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Autore: Jadis96    09/10/2013    1 recensioni
Un bambino e sua sorella sono presi in ostaggio nella loro casa in Lituania, mentre imperversa la Seconda Guerra Mondiale e il gelido inverno. La fame tortura i loro corpi e corrompe i loro animi.
Solo uno è destinato a sopravvivere.
Colui che conosciamo come Hannibal Lecter.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hannibal Lecter
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Nella mente di un cacciatore'
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Questa one-shot è ambientata nel passato; Hannibal e sua sorella Mischa hanno rispettivamente otto e tre anni. Chi non conosce la storia dell’infanzia di Hannibal (che è narrata nei libri), può consultare la pagina di wikipedia a lui dedicata, che fornisce un riassunto breve e chiaro. In ogni caso la ff che segue può essere letta anche senza conoscere la storia.
Buona lettura :)
 
 
"La fame ci rende animali".
Hannibal Lecter aveva otto anni e avrebbe ricordato quel momento per il resto della sua vita.
Il momento in cui la fame diventò l'unica cosa a cui riuscisse a pensare. Più angosciante della paura, più dolorosa del gelo che gli entrava nelle ossa.
Era pronto a qualsiasi cosa. Avrebbe ucciso pur di mettere fine a quella tortura; la sua mente infantile non riusciva a classificare quel pensiero come sbagliato. Da quel momento, non ci sarebbe riuscito mai più. Qualcosa era cambiato dentro di lui. Era un istinto primordiale, qualcosa che giaceva in un recesso della sua mente da sempre, ma che non era mai emerso razionalmente.
Stava tentando di analizzare quel nuovo sentimento ancora oscuro, quando percepì l'acuto odore di carne arrostita.
Ogni muscolo del suo corpo si contrasse fino a dolere. Il suo stomaco sembrava stretto da tenaglie roventi.
Si voltò in cerca di Mischa, ma un istante dopo ricordò che non l'avrebbe trovata. Avevano portato via sua sorella qualche ora prima, quando i suoi colpi di tosse erano diventati simili ai lamenti di un animale in agonia e fu chiaro a tutti che non sarebbe sopravvissuta a lungo. Hannibal volle piangere, ma non ci riuscì. Non gli erano rimaste altre lacrime.

Quando una mano tremante gli porse un piatto, il bambino affamato non esitò neanche per un istante e si avventò sul cibo. La carne era secca e cruda all'interno, ma Hannibal non se ne accorse.
Avvertiva solo il suo corpo, ogni singola cellula, che urlava di sollievo per la vita che riprendeva a scorrere al suo interno.
Sapeva da dove proveniva la carne che stava mangiando. L'aveva saputo sin dall'inizio, ma solo dopo aver goduto del sollievo da quella tortura concesse a se stesso di pensarlo.
Non provò orrore, né repulsione, solo una profonda disperazione.
Due lacrime solcarono le sue guance e si trasformarono in ghiaccio dopo aver toccato terra. Anche qualcos'altro diventò ghiaccio quella sera.
Hannibal non seppe dire cosa, ma sapeva che non sarebbe stato più lo stesso.
Si sarebbe vendicato su quegli uomini spregevoli, fu il suo secondo pensiero. Avrebbe riservato loro lo stesso destino di Mischa.

Dei bisbigli concitati giunsero alle sue orecchie sensibili.
Gli uomini discutevano. Avevano ancora fame e avevano paura.
<< È debole >>, disse uno di loro, << Non resisterà tanto più a lungo della bambina >>.
Hannibal lasciò cadere il piatto in cui aveva mangiato e lo vide andare in frantumi. Prese il pezzo più grande e osservò la porcellana tagliente e appuntita. La strinse tra le dita finché non caddero gocce di sangue e leccò le piccole ferite con avidità.

La fame ci rende animali, pensò.
Poteva ancora sentire il sapore della carne in armonia con quello del sangue.
Scoprì che gli piaceva.

"Un banchetto si presenta da solo.

Un banchetto è vita.”
   
 
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