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Autore: Ladyally    04/04/2008    5 recensioni
Remus e Sirius frequentano l'ultimo anno di scuola e Remus perde la testa per il suo "amico". I personaggi non mi appartengono.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Endlessly
Primo capitolo
The beginning of the end

Questa storia parla di quella fitta che senti allo stomaco quando guardi attraverso una stanza piena di persone e ti innamori perdutamente, lasciando che l’amore ti trascini nella sua gabbia dorata dalla quale non riesci più ad uscire.
Questa storia parla di come guardi una persona, che è stata al tuo fianco per quasi metà della tua vita, con occhi nuovi e diversi: gli guardi le labbra e ricordi battute che da loro sono uscite e ti hanno fatto ridere a lungo, poi pensi che non hai mai notato quanto fossero carnose e morbide, e finisci con l’immaginare come sarebbe sentirle muoversi contro le tue.
Questa storia parla di come lotti contro qualcosa che il mondo intero giudica essere contro natura, ma che diviene, per te, l’apoteosi della perfezione: ti dibatti, cerchi un appiglio, una qualsiasi cosa a cui aggrapparti per evitare di sprofondare in quel che finisce per assorbirti e inglobarti e diventare, poi, parte di te.
Questo è quello che accadde a Remus Lupin, in una mattina di inizio marzo, quando sollevò gli occhi dal libro che stava leggendo e li posò accidentalmente su Sirius, proprio nel momento in cui stava facendo il suo ingresso nella sala comune. La prima fitta lo colpì. Sirius camminò nella sua direzione, ignorando la gente che gli stava attorno, e gli sorrise. Ed ecco la seconda fitta, quella che si spande fino a ghermire i polmoni e ferma il respiro.
La luce baciò i suoi capelli corvini, creando giochi di luce mai visti prima e capaci quasi di ammaliare, ma ciò che colpì Remus non fu quella miriade di riflessi, bensì il luccichio effimero che donò la vita a quegli occhi grigi che poco prima era ancora sotto il dominio di Morfeo.
Remus, quando Sirius gli si sedette di fronte e con il piede prese contro al suo, si pietrificò, come fosse stato in presenza di Medusa, e rimase con la forchetta a mezz’aria, il libro aperto nella mano e gli occhi, increduli, fissi sul viso dell’amico.
Quello fu l’attimo in cui tutto cambiò e la campana di vetro, sotto cui si era sempre rifugiato, si ruppe infrangendosi in mille pezzi, lasciando, così, che il gelo si aprisse un varco nella carne e facesse rabbrividire il suo corpo.
“Buon giorno Moony! Tutto bene?” sentì chiedersi da Sirius.
Remus si limitò a guardarlo, ancora incapace di articolare una sola parola, e cercò di trovare uno spiraglio di lucidità tra i suoi pensieri nebulosi.
“Si.” Disse quando si ricordò di come si facesse a parlare. L’altro, allora, gli sorrise di nuovo, perché Sirius era così, allegro e solare, amava stare al centro dell’attenzione, ma, con un solo sorriso, era capace di trascinarti al centro del suo mondo.
Remus sentì che era troppo, che quel sorriso lo stava divorando e annullando, e che doveva andarsene finché era ancora in tempo, finché vi era ancora una piccola speranza.
“Io.. sono in ritardo.. devo fare.. delle cose.” Gli disse posando la forchetta e chiudendo il libro.
“Che genere di cose potrebbero portarti così d’improvviso lontano da me?” chiese Sirius con occhi inquisitori.
“Cose.. che sono cose.” Gli rispose nel panico.
“Ma Moony, sono appena arrivato! Vorresti lasciarmi qui da solo a fare colazione? Non hai un cuore?” Chiese Sirius sgranando gli occhi come se fosse stato un indifeso e dolce cucciolone. Remus odiava quegli occhi, erano capaci di sgretolare in un millisecondo un centinaio di barriere, e fece di tutto per non cedere.
“Tra poco scenderanno James e Peter..” gli disse, arrampicandosi sugli specchi e causando un gran stridore.
“Ok, ho capito, non vuoi stare con me. O vuoi defilarti per farti una sega?”
Remus spalancò la bocca e si portò automaticamente le mani alle orecchie, coprendole per difendersi dalla parole dell’amico, anche se era ormai troppo tardi.
“Non posso credere che tua abbia detto..pensato!”
Sirius rise di gusto, estremamente compiaciuto di sé per averlo fatto arrossire.
“Sei un bastardo, lo sai?” continuò Remus cercando di allontanare dalla mente pensieri poco amichevoli.
“Fiero di esserlo!” rispose l’altro dandogli una lieve pacca sul braccio.
“Sai Moony, sono cose naturali, non devi vergognartene. Ad esempio io, prima di scendere..”
“No! Non dirlo! Io non posso. Tu.. ti odio, lo sai?”
Lo interruppe velocemente Remus coprendosi di nuovo le orecchie.
“Chi disprezza compra, lupacchiotto.”
Oh merlino, non era neanche più in grado si affrontare i soprannomi.
“Dovresti mangiare. È quello che si fa a colazione: si mangia. In silenzio. Senza dire o insinuare cose di cui non si dovrebbe parlare a tavola, anzi, non se ne dovrebbe parlare affatto perché sono private. Personali! Mangia, Padfoot, mangia e taci. Ti prego. Così potrò andare e fare quello che devo.”
“Tanto il bagno sarà occupato, Moony.”
Doveva solo ignorarlo.
“Se fossi in te da questa notte dormirei con un occhio aperto..” Gli disse Remus abbassando la voce in modo suggestivo.
“Perché, potresti abusare di me?” Gli domandò l’altro avvicinando il viso al suo e posando le mani sul tavolo.
“Cosa gli stai facendo?!?” Chiese una voce alle spalle del ragazzo dagli occhi grigi.
“Oh grazie al cielo sei arrivato, James!” gli disse Remus alzandosi velocemente e afferrando il libro.
“È tutto tuo!” aggiunse passandogli accanto.
“Moony, puoi venire quando vuoi, mi letto es tu letto!”
Gli urlò Sirius mentre l’altro si allontanava di corsa.

***

Aveva mezz’ora di tempo prima che le lezioni iniziassero, quindi si affrettò su per le scale del dormitorio e si fiondò nel bagno della camera che divideva con i suoi tre amici.
Si allentò la cravatta, che quel giorno sembrava strozzarlo più che mai, e, dopo aver aperto il rubinetto, gettò la testa sotto l’acqua gelida con la speranza che i pensieri, che lo assillavano senza sosta, potessero congelarsi all’istante.
Doveva smettere di fantasticare su uno dei suoi più cari amici, di chiedersi come sarebbe stato toccare quelle guance morbide e sfiorare, con le proprie, le labbra dell’altro, per poi dischiuderle e perdersi in qualcosa di indefinibile. Merda. Chiuse il rubinetto e si guardò per qualche istante allo specchio: occhi marroni incastonati di piccole gemme d’oro contemplavano quell’immagine riflessa che pareva essere quella di sempre, ma, al contempo, vi era qualcosa di diverso negli occhi, le pupille erano dilatate, nere come l’oblio in cui stava sprofondando, e quell’oro che li rendeva preziosi tremava come le stelle in una calda notte di luna piena, intimorite dalla luce della regina silente.
Remus era una persona razionale e con la testa sulle spalle, ma quei pensieri l’avevano devastato come non era mai successo. Cercò di raccogliere la poca ragionevolezza rimasta e, dopo aver stretto forte la cravatta in modo da potersi illudere che il respiro gli si spezzasse a causa di quella, si diresse a lezione.

***

“Forza, dammi la mano.” Remus trasalì nel sentire la voce di Sirius e si ricordò, d’un tratto, di essere nella nebulosa aula di divinazione.
Odiava profondamente quella materia e non perché, come sosteneva Sirius, non ne capisse nulla, ma per il semplice motivo che.. si, essenzialmente per quello: odiava non capire le cose.
“Perché vuoi la mia mano?” Gli chiese diffidente.
“Tu non stavi ascoltando! Lo trovo vergognoso! Anzi, sono fiero, oserei dire quasi eccitato, ti sto finalmente trasmettendo un po’ di senso di ribellione, di avventura, di – non mi guardare così. Va bene, la pianto ma tu dammi quella cacchio di mano così ti leggerò il futuro.”Remus avvicinò riluttante il cuscino, su cui era seduto, a quello dell’amico e posò la mano sul piccolo tavolino traballante.
“Come ci si può aspettare di prendere seriamente una materia che presuppone di stare seduti su degli stupidi cuscini con dei brillantini?” Chiese Remus rifiutando di soffermarsi sull’idea di aver fatto eccitare Sirius in un qualche modo.
“Dai Moony, è divertente! Ti sei lavato le mani dopo aver fatte le cose che dovevi?” Lo prese in giro Sirius con un sorriso beffardo dipinto sulle labbra.
“No pervertito, non me le sono lavate per il tuo puro e perverso piacere personale.”
Le labbra di Sirius presero, allora, una piega maliziosa e, mentre una mano afferrò quella dell’amico, l’indice dell’altra iniziò a studiare le linee che si facevano strada tra la pelle morbida.
“Sai Moony, hai le mani da donna..” Disse Sirius pensoso.
“Non è vero!” Rispose lui schiaffeggiandogli il braccio con la mano libera.
“Si invece! Guarda che dita sottili e affusolate. Ci credo che ti piace passare più tempo possibile in bagno..”
“Io non.. non è vero! Non sei per niente divertente, lo sai?” Rispose Remus arrossendo.
“Ma il mio voleva essere un complimento! Ti giuro che mi lascerei fare quasi cosa se tu lo volessi.” Remus spalancò la bocca, privo di un qualsiasi controllo sul suo corpo.
“Queste lentiggini che hai sulle dita potrebbero ipnotizzare chiunque. E senti come sono morbide! Beh, Moony, quando non saprai cosa fare, io e il mio enorme e fedele amico saremo sempre a tua completa disposizione.”
Il rossore raggiunse anche le punte delle orecchie di Remus, che iniziò ad avere mooolto caldo.
“Padfoot, leggimi la mano.” Gli disse ormai disperato.
“Ok, dunque.. vivrai una vita lunga e perversa ..”
“Padfoot, non esiste la linea della perversione. Se così fosse la tua ti attraverserebbe tutto il corpo..”
“Chi è il chiromante tra i due? Bene, taci e lasciami fare.”
Sirius continuò ad accarezzare il suo palmo con l’indice e Remus decise che le parole che uscivano dalla bocca dell’amico non erano poi così importanti e che non valeva la pena contraddirlo.
“E questa cosa dovrebbe essere?” domandò Sirius corrugando la fronte. Remus aprì gli occhi – oh Merlino dimmi che non avevo chiuso gli occhi – e lo guardò divertito.
“Mio grande e molto esperto chiromante, quella è la linea del cuore, come ben sai..” lo canzonò con gusto.
“Certo, lo sapevo, ma volevo vedere se tu lo sapevi.” Rispose assumendo una postura più composta.
“Oh, è così premuroso da parte tua fingere di non sapere per me.” Un brivido lo elettrizzo e gli fece passare la voglia di prenderlo in giro quando Sirius accarezzò con dolcezza quella linea.
Iniziava ad apprezzare quella materia..
“Stavo dicendo.. oh, Moony troverà l’amore!!” Esclamò ad alta voce Sirius.
“Abbassa la voce, per la barba di Merlino!” Lo esortò Remus guardandosi attorno allarmato.
“Oh, il mio Moony sta crescendo.. chi è la fortunata?” Remus stava andando nel panico, ma si consolò del fatto che Sirius non fosse in grado di leggere nella mente.
“Non c’è nessuno, lo sai.”
Sirius lo scrutò con attenzione, guardandolo fisso negli occhi, e Remus dovette interrompere quel contatto visivo, a causa della troppa intensità assunta.
“Sei un bugiardo, so che c’è qualcuno. Oh ti prego, non dirmi che è quella vacca del sesto anno con cui parlavi ieri! Moony, lei non ti merita.”
Le palpebre di Remus iniziarono a battere molto rapidamente.
“Ma io non..”
“Sono molto deluso, Moony. Pensavo saresti stato interessato in una persona più sofisticata, intelligente e matura. Lei è una zoccola senza cervello!” Lo interruppe Sirius lasciandogli improvvisamente la mano.
Remus rimase in silenzio, incapace di comprendere il motivo di una tale reazione, e l’osservò preoccupato mentre se ne stava immusonito con le braccia incrociate.
“Padfoot..” Sussurrò, prendendo coraggio e avvicinandosi un poco, e gli posò la mano sul braccio.
“Non ho nessuno e non mi importa nulla di quella ragazza di cui non ricordo neanche il nome..”
Continuò in tono riassicurante.
“Davvero?”Gli domandò guardandolo di sottecchi.
“Davvero..”
Sirius distese le braccia e si volse nella sua direzione.
“È solo che non voglio che una stupida ed insignificante ragazzina ti spezzi il cuore.” Gli confidò arrossendo lievemente.
Oh cazzo, come poteva ignorare quegli stupidi pensieri se poi lui veniva a dirgli certe cose??
Dopo qualche secondo in cui aprì e chiuse le lebbra per più volte, senza trovare nulla di coerente da dire, mise assieme qualche parola creando una frase di senso compiuto.
“Beh, dato che sei stato così gentile, credo che ti permetterò di terminare la lettura della mia mano. Sono curioso di sapere se diventerò più ricco di te, Padfoot.”
Sirius gli rivolse un sorriso luminoso e afferrò di nuovo la sua mano, con enorme e preoccupante sollievo di Remus, il quale dovette trattenere con la forza i piccoli sospiri generati dai tocchi delicati dell’amico e decise che non era necessario biasimarsi troppo per una così piccola debolezza.

Note: Il titolo di questa fanfic l'ho preso dalla canzone dei Muse *__* L'ho ascoltata fino alla nausea durante la stesura.. La prima frase appartiene al cantante dei Placebo.. l'ha detta durante un live come intrudizione a Special K (un abbraccio amore eheheh)
Un grazie immenso alla mia musa(l'altra donna egica eheh) che ha decifrato la mia scrittura.. lo sai dolcezza che senza te non l'avrei mai scritta *un love di bacio* eheh ringrazio meno il mio scanner che mi ha abbandonata a pagina 10 XD grazie al cell però ahahah grazie anche a lady_bluefairy per avermi spinta a ricopiare ehehe

   
 
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