Fanfic su attori > Ben Barnes
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Autore: saraviktoria    10/10/2013    1 recensioni
Dal prologo:
"oddio, chi lo vorrebbe morto?"
"tanto per fare un esempio? Io " certe volte era proprio una bambina. Stava a me riportarla con i piedi per terra. Ma al nostro capo non piaceva molto il mio modo di fare. Era lì, seduto dietro la scrivania, che ci guardava beccarci come due galline. È che proprio non la sopportavo. Ma dico io, con tutta la gente che lavora qui, proprio lei dovevo beccarmi? E, come se non bastasse, adesso anche questo. Avevo ventotto anni, avevo passato due anni a fare l'addestramento a Norfolk, diciotto mesi di servizio attivo a bordo della Enterprise, sei sulla Kitty Hawk, prima di diventare un agente di servizio ordinario della CIA. E ora mi sarebbe toccato fare da baby-sitter a un attore strapagato, viziatissimo e pieno di sé?
Genere: Azione, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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buon pomeriggio a tutte/i!!

 

33-hanno ucciso Cole. No,direttore non sto parlando con lei … sì, gliela passo.

La mattina seguente mi girava anche la testa. Non avrei dovuto fare sforzi

"per me devi mangiare"

"guardi, Dottor Barnes, non ci ero arrivata!" esclamai, alzando gli occhi al cielo e addentando una fetta biscottata. Insistei perché mi riaccompagnasse alla nave, non conoscevo la città. Arrivati all'entrata del porto mi accorsi che c'era qualcosa che non andava. Non c'era nessuno, a parte Anne, che parlava concitata al telefono. Mi fermò, sembrava pazza

"hanno ucciso Cole" mormorò, cercando di non farsi sentire "no, direttore, non sto parlando con lei.. Sì, gliela passo" mi diede il telefono

"pronto?"

"Chantal, come stai?"

"mi spiega cosa sta succedendo?" chiesi, supplichevole

"l'ammiraglio Cole è stato assassinato questa notte mentre rientrava alla Roosevelt. Da quello che ho sentito vogliono incolpare te e  la tua squadra"

"COSA?!?" quasi lo urlai
"stai tranquilla. Ho fatto rimpatriare la tua  squadra poche ore fa, li proteggeremo noi. Anne è rimasta per informarti. Cerca di sparire per un po'. La tua collega andrà in Inghilterra, tu potresti andare in Francia, dato che la lingua non è un problema " ero confusa, non riuscivo a ragionare. Com'era possibile?  "perfetto, direttore. Grazie "

Non sapevo cosa fare. O meglio, lo sapevo, ma solo perché me lo aveva detto qualcuno. Mi aggiravo come un automa per l'aeroporto, senza badare a dove andavo. Il biglietto che mi aveva dato Anne recava come destinazione l'aeroporto di Bordeaux - Mèrignac, ma non mi importava. Non sapevo come avevo fatto a salutare Anne e Barnes, che mi avevano accompagnato all'aeroporto di Belfast - Aldegrove, come avevo fatto a passare il check-in. Sentivo la donna in uniforme che mi chiedeva di togliere gli oggetti metallici. l'avevo ascoltata, o almeno così mi pareva. Ma mi aveva lasciato passare. Non capivo perché, ero stata presa di sorpresa. Cole morto? Ma se stava benissimo, quando l'avevo lasciato. Quella che stava male ero io. Colpa nostra? E di chi era l'idea? Mi ero dimenticata di chiederlo al direttore. Ma l'avrei fatto, non appena fossi arrivata in Francia.

Non ero preparata a una cosa del genere. In valigia avevo solo vestiti pesanti, nascosti nella borsa i documenti falsi. Avevamo sempre un piano B, un posto sicuro dove andare se fosse successo qualcosa. Non avrei mai pensato che ci sarei dovuta andare veramente. La mia destinazione sicura era un comune di 190 abitanti in Aquitania, Aast. Un posto di contadini, dove nessuno fa troppe domande.

Era lontano quasi tre ore dall'aeroporto, le passai seduta sul sedile sgangherato di un autobus-navetta, che faceva il giro della regione. Non c'erano molte persone, ma il mio addestramento mi raccomandò attenzione. Presi i documenti falsi e nascosi i miei, non li avrei bruciati, questo mai. Guardai la foto, piuttosto recente, accanto al nome: Axenne Chevalier.

Scesi a una fermata, segnalata solo da un palo piantato nel terreno. Era un posto desolato, gli abitanti si conoscevano da generazioni. Sarebbe stato difficile, ma sapevo per esperienza che nei comuni più piccoli è più difficile venire scoperti. E parlavo abbastanza bene il francese da mescolarmi con le persone del luogo. Certo, il mio accento era prettamente canadese, ma sapevo mascherarlo bene, se volevo.

"bonjour " salutai l'uomo che mi avrebbe ospitato. Aveva provveduto a chiamare il direttore. Sarei passata come una nipote in visita. Nessuno si sarebbe chiesto altro. E se lo avessero chiesto a me avrei saputo eludere la domanda. Dopo qualche convenevole mi mostrò la casa. Aveva dovuto accettare, era stato nei guai con la giustizia quarant'anni prima, e uno dei nostri agenti lo aveva aiutato. l'omicidio non cade in prescrizione.

Il signor Chevalier abitava in una fattoria, come tante nelle vicinanze, circondata da campi. Allevava cavalli e coltivava cereali.

Nel pomeriggio mi portò in città. Non c'era molta gente, ma immaginai fosse sempre così. c'erano due negozi: uno spaccio che vendeva un po' di tutto, e una specie di bar. Due le strade principali, attorno alle quali si snodavano una banca e qualche casa abbandonata. Immaginai che abitassero tutti in campagna. Nello spaccio c'erano tre donne anziane.

"oh, cherie! " esclamò una, vedendomi. Il signor Chevalier, che dovevo abituarmi a chiamare Andrè, mi disse in un orecchio che tutti sapevano del mio arrivo. Ricambiai gli abbracci e i baci suoi e delle sue amiche. Blaterarono qualcosa sul fatto che ero identica a quello che era un mio zio alla lontana, poi mi invitarono da loro  a prendere un te. Dovetti accettare.

Ero cresciuta in campagna, ma alle porte di una grande città. Mirabel aveva tutto ciò che si può chiedere  a una città degna di tale nome. Aast era un piccolo sobborgo urbano, qualcosa che in America non sarebbe stato considerato nemmeno degno di nome. 190 abitanti era più o meno l'organico del mio Dipartimento e, in quella città, lo stesso numero figurava come risultato del censimento.

Dopo una settimana non ne potevo più. Seguivo ciò che accadeva nel mondo attraverso i giornali, perché, anche se c'era la televisione, si vedeva così male da farti desiderare che non esistesse. Mi sembrava di essere tornata indietro qualche secolo. Di auto neanche a parlarne, anche se molti le possedevano solo per spostarsi a Lequet per il mercato del sabato, a Garderès per lo spettacolo del circo, a Ger una volta al mese, per la processione. Erano persone -tutte sopra i cinquanta- che vivevano di religione e di quello che dava la terra.

Ne ero esasperata, non ne potevo più. Sarei scappata, se non avessi letto il giornale negli ultimi giorni. l'assassinio di un ammiraglio americano arrivava perfino in Francia, e il quotidiano d'Aquitania riportava giorno per giorno gli sviluppi delle indagini. Parlavano di sospettati, di una parte dell'equipaggio che tramava contro il comandante. Secondo alcuni era stato un gruppo sovversivo americano, imbarcatosi chissà come sulla nave. Per qualcuno era stata una ex amante. Come se qualcuno lo volesse!

Ad ogni modo, questo caso insolito, interessava tutti. E non mancavano i commenti,quando la noia mi spingeva a uscire dalla fattoria per andare in quello che non riuscivo a chiamare 'centro'.

"selon toi?" chiedevano tutti. Ed ero felice di poter accampare la giovane età come scusa, di dire che non mi interessavo dei fatti stranieri.

Mi ero perfino messa a pulire la fattoria, per occupare il tempo. Avevo scovato in uno stanzino dei secchi di metallo.

   
 
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