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Autore: Jessy87g    15/04/2008    7 recensioni
Sesshomaru la guardò allontanarsi, senza perderla di vista fino all’istante in cui scomparve. Strinse rabbioso i pugni: non era ancora venuto il momento. Ma, sul suo onore, si sarebbe vendicato…a qualunque costo. Avrebbe assaporato ogni singolo spasmo di dolore di quegli occhi insolenti, finché quella maledetta lingua velenosa non gli avesse chiesto pietà con un ultimo grido straziato.
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 27.


“Adios de lo pasado”



“Sovra una terra estrania
Teco fuggir dovrei!
Abbandonar la patria,
L'are dei nostri Dei! […]

Il ciel dei nostri amori
Come scordar potrem?”


(Aida, G. Verdi)





Entrambi seguirono, muti e pensosi, la figura del gitano che si allontanava con passo sicuro da loro e in pochi minuti scomparse per sempre, inghiottito da quella città alla quale aveva riconsegnato la propria, legittima, figlia: pareva quasi che avesse ritrovato tutto ad un tratto la lucidità che l’aveva completamente abbandonato durante quella tragica conversazione.
Sesshomaru, sforzandosi di scacciare dalla mente le feroci parole di quel tragico commiato, si richiuse la porta alle spalle e mosse pochi passi in direzione della donna, sempre accovacciata a terra senza forze, per aiutarla a rialzarsi.
Il silenzio sceso tra loro era imbarazzante.
Rin rimase per un lungo istante a fissare la mano che il demone le stava porgendo come pegno della loro riconciliazione. Egli non riusciva a comprendere se fosse indecisa se afferrarla o no; oppure se proprio non la vedesse, sconvolta com’era dall’accaduto.
Le fredde parole che le uscirono di bocca fugarono ogni dubbio.
“Cosa vuoi da me?” Ruggì la giovane alzandosi di scatto e allontanandosi da lui di qualche metro; come se il solo pensiero di avere un contatto con quella pelle la rivoltasse.
Lord Langston resistette all’impulso di afferrarla per un braccio e costringerla ad essere ragionevole: quel muto rimprovero che proveniva dai suoi occhi lo feriva molto più profondamente di quanto avrebbe creduto, quella scintilla di odio che le brillava nelle iridi nere bastava a tormentarlo più di un dolore fisico.
“Cosa voglio da te? Riportarti indietro…riportarti a casa.” Si limitò a rispondere, atono; senza far trapelare l’angoscia interiore che gli sconvolgeva la mente e il cuore, come una tempesta.
“Io? Tornare con te?..Siete tutti impazziti oggi?!” Balbettò incredula la gitana; sconvolta da tanta audacia, dopo tutto quello che le aveva fatto passare. “Vattene dalla tua donna, Duca..e lasciami in pace. Gli atti di eroismo non si confanno al tuo carattere.”
“Parli di Kagura?! Io e Kagura ci siamo detti addio per sempre.”
“Non sapevo che in Inghilterra fosse d’usanza baciare una donna quando le si dice addio per sempre.”
“Suvvia ragazzina!” esclamò il demone, leggermente irritato “Proprio tu mi vieni a fare dei moralismi? Ti vorrei ricordare che non sei la persona più adatta per farmi la predica.”
“Tu non sei stato corretto nei miei confronti!” gridò la zingara, irritata da quelle parole.
“Perché tu sei stata corretta nei confronti di quell’uomo?!” ribatté egli, per tutta risposta, alzando la voce di qualche tono e indicando la porta, dalla quale pochi minuti prima era uscito Koga “Credi di esserti comportata nel migliore dei modi con lui?! Suvvia Rin; abbiamo commesso entrambi degli errori. Rivangare il passato sarebbe solo dannoso per entrambi.”
“No Sesshomaru..non lo so..” balbettò la donna, passandosi angosciosamente una mano tra i folti capelli corvini “E’ successo tutto troppo in fretta, è passato troppo poco tempo..Non posso dimenticare, non chiedermelo..non ci riesco..”
“Non ti chiedo di dimenticare; solo di perdonare: di considerarlo come una cosa passata, che nel passato resta; che al passato appartiene.”
“Tu ordini sempre!..Credi davvero che ogni singolo essere di questa terra debba vivere solamente per esaudire dei tuoi ordini?! Sì, Duca, è vero..sono innamorata di te; ma non mi avrai mai ai tuoi piedi!”
Il demone la osservò per un lungo istante; trattenendo a stento un sorriso. Non era affatto cambiata dalla prima volta che l’aveva incontrata: così fiera, orgogliosa, testarda..sempre pronta ad infuocarsi per ogni minima discussione.
“Adesso basta con queste stupidaggini, Rin.” la interruppe con un tono, inusualmente, conciliante “Ascoltami. Sono venuto a prenderti..e per farlo ho dovuto abbandonare il mio onore, il mio dovere, la mia patria…Ho disertato Rin.”
“Disertato?!” Esclamò la zingara, incredula: sapeva bene cosa significasse quella parola e, ancor peggio, cosa avrebbe potuto comportare.
“Ho fatto credere a tutti di essere morto, così da salvare l’onore della mia famiglia. Ma non potrò mai più mettere piede in patria, se non di nascosto...Vorrei rimandare al più tardi possibile il mio appuntamento con la forca.”
“Ma..ma..non capisco..” balbettò essa incredula, riuscendo a stento a trattenere l’egoistica gioia dovuta a quella confessione.

Lord Langston non fece in tempo a aprire bocca che delle grida improvvise, disperate attraversarono senza ostacolo le pareti della casa e giunsero alle orecchie dei due giovani; i quali corsero istintivamente alla porta, trattenendo il respiro.
Videro venire verso di loro una immensa folla, impazzita di terrore; che si guardava intorno con aria incredula, che cercava di trovare riparo nelle proprie case, che se ne stava ferma con aria inebetita. Centinaia e centinaia di persone che fuggivano da qualcosa..o qualcuno.
Cosa poteva essere accaduto di così terribile da gettare nel panico l’intera città?
Sesshomaru ricacciò indietro il tremendo pensiero che gli era subito balenato nella mente: non era possibile..non potevano essere loro..non adesso, non adesso che era riuscito a riconquistare quello che gli apparteneva..non avrebbe permesso che gliela strappassero nuovamente dalle mani!
Rin, intanto, sebbene non si fosse ancora ripresa del tutto dallo stupore, si gettò in mezzo a quel fiume che correva ovunque ma senza meta e, riconosciuto Louis in mezzo a un gruppo di una decina di zingari, si avvicinò a lui.
“Que pasa, Louis?” Domandò col cuore in gola, gridando con tutta la forza che aveva nei polmoni per riuscire a farsi sentire.
“Franceses” Riuscì solamente a balbettare il ragazzo, pallido come un cadavere, con gli occhi fissi nel vuoto.
La gitana si mise a strattonarlo per la camicia, cercando di attirare nuovamente la sua attenzione; quanto sentì una mano artigliata che la strattonava via.
“Sesshomaru, lasciami subito! Devo aiutarlo..non posso abbandonarlo..Ti prego, lasciami!” urlò, a metà tra la rabbia e la disperazione, al demone che la stava trascinando via a passo svelto, facendosi violentemente spazio tra la folla.
“Non c’è tempo Rin.” La rimbrottò lui, voltandosi appena per guardarla in viso “Vedrai che se la caverà.”
“No! no! Non posso abbandonarlo!” Gridò la donna, riuscendo finalmente a svincolarsi dalla presa e correndo verso il luogo dove aveva lasciato l’amico, rischiando più volte di farsi trascinare via.
Lord Langston imprecò mentalmente e, senza perdere un attimo, si gettò all’inseguimento della zingara: aveva cavalcato senza sosta per due giorni interi, aveva messo da parte il proprio onore, si era gettato tra le braccia dei francesi, stava rischiando la condanna a morte..e tutto questo per lei!..Non se la sarebbe lasciata sfuggire proprio adesso!
Riusciva a stento a svincolarsi in mezzo a quel soffocante delirio; faticava a spostarsi anche di pochi passi: spingeva, sgomitava, urlava il nome di lei. Con enorme difficoltà seguiva con lo sguardo quella testolina mora che avanzava pian piano, controcorrente, solamente grazie alla propria altezza: il terrore che ella potesse rimanere schiacciata da quella calca impazzita e disordinata gli straziava il cuore.
Ad un tratto sentì sbattere violentemente qualcosa -o meglio, qualcuno- contro il suo petto. Abbassò gli occhi e vide che era un ragazzino: avrà avuto nove, dieci anni; le guance rigate dalle lacrime e le membra scosse dal panico.
Senza pensarci due volte, lo afferrò istintivamente per il colletto della camicia e lo aiutò ad alzarsi prima che venisse travolto.
Quest’ultimo stette ad osservarlo per qualche secondo con un’aria stupita, come incantato da quella creatura dal fascino ultraterreno e dallo sguardo inumano.
Fu solo un attimo prima che scomparisse tra la folla; veloce come era arrivato.
Quando Sesshomaru alzò nuovamente gli occhi si rese conto di aver perso di vista la zingara. Sentì il sangue gelarsi nelle vene.
“Rin! Rin!” Ringhiava con tutta la forza che aveva nei polmoni; più per disperazione che per una vera e propria speranza che lo potesse sentire “Rin! Dove sei?!”
Sentiva le tempie pulsare in modo insopportabile.
Il respiro gli moriva in petto.
Le gambe minacciavano di abbandonarlo da un momento all’altro.
Si volse spaesato a destra e a sinistra, sperando di riuscire a ritrovarla.
Per fortuna quella tremenda agonia durò solo pochi secondi, che gli parvero eterni: ad un tratto i suoi occhi riuscirono a intravedere la zingara, ferma in un angolo riparato dalla furia della calca impazzita, a pochi metri da lui.
“Eccoti finalmente!” sospirò non appena la raggiunse “Ma che diavolo ti è venuto in mente?!” “Louis!” balbettò la donna, con voce tremante, volgendosi verso di lui: aveva gli occhi gonfi di lacrime “..non c’è..non lo trovo più..”
Senza aggiungere una parola si gettò tra le braccia del demone e scoppiò in un pianto disperato. Lord Langston la strinse a sé in silenzio, lasciando che si sfogasse: gli sembrava una bambina. Intanto, senza allentare quella stretta; osservava, grave, quell’orribile spettacolo che gli scorreva innanzi: era stupito, incredulo da quanto quella scena di disperazione fosse riuscito a sconvolgerlo nel profondo.
..Era tutto così strano...angosciante. Non aveva mai visto la guerra da quel punto di vista. Adorava il sapore della battaglia, quella furia cieca che lo avvolgeva in quell’estasi primordiale quando si trovava di fronte al nemico, l’odore acre, a tratti nauseante, del sangue che scorreva a fiumi e dissetare la terra.
..Ma quello…quell’orrore terribile del quale lui stesso si era ritrovato a far parte..no, non aveva niente di esaltante.
Le urla terrorizzate, gli occhi sbarrati dalla paura, i bambini che piangevano a squarciagola..non riusciva a sopportarlo.
Era tutto così...assurdo…irreale...folle..

Un rumore improvviso lo distolse da quei pensieri: cavalli; decine di cavalli lanciati al galoppo. I muscoli si irrigidirono all’istante.
“Cosa c’è?” chiese la gitana, scostandosi appena dal suo petto e cercando di asciugarsi le lacrime col dorso della mano.
“Dobbiamo andarcene, Rin: stanno arrivando i francesi. Se mi vedono non avrò scampo.”
“Vedranno lontano un miglio che non sei Spagnolo..” convenne essa, guardandosi nervosamente intorno in cerca di qualcosa che potesse salvarlo.
“Già..e ti assicuro che vorrei proprio evitare di morire inutilmente.”
“Aspetta..ci deve essere un modo per fuggire di qui..”
“Se lo trovassi entro il prossimo minuto te ne sarei immensamente grato.” La spronò il giovane, portandosi la mano alla cintura ed estraendo la pistola che si era prudentemente portato con sé.
La donna, dopo avergli lanciato una fugace occhiata, abbassò lo sguardo per concentrarsi meglio: doveva farsi venire un’idea...e alla svelta.
“Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima!?” Esclamò, dopo alcuni interminabili secondi, esultante.
“Cosa?”
“La porta ovest..vicino c’è un passaggio nascosto. Lo usavamo per far uscire la merce di contrabbando dalla città..Potremmo uscire di lì!”
Non riuscì neanche a finire la frase che il demone l’aveva afferrata per la mano e la stava conducendo attraverso per quel labirinto di viuzze, ormai quasi completamente deserte.
“Gli abitanti si sono diretti tutti verso l’uscita Sud; se abbiamo fortuna il grosso delle truppe si concentrerà in quella direzione.” Ragionò Lord Langston a voce alta, rallentando prudentemente il passo. Abbassò il cane dell’arma e la tenne leggermente alzata innanzi a sé, per poterla usare nel minor tempo possibile in caso di bisogno.


**************


Dopo poco più di mezz’ora erano già fuori dalle mura, affacciati di fronte all’immensa pianura brulla; apparentemente deserta.
Benché affievoliti dalla distanza, si riuscivano a sentire ancora le grida, i lamenti, le preghiere degli abitanti di Cordova: un rumore tremendo, straziante, che rischiava di farli impazzire da un momento all’altro.
Camminavano in silenzio, con lo sguardo in direzione dell’orizzonte e le mani intrecciate; avanzavano senza una direzione precisa, ma desiderosi solo di mettere tra loro e quelle mura quanta più strada possibile.
Era tutto così strano, irreale: come in un sogno…o un incubo. Era accaduto tutto in fretta: senza che ci fosse tempo di pensare, di riflettere, di pianificare.
Rin piangeva sommessamente, cercando inutilmente di nascondere al compagno le guance bagnate: non sapeva nemmeno lei per cosa in particolare..ma in quel pianto c’era tutto.

“E così siamo sempre servi: abbiamo solamente cambiato padrone.” si limitò a constatare, quasi rassegnata.
“Tu non lo sarai. Vieni con me in Inghilterra.” le disse il demone, con un tono che non ammetteva repliche.
“Ma, Sesshomaru. Non puoi farti vedere dai tuoi compatrioti..ti arresteranno per diserzione!” “Ho delle tenute in Scozia. Ce ne andremo lì, lontano da tutti. Ad amministrare tutto ci penserà mio fratello.”
“Addirittura?” esclamò la donna con un sorriso spento.
“Naturalmente no.” Ci tenne Lord Langston a mettere in chiaro “In verità sarò io a prendere le decisioni; Inuyasha dovrà solo attuarle al posto mio.”
“Naturalmente..”
La gitana distolse lentamente lo sguardo dal viso dell’uomo e si volse indietro con aria malinconica.
“Andarmene...” sospirò, dopo qualche secondo di riflessione “..andarmene di qui..”
“Non vuoi?” le domandò lui, con una leggera punta di preoccupazione, costringendola a guardarlo negli occhi.
“Spero di non morirne di nostalgia.” Sorrise Rin, stringendogli dolcemente la mano: gli occhi brillavano di una tristezza insolita, profonda.
Sesshomaru si rese conto di doversi ricredere completamente su di lei: era cambiata, molto cambiata.
“Cercherò di rendere il tuo esilio il meno angoscioso possibile.” Le sussurrò ad un orecchio, in modo quasi affettuoso e, facendole scivolare il braccio intorno ai fianchi, la condusse via da quel luogo che non aveva più niente da offrire a chi tutta una vita aveva lottato e sofferto per la Libertà ed adesso se la vedeva scivolare via dalle mani; strappata via come sabbia in mezzo a una tempesta.




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Chiedo perdono per il mostruoso ritardo, ma quato capitolo mi ha fatto penare non poco.
Piccolo avvertimento alle mie lettrici: il prossimo sarà (finalmente!) l'ultimo aggiornamento.

Detto questo ringrazio come sempre le mie pazienti commentatrici: Blackvirgo, lollyna, KaDe, MARTY_CHAN94 e rosencrantz



  
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