Myself….animo buono, carnefice insensibile o fantasma di un epoca decadente?
Sarò breve: non ho idea di cosa sia tutto questo....a dir la verità non so perchè l'ho scritto...solo il mio istinto mi diceva di farlo. Penso che tutto questo diventi una raccolta, di pensieri, di ricordi e di considerazioni. Non mi aspetto che a quelcuno interessi, e sinceramente non mi interessano nemmeno i commenti. Solo dovevo scrivere e far in modo che 'quelle' persone sappiano.
Tutto qui.
Salve,
Mi
chiamo Haku, ma ovviamente
questo non è il mio vero nome.
E
sono d’accordo con voi
riguardo all’inizio banale, ma non sapevo in che altra
maniera iniziare; così
ho pensato a quella più semplice, quella che più
si avvicina a me.
Questo
può sembrarvi stupido,
o un testo ridicolo di una persona con le manie di grandezza che non ha
capito
nulla della vita….Magari è così,
forse, forse no.
Forse
questa cosa è molto più
importante per me di quel che credevo.
Qui
dentro, proprio adesso
sto per esprimere tutta l’essenza, sempre se si
può dire, della mia anima.
Ovviamente
ammesso e non
concesso che io ne abbia una.
Infondo
cos’è un anima?
Ma
sto già divagando. Sono
solo all’inizio.
Ecco,
forse un inizio
adeguato dovrebbe essere scritto così:
Tutto
accadde in un giorno
qualsiasi, di un luogo qualsiasi, di un anno qualsiasi.
A
quel tempo il luogo, così
come lo spazio e il tempo non mi interessavano.
Ma
fu quel giorno che vidi
davvero i primi raggi del sole, che vidi per la prima volta quel primo
barlume
che si scorge dopo anni passati nelle tenebre. Una luce fioca che via,
via, si
fa sempre più intensa, una luce che quasi ferisce gli occhi
e che ti fa
lacrimare; ma non solo perché brucia.
Una
luce in grado di
commuoverti, in grado di commuovere persino il più oscuro e
vuoto degli animi.
E’
quel giorno che io sono
diventata io.
E’
in quel giorno di sole che
io nacqui davvero, anche se nel mio certificato
c’è scritto un'altra data.
Sono
convinta che la vera
‘nascita’ avviene solo quando ci si
‘accorge davvero’ di star vivendo.
E
io nacqui in quel giorno di
sole, esattamente il 1 ottobre 2001.
Non
ho mai scordato quel
giorno; e penso, che mai lo farò.
Era
una mattina, una mattina
che ancora sapeva di estate magistralmente mischiata alle tenere brezze
dell’autunno. A quel tempo le stagioni erano completamente
diverse, erano più
‘marcate’, senza il guazzabuglio tra freddo e caldo
che ormai da qualche anno
popola la nostra penisola.
Ricordo
che il sole era sorto
da poco quando mi avviai verso quel luogo, un luogo che per me
rappresentava
l’ennesima prigione dalla quale volevo evadere, ma che come
tutte le altre non
aveva via d’uscita.
Muri
di mattone rosso davano
bella mostra di sé disegnando una figura alta e possente,
come solo un grande
palazzo sa fare. Era una struttura semplice, circondata da un giardino
che ne
delineava tutto il perimetro. Ricordo che in tutti e 3 gli anni che vi
passai,
e credo anche adesso, che c’era
una piccola
entrata secondaria posta
sul retro, che
permetteva l’accesso alla struttura grazie a un piccolo
sentiero fatto di
pietre larghe allineate; infossate nel terreno. Un entrata davvero
piccola rispetto
al grande cancello laterale, ma ad essere sinceri quella via
così piccola, mi
piacque molto di più.
Vi
entrai con estrema
lentezza, quasi con noia; come tutte le cose che facevo.
Passai
per il piccolo
porticato posto proprio davanti all’entrata, ma ne uscii
subito, passando
dall’altra parte osservandomi intorno. Avevo notato quasi
subito la ‘ressa’ che
c’era all’entrata, ma di certo non mi aspettavo che
già a quell’ora si fossero
riuniti così tanti ragazzi della mia età.
Incontrai,
o meglio dire:
incrociai quasi subito per caso una mia compagna di classe, un tipo
qualunque,
la solita ragazzina frivola, un’altra sciocca ragazza che non
mi diceva nulla.
Ma
comunque attenendomi alle
‘regole’ della società mi feci guidare
da una parte più appartata del giardino.
“
ti faccio conoscere una mia
amica” mi disse proprio così; e fu allora che feci
l’incontro che avrebbe
cambiato per sempre la mia vita. Solo che ancora non lo sapevo.
La
vidi lì, in un angolo
vicino ad una siepe. Se solo chiudo gli occhi posso rivederla ancora
lì a
distanza di anni. Una ragazza qualunque, con un abbigliamento
qualunque, dalle
lenti bianche e lo sguardo timido.
Ci
presentammo; e fu allora
che vidi quel barlume in mezzo a tanta oscurità.
Che
io ricordi nessuno si era
presentato così a quel modo prima di lei.
Una
voce pulita che tradiva
timidezza, accompagnata da una sguardo leggermente imbarazzato e quella
cosa;
quella cosa che non avevo mai visto in tutta la mia vita.
Lo
splendore di un sorriso vero.
Fu
quello a colpirmi più
della sua voce, più del suo sguardo; e più del
silenzio che si creò dopo.
Ma
del silenzio me ne sarei
occupata il giorno dopo.
Le
circostanze avevano troncato
lì la cosa; e per tutta la giornata non la vidi
più, se non il giorno seguente.
To
be continued…..