Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: miseichan    09/10/2013    5 recensioni
E’ semplice.
Si riduce tutto a una sola parola: lapalissiano.
Assaporala, contemplala, ripetila; lascia che ti scivoli sulla lingua.
Fintanto che riesci a pronunciarla sei ancora in gioco.
Non dimenticarla. Lapalissiano. 
Lapalissiano, lapalissiano, lapalissiano. Lapalissiano.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Lapalissiano

 

“Tutto quello che vuoi, dolcezza”

 

 

“Sto passeggiando per il mio personale girone dell’inferno” 
Nora annuì, mordicchiandosi il labbro già gonfio. Oh, sì. Perché qualcun altro lo aveva già mordicchiato a dovere. 
“Non ci sono altre spiegazioni” si disse, fermandosi per riprendere fiato prima di dover affrontare le successive tre rampe di scale.
“Il mio” ansimò, togliendosi le scarpe col tacco.
“personale” e cominciò di nuovo a salire, gli occhi fissi a terra.
“girone dell’inferno” borbottò infine, cominciando a cercare le chiavi nella borsetta.
“Perché, perché diavolo l’ho fatto?” si chiese, ben consapevole di quanto retorica fosse quella domanda “C’è qualcosa che non va nel mio cervello, ecco”
“Qualcosa che non funziona” balbettò, intravedendo finalmente la porta del suo piccolo appartamento “Forse dovrei considerare l’idea di andare a farmi fare una tac”
Stava seriamente ponderando l’ipotesi, prossima a infilare la chiave nella serratura, quando sentì aprirsi la porta alle sue spalle. Si voltò appena, gli occhi che incrociavano quelli dell’anziana signora Trotta:
“Che ci fa ancora in piedi, signora Pina? E’ l’una passata e...” s’interruppe, le parole che le morivano in gola nel momento stesso in cui realizzò che non sarebbe riuscita ad entrare in casa. O meglio, in quella che una volta poteva chiamare casa.
“Ha fatto cambiare la serratura” mormorò la signora Trotta, invitandola a seguirla nel proprio appartamento “Ho provato a fargli cambiare idea, ma non ha voluto sentir ragioni. Mi dispiace immensamente, cara”
Nora annuì, incapace di fare altro, affondando nel divano della sua ex vicina di casa.
“Mi ha sfrattato” sussurrò, constatando tristemente l’ovvio.
La signora Pina scivolò a sedere di fianco a lei, prendendole una mano:
“Le tue cose sono qui, cara” continuò, il tono carezzevole “Sono poche davvero, sai? Giusto un paio di scatoloni e quella borsa con il computer. Le ho poggiate in salotto, puoi venire a prenderle quando vuoi”
“Grazie, signora Pina” rispose atona Nora “Grazie, sul serio”
“Non ho potuto fare di più, cara”
“Lo so, non si preoccupi”
“Hai un posto dove andare, cara? Ti offrirei di restare qui, ma...”
“No, no, certo che no. Ha già fatto fin troppo. Io...” Nora tentennò, cercando con tutta se stessa di impedire al panico di avere la meglio “Posso andare dalla mia amica Martina, stasera. Devo solo chiamare per avvisarla e poi toglierò il disturbo”
“Nessun disturbo, cara”
Nora tentò di sorridere ma molto probabilmente tutto quello che le uscì fu una ridicola smorfia; cominciò a frugare nella borsetta e solo dopo averne estratto praticamente tutto il contenuto si arrese all’idea che il cellulare non ci fosse.
Serrò le labbra, la rabbia che minacciava di far sgorgare una serie di parole ben poco adatte alla gentile signora al suo fianco. Fece tre respiri profondi, quindi pregò la signora Pina di farle anche quell’ultimo favore.

 

Martina l’aspettava sull’uscio.
I capelli rossi messi ancora più in risalto dalla succinta e ben poco casta vestaglia nera.  
“Ecco la mia piccola senzacasa” la salutò accennando un sorriso, le braccia già aperte per accoglierla in un caldo, confortevole abbraccio. 
“Mi ha sfrattato, il nano” gemette in risposta Nora, stringendola con tutte le forze.
“Mi dispiace, piccola mia”
“Non è certo colpa tua”
Sempre tenendola stretta, Martina la trascinò dentro, camminando all’indietro fino ad atterrare sul divano azzurro. Nora sollevò lo sguardo sulla parete giallo canarino e lo stesso pensiero di sempre le attraversò la mente: Gianluca era innamorato di Martina. 
Era una facile deduzione, del resto. 
Per permettere a una donna di arredare la casa con tutti i colori dell’arcobaleno, un uomo deve esserne innamorato. Follemente innamorato. 
Non poteva essere altrimenti. 
Nora si sciolse dall’abbraccio, lanciando la borsetta sul comodino viola e affondando i piedi nel tappeto arancione. Con un sospiro, infine, diede il via alle imprecazioni. 
Martina annuì, lasciandola sfogare, gli occhi che solo di tanto in tanto si spostavano in direzione del corridoio. Fu quando la quinta maledizione nei confronti dell’ex padrone di casa scivolò fuori dalle labbra dell’amica che finalmente si decise a intervenire:
“Dove sono le tue cose?”
Nora prese fiato, attorcigliandosi una lunga ciocca di capelli neri attorno al dito:
“I due scatoloni e il computer, intendi? Nel salotto della signora Pina”
“La vecchietta con il pappagallo?”
“Pocho, mi pare si chiami” convenne Nora “Gli ho insegnato a dire me ne frego
“Quindi ora non hai più casa”
“No”
“E le tue misere, patetiche cose sono a casa della signora Pina, in balia di Pocho”
“Stai cercando di farmi stare peggio o cosa?”
“Sto facendo il punto della situazione”
“E’ un punto molto brutto”
“Me ne sto rendendo conto” mugugnò Martina “Come mai non mi hai detto che eri al verde? Quanti mesi di affitto arretrati avevi? Perché non ne sapevo niente?!”
“Non avrei comunque accettato un soldo, lo sai”
“Perché sei un’idiota! Preferisci la situazione attuale, eh? Con te ridotta a dormire sul mio divano perché l’unica altra alternativa sarebbe quella di trasferirsi sotto il ponte più vicino?”
“Non dormirò sul tuo divano”
“Ah, no?” si accalorò Martina, fulminandola con lo sguardo “E dove hai intenzione di andare, sentiamo?”
“Stanotte non mi muovo di qui, è chiaro. Il tuo divano azzurro puffo è mio”
“Ci mancherebbe altro”
“Da domani però cercherò un altro posto”
“Che scemenze! E come hai intenzione di pagarlo, eh? In natura?”
“Non lo so, non lo so, non lo so! Ma certo non posso restare qui con voi due”
Martina assottigliò lo sguardo, serrando impercettibilmente le labbra:
“Che stai cercando di dirmi?”
“Niente, Marti, niente. Solo che non posso restare qui con voi due”
“Perché mai? Non ti piace Gianluca?”
“Sono stata la tua damigella d’onore meno di tre settimane fa, certo che mi piace Gianluca. Se anche non fosse tuo marito mi piacerebbe lo stesso”
“E allora dov’è il problema?”
Nora gemette, tirandosi a sedere per poter guardare l’amica negli occhi:
“Dov’è ora?”
“Chi?”
“Gianluca”
“A letto”
“Ecco”
“Non ti seguo, piccola”
“Che stavate facendo quando ti ho chiamato?” insisté Nora “Non vorrai farmi credere che non ho interrotto niente. Né tantomeno che in questo momento tuo marito non mi sta maledicendo con tutto se stesso”
“Non ti sta maledicendo” sussurrò Martina, deviando lo sguardo e puntandolo a terra.
“Ecco” ripeté Nora, sorridendo appena “Non posso venire a stare qui, Marti. Non con voi due adorabili novelli sposi che lo fate in ogni momento libero su ogni superficie disponibile. Sarei d’impiccio, come lo sono adesso”
“Non ti lascio senza un tetto, lo sai perfettamente”
“Infatti ho intenzione di trovarne uno”
Martina sospirò, lasciando cadere momentaneamente la questione. 
E solo così Nora sentì  gli animali: si guardò attorno nella penombra, confusa, per poi chiedere con tono incerto:
“Sono rane?”
“Grilli” rispose la voce di Gianluca dalla camera da letto “Mi conciliano il sonno”
“Oh. Carini”
“Sentite” tentennò lui, indeciso “Posso intromettermi nel discorso?”
“Certo” sorrise Nora, divertita dall’imbarazzo dell’altro.
“Non so se vi ricordate di Antonio Graziano...”
“No” risposero in coro le due ragazze, attendendo che si decidesse a continuare.
“Era un socio del mio studio. E’ andato in pensione un mese fa e proprio l’altro giorno è stato sostituito da un certo Sergio Giannini. Non è male, sapete? Una persona a modo, gentile, educata. A posto, insomma”
“Arriva al punto, amore” ridacchiò Martina.
“Ecco. Lui, a differenza di me, deve relazionarsi anche con clienti stranieri. Così, stavo pensando... potrei presentargli Nora, no?”
“Per un lavoro?” si azzardò a chiedere lei, incredula “Credi che potrebbe essere interessato?”
“Parli cinque lingue, certo che potrebbe essere interessato!” 
Nora spalancò gli occhi, serrando le dita attorno al braccio dell’amica:
“Oddio, posso andare ad abbracciarlo? Posso?”
“Non credo sia presentabile” sorrise Martina “Dopo lo ringrazio io per te, va bene?”
“Sì, certo! Oddio, sì! Non riesco a crederci!”
“Okay. Ora...”
“Vai a letto da Gianluca”
“Mi sembra un’ottima idea” giunse la voce dal corridoio.
“No!” esclamò Martina “Non è ancora il momento. Noi non abbiamo finito e una certa persona dovrebbe smetterla di origliare!”
“Se questa persona non avesse origliato, ora non ci sarebbe una possibilità di lavoro per la nostra Nora” ribatté la voce.
“Zitto e metti la testa sotto il cuscino!” lo rimbrottò Martina, tornando poi a fissare l’amica “Dov’è finito il tuo cellulare?”
“E io che mi aspettavo chissà quale domanda” borbottò Nora, fingendo indifferenza.
“Rispondi”
“Che te ne importa del mio cellulare quando non ho più una casa?”
“Hai chiamato con il telefono della signora Pina, quindi non hai il cellulare”
“Non ti impuntare”
“Dov’è...”
“Gianluca ti aspetta”
“... finito...”
“Sei incredibile, lo sai?”
“... il tuo...”
“Certo che sei testarda, eh?”
“... cellulare?”
“Da qualche parte nel bagno del Lapalissiano
“Il locale che serve solo birra?” esclamò sconcertata la voce dal corridoio.
“Testa sotto il cuscino!” strillò Martina, passando poi a un bisbiglio “Non dirmi che ci sei tornata per quello stronzetto biondo!”
Quando Nora abbassò il capo, per poco Martina non ricominciò a urlare. 
“Ci eravamo messe d’accordo” sibilò furente “Che non saresti tornata lì per fissare quel piccolo sciagurato. Avevi promesso.”
“Mi sono ubriacata”
“Tu cosa?”
“E ho cominciato a urlargli contro”
Martina spalancò la bocca, a corto di parole. Nora ricambiò lo sguardo di quegli occhi sgranati e non riuscì più a trattenersi:
“Gli ho anche dato dello stronzo. Prima di scoprire che fosse gay, certo”
“E’ gay?”
“C’era un tipo accanto a lui che per poco non gli stava facendo un lavoretto sotto il tavolo, non so se mi spiego. E io non me ne ero accorta! Così gli ho dato dello stronzo. E lui ha ribattuto dicendo di essere gay”
“E tu?”
“Fra l’alcol e lo shock credo di essere quasi svenuta”
“Nel senso che non sei svenuta, spero”
“Mi ha retto il barista”
“Quello che assomiglia a Jonatan Rhys Meyers?”
“No! C’è n’è anche un altro, lo sai? Uno spilungone con un sacco di ricci castani”
“Ti ha retto lui?”
“Sì. E mi ha fatto sedere per terra, dietro il bancone”
“E poi?”
“Poi voleva mandarmi a casa”
“Ma non potevi! Non con lo strogay ancora al suo tavolo!”
“Lo strogay?”
“Stronzo gay, no?” sbuffò con ovvietà Martina “Non ti fermare! Te ne sei andata?”
“No” borbottò Nora, abbassando ancora di più la voce “Ho trascinato il secondo barista nel bagno e ho cominciato a spogliarlo”
“Cazzo”
“Non so a cosa stessi pensando”
“Cazzo”
“Forse a quello, sì” 
“Non scherzare! Te lo sei fatto nel bagno?” trasecolò la rossa “Il riccio spilungone?”
“Sì”
“E lui ci è stato?”
“Ma che razza di domanda è?” sbottò la voce dal corridoio “Certo che ci è stato!”
“Ti ci soffoco con quel dannato cuscino!” strillò Martina, facendo per alzarsi e mettere in pratica la minaccia. Fu la mano di Nora a evitare il tentato omicidio, bloccando lo scatto sul nascere e trattenendo l’amica sui cuscini blu puffo. 
“Me lo sono fatto nel bagno”
“Sì, è un dettaglio difficile da mancare”
Martina sospirò, stringendo fra le sue le mani gelate di Nora:
“Ne è valsa la pena, quantomeno?” chiese, inarcando un sopracciglio.
Quando la risposta non giunse capì di aver fatto la domanda giusta.
“Cosa hai intenzione di fare?” la interrogò allora.
“In che senso?”
“Il cellulare è nel bagno, no?”
“Probabilmente”
“Devi tornare a prendertelo”
“Non puoi andarci tu per me?” piagnucolò Nora, facendole gli occhi dolci. 
“Oh, no” scosse il capo la rossa “No, no, no. Ci vai tu”
“Marti, per favore”
“No. Ci vai tu. Domani mattina”
“Ti prego”
“Ci vai tu” sibilò irremovibile l’amica “In mattinata. Prima del colloquio con il socio di Gianluca. Tizio... tizio come si chiama”
“Sergio Giannini” intervenne ancora una volta la voce dal corridoio.
“Okay” fece Martina, alzandosi in piedi “Ora vado a insegnargli le buone maniere” 
“Non essere troppo cattiva”
“Deve imparare a non origliare le conversazioni degli adulti” 
Nora sorrise, osservandola incamminarsi; un attimo prima che sparisse nel corridoio lanciò l’ultima domanda:
“Sono stata una stupida a perdere due mesi dietro allo strogay, vero?”
Martina prese un bel respiro, considerando la questione:
“Neanch’io avevo capito fosse gay” mormorò “E il mio radar è ottimo, lo sai”
“Non hai risposto”
“Vedila così: ci hai guadagnato una sveltina nel bagno, che vuoi di più?”
“Non è il mio tipo. Avrei preferito una sveltina con lo stro... solo con lo stro”
“Anche con i non-tipi si possono fare un sacco di porcherie”
“Non si sa mai che domani mattina non ti ritrovi a farlo sul bancone” giunse la voce dal corridoio, fra il divertito e l’invidioso.
Martina annuì, facendole l’occhiolino:
“Nel caso ti consiglio di stare sopra, mi raccomando”

 

§


 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: miseichan