Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Jessy87g    04/04/2008    4 recensioni
Sesshomaru la guardò allontanarsi, senza perderla di vista fino all’istante in cui scomparve. Strinse rabbioso i pugni: non era ancora venuto il momento. Ma, sul suo onore, si sarebbe vendicato…a qualunque costo. Avrebbe assaporato ogni singolo spasmo di dolore di quegli occhi insolenti, finché quella maledetta lingua velenosa non gli avesse chiesto pietà con un ultimo grido straziato.
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





CAPITOLO 26.



“Bodas de sangre”


“Carmen, il est temps encore,
oui, il est temps encore...
O ma Carmen, laisse-moi
te sauver, toi que j'adore,
ah! laisse-moi te sauver
et me sauver avec toi! […]
Mais ne me quitte pas,
o ma Carmen! ah! souviens-toi,
souviens-toi du passé!” *


(Carmen, Bizet)




“Io non capisco perché ti sei dovuta andare a sposare in un’altra città e, soprattutto, con uno sconosciuto di un altro gruppo?”
“Smettila Louis, ti ho già ripetuto che non sono affari che ti riguardano.”
Rin smise tutto d’un tratto di sistemare le lenzuola e le lasciò ricadere sul letto con un gesto di stizza: detestava sentirsi sotto interrogatorio.
Si passò stancamente una mano sulla fronte, spostandosi una folta ciocca scura che l’importunava e, con un sospiro scocciato si volse verso il ragazzo; il quale se ne stava di fronte a lei a braccia conserte e con uno sguardo carico di curiosità mista a fastidio, che non accennava a scostarsi da lei: era molto giovane, sulla diciottina; degli stopposi capelli mori gli ricadevano sopra un viso già arso dal sole, dove ogni traccia della fanciullezza era ormai scomparsa. Due vividi occhi verdi risplendevano di una particolare brillantezza, attenuata solo in parte dalla tonalità olivastra della pelle.
“Io ti ospito in casa mia, dopo che non ti sei fatta più vedere per tre anni! Pretendo almeno una risposta!” protestò il giovane in tono esageratamente grave, cercando maldestramente di mostrare alla donna che era cresciuto e, quindi, aveva tutto il diritto di essere trattato da uomo e con rispetto. “Calmati, niño. Non ti dirò un bel niente.” nonostante ci fossero solamente pochi anni di differenza tra i due, la gitana soleva, sin da quando erano piccoli, affibbiargli scherzosamente quell’appellativo ogni volta che voleva farlo arrabbiare: ed ogni volta ci riusciva.
“Smettila Rin di trattarmi come un bambino!” ribatté lui, punto sul vivo da quella risposta “Siamo cresciuti insieme, ti conosco bene. Hai sempre disprezzato tutti coloro ti ronzavano intorno sperando di poter diventare tuoi amanti; non capisco perché tu abbia voluto prender marito in una città che non era la tua..Mica ti sarai innamorata?”
“Oh Louis, che tormento! Non sei cambiato per niente in questi anni. Scommetto non mi lascerai in pace finché non ti risponderò, vero?”
“Esatto mia cara.”
“Va bene, eccoti la risposta: francamente non so perché mi sono sposata con Koga..mi andava e basta; tutto qui. Ma ciò non ha più importanza: non stiamo più insieme; l’ho abbandonato per con altro.”
“Sei sempre la stessa, niña!” rise il giovane, posandole con affetto la mano sulla spalla, ma con una forza tale da farla vacillare: eppure sembrava così mingherlino! “E dov’è la tua nuova fiamma? Mica lo avrai già mollato?!”
“No; ha preferito un’altra.” sussurrò la donna, cercando di mantenere un tono distaccato; come se tutto ciò recasse solo un lieve fastidio al proprio orgoglio, niente di più.
Naturalmente non poté ingannare chi la conosceva da sempre.
“Suvvia..che faccia da funerale hai! Non dirmi che ti sei davvero innamorata di questo tizio..”

Rin non fece in tempo a formulare nella sua mente una valida menzogna, che sulla soglia comparve un’ombra scura: era un uomo dai lunghi capelli mori, legati disordinatamente in una frettolosa coda; la camicia chiara, sporcata in più punti, era coperta all’altezza della vita da una larga fascia rossastra al cui lato riluceva l’impugnatura di un grande coltello. Due occhi di brace la scrutavano con una ferocia che non aveva nulla di umano.
Quegli occhi e quel coltello la gitana li conosceva anche troppo bene.
“Vattene ragazzo, lasciaci soli.” Ordinò il nuova arrivato, con voce profonda e apparentemente calma.
Il giovane rimase per un attimo stupito da quell’intrusione inattesa; un brivido gli corse lungo la schiena. Si volse dubbioso verso l’amica, cercando una conferma nella sue parole.
Lo sconvolse ancora di più vederla fredda e risoluta; come se si aspettasse quella visita.
“Lasciaci soli Louis..torna tra qualche ora.”
“Ma..” cercò inutilmente di protestare l’amico: una strana angoscia lo spingeva a non muoversi dal suo posto.
“Và via ti ho detto! Muoviti!” tuonò la donna con una voce innaturale, quasi rabbiosa. Il povero gitano, non potendo fare altrimenti, mettendo di forza a tacere il grido della sua preoccupazione, dopo aver lanciato un’ultima fugace occhiata ai due, se ne andò a testa bassa biascicando un fugace saluto.
Non seppe mai che quello che aveva scambiato per rabbia nelle parole della compagna era in realtà terrore: terrore che potesse essere coinvolto in quel regolamento di conti, con il quale non aveva niente a che fare.

Una volta che furono lasciati soli, i due ex amanti rimasero in silenzio, continuando a scrutarsi con astio: c’era troppo da dire, troppo poco da comprendere, niente da ricostruire.
L’uomo, non appena ebbe appurato che il ragazzo fosse ormai lontano, iniziò ad avanzare all’interno della casa, socchiudendosi la porta alle spalle.
I passi rimbombavano sul pavimento di pietra come i tetri rintocchi di una campana che suona a morto: mesti, lenti, regolari.
“Sapevo saresti venuto.” esordì la donna in tono duro, senza abbandonarlo neanche per un attimo con lo sguardo.
“Allora sai anche cosa sono venuto a fare.” ribatté l’uomo: la voce, leggermente rauca, aveva un suono innaturalmente tetro.
Era cambiato. Gli occhi, solitamente così vivaci e luminosi, adesso la squadravano con una sinistra profondità: sembrava che il germe di una lucida follia avesse preso possesso di quel corpo familiare. “Si, lo so.” ribatté lei, risoluta, senza mostrare il minimo timore; mentre lanciava un fugace sguardo alla lama del pugnale che intuiva sotto il tessuto consunto che gli fasciava i fianchi.
“E non hai paura?”
“Né di te, né della morte.”
“Tu..” e la voce gli tremava leggermente “..tu..Volevi fare l’eroina..Volevi recitare la parte della martire e poi..”
“..E poi cosa?” sibilò la giovane, con voce sprezzante.
“..E poi ci sei andata a letto! Credi che non lo sappia?! Credi che io sia stupido?”scattò all’improvviso verso di lei e l’afferrò con violenza per le spalle: la calma che si era sforzato di ostentare cadde immediatamente, da fragile maschera qual’era; lasciando il posto ad una furiosa disperazione “Sei scappata insieme a lui!..ti sei comportata come una puttana da due soldi! Ma cosa credi di ottenere Rin?! Che diavolo credi di ottenere da lui?! Non ti amerà mai..uno come lui non ti potrà mai amare, stupida!”
La gitana, a queste parole, cercò inutilmente di scrollarsi dalla presa: non voleva sentire quelle parole; né da se stessa, tantomeno da lui.
“Smettiamola con questa farsa Rin!” ringhiò l’uomo a pochi centimetri dal suo viso “Smettiamola..Non è tutto perduto.”
“Cosa stai dicendo?”
“C’è tempo ancora, Rin..si c’è ancora tempo! Io ti amo, Rin, ti adoro..non voglio farti del male. Ricominciamo tutto, ricominciamo insieme; lontano da qui, sotto un altro cielo..”
Mentre pronunciava queste parole, la voce si andava sempre più incrinando, trasformandosi in una pietosa preghiera. Le mani dell’uomo, a contatto con la pelle calda della donna, iniziarono a tremare in un primo momento quasi impercettibilmente; poi, mano a mano che continuava a parlare, con più evidenza.
“Sei impazzito forse?! Ma che ti prende?” ribatté la gitana con rabbia, quasi disgustata da quella scena; cercando inutilmente di liberarsi da quella stretta dolorosa “E’ finito tutto ormai! Lasciami subito! E’ finita!”
“No..non dire così..ti prego non dire così..” balbettò l’uomo, estraniato, stringendola ancora di più a sé: sembrava avesse perso completamente ogni traccia di lucidità. “Farò qualsiasi cosa..sarò tutto ciò che tu vorrai..ma, ti scongiuro, lascia che ti segua..andremo dove vuoi tu..ma lascia che ti segua..”
“No, mai..smettila..”
“Ricordati del nostro passato..ricorda quel che siamo stati..”
“E’ inutile che tu insista! Tra di noi è tutto finito! Finto, Koga..Lo sai che né le preghiere né la pietà mi faranno cedere. Perché continui a preoccuparti di un cuore che non è più tuo?..ma che dico?! Un cuore che non è mai stato tuo!”
Come se il veleno di queste parole gli fosse arrivato tutto d’un tratto al cuore; l’uomo, con un gesto furioso, la scaraventò violentemente a terra, strappandole un doloroso lamento.
Strinse convulsamente i pugni, come se si stesse trattenendo a fatica dal picchiarla; continuando a trapassarla con le pupille che brillavano ormai di una follia che, liberatasi di ogni ostacolo, aveva preso il sopravvento.
“Tu..tu mi seguirai..”
“Io non andrò da nessuna parte con te.” sibilò la gitana a denti stretti, rialzandosi testardamente in piedi e affrontando il suo sguardo a testa alta “Io non ti amo.
“Ma io ti amo ancora, dannato mostro! Io ti amo..e ti costringerò a rimanere con me; anche con la forza!” le urlò contro, alzando minacciosamente il pugno.
“Cerchi di intimorirmi? Sappi che hai sbagliato strada..se prima mi facevi pena..ora non provo più nemmeno quella!” tuonò la donna, riuscendo a sovrastare la voce di lui “Fai quello che sei venuto a fare e, se non ne hai il coraggio, vattene!”
Non fece in tempo a finire la frase che uno schiaffo violentissimo la scaraventò contro il muro con una forza che non avrebbe potuto immaginare.
Rimase per qualche secondo intontita per la botta terribile che aveva preso, finché un acre sapore di ferro non le invase tutt’a un tratto la bocca. Si passò velocemente il dorso della mano sulle labbra: sangue.
Alzò rabbiosa gli occhi su Koga, pronta a riempirlo di ogni genere di insulto che in quel momento le passava per la testa; quando vide che l’uomo stringeva convulsamente nella destra il pugnale.

“Allora..ti sei deciso finalmente?” La donna parlava con freddezza e distacco, come se si limitasse a fare una normale constatazione.
Il germe della paura iniziava pian piano a insinuarsi nel suo cuore; ma era troppo orgogliosa per darlo a vedere. Tratteneva caparbiamente il respiro per evitare che si vedesse quell’impercettibile tremito che scuoteva appena le labbra arrossate di sangue.
Ormai conosceva bene il volto della Morte: non avrebbe ceduto. Se nella pagina del suo destino era scritto che sarebbe dovuta morire in quel momento, colpita da colui che l’aveva così tanto amata, almeno non gli avrebbe donato la perversa soddisfazione di vederla strisciante ai suoi piedi, invocando pietà.
Se non poteva salvarsi con onore; almeno con onore sarebbe morta.
“Per l’ultima volta..” sussurrò l’uomo con una voce spezzata, a metà tra la preghiera e la minaccia “Per l’ultima volta..Rin..amore mio.. guardami..guarda come mi hai ridotto..
Non costringermi a farti del male..torna da me. E’ l’ultima possibilità, è la tua ultima possibilità di salvarti..Ti prego: salvami insieme a te! Se ti condanni..condannerai anche me..”
La gitana ascoltò quelle parole in silenzio, completamente immobile di fronte alla disperazione del compagno: dopodiché alzo lentamente lo sguardo verso di lui; nessun’ombra di turbamento o paura oscurava quei luminosi occhi selvaggi.
“Non cederò mai a nessuna richiesta, contro la mia volontà: Libera sono nata e Libera morirò.

L’ultima cosa che i suoi sensi riuscirono a distinguere fu un lungo grido di rabbiosa disperazione. Chiuse gli occhi, sporgendosi coraggiosamente in avanti: il coltello l’avrebbe dovuta colpire in pieno petto.
Chissà che effetto faceva sentire il freddo dell’acciaio che penetrava nella carne..Chissà se avrebbe sentito dolore..
Ecco dei passi che si avvicinavano.
Magari se avesse affondato l’arma direttamente nel cuore sarebbe morta subito..
..Morta?..
Una lama che fendeva l’aria.
Era così giovane..che crudeltà morire così giovane!
Non avrebbe mai più rivisto quel cielo di un blu profondo e intenso sfiorare le sue montagne, non avrebbe mai più contemplato le acque argentate del fiume accarezzare i mattoni rossastri del Puente..Non avrebbe mai più rivisto Lui..
Ma lei lo voleva rivedere! Voleva stringerlo di nuovo tra le sua braccia ..voleva gridargli in faccia quanto lo amasse, così forte da farsi scoppiare i polmoni..

No! No! No!
Non voleva morire! Maledizione.
Non adesso!

Una porta sbattuta.
Un altro grido.
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.

Un rantolo?
Si..un rantolo solitario..appena percettibile..

Perché? Come mai era sempre viva? Come mai il pugnale non le aveva ancora squarciato il cuore?


Non riuscendo più a trattenersi, la donna si costrinse a riaprire gli occhi per capire cosa fosse successo.
La scena che gli si parò di fronte la fece sbiancare completamente: l’adrenalina che fino a quel momento l’aveva sostenuta in uno stato quasi di semincoscienza, adesso l’abbandonò tutto ad un tratto, facendola accasciare a terra: come una marionetta non più trattenuta dai fili.
Non avendo la forza neanche di formulare dei suoni sconnessi, seguitava a guardare innanzi a sé, incredula.
Lord Langston, a pochi passi da lei, con gli occhi iniettati di sangue e i lunghi canini che brillavano contro le labbra, stringeva nella destra il collo dello zingaro, schiacciato contro il muro, rischiando di soffocarlo da un momento all’altro.
Koga, preso di sorpresa, si era lascito sfuggire il coltello di mano ed ora, disarmato e in svantaggio, cercava con tutta la forza che gli era rimasta di liberarsi da quella presa d’acciaio: invano.
Sesshomaru osservava la sua preda in feroce silenzio, con uno sguardo colmo di sadico piacere. Rin ebbe l’impressione che, se non fosse stato per la propria presenza, egli non avrebbe avuto la minima esitazione ad affondare i canini in quel collo indifeso, strappandogli fino all’ultima goccia di sangue. Ne ebbe quasi terrore.
Ma non c’era tempo per pensare.
“Non lo ammazzare!”
La voce le uscì d’istinto. Nemmeno lei sapeva come fosse potuto accadere; eppure, passata la rabbia e la tensione del primo momento, adesso osservava il suo ex amante con altri occhi.
Sì, fino a un attimo prima la stava per uccidere eppure..eppure ora ne sentiva quasi pietà.
Quella voce, quello sguardo che rifletteva il baratro della follia verso la quale lei stessa, senza volerlo, l’aveva condotto..
In altri tempi l’avrebbe condannato senza appello; ma adesso..adesso che anche lei aveva assaporato gli agonizzanti tormenti della gelosia, riusciva quasi a comprenderlo.
Non lo giustificava, ma lo compativa.
“Sesshomaru non lo ammazzare! Per l’amor di Dio, lascialo andare!”

Il demone in un primo momento sembrò non udire quelle parole, ma continuò a tenere salda la presa, specchiando i proprio occhi famelici in quelli agonizzanti di Koga; tuttavia al secondo, disperato avvertimento si costrinse a riprendere la calma.
“Sei sicura?” si limitò a chiedere, allentando leggermente la pressione per far sì che l’aria iniziasse di nuovo a circolare nei polmoni della sua vittima “Ti stava per uccidere.”
“E’ stato un momento di follia, lascia perdere. Non voglio che muoia.”
“Come vuoi.” Si limitò a commentare Lord Langston e, non senza un’espressione di disappunto impressa sul volto, lo lasciò cadere a terra.
Aspettò per qualche secondo che l’uomo riprendesse fiato, osservandolo con pietoso disprezzo; dopodiché lo afferrò per il colletto della camicia e lo trascinò fino alla soglia senza il minimo sforzo.
“Vattene.” sibilò minaccioso.
“Fai l’eroe adesso, bel soldatino” ribatté lo zingaro con un sorriso sarcastico, dopo averlo squadrato per un lungo istante con un odio così forte da non aver parole per esprimersi “Ma, il giorno che tu l’abbandonerai, - perché so che presto o tardi lo farai - allora ripensa a me..Ripensa se non sarebbe stato meglio per lei che io le avessi risparmiato l’onta alla quale tu la trascinerai..”
Dopo aver sussurrato queste ultime parole, che risuonarono tra quelle pareti come un’oscura profezia, si rassettò con apparente calma il colletto della camicia e, dopo aver lanciato un’ultima, profonda occhiata alla donna accovacciata a terra, se ne andò in silenzio, scomparendo tra la folla che, ignara, passeggiava tranquillamente per quelle vie splendenti di un bianco quasi incantato.




------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------



*“Carmen, c’è tempo ancora,
si, c’è tempo ancora..
O mia Carmen, lascia
segua te, te che adoro,
ah! Lascia che ti salvi
e che salvi me con te! […]
Ma non lasciarmi,
o mia Carmen!ah!ricordati,
ricordati del passato!”




Grazie a tutte coloro che continuano a seguirmi; in special modo: crilli, rosencrantz, kaDe, lollyna, thembra e marty_chan94.


  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Jessy87g