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Autore: Alex Wolf    09/10/2013    5 recensioni
Dal primo capitolo:
« Eleonora » mormorò una voce fievole. Un fremito scosse il mio corpo e io mi voltai. Legolas mi fissò con i suoi occhi azzurri e le labbra socchiuse. Era bellissimo, ed era li in piedi di fronte a me… ma doveva essere tutto un sogno. Perché lui mi odiava, io l’avevo tradito e lui me l’aveva ricordato, gridandomi contro. « Legolas » mi uscì dalla bocca. « C’è n’hai messo di tempo a trovarmi. »
Consigliato per chi ha letto "When you let her go".
Storia ispirata al film: "Il signore degli anelli: le due torri".
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Just can’t let her go. 
 
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Dalle finestrelle della casa di Gring, il sole entrava prepotentemente. L’arredamento spartano dell’abitacolo non mi drammatizzò, come invece credeva avrebbe fatto l’allevatore. Mi accomodai su una sedia, che cigolò sotto il mio peso ma non smisi mai di sorridere. Gring era li, vicino a me, con me e soprattutto vivo. Avevo così tante domande da fargli, così tanto da chiedergli. « Forza, lo so che stai aspettando il mio consenso… parti pure » rise lui versandosi del vino in un bicchiere. « Ah » battei le mani, per poi sfregarle fra loro. « Come sei sfuggito agli orchi? Come hai conosciuto Titano? Sapevi chi ero, non è così? Ma come? Chi te l’ha detto, da chi l’hai saputo? » « Frena, frena » mise una mano sulle mie labbra, per zittirmi. Chiusi la bocca e attesi, agitando il piede. Lui prese una sedia, la girò mettendocisi a cavalluccio e disse: « Mi prendo cura di Titano da quando era un uovo. Re Thranduil me lo comprò parecchi anni fa, e quando lo portai alla sua corte e tu lo prendesti fra le mani, questo si schiuse. Oh, non so se te lo ricordi, non credo, ma era un piccolo ammasso di squame azzurre come l’acqua al tempo,  e i suoi occhi erano come fari » sospirò rapito dai pensieri. « Me lo affidasti poco prima di partire per la battaglia… mi ricordo che piangesti quando me lo porgesti e dovetti dirgli addio… Gli giurasti che saresti tornata a prenderlo. Non l’hai mai fatto » gli occhi scuri dell’uomo erano fissi nei miei. Sembravano due buchi neri in procinto di inghiottirmi. « Se tu lo portasti a Thranduil sessant’anni fa, come mai sembri un quarantenne? » la domanda mi sorse spontanea. « Vedi, mia cara guerriera, non sei l’unica ad avere dei segreti » batté giocosamente la mano sul tavolo. « Ti rivelerò il mio, quando vorrò. » « E’ ingiusto! » protestai, piagnucolando. « Non fare così, bambina » mi rimproverò, agitando l’indice della mano destra verso di me. « Piuttosto, dimmi hai fame? Sete? » « Oh, no Gring, grazie » congedai la sua offerta. « Ma come facevi ad avere un uovo di drago, Gring? » « Posso? » ci voltammo all’unisono. Gandal era sulla soglia dell’abitazione: la tunica bianca sollevata con una mano, il bastone tenuto in un’altra. « Ah, Gandalf » l’allevatore allargò le braccia in segno di saluto, e si alzò. « Quanto tempo, amico mio. » Si abbracciarono e poi lo stregone entrò. M’issai anch’io sulle gambe e lo salutai, visto che prima non avevo potuto farlo. Era bello risentire il suo buon odore, e la sua stretta su di me. « Come vi conoscete? » chiesi, tornando ad accomodarmi. Accanto a me l’allevatore sorrise e fissò l’anziano. « E’ mio fratello » chiarì a un tratto il mago. Per poco non mi stozzai con la mia saliva. Battei il pugno sul petto diverse volte, prima di riprendere a respirare. « Sul serio? » la mia voce suonò stridula, quando lo domandai. I due annuirono, e solo allora mi accorsi che avevano gli stessi lineamenti. « Non l’avrei mai detto » ammisi, accavallando le gambe. « Già, non lo direbbe nessuno » scherzò Gring. « Ma ora veniamo al dunque: Gandalf, tu non sei qui per me, vero? » Lo stregone sospirò. « Mi conosci ancora così bene » si congratulò col fratello. « Allora io vado dai cavalli, ho saputo che partiremo, questo pomeriggio. » « Esattamente » confermò Gandalf. Quando Gring ci ebbe abbandonati, lo stregone bianco mi osservò. Lo sguardo azzurro serio, la bocca piegata in una linea sottile. « La tua ferita » si affrettò a dire. « Sta guarendo? La mia magia ha effetto? » Boccheggiai impreparata. « No. Insomma, non credo. Fa sempre molto male. » « No buono. » « Ah, davvero? » ironizzai io. Lui mi colpì in testa col suo bastone nuovo e borbottò qualcosa in una strana lingua, forse elfico. « Così non vale! » Protestai, accarezzandomi la cute dolorante. « Sopporteresti di peggio, e ora piantala di fare la bambina » mi rimproverò. « Ora dimmi: hai fatto sogni strani, ultimamente? » Ci pensai su, scavando nella mia memoria e scossi il capo. Poi, d’un tratto, battei le mani sul legno del tavolo gridando: « Si! » Lo stregone sobbalzò, colto alla sprovvista e fece per colpirmi ancora, se io non l’avessi fermato. « C’ero io. O meglio: c’era il mio “io” guerriera. Insomma, Isil. Mi ha detto che ormai è giunta per lei l’ora di tornare in vita. » Lo sguardo attento di Gandalf non smise di fissarmi, curioso. Un lampo balenò nei suoi occhi. « E’ come credevo. La profezia si avvera. » « Cosa? Che profezia? » « Quella di Elrond. » « Wo, bloccati capo. Elrond mi aveva detto solo che la profezia diceva che io » m’indicai con un gesto teatrale. « Sarei tornata. Non diceva altro. » « C’erto, perché una parte di essa fu strappata, da me. » Ridussi le palpebre a due fessure, e inarcai le sopracciglia. « Cosa. Diceva. L’altra. Parte. Della. Profezia, Gandalf? » sibilai, più impaurita da quello che potevano aver predetto per me gli elfi antichi, che per altro. L’uomo frugò nelle grandi maniche della tunica e ne estrasse un foglio, spiegazzato e tagliato in malo modo. Lo aprì e lo poggiò sul tavolo d’innanzi a lui. Le lettere elfiche erano state scritte con un inchiostro azzurro, sbiadito sulla pergamena ormai vecchia. « Isil tornerà » cominciò a leggere con voce solenne il mago. « Il suo guardiano la proteggerà, ma nulla essa potrà contro le tenebre che vivono in lei. L’io guerriera si ribellerà. La lotta per la sopravvivenza sarà cruenta. Ma attenzione, o una delle due muore o il destino sceglierà chi portarsi via. Se il male resta, la luce perisce. E allora sarà la fine. Ma un amore può salvarla. Prima che la grande battaglia sia conclusa, una deve morire o sarà la fine » chiuse la pergamena con forza. Chiusi gli occhi e mi gettai con la schiena contro lo schienale di legno della sedia. Ripiegai la testa all’indietro e chiusi gli occhi. « Come saremo chi è il male e chi è il bene? » sussurrai, avvilita. « Non lo so. Hai avuto qualche segno premonitore, durante il tuo sogno? Qualche indizio, che potrebbe aiutarci? » « Scintille » mormorai. « Scintille? » ripeté Gandalf, ansioso. « Si, scintille. Dalla mano di Isil uscivano scintille bianche, come diamanti, dalla mia nere, come il carbone. » « Per tutti i Valar » lo stregone si prese il viso tra le mani. Solo allora capii, il perché di quel gesto. « Io sarò il male. Io dovrò perire. » La verità nuda e cruda mi colpì come la folata di un incendio. Io sarei morta, lei sarebbe sopravvissuta.
 
 
E’ corto ma ho scritto di fretta. Spero almeno che vi piaccia J
Copiate l’indirizzo link e guardatevi il trailer ;) http://www.youtube.com/watch?v=f5rbFIkpu28
  
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