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Autore: Sona    09/10/2013    0 recensioni
Perché? Cos’ho fatto per meritarmi tutto questo?
Nulla, direi io.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ore 6.15
Suona la sveglia e io sono costretta ad alzarmi. Ad affrontare un’altra volta questa vita che non sento mia. A passare 6 fottute ore in compagna di persone che non capisco e che non capiscono me. Per loro è tutto facile. Non hanno mai visto la vita sotto la mia ottica. Non hanno mai provato quello che io subisco tutto il giorno.
Mi preparo velocemente. Ho trovato un solo calzino. Il pavimento è freddo, quindi mi avvio saltellando verso il soggiorno. Non voglio raffreddare già i piedi. Prendo lo zaino, infilo le cuffie e mi avvio verso la fermata dell’autobus.
Il chitarrista inizia a far vibrare le corde e mi perdo nei miei pensieri mentre salgo sul bus. Fortunatamente riesco a trovare posto e a sedermi, lasciando, così, la mia mente ancora un po’ libera.
Arrivo a scuola in anticipo. Mi avvio verso l’armadietto. Inizio a depositare i libri delle materie già studiate e a prendere quelli per la giornata. Non faccio a tempo a chiudere l’armadietto che qualcuno lo fa per me, sbattendolo violentemente, mancando di poco il mio dito. Rimango lì a fissare il punto in cui prima era posata la mia mano. Non devo voltarmi, se lo facessi non reggerei.
«Chi abbiamo qui?» Sento una voce e delle risatine in sottofondo. Brutto segno.
«Evans! Che piacere immenso! Allora… Ce li hai?» Domanda una seconda voce. I compiti. Certo. Ovvio. Da quanto va avanti? Uno, o due anni?
«No» rispondo secca. È la verità. Il giorno prima non avevo tempo di fare i compiti sia per me che per tutta la squadra di football della scuola. Per questo ero uscita prima la mattina, per non incontrarli. So che non me la faranno passare liscia
«Oh. Che peccato. Sai cosa significa questo?» Sì. Certo che lo so. Non mi muovo, tanto so che nulla potrebbe fermarli.
Le lacrime iniziano a scorrere ancora prima che loro mi tocchino.
Mi portano con la forza nel bagno e mi chiudono dentro.
Vorrei tanto la prossima scena fosse quella della lavata di capo. Quella dei film per esempio.
Invece è solo una successione di pugni, calci e insulti.
Poi mi lasciano lì. Da sola. Piangente e sanguinante.
Oh come vorrei che la vita fosse un film.
 
Ore 10.00
La campanella di fine ora suona. In una disperata impresa di non incontrare certe persone corro verso il bagno.
«Mi aspetto che questi vengano risolti entro domani, sfigata» Sento un braccio tirarmi indietro e fermare la mia corsa. Poi un pacco di fogli viene posato nelle mie braccia e il mio cuore spezzato ancora di più.
Colui che mi ha dato i fogli non fa parte della squadra di football. Costui era il mio migliore amico.
«T-Tom.» Le labbra scandiscono malamente la parola che più volte mi sono ritrovata a dire nella mia vita passata. Era lui che mi salvava prima. Era lui che mi teneva a galla e che impediva al greggio di attaccarsi alle mie piume già appesantite dall’acqua. Poi lui se ne è andato e l’oro nero mi ha trascinato infondo al mare.
«Muori.» La sua unica risposta. Un tonfo al cuore.
Perché? Cos’ho fatto per meritarmi tutto questo?
Nulla.
 
Ore 11.00
Il professore di Religione fa la sua solita entrata. Solo che oggi una strana luce gli illumina gli occhi.
«Ragazzi -inizia distribuendo dei fogli- oggi voglio farvi parlare. Sul foglio che avete davanti c’è una traccia che voi userete come spunto per conversare con me.» Dice.
«Iniziamo da…» Mi nascondo perché ho visto cosa c’è scritto su quel foglio. Non voglio che chiami me.
«Evans. Inizia pure.» Cazzo.
Rileggo velocemente quelle due righe. Sento le risatine e le mie guance si imporporano. So che una di queste viene da Tom.
Sospiro ed inizio. Pronta a tirare fuori tutto.
«Cosa vuole sapere? La trama dice  ‘Racconta della tua vita. In particolare di quest’anno. Di ciò che è successo negli ultimi periodi.’ Ma lei lo sa cosa mi sta succedendo. Non è vero, professore? Non ha distribuito i fogli in ordine sparso, giusto? Ecco perché il mio foglio è leggermente piegato.
Allora, adesso, perché non pone semplicemente quella domanda. Quella che da un anno a questa parte tutti mi pongono.» Sospiro e ricaccio in dentro le lacrime.
«Sfogati.» Sussurra con un movimento quasi impercettibile delle labbra. E allora capisco che avevo ragione. L’ha fatto apposta.
«Si è mai sentito fuori luogo? Si è mai sentito solo anche se era circondato da persone?
Si è mai sentito strano agli occhi degli altri?»
 
Do you ever feel like breaking down?
Do you ever feel out of place?
Like somehow you just don't belong
And no one understands you
 
«Non ha mai voluto scappare? Da tutto e da tutti. Mettere fine alla propria esistenza per far felici gli altri? Proprio come loro ti consigliano?»
 
Do you ever wanna run away?
Do you lock yourself in your room?
With the radio on turned up so loud
That no one hears you screaming
 
«Ma certo che no. Lei ha tutto. Come loro del resto. Io sono l’unica sbagliata. Lei non sa com’è essere ferita e ferita ripetitivamente. Calpestata ancora e ancora. Essere lasciata sola. Senza nessuno che posso salvarti.» Aggiungo guardando Tom. Lui distoglie subito lo sguardo.
 
No you don't know what it's like
When nothing feels alright
You don't know what it's like to be like me
 
«Non ha mai voluto essere qualcun altro? Io sì. Vorrei davvero essere una ragazza come loro. Così ingenue, così oche, ma così perfette.»
 
To be hurt
To feel lost
To be left out in the dark
To be kicked
When you're down
To feel like you've been pushed around
To be on the edge of breaking down
When no one's there to save you
No you don't know what it's like
 
«Vorrei andarmene solo per potermi reincarnare in una di loro.»
 
Do you wanna be somebody else?
Are you sick of feeling so left out?
Are you desperate to find something more
Before your life is over
 
«Non si è mai stancato di tutto questo? Io sì. Odio vivere così. Vengo a scuola e non ricevo altro che sofferenza. Torno a casa e la situazione è peggio.»
 
Are you stuck inside a world you hate?
Are you sick of everyone around?
 
«A casa mento, sa? Riempio i miei genitori di falsi sorrisi e stupide bugie. Ma almeno loro, così, possono essere felici.»
 
With the big fake smiles and stupid lies
But deep inside you're bleeding
 

«Non sa come ci si sente a essere pugnalati alle spalle dal proprio migliore amico.»Continuo a guardare Tom.
 
No one ever lies straight to your face
And no one ever stabbed you in the back
You might think I'm happy
But I'm not gonna be okay
 
«Lo ripeto lei non sa com’è.» 
Everybody always gave you what you wanted
You never had to work it was always there
You don't know what it's like
What it's like
 
«Beh, Benvenuto nella mia vita.» Mi volto verso il professore sorridendo falsamente.
 
Welcome to my life (*)

 Finito il discorso scappo dalla classe. Non mi preoccupo nemmeno di recuperare le mie cose. Corro via, semplicemente. Diretta non so dove. Il bello è che nessuno ha cercato di fermarmi.
Ore 14.00
Sono davanti ad un ponte. Sono arrivata qui coperta di lacrime ed insulti, ferita dentro e fuori. Ancora più sola di prima.
Mi sporgo. Wow, è alto.
Non mancherò a nessuno.
Nessuno perderà nulla.
Io starò meglio.
Gli altri staranno meglio.
Ora sono in bilico. L’unica cosa che mi mantiene in equilibrio è la mano appoggiata al lampione.
Una donna grida in lontananza. La sento chiamare aiuto.
Qualcuno si sta buttando dal ponte. Chi?
Oh, sta parlando di me.
Sorrido. Qualcuno se ne è accorto.
Ma è troppo tardi.
Lei non sa come ci si sente.
Guardo per un’ultima volta il mio braccio, la mia mano e le mie dita.
Gli ultimi cinque appigli che mi fanno rimanere in vita.
Sta arrivando qualcuno.
Devo sbrigarmi.
Addio mondo crudele. Addio.
Lascio la mano e mi lascio cadere.
Addio.
L’acqua è fredda, lo so. Ma non la sento, non ancora. Tutto sta diventando sfumato.
Un’ultima frase mi viene in mente. E la grido. Con tutta me stessa.
WELCOME TO MY LIFE.
Addio.


(*) Welcome to my life- Simple Plan
   
 
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