PREMESSA:
Innanzitutto ciao a tutti e grazie per essere passati a dare un’occhiata!L’idea è un po’ strana, mi è venuta in mente
qualche settimana fa una sera che in tv hanno dato prima Jumanji e poi Harry
Potter. Nel mentre era il periodo in cui leggevo Shadowhunters e così, purtroppo
per voi, la mia mente contorta ha iniziato a lavorare a quest’idea malsana.
Volevo darvi qualche avvertimento:
1.
Di Jumanji ci sarà solo l’idea del
gioco, che però arriverà tra diversi capitoli; i personaggi del film saranno
completamente ASSENTI.
2.
La storia sarà narrata in terza
persona sia dal punto di vista dei personaggi di Shadowhunters, sia dal punto
di vista del trio di Harry Potter (più che altro i principali punti di vista
saranno di Harry/Jace/Clary).
3.
Simon non sarà molto presente perché,
sia che fosse umano o vampiro (ancora non ho deciso), non sapevo come farlo
entrare ad Hogwarts, ma ho già in mente qualche sua apparizione, non temete!
4.
Cercherò di rispettare il più
possibile i punti salienti di ognuna delle due saghe; sono una grande appassionata
di entrambe e di entrambe ho letto tutti i libri e visto i film, quindi vi
prego, se trovate qualcosa di strano, fatemelo notare!
5.
In questa storia Clary e Jace non sono
fratelli e non hanno mai pensato di esserlo!
6.
Di Shadowhunters ci saranno
avvenimenti di TUTTI i libri, spero di non crearvi confusione, ma per ogni
evenienza, sono sempre qui.
Gli aggiornamenti saranno ogni mercoledì sera!
Buona lettura e fatemi sapere come vi sembra!
CAPITOLO
1: GRIFONDORO E SERPEVERDE
La Sala Grande era
immersa in un silenzio quasi innaturale. Il preside aveva appena annunciato che
a fine ottobre, sarebbero arrivati dei giovani ragazzi provenienti
dall’Inghilterra e dell’America. Shadowhunters,
li aveva chiamati il professor Silente.
«Shadowhunters? E che
diavolo sono?!», chiese Ron, stupito.
Harry lo guardò
alzando le spalle, neanche lui aveva mai sentito quella strana parola, quindi i
due ragazzi si voltarono verso Hermione, così come anche Fred, George, Ginny e
Neville.
Hermione li passò in rassegna con lo sguardo per un
momento e poi disse: «Beh, non ne so molto neanch’io, ma ho già sentito quella
parola. Shadowhunters vuol dire cacciatori di demoni».
«Demoni?».
«Sì, e non sono
demoni come i nostri. Sono i demoni che abitano nel mondo dei babbani; demoni
che arrivano da altre dimensioni».
«Hermione, io proprio
non capisco», fece Ron.
«Beh, fai conto che
se i loro demoni fossero i nostri maghi oscuri, loro equivarrebbero agli Auror.
Uccidono i demoni e mantengono la pace con quelli che loro chiamano Nascosti, ossia vampiri, licantropi e
altre creature sovrannaturali», spiegò pazientemente Hermione.
Il rosso ora parve un
po’ più convinto.
«Ad ogni modo, tra due
mesi li conosceremo… », tagliò corto Fred.
[…]
Clary guardava il
paesaggio sfrecciare fuori dal finestrino ad una velocità impressionante.
Negli ultimi giorni
erano successe un’infinità di cose che pensava non potessero essere possibili,
ma dopotutto… cosa nella sua vita era normale?
Nei mesi scorsi, aveva
scoperto di essere una Shadowhunter: una cacciatrice di demoni, così come sua
madre, che era stata indotta in una sorta di coma magico da suo padre: uno
spietato assassino che aveva provato ad uccidere anche lei e Luke: l’uomo che
Clary considerava il suo vero padre.
Erano trascorsi mesi
da quell’ultima collaborazione con i giovani Cacciatori dell’Istituto di New
York: Alec e Isabelle Lightwood e Jace Wayland, ma quella volta, Valentine, il
padre di Clary, era riuscito a sparire portando con sé la Coppa Mortale, uno
dei tre oggetti sacri per i Cacciatori.
Da quel momento, la
ragazza aveva condotto una vita tranquilla da Luke, che aveva però deciso di
cominciare ad addestrarla semmai si fosse trovata in situazioni pericolose.
Poi era arrivata la lettera
da Hogwarts e così la vita di Clary era nuovamente cambiata.
Hogwarts era una
scuola di magia e stregoneria e da quanto aveva capito, dati i recenti
avvenimenti, tra ciò che stava succedendo nel suo mondo a causa dei demoni, di
suo padre e di suo fratello Sebastian, era stato ritenuto il caso di dare
rifugio ai più giovani Cacciatori per istruirli in luoghi sicuri, perché ormai
neanche gli Istituti lo erano più.
Clary chiuse gli
occhi e appoggiò la testa al finestrino. Stava quasi per addormentarsi quando
una familiare voce alle sue spalle la fece sobbalzare.
«Tu?».
Lei si voltò.
«Oddio, non di nuovo
tu!».
Jace Wayland se ne
stava di fronte a lei, appoggiato contro la porta scorrevole del suo vagone
vuoto. La solita espressione strafottente stampata su quel bel visino d’angelo.
Lui alzò gli occhi al
cielo.
«A quanto pare in
quella inutile scuola ammettono proprio tutti», disse il biondo con aria di
superiorità.
Clary sentì le guance
imporporarsi.
«Almeno quando
arrossisci diventi carina».
La ragazza percepì un
moto di rabbia dentro di lei.
«Fuori da qui!», sibilò tra i denti, furiosa.
«Che permalosa… »,
disse lui mentre le voltava le spalle e spariva dalla sua vista.
Ora Clary avrebbe
voluto sbatterla la testa contro il
finestrino. O magari sbatterci quella di lui.
Possibile che quel
tizio insopportabile le capitasse tra i piedi in ogni circostanza? Anche lì se
lo doveva trovare!
Ma dopotutto… forse
Jace Wayland aveva più diritto di lei di stare su quel treno diretto alla
scuola; in fin dei conti… era un Cacciatore molto più esperto e ben addestrato.
Sbuffò… sarebbe stata
davvero una lunga permanenza.
[…]
Era la sera del 31
ottobre e la Sala Grande era gremita e piena di elettricità: tra poco sarebbero
arrivati i nuovi ragazzi: gli Shadowhunters.
Il banchetto di
Halloween, già portentoso di per sé ogni anno, era ancor più ricco del solito,
in occasione dell’arrivo dei nuovi ospiti.
Ad un tratto la
professoressa McGranitt si alzò e si avviò verso la Sala d’Ingresso;
probabilmente si sarebbe occupata lei dell’accoglienza dei ragazzi, come
accadeva per gli studenti del primo anno.
Una decina di minuti
dopo infatti, rientrò con uno sciame ben compatto di ragazzi e ragazze molto
giovani interamente vestiti di nero, ma senza la solita divisa della scuola. Indossavano
dei pesanti abiti di cuoio; dagli stivali alle giacche.
«Che dite, saranno
smistati anche loro nelle varie Case?», domandò Ron, curioso.
«Credo di sì,
altrimenti sarà un gran caos, sistemarli», gli rispose Harry.
«E poi lì c’è il
Cappello Parlante», fece notare a tutti Ginny.
La professoressa
McGranitt estrasse una lista di nomi, più corta di quella che di solito portava
per gli alunni del primo anno; non erano così tanti, anche se il numero era
comunque consistente.
Non c’era nessuno che
iniziasse con la lettera “A”, quindi la vicepreside, cominciò dalla successiva
e proseguì con tutti gli altri.
Arrivata alla lettera
“H”, chiamò: «Herondale Jace».
Un ragazzo alto e
magro si fece avanti con passo sicuro.
[…]
Quando Jace udì
chiamare il suo nome venne avanti.
“Per l’Angelo, non mi
faranno mica indossare quella specie di cappello orrendo!?”, pensò
avvicinandosi.
Notò che la giovane
Cacciatrice che li aveva aiutati a trovare la Coppa Mortale, lo fissava con
aria stupita.
Ah, sì, lei pensava
che si chiamasse Jace Wayland, per questo doveva avere quell’espressione tanto
buffa in quel momento.
Il Cappello stava
parlando, ma Jace non prestò la minima attenzione a ciò che diceva; più che
altro era concentrato su tutto quello che vedeva attorno a sé: dalle candele
sospese sul soffitto ai volti che lo fissavano dietro il tavolo degli
insegnanti al brutto e ossuto gatto che teneva quei suoi occhi sporgenti fissi
su di lui.
Jace lo guardò con
aria piuttosto schifata. “Niente a che fare con Church”, pensò.
Si chiese se il suo
gatto stesse bene; non lo aveva più visto da quando aveva lasciato il treno.
Dal momento che Hodge era scappato dall’istituto; Jace aveva portato Church con
sé, dato che sulla lettera era scritto che agli studenti era consentito portare
o un gufo o un gatto o un rospo.
Ad un tratto il
cappello gridò: «GRIFONDORO!», facendogli balzare il cuore in gola, ma lui non
lo diede a vedere.
Al contrario, con
quel suo solito portamento elegante, si rimise in piedi e si avviò con calma
verso la lunga tavolata dalla quale provenivano applausi ed esclamazioni di
benvenuto.
Jace passò in
rassegna i volti di quelli che da quel momento sarebbero stati i suoi compagni
e si mise a sedere al fianco di una ragazza dai capelli rossi e gli occhi
scuri.
«Piacere! Io sono
Ginny Weasley!», esclamò lei con un gran sorriso.
Lui la guardò e, un
attimo prima di rispondere al saluto della ragazza e presentarsi, si chiese:
“Ma possibile che io debba essere costantemente circondato da rosse?”.
Dopodiché, riprese a
seguire la cerimonia.
[…]
“Herondale”? E che diavolo di fine aveva fatto Jace Wayland?”, si
chiese Clary stupita.
D’altra parte anche
lei pensava di chiamarsi Clarissa Fray, ma aveva scoperto che il suo vero nome
era Clarissa Morgenstern.
Ad ogni modo, osservò
il ragazzo sedersi sullo sgabello ed attendere, con la sua solita aria
impassibile, che quello strano cappello decretasse la sua Casa di destinazione.
Quando l’oggetto
annunciò a gran voce “Grifondoro”,
Clary sperò soltanto che non ci finisse anche lei.
Poteva fare amicizia
con tanti altri Cacciatori e studenti di Hogwarts, perciò perché doveva finire a
stretto contatto proprio con Mr. Presunzione?
È vero, lei aveva
collaborato con Jace ed i fratelli Lightwood; Isabelle non era neanche tanto
male quando scalfivi la superficie di superbia e freddezza, ma quel Jace era
proprio insopportabile; non le andava giù davvero. Certo, c’era stato
quell’episodio, il bacio, la sera del suo compleanno, ma ormai non le capitava
più di pensarci.
Alec invece era solo
un po’ strano, ma si poteva tenere a bada, nonostante avesse cercato di
ucciderla quando lei gli aveva apertamente detto che sarebbe stato meglio se
lui avesse dichiarato a Jace i sentimenti che provava nei suoi confronti.
Ad ogni modo erano
passati mesi, le cose potevano anche essere cambiate.
La donna che li
chiamava, che si era presentata come “professoressa McGranitt”, andò avanti con
la sua lista fino ad arrivare a Lightwood Alexander ed Isabelle, che furono
mandati entrambi a Grifondoro, la stessa casa a cui era stato assegnato Jace.
Dovette aspettare
come minimo altri dieci minuti prima che la vicepreside dicesse il suo nome.
«Morgenstern
Clarissa!», chiamò.
A Clary sudavano le
mani; non le era mai piaciuto stare al centro dell’attenzione. E meno male che
lì nel mondo magico non sapevano di Valentine e Sebastian perché se avessero
saputo che lei era rispettivamente la figlia e la sorella, era certa che
sarebbe stata sempre al centro dei
loro discorsi.
A quanto ne sapeva,
loro erano solo a conoscenza del fatto che due Cacciatori erano molto molto
cattivi. Se sapessero del Conclave e tutto il resto, questo non lo poteva dire.
Comunque, da quanto
Clary aveva sentito, anche nel mondo
magico avevano il loro bel da fare in quel periodo a causa di un certo mago
oscuro; il nome adesso non lo ricordava.
Si avviò a piccoli
passi allo sgabello posto sulla pedana e vi si sedette sopra.
Il cappello disse
qualcosa a proposito del fatto che lei avesse molte potenzialità e che due
specifiche case avrebbero potuto aiutarla molto a migliorare, finché non
annunciò: «SERPEVERDE!».
Clary tirò un sospiro
di sollievo, sia per il fatto che poteva scendere da lì e filarsela, sia per il
fatto di non dover stare sempre a contatto con Jace Wayland o insomma…
Herondale.
Si avviò velocemente
verso il tavolo a cui era stata assegnata, ma, nell’allontanarsi, colse con la
coda dell’occhio l’espressione di Jace. Era forse delusione quella che vedeva sul suo volto?
Trovò posto vicino ad
un ragazzo dai capelli così biondi da sembrare quasi bianchi.
Dio, le ricordava
orribilmente suo padre… così come anche Sebastian, che gli somigliava molto.
Prese un appunto
mentale di passare con quel ragazzo il minor tempo possibile.
«Piacere, il mio nome
è Draco Malfoy», si presentò lui con aria pomposa. «Appartengo ad una delle più
antiche famiglie Purosangue del mondo magico», proseguì.
Purosangue?
A Clary venne da ridere; sembrava quasi che stesse parlando di un cavallo e poi
tutta quella faccenda del sangue puro non faceva altro che riportarle alla
memoria gli ideali di Valentine.
“Dalla padella alla
brace”, pensò tra sé.
Per tutto il resto
della cerimonia di smistamento, il ragazzo non fece altro che parlare
dell’importanza del sangue puro e da quanto fosse disgustato dal fatto che non
facessero una selezione per chi ammettere o meno in quella scuola.
Si ricordò delle
parole di Jace sul treno, qualche ora prima “A quanto pare in quella inutile scuola ammettono proprio tutti”.
Ma probabilmente lui
non si riferiva alla purezza del sangue dato che era perfettamente a conoscenza
del fatto che Clary fosse la figlia di Valentine, quindi proveniente da una
delle più antiche famiglie di Cacciatori.
Lo sproloquio di
Draco Malfoy fu interrotto dalla comparsa di un portentoso banchetto che fece
letteralmente saltare Clary sulla panca. Nonostante tutto… una cosa del genere
non le era mai capitata.
Si avventò sul cibo,
assaggiando di tutto fino a che il suo stomaco non minacciò di far tornare in
superficie tutto quello che aveva ingurgitato con tanta foga.
Pensò a Luke e a quel
tritarifiuti di Simon con una fitta di nostalgia; loro di certo avrebbero
apprezzato tutto quel ben di Dio.
Di tanto in tanto,
lanciando sguardi di perlustrazione per la Sala Grande, aveva colto lo sguardo
di Jace posato su di lei, ma il ragazzo aveva spostato gli occhi talmente in
fretta, che Clary si chiese se non se lo fosse solo immaginato.
A fine serata, seguì
i suoi nuovi compagni in una galleria che portava ai sotterranei.
Perché diavolo
dovevano andare lì sotto? Lei detestava stare sotto terra.
“Splendido”, pensò.
Quella serata andava di bene in meglio; Clary sperò soltanto che non tutti i
Serpeverde fossero come Draco Malfoy.
Il ragazzo poi, le
aveva detto di stare lontana da “quelli
del Grifondoro”, come li aveva definiti in tono sprezzante.
Da quanto aveva capito,
tra i fondatori delle due Case non correva buon sangue, perciò di conseguenza,
era un po’ come se si fossero create due fazioni nemiche. Ora si spiegava il
fatto che lei e Jace si fossero ritrovati in quelle due Case.
Ad ogni modo, lei
sarebbe rimasta lì solo fino a quando le cose a casa non si fossero rimesse a
posto.
Voleva tornare a New
York, voleva rivedere sua madre e sapere come stava, ma fino a quel momento,
Luke aveva ritenuto più sicuro lasciare che andasse ad Hogwarts.
Con quei pensieri,
entrò nella sala comune e si diresse verso il dormitorio a lei assegnato.
Ecate, il suo gatto
bianco che aveva comprato in quel negozio magico, “Il Serraglio Stregato”, se
ne stava pigramente acciambellato sul suo letto.
Era una palla bianca
piena di pelo dagli occhi verdi; quando lo aveva visto se n’era subito
innamorata.
Luke le aveva dato i
soldi per comprare un animale e lei aveva pensato che quello più di compagnia
sarebbe stato un gatto, quindi eccolo lì.
Infilandosi sotto le
coperte le venne in mente Luke, il suo abbraccio confortante e solido, la sua
barba che le solleticava il viso.
E poi, non seppe
perché, le tornò improvvisamente in mente la sera del suo ultimo compleanno e…
quell’unico isolato, da non ripetersi mai più, bacio con Jace Wayland.
Poi tutto fu buio.
[…]
Quando Harry si
svegliò la mattina successiva, Ron dormiva ancora della grossa. Ormai non
mancava molto all’ora di alzarsi, quindi rimase qualche altro minuto sdraiato a
letto e poi cominciò a vestirsi con calma.
Quella situazione era
del tutto nuova, insomma… gli Shadowhunters.
La sera precedente
aveva fatto la conoscenza di alcuni di loro che erano stati smistati in
Grifondoro: Alec ed Isabelle Lightwood e Jace Herondale.
Non erano male, ma
erano come dire… un circolo chiuso.
D’altra parte… erano
abituati ad uccidere demoni, forse addirittura a veder morire i loro stessi
compagni, quindi quel comportamento schivo e tendenzialmente asociale forse era
anche normale.
Hermione comunque ci
aveva parlato per tutta la sera; aveva voluto farsi spiegare ogni cosa, come al
solito.
Per lei era
inconcepibile non trovare la soluzione ai problemi del mondo tra i libri,
quindi, durante quei due mesi di ricerche, da quando Silente aveva annunciato
l’arrivo di quegli ospiti speciali, era rimasta barricata in biblioteca quasi
costantemente, ma non aveva trovato granché.
Perciò per lei era
stato di vitale importanza l’arrivo dei Cacciatori, ed in effetti anche per Harry
e per Ron, perché sopportarla ormai era diventato pressoché impossibile.
Arrivati in Sala
Grande per la colazione, la maggior parte degli Shadowhunters era già lì. Harry
notò una ragazza dai capelli rossi al tavolo dei Serpeverde che la sera prima
parlava con quell’ameba di Malfoy. Certo, era normale che se ne stesse in
disparte ora, dopo che aveva passato la prima sera con un tale imbecille. Tra
l’altro sembrava molto pallida ed i suoi occhi erano cerchiati da profonde
ombre scure.
Era una ragazza così
minuta e delicata che pareva quasi sbagliata
in mezzo ai Serpeverde.
«Ehi amico, ci sei?»,
chiese Ron sventolandogli la mano davanti agli occhi.
«Cosa, parli con
me?».
«Che ti prende, ti
sei preso una cotta per la rossa dei Serpeverde?».
Harry lo fissò
sbigottito e proprio in quel momento arrivarono Alec, Jace ed Isabelle.
«Ma quale cotta, se
non la conosco nemmeno!».
«Una cotta? Per chi?
Una Shadowhunter? Magari te la possiamo presentare!».
Disse Isabelle in
tono allegro.
Beh, se si contava
solo l’aspetto fisico, la Cacciatrice dai capelli neri era una delle ragazze
più belle che avesse mai visto in vita sua. Così alta e flessuosa, con quella
cascata di capelli corvini.
«Quella lì», indicò
Ron con un vago cenno della mano.
Hermione lo guardò
come si può guardare solo una persona senza speranza e scosse il capo, mentre
Ginny si agitava sulla sedia e Fred e George, come al solito, si godevano la
sceneggiata.
«Ma chi, Clary?»,
continuò Isabelle.
«Izzy, per una volta
nella tua vita, riesci a farti gli affari tuoi?», intervenne Jace in tono duro.
«Ma senti senti… solo
perché tu e la piccola Morgenstern avete avuto dei trascorsi, questo non fa di lei una tua proprietà, mio caro»,
aggiunse la mora con un sorriso serafico.
I giovani maghi la
guardarono sbigottiti e gli occhi color oro di Jace parvero lampeggiare per un
momento.
«Ci volete dare un
taglio, voi due? Possibile che ovunque andiate e qualunque cosa facciate,
trovate sempre il modo di battibeccare? Insomma… Izzy, non lo facciamo neanche
noi che siamo fratelli!», prese parola Alec.
«Ti devo forse
ricordare, che negli ultimi sette anni ho vissuto con voi? Non penso che il
nostro rapporto sia molto più diverso dal vostro… » disse Jace soprappensiero,
infilzando una fetta di bacon.
«Già, con la
differenza che voi due siete molto più simili di quanto vorreste ammettere e
per questo litigate di continuo».
«Simili noi?! Mai!», esclamarono entrambi in
coro, facendo ridere tutti gli altri.
Poco dopo passò la
professoressa McGranitt per distribuire gli orari come faceva ogni anno.
«Oh bene, Pozioni doppie
con Serpeverde, altre due ore con la Cooman sempre con Serpeverde e un’ora di
Erbologia con Tassorosso grandioso», si lamentò Ron.
Per fortuna quel suo
commento aveva lasciato cadere nel dimenticatoio l’argomento precedente. E poi
Harry non era interessato a Clary in quel senso; lei semplicemente… lo
incuriosiva.
Si avviarono nei
sotterranei per le due ore con Piton e lungo la strada, Harry si chiese come
sarebbero funzionate ora le cose; insomma… adesso gli Shadowhunters avrebbero
seguito le loro lezioni? Immaginava di sì perché i due Lightwood, Jace e gli
altri Cacciatori smistati in Grifondoro li stavano seguendo, così come i
Serpeverde percorrevano la loro stessa direzione.
Una volta entrati
nell’aula di pozioni, notarono dei lunghi tavoli in disparte in fondo alla
stanza.
«Venite avanti e
prendete posto, i banchi in fondo sono per i nostri ospiti».
Il professor Piton
calcò quell’ultima parola in modo estremamente sgradevole.
«I vostri nuovi
compagni non prenderanno parte alle stesse lezioni che voi frequentate, ma
avranno dei corsi propri delle loro specializzazioni, da seguire. Questo non
impedisce comunque che chi vuole può restare a guardare le lezioni come voi
potrete osservare le loro».
La bocca del
professore si muoveva appena nel parlare.
E nessuno degli
Shadowhunters si mosse; a quanto pareva tutti loro erano rimasti congelati sul
posto dopo il discorsetto di Piton.
«Molto bene…
cominciamo allora».
NOTE:
Ed ecco qua il primo
capitolo della mia nuova ff! Allora… cosa ne dite? Vi ispira? Mi piacerebbe
sapere cosa ne pensate soprattutto perché è un esperimento nuovo che faccio,
quindi qualche parere mi aiuterebbe ad indirizzarmi meglio sulla “retta via”.
Potete anche dire che fa schifo, tranquilli ;-)
Bene, detto questo,
ci risentiamo la settimana prossima; buon proseguimento a tutti!