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Autore: LovleySev394    10/10/2013    3 recensioni
Era rosso in viso, ma gli occhi gli brillavano:
“Oh mio dio…”, mormorò, “Ho dato il mio primo bacio!!!”.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Finn Hudson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Finn/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano quasi le due di notte.
Piano piano tutti avevano cominciato ad andarsene da casa di Santana chiamando dei taxi perché erano evidentemente troppo ubriachi per guidare.
“Qualcuno torna a casa a piedi?”, chiese Kurt infilandosi il cappotto: era quello meno sbronzo, ma un leggero mal di testa cominciava a sentirlo anche lui.
“Io”, disse Rachel alzando un braccio con un sorriso ebete: era spalmata sul divano abbracciata a Quinn che aveva chiamato il taxi per tornare a casa con Tina, Artie e Mercedes e lo stavano aspettando.
“Si anche io”, borbottò Finn avviandosi anche lui verso la porta “Complimenti Santana una festa da sballo!”, esclamò passando di fianco a Brittany e dandole una pacca  sulla spalla.
“Ehi Frankenstein sono qui!”, disse Santana voltandolo dall’altra parte, “Kurt, Rachel è meglio se lo accompagnate fino a casa, questo è messo male”.
“Perché?”, chiese Finn sognante, “Mi sento benissimo! Mai sentito così bene…. Ehi Kurt che belle le tue scarpe rosse… sembrano vere….”.
“Sono gialle Finn, gialle!”, lo corresse Kurt, “Sei proprio ubriaco fradicio eh?”.
“Rachel perché non vieni in taxi con noi?”, aveva chiesto Quinn sollevando la testa e guardando la mora con occhi languidi.
“Si…”, disse Rachel confusa, “Si forse i miei papà preferirebbero”.
“Bene, allora vado solo io con Finn”, disse Kurt aprendo la porta, “Spero solo di riuscire a portarlo vivo fino a casa”, commentò prendendolo sotto braccio per condurlo verso l’uscita.
“Lo sappiamo che vi rintanerete in una stradina secondaria e ci darete dentro come conigli in calore!”, esclamò Puck guardando Kurt in tono di sfida.
Kurt era costernato:
“Oh… Puck… come puoi solo anche… oh”, ma non riusciva a trovare le parole per commentare ciò che aveva detto l’altro.
“Io non voglio essere un coniglio, io sono un giaguaro”, disse Finn appoggiandosi a Kurt, “E’ vero che sono un giaguaro? E’ vero Kurt?”.
“Si Finn si”, disse Kurt battendogli una mano sulla spalla.
“GUARRRRRR”, disse Finn cercando di imitare il verso del giaguaro ma risultando alquanto ridicolo.
“Forza vieni ti riporto allo zoo”, disse Kurt prendendolo sotto braccio e, dopo aver lanciato un ultima occhiataccia a Puck, salutò tutti uscì insieme a Finn.
 
“Ti dispiacerebbe cercare di camminare da solo?”, ansimò Kurt dato che stavano camminando da cinque minuti e Finn era appoggiato a peso morto sopra di lui e si lasciava praticamente trascinare.
“Sei comodo…”, borbottò Finn sprofondando ancora di più verso di Kurt.
“Si, ma tu sei pesante!”, replicò l’altro, ma senza riuscire a farlo spostare di un centimetro.
“Non mi sento molto bene”, si lamentò Finn dopo poco, “Ci possiamo fermare un attimo su quella panchina?”.
“Ma Finn così non arriveremo mai a casa e…”.
“Ti prego solo un minuto”, lo implorò Finn.
“Va bene”, acconsentì Kurt, “Forza ancora pochi passi”, così dicendo lo condusse sulla panchina e lo fece adagiare sedendosi di un lato.
Stettero qualche secondo in silenzio Kurt che riprendeva fiato e Finn che faceva degli ampi respiri.
“Finn…”, iniziò Kurt, “Sono sicuro che tu sia sbronzo e che quindi domani mattina l’unico ricordo che avrai sarà un penetrante mal di testa, quindi te lo voglio chiedere ora…”.
“Che cosa mal di testa?”, chiese Finn confuso.
“Cosa mi diresti se ti dicessi che sono innamorato di te?”.
Finn scosse la testa senza capire borbottando:
“Innamorato… vuol dire che mi ami…. Tu mi ami…”.
“E cosa mi diresti se ti dicessi che anche tu eri innamorato e sei innamorato di me?”.
Finn non capiva:
“Scusa Kurt sono confuso, chi è innamorato di te?”.
“Tu”, disse Kurt fissandolo.
“Io… ti amo… io ti amo… chi te lo ha detto?”.
“Me lo hai detto tu”, disse Kurt avvicinando le labbra al suo orecchio e baciandogli la tempia.
“Ma come fai ad essere innamorato di me?”, chiese Finn fissandolo.
Kurt rimase con la testa appoggiata contro il lato del suo viso inebriato dal suo profumo e sussurrò :
“Perché me lo chiedi?”.
“Perché proprio io?”, disse Finn.
“Perché”, soffiò sulla pelle, “ Perché amo il modo in cui riesci a coinvolgere tutti nel tuo buon umore, amo quando fai quel tuo sorriso, sai no? Quando sollevi un lato del labbro e ti brillano gli occhi che quasi mi viene da piangere a guardarti. Perché amo il modo in cui sei impacciato, questa tua dolce insicurezza, ma nello stesso tempo tua grande, grande voglia di metterti in gioco. Il tuo abbraccio goffo, le tue battute stupide, il profumo dei tuoi capelli e il rumore delle tue scarpe da ginnastica sul pavimento della scuola quando giri per i corridoi insieme agli altri della squadra di football. Amo la tua gentilezza, il tuo altruismo senza rancori, senza invidie senza nulla… ti amo perché non sei assolutamente il mio ideale, ma…. Questo non mi impedisce di pensare che sia tutta la tua imperfezione e perfezione a renderti l’unica persona con cui vorrò passare la mia vita”.
Finn guardava davanti a se lo sguardo perso.
Rimasero in silenzio per qualche secondo.
“Inizio ad avere freddo”, borbottò Finn.
“Si”, disse Kurt riscuotendosi, “Si dai è ora di andare”, così dicendo alzò Finn in piedi e si avviarono verso casa.
 
 
 
Fortunatamente il giorno dopo era domenica questo significava che ognuno avrebbe potuto dormire fino a tardi.
Kurt stava infatti facendo colazione con aria assonnata verso le 11 e 30 le occhiaie alquanto evidenti e  i capelli arruffati, cosa insolita per lui, quando suonò il telefono.
“Pronto?”, rispose dopo essersi trascinato faticosamente in salone.
“Kurt”, rispose una voce che pareva venire dall’oltretomba dall’altro lato.
“Chi è?”, chiese Kurt stropicciandosi gli occhi.
“Sono Finn”.
“Ah ciao”, disse Kurt gettandosi sul divano, “Già sveglio?”.
“Non sai neanche che mal di testa! Comunque rimettendo i vestiti di ieri a posto ho trovato un biglietto con scritto ‘domattina appena ti svegli chiama Kurt’, il fatto è che non ho idea di come ci sia finito”.
“Ah si ce l’ho messo io ieri sera quando ci siamo salutati…”.
Ci fu una pausa.
“Finn ci sei?”.
“Si si, sto solo cercando di ricordarmi. La mia testa sta scoppiando!”.
“Posso capire ieri sera eri ubriaco fradicio. Ed è proprio per questo che ti ho scritto di chiamarmi per vedere se ti ricordavi qualcosa di ieri sera”.
“Ummmm se devo dire la verità i miei ricordi si fermano a quando Quinn ha chiamato il taxi, poi Puck ha detto qualcosa riguardo a dei giaguari”.
“Conigli, Finn. Tu eri un giaguaro”.
“Cosa?”, chiese l’altro confuso.
“Niente, niente”, rispose sbrigativo Kurt, “Oltre quello non ricordi nulla?”.
“Ummmm…. No… mi sembra che dopo mi sono ritrovato nel letto di casa mia e basta”.
Kurt tirò un sospiro: sapeva che non si sarebbe ricordato nulla ma almeno un po’ ci aveva sperato…
“Mi sono perso qualcosa di cruciale?”, chiese Finn preoccupato.
“No…”, disse Kurt con una morsa al cuore, “Niente… tranne che…”.
Ma la voce gli si bloccò: perché aveva paura? Perché aveva paura? Era il momento giusto per dirgli tutto. Ma se poi lui non ci avesse creduto? Se avesse pensato male di lui? Se davvero non avesse ricambiato? Se…
“Tranne che cosa?”, chiese Finn curioso.
“Tranne che ti sei perso la faccia di tua madre quando ti ha visto rientrare in casa”, rispose veloce Kurt.
“Ah si… però in compenso ho visto quella con cui mi ha accolto questa mattina, quindi diciamo che ho compensato”.
Kurt fece una risatina nervosa: si sentiva stupido incredibilmente stupido per quello che aveva fatto la notte prima, per avergli detto tutte quelle cose solo nell’unico momento in cui non avrebbe potuto ne capirle ne ricordarle.
“Kurt… c’è una cosa di ieri sera di cui vorrei parlare”.
Kurt sobbalzò:
“Cosa?”, chiese di scatto: magari qualcosa si ricordava.
“Eh sarebbe… ecco è un po’ imbarazzante da dire aspetta che vado a chiudere la porta”, così si sentì una pausa finché di nuovo la voce di Finn risuonò nella cornetta, “Ecco, allora volevo parlarti dell’obbligo che ci hanno fatto fare”.
Kurt deglutì, aveva immaginato che la conversazione sarebbe ricaduta su quello:
“Ahhhhh che stronzo Puck vero? Penso anche io che dovremo proprio fargliela pagare”.
“Si sono d’accordo”, si affrettò a dire Finn, “Però ti volevo dire che… c’è stato un momento ieri sera ecco, esattamente in quel momento, in cui mi è quasi sembrato che stavo agendo come se il mio corpo non rispondesse al cervello. Capisci? Ero cosciente perché mi ricordo tutto, ma sarà stato il bere, la musica, l’atmosfera… tu… non lo so, ma qualcosa mi ha reso completamente  non responsabile delle mie azioni e volevo chiederti… ecco si ,è davvero imbarazzante, ma… tu quando hai capito di essere gay?”.
Kurt sbatté le palpebre un paio di volte. In questo momento era lui a sentirsi quasi più in imbarazzo:
“Credo… credo di averlo sempre saputo, intendo fin da quando ero piccolo,  guardavo ‘Cenerentola’ e mi innamoravo del principe azzurro invece che della protagonista e poi ho avuto conferma di questa cosa negli anni e nulla così… perché me lo chiedi?”, chiese anche se conosceva benissimo la risposta.
“Perché… vedi in quel momento penso di aver desiderato di… ecco diciamo di ‘proseguire con ciò che stavo facendo’ non so se capisci cosa intendo…”.
“Si si capito”.
“Ed è così strano, perché ti giuro che non mi era mai capitato, ma in quel momento mi è sembrato così naturale che…”, sospirò rumorosamente, “Kurt ma che diavolo mi sta succedendo? Già quando sono venuto a casa tua e abbiamo cantato assieme credo di avere provato attrazione per te, e poi ogni tanto mi ritrovo a guardarti come dovrei guardare Rachel o che so io ed è come se… fosse successo qualcosa… quando… oddio non lo so…”.
“Ehi Finn”, disse Kurt cercando di calmarlo, “Ok, capisco che sei confuso, ma ora rilassati. Non mi sembrano cose di cui possiamo parlare al telefono quindi propongo di vederci”.
“Ok ok”, mormorò Finn dall’altro lato.
“Quanto vuoi che facciamo?”.
“Anche subito se vuoi”, disse Finn di slancio, “Ci incontriamo davanti a scuola, visto che oggi è chiusa, in modo di essere lontani da occhi indiscreti. Ok?”.
“Bene. Mi vesto e arrivo”, rispose Kurt prima di attaccare.
Era fatta: era arrivato il momento della verità.
 
Finn era seduto su un muretto la tuta da ginnastica addosso, i capelli spettinati e il viso pallido.
Kurt si sedette di fianco a lui nel più assoluto silenzio.
Si sentiva solo il fruscio delle foglie secche del giardino che si muovevano sull’asfalto.
“E’ tutta colpa mia”, disse Kurt rompendo il silenzio, “Avrei dovuto dirtelo prima, ma ho pensato che fosse meglio aspettare”.
Finn non disse nulla, avevo lo sguardo fisso a terra le labbra contratte in un espressione seria.
Kurt prese un profondo respiro e disse:
“Finn, io ero innamorato di te. Lo sono sempre stato. E tu… e noi… ”, la voce gli si spense in gola, “… Noi siamo stati insieme”.
 
 

Su su avanti potete dirmelo che sono una stronza, giuro che non me la predo! Scusate, ma provo un certo gusto perverso a lasciarvi con la voglia di sapere cosa succederà adesso è DAVVERO più forte di me. 
Oggi in America uscirà la puntata su Cory e io me la vedrò domani mattina e ho una paura e una tristezza indescrivibile. Credo che quando inquadreranno Kurt comincierò a piangere come una fontana e non smetterò fino alla fine... ci sto troppo male davvero... forse per scaricare il dolore scriverò una One-Shot.  Vi farò sapere!
  
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