenendomi alle ‘regole’ della società mi feci guidare da una parte più appartata del giardino.

“ ti faccio conoscere una mia amica” mi disse proprio così; e fu allora che feci l’incontro che avrebbe cambiato per sempre la mia vita. Solo che ancora non lo sapevo.

La vidi lì, in un angolo vicino ad una siepe. Se solo chiudo gli occhi posso rivederla ancora lì a distanza di anni. Una ragazza qualunque, con un abbigliamento qualunque, dalle lenti bianche e lo sguardo timido.

Ci presentammo; e fu allora che vidi quel barlume in mezzo a tanta oscurità.

Che io ricordi nessuno si era presentato così a quel modo prima di lei.

Una voce pulita che tradiva timidezza, accompagnata da una sguardo leggermente imbarazzato e quella cosa; quella cosa che non avevo mai visto in tutta la mia vita.

Lo splendore di un sorriso vero.

Fu quello a colpirmi più della sua voce, più del suo sguardo; e più del silenzio che si creò dopo.

Ma del silenzio me ne sarei occupata il giorno dopo.

Le circostanze avevano troncato lì la cosa; e per tutta la giornata non la vidi più, se non il giorno seguente.

 

To be continued…..

  
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