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Autore: Alchimista93    09/10/2013    3 recensioni
" [...] Improvvisamente, una fitta le trapassò la testa e cadde in ginocchio, nel bel mezzo del corridoio, gemendo di dolore. Respirava con affanno e un velo di sudore le imperlò la fronte mentre portava le mani alla testa, il cuore che batteva irregolare. Il dolore era lancinante, sembrava come se qualcuno le stesse pugnalando il cranio più e più volte. "
"«Ahia!»
«La smetta di muoversi, signorina Heartilly!», replicò per l’ennesima volta la dottoressa con cipiglio severo. «Voi SeeD siete davvero strani! Quando siete feriti gravemente vi limitate a dire che “è solo un graffio», quando è davvero un graffio sembrate in punto di morte!»"
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artemisia, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Duel




 
 
Rinoa aprì gli occhi, sonnolenta.
Ma che ore sono?, pensò con uno sbadiglio, stiracchiandosi. Il sole splendeva alto nel cielo, illuminando piacevolmente la stanza.  Rinoa adorava la luce del sole, la metteva di buon umore.
Sole…?
Gettò uno sguardo perplesso alla sveglia che, soddisfatta, dichiarava che fossero le “12.30 a.m.” in punto.
Oh, cielo, sono in ritardissimo!
Immediatamente si alzò dal letto, inciampando nelle coperte per la fretta e cadendo al suolo con un tonfo sordo. Tra qualche lamento di dolore, si affrettò a prepararsi e a correre fuori dalla stanza. Dei pensieri incoerenti che aveva formulato la sera prima non ricordava granché, ma di una cosa era certa: doveva scusarsi con Squall. In poco tempo si ritrovò dinanzi alle stanze del Comandante, a bussare insistentemente per farsi aprire, ma non ricevette risposta. Accostò l’orecchio alla porta, ma non sentì nulla.
Che stupida che sono!, pensò dandosi una manata sulla fronte e rimproverandosi subito per averlo fatto: la ferita le doleva parecchio e quel gesto inconsulto non le aveva certo fatto bene. Squall sarà sicuramente a mensa con gli altri!
Tornò sui suoi passi e svoltò rapidamente l’angolo, ma subito urtò contro qualcosa, rovinando al suolo.
Ma che cos…?
Una ragazza – una SeeD a giudicare dalla divisa – era caduta anch’ella spargendo sul pavimento i numerosi libri che portava con sé.
«Sta più attenta! », esclamò malevola, piantandole addosso i suoi occhi verdissimi per poi iniziare a raccogliere le sue cose, stizzita.
«Mi dispiace, non ti ho visto…», cercò di giustificarsi, chinandosi per aiutarla, ma l’altra scosse il capo, facendo danzare i suoi riccioli biondi attorno al viso.
«Non m’interessano le tue scuse. Ricorda che essere la fidanzata del Comandante non ti da il diritto di comportarti come vuoi», sussurrò con freddezza, prendendo l’ultimo libro e ricomponendosi.
Rinoa sentì evaporare tutto il desiderio di aiutarla, sconcertata dalla reazione eccessiva della ragazza.
«Lo so perfettamente», replicò altrettanto freddamente. La SeeD fece una risatina leggera, girandosi e andandosene, il rumore dei tacchi che riecheggiava nel corridoio.
«A proposito…»
Rinoa si voltò. La ragazza era ricomparsa alla fine del corridoio, un sorriso malevolo dipinto sul volto.
«Evita di sfigurare quel tuo bel faccino. Squall potrebbe decidere di intrattenersi con qualcun’altra, altrimenti, come ha fatto stanotte…» disse scuotendosi i riccioli biondi, per poi andarsene definitivamente.
Quel rumore di tacchi la assordava e le riempiva la testa, mentre sentiva lacrime di rabbia pizzicarle gli occhi. Ma chi era quella stronza? E soprattutto, perché le aveva detto quelle cose? Stava sicuramente mentendo… o forse no? Dopotutto lo aveva trattato davvero malissimo la sera prima… Rinoa scosse il capo, cercando di liberarsi dai pensieri molesti che le affollavano la mente. Doveva trovare Squall il prima possibile. Si diresse, pertanto verso la mensa, affrettando il passo.
Prima ancora di vederlo, Rinoa ne sentì la voce: era impossibile non farci caso, tanto era squillante.
Le si strinse il cuore non appena lo vide. Zell era in fila, come al solito, per quei panini della mensa che tanto adorava, sbracciandosi per farsi vedere dalla signora Margaret. Rimase ferma per lunghi momenti ad osservarlo, la mano sul cuore, mentre un misto di dolcezza e di amarezza si faceva largo dentro di lei. Era sempre il solito Zell, esuberante, amico con tutti, sempre pronto a menar le mani prima ancora di parlare per risolvere i problemi, ma era ugualmente triste vederlo così. 
«Ehi Rinoa! », la salutò Zell con un gran sorriso.
«Ciao, Zell! »
«Guarda cos’ho imparato a fare!”, esclamò euforico, roteando la sedia a rotelle restando in equilibrio solo sul bordo inferiore delle ruote. «Forte, eh?»
Gli sorrise. «Si, lo è. », rispose semplicemente, anche se ciò che avrebbe voluto dire era “ Si, lo sei”. Lui era forte, lui e la sua incredibile voglia di vivere. Molti altri nella sua condizione avrebbero smesso di sorridere, ma lui no. Dopo aver perso l’uso delle gambe vi era stato un primo periodo durante il quale non aveva voluto vedere nessuno, sconvolto com’era. Poi un giorno aveva chiamato la dottoressa Kadowaki e le aveva chiesto di rendere la sua vita il più normale possibile considerata la sua nuova condizione. Il giorno dopo, gli aveva portato una sedia a rotelle, intimandogli, tuttavia, di riposarsi il più possibile, ma Zell non aveva voluto sentir ragioni. Il giorno stesso, a cena, aveva sfoggiato il suo nuovo veicolo tutto coperto di stickers e di scritte, con un enorme sorriso sulle labbra. E da allora nessuno gli e l’aveva più tolto.
«Quante volte glielo devo ripetere signor Dincht? », proruppe la dottoressa Kadowaki comparsa all’improvviso alle sue spalle. Enfatizzò le sue parole con una energica tirata d’orecchi ignorando deliberatamente i suoi lamenti di dolore. «Non si gioca con la sedia a rotelle! La usi in modo appropriato o lo riferirò al Comandante!»
Al sentir menzionare il rigido Squall, Zell impallidì annuendo vigorosamente. Mai e poi mai si sarebbe voluto sorbire la ramanzina dell’amico: sapeva essere fin troppo prolisso quando ci si metteva. Rinoa rise, divertita per quella scenetta che si ripeteva con regolarità quasi ogni giorno dato che Zell trovava sempre nuovi modi per usarla in modo inappropriato.
«Ha visto il Comandante per caso?», chiese la ragazza, le nubi del turbamento che tornarono ad adombrarle il viso. Doveva assolutamente parlargli.
«No, mi dispiace, non l’ho visto, signorina Hearthilly. Credo che sia impegnato nella preparazione dei moduli di iscrizione all’esame SeeD. Ormai sono imminenti», risposa l’altra, professionale come sempre. «Con permesso…» e si congedò dai ragazzi, imboccando la strada per l’Infermeria.
«’Noa vieni al tavolo con noi!», esclamò Zell indicando un punto imprecisato in fondo alla mensa. «Irvine sta cercando di attaccare bottone con due ragazze del secondo anno, è uno spasso!»
Rinoa alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo con rassegnazione, le mani sui fianchi. Quell’Irvine era proprio un Don Giovanni.
«Veramente sto cercando Squall…», fece, cercandolo speranzosa con lo sguardo. Non che fosse davvero convinta che potesse essere lì dopo quanto aveva detto la dottoressa, ma tentar non nuoce. Dopotutto anche i Comandanti hanno bisogno di mangiare!
«Squall è impegnato con gli esami, ma possiamo andare a trovarlo nel pomeriggio, quando farà la dimostrazione pratica con gli allievi al Centro d’Addestramento. Ci andiamo insieme dopo pranzo, anch’io devo parlargli», rispose l’amico rabbuiandosi in volto. Rinoa lo guardò interrogativamente, ma lui scosse il capo con noncuranza, tornando al sorriso di sempre. «E dai, ‘Noa! »
«D’accordo, disgraziato, ma sappi che mi devi un favore», replicò scoccandogli un’occhiata fintamente truce. Zell finse di morire sul colpo, per poi scoppiare a ridere all’unisono con lei.
«Affare fatto!» fece, con l’espressione soddisfatta di chi è convinto di aver concluso un buon affare.
La mensa era gremita di persone, perciò non fu facile per Rinoa arrivare fino al tavolo. Probabilmente sarebbe stato più facile sconfiggere un RumBum Dragon. Mentre chiedeva per l’ennesima volta scusa ad uno dei tanti ragazzi che era riuscita ad urtare, vide che Zell era già arrivato e stava parlando animatamente con Quistis.
Ma come diavolo ha fatto ad arrivarci prima di me con tutto l’ingombro della sedia a rotelle?
 Infine riuscì ad emergere dalla marea di persone che affollavano la mensa, scorgendo i suoi amici intenti a chiacchierare tra di loro; tutti eccetto Irvine che, a quanto pare, si stava vantando con due ragazze che lo guardavano con occhi pieni di ammirazione.
«… e Bang! Mi sono fermato a sparare solo quando anche l’ultima Antenna di Molboro è caduta al suolo. Le sue compagne erano così spaventate che non si sono più fatte vedere per un bel pezzo! », stava dicendo mimando i gesti con un fucile immaginario. «Oh! », fecero in coro le due, mentre altre ragazze, che avevano ascoltato la vicenda, si stavano avvicinando.
«Ovviamente il fatto che le Molboro siano creature molto rare da incontrare non c’entra nulla, vero?», disse Quistis, piccata, le braccia incrociate al petto.
«Ovviamente no, ma chèri», rispose lui calcandosi il cappello sul capo con fare misterioso. Le ragazze andarono in visibilio.
L’altra schioccò la lingua, ma non replicò, giocherellando con i lunghi capelli biondi che aveva deciso da qualche tempo di lasciare sciolti. Aveva un aspetto decisamente meno da “professoressa”.
Chiacchierarono amabilmente per un po’ di tempo e Rinoa riuscì perfino a dimenticare temporaneamente i propri affanni trascinata nel turbine dei loro discorsi e delle loro risate. Selphie era partita da tempo per il Garden di Trabia per aiutare nella ricostruzione, anche se da allora nessuno aveva più avuto sue notizie. Non si preoccupavano, tuttavia: con un Garden distrutto, la mancanza di comunicazioni era il minimo.
Quando, infine, Margaret fece loro segno di alzarsi, Rinoa si rese conto che il tempo era volato e che, ormai, non vi era più nessuno. Si affrettarono pertanto ad uscire mentre il gruppetto si separava: Quistis e Irvine si diressero verso le aule dei professori – non prima che Quistis ebbe cacciato con malagrazia quella folla di ragazzine adoranti – mentre Zell e Rinoa rimasero da soli.
«Andiamo, ‘Noa»
Durante il tragitto, Zell rimase insolitamente silenzioso, ma la ragazza non ci fece caso, persa nei propri pensieri. Ma la vera tragedia si sarebbe consumata di lì a poco: quando giunsero dinanzi al Centro d’Addestramento si rese conto di non aver ancora elaborato esattamente cosa dirgli e quando lesse le parole “Centro d’Addestramento”, in lettere un po’ sbiadite, realizzò di non avere la più pallida idea di come scusarsi, ma fu solo quando si ritrovò a varcare la porta che capì che la voce si era defilata insieme alla sua capacità di pensiero, quasi fosse sotto l’effetto di un Novox. Un gruppetto di ragazzi era riunito intorno ad una persona, all’ingresso del Centro, ed ascoltava visibilmente annoiato la lezione del suo fidanzato. 
«… E questo è il modo migliore per affrontare un FungOngo. Potete andare.», terminò una voce meravigliosamente familiare. Una voce che le faceva battere forte il cuore ogni volta.
«Finalmente…»
«Che barba!»
«Era ora che finisse…!»
«Che ci vuole ad affrontare un FongOngo, non ci serviva certo una lezione!»
In men che non si dica, i ragazzi uscirono dal luogo, commentando aspramente quanto fosse stata “assolutamente la peggiore ora della loro vita”. Squall poteva anche essere un eccezionale guerriero, ma di certo non aveva velleità da insegnante.
«Pensavo stessi facendo l’esame pratico, non teorico», osservò Zell cercando di evitare le erbacce e i rametti secchi che gli ostruivano la strada.
«Supplenza. Non c’era nessuno che potesse sostituire l’insegnante e così l’ho fatto io», rispose il ragazzo vedendoli entrare. Stava rimettendo a posto un libro abbandonato su un tronco e altre carte e fogli sparsi. «Che ci fate qui?»
«Dobbiamo parlarti, capo!», esclamò Zell mimando il saluto da SeeD. Non usavano certo questo genere di formalità tra amici. Squall alzò un sopracciglio, ma non disse nulla, facendo loro segno di accomodarsi.
«Fai tu Rinoa, io devo ancora pensare a cosa dire… Sai come sono», borbottò l’amico allontanandosi in tutta fretta da loro due.
Che reazione strana… da quando Zell ha bisogno di… “pensare”? Rinoa alzò lo sguardo: Squall la stava guardando interrogativamente e a buon ragione. Non aveva ancora aperto bocca da quando era entrata nel Centro. Ma cosa mai gli avrebbe potuto dire? Scusami, sono stata una stupida, non ho la minima idea di cosa mi preso? Sentivo le parole sfuggirmi, ma non ne avevo il controllo? Non volevo intendere quello che ho detto, veramente non volevo neppure dire quello che ho detto, ma…
«Devi dirmi qualcosa? » La voce di Squall le giunse, inaspettata, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Sembrava un po’ teso, anche se vedeva gli sforzi che faceva per mantenere la calma.
«Io…», mormorò, incapace di formulare alcunché.
«Allora?» Sembrava impaziente, come se avesse fretta per qualcosa. Rinoa rimase sconcertata.
«Hai… ehm… da fare?», balbettò lei vedendolo riporre rapidamente un libro nella borsa.
«Devo incontrarmi con una persona, quindi dimmi pure, ma fa in fretta». Non sembrava infastidito, né era stato freddo, ma ugualmente la ferì. Che cavolo, era o no la sua ragazza?
«Niente di importante, va pure al tuo appuntamento…», replicò lei marcando bene la parola “appuntamento”, voltandosi per andarsene, addolorata.
Una mano le afferrò il polso.
«Non è come credi»
Era troppo. Rinoa si gettò tra le sue braccia, nascondendo la testa sul suo petto.
«Mi dispiace…», disse piangendo, la voce che giungeva attutita. «Io non…»
«Sssh…», la zittì dolcemente, accarezzandole piano i capelli. «Non dire niente…»
«Ma…», tentò di scusarsi, cercando il suo sguardo, ma lui le posò due dita sulle labbra, facendola tacere nuovamente. La guardò per un lungo istante, i suoi occhi azzurri persi nei suoi. «Sei la cosa più preziosa che ho», le disse in un soffio, il viso vicinissimo al suo. Rinoa sentiva il suo respiro sulle labbra e questo la faceva letteralmente impazzire. L’attesa, straziante e infinitamente dolce prima di un bacio le faceva quasi venir voglia di porci fine il prima possibile. Quasi. Le sfiorò le labbra con le sue, dapprima deliberatamente lento, per poi annullare la distanza tra di loro con decisione, stringendola a sé. La ragazza sobbalzò per la sorpresa, lasciandosi andare, ricambiando il bacio con passione. Era incredibile come le sue labbra combaciassero perfettamente con le sue, plasmandosi ad ogni bacio, ad ogni sospiro. Rinoa intrecciò le dita ai suoi capelli, schiudendo le labbra in un tremito, il cuore che le martellava nel petto.
Sarà mio.
Una fitta, terribile e allucinante la colse all’improvviso, facendola scostare con un grido di dolore. Portò le mani alla testa, le unghia conficcate nel capo per riflesso, gemendo.
«Rinoa, Rinoa!»
«Vado a chiamare la dottoressa, tu resta con lei! »
Il mondo prese a girarle vorticosamente tanto che fu costretta a serrare le palpebre. Perse l’equilibrio, ma qualcuno la afferrò prontamente, dicendole parole che non comprese, poi perse conoscenza.
 
Tu sarai mia.
“Chi sei? Lasciami stare!”
Non potrai resistermi a lungo.
“Ma io ti conosco…! tu sei…”
 


Eeeeeee u.u mistero! Vi lascio con questo meraviglioso mistero mentre io riprendo a studiare xD So che questo capitolo è più corto del precedente( circa due pagine in meno), tuttavia, ho preferito pubblicarlo piuttosto che lasciarlo così dato che nel prossimo avverrà altroJ 
p.s. Avete capito il perché del titolo? :P
p.p.s Fatemi sapere cosa ne pensate, davvero, non limitatevi solo a leggere, adoro le critiche costruttive! :D
p.p.p.s Un grazie ENORME a tutte le persone che mi hanno letta, ai miei due recensori e ad una persona che ha inserito la storia addirittura tra i seguiti *ç*Alla prossima, tautau!
  
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