Questo
capitolo è dedicato ad andromedahawke,
per il suo costante sostegno… spero che ti piaccia, soprattutto l’ultima scena
XD
Capitolo Quattordicesimo
La notte prima della
battaglia
(Londra, Terra)
Emeirin
sta immobile, in un edificio sventrato.
Il
vento le arruffa i capelli, la polvere le brucia gli occhi.
Non
è la prima volta che assiste a tanta distruzione.
Il
Razziatore si muove, una macchia nera fra nuvole e fuoco.
Emette
il suo verso - il suo ringhio, la sua voce metallica - e con esso il suo
richiamo.
Vorrebbe
andare da lui.
Riunirsi
con la sua razza.
Ritornare
a casa.
Sentirsi
di nuovo completa, nello spazio oscuro, a cui appartiene.
Eppure,
rimane immobile, mentre il vento le soffia in faccia e la polvere le secca le
labbra.
Andrà
bene? Andrà male?
E’
il momento in cui tutto si conclude, in un battito di ciglia.
Strano
come miliardi di vite possano rimanere sospese, in attesa.
Poco
lontano, Konstantin sta parlando con Anderson, per metterlo al corrente del
nuovo piano.
-
E’ un Razziatore, Shepard.- è la prima cosa che risponde l’Ammiraglio.
La
guarda a lungo, in silenzio, mentre la sua voce si spegne.
-
E’ più di un Razziatore, Anderson.-
ribatte infine la comandante
-
Sarò sincero con te, Shepard. Questo non mi conforta minimamente. La nostra
intera strategia si basa sull’unire le nostre forze con quelle delle altre
specie, eppure… collaborare con un Razziatore?-
Un
sorriso stanco si delinea sulle labbra di Konstantin:- a mali estremi…-
-
Già.- Anderson scuote la testa, rassegnato - ebbene, mi sono sempre fidato di
te e non mi hai mai dato motivo di pentirmene. Speriamo che la fortuna sia
dalla nostra parte.-
-
Si guardi intorno, Anderson - scherza Shepard, ma senza allegria - potrebbe davvero andare peggio?-
-
Potrebbe.- la contraddice lui, posandole una mano sulla spalla - Se l’Umanità è
arrivata ad avere una speranza di sopravvivere ai Razziatori, è perché tu non
ti sei mai arresa. E perché hai sempre preso la giusta decisione - aumenta un
po’ la stretta, guardandola con occhi pieni d’affetto e orgoglio - continua
così, figliola, e ti prometto che ne vedremo la fine.-
-
Lo spero, Anderson.- ammette lei, in un sospiro - ma, dopo tutto quello che
abbiamo visto… come possiamo ancora credere nel lieto fine?-
-
Siamo ancora vivi, Shepard.- una nuova ruga compare sul volto di Anderson,
mentre sorride - pensa a questo.-
-
Fra poco il mio unico pensiero sarà di schivare gli attacchi di quel gigantesco
mostro nero.- scherza Konstantin, sforzandosi di sorridere, di non dare a
vedere quanto quelle parole scavino un solco nel suo cuore.
Ma
David Anderson la conosce - probabilmente meglio di chiunque altro -. Sa
leggere ogni piccola smorfia del suo viso, ogni invisibile contrazione delle
sue dita. A volte, sembra in grado di intercettare i suoi pensieri, di
rispondere alle sue domande prima che lei le abbia poste.
-
Andrà bene, figliola.- le dice, dolcemente.
Konstantin
si volta e, per qualche istante, semplicemente lo guarda, spaesata:- Anderson?-
-
Andrà bene in ogni caso.- le accarezza una guancia, piano, con delicatezza. Le
sue dita sono calde e ruvide, le mani di un soldato - Mi hai reso fiero di te.-
Rimangono
insieme per qualche altro minuto, in silenzio e Shepard sente la consapevolezza
che Anderson non smetterà mai di essere il suo mentore e avrà sempre qualcosa
da insegnarle.
Nell’edificio
distrutto c’è ancora una rampa di scale.
Emeirin
le sale, lentamente, eppure con l’assoluta certezza di non poter cadere.
Oltrepassa
un gradino frantumato, scavalca il cadavere di un mutante, la cui testa è
semplicemente esplosa.
I
mutanti, riflette con un sospiro. La più orrenda crudeltà commessa dai suoi
fratelli.
Guarda
il corpo scomposto con un misto di tristezza e compassione, poi se lo lascia
alle spalle.
I
Razziatori sono quasi un organismo collettivo.
Ognuno
è un’entità unica, ma è unito agli altri da una fitta rete.
Condividono
tutto. Pensieri, informazioni, ordini, prospettive.
E’
da tanto tempo che Emeirin non si sente così. Completamente accettata.
In
verità, è da quando si è ribellata che non sente più i Razziatori come suoi
fratelli.
E’
come una menomazione, come un arto amputato che pulsa ancora, nel cuore della
notte.
E’
una solitudine interiore, l’incapacità di bastare a sé stessa.
Gli
organici sono in grado di colmare il vuoto con i sentimenti. Con l’affetto,
l’amicizia, l’amore.
Lei
non ce la fa. Per tutti i secoli della sua rivolta, ha sempre risentito
dell’assenza dei suoi fratelli.
Spera
che il suo piano funzioni. Spera che tutto vada per il meglio.
Spera
di potersi risvegliare, domani, e di vedere tutto con una diversa prospettiva.
Gli
ultimi preparativi fervono.
Javik
ancora non sa come giudicare gli Umani, se apprezzare o disprezzare il loro
attaccamento alla speranza, al desiderio, il loro attaccamento alla vita.
Quello
che Shepard è riuscita a fare - costruire il Crucibolo ma, soprattutto, unire
le razze dell’Universo - l’ha colpito, costringendolo a riflettere. Forse il
destino non è ineluttabile. Forse i Razziatori possono davvero essere
annientati.
E
poi è arrivata Emeirin.
Emeirin
che l’ha turbato e l’ha confuso, che gli ha trasmesso emozioni troppo complesse
per essere descritte, come contorti arabeschi in tinte troppo cupe per non
sembrare semplicemente nere.
Emeirin
che sembrava diversa, ma non così tanto.
Stringe
un pugno, tanto forte che le dita gli fanno male.
Un
Razziatore. Un Razziatore, lì, così
vicino da poterne sentire l’odore, da poterne percepire la presenza, come
un’oscurità crescente, come uno scatto d’ira.
Quando
Shepard gliel’aveva detto, l’aveva scagliata contro il muro con un’onda
biotica.
Era
stato un riflesso, una rinascita dell’antico istinto.
Il
drell di nome Thane era scattato in avanti e Javik aveva sentito le sue mani
bloccargli le braccia.
“Ma
sei impazzito, insettone?” aveva detto l’umano di nome James, mentre i muscoli
gli guizzavano sotto la pelle.
“Comandante”
aveva detto Javik, ignorandolo “stai davvero prendendo in considerazione l’idea
di dare fede alle parole di un Razziatore? Quell’abominio ha distrutto il mio
popolo, ha seminato distruzione in tutto l’universo… e tu vorresti darle il
beneficio del dubbio?”
“Distruggere
i Razziatori potrebbe non essere la soluzione migliore, Javik.” aveva ribattuto
Shepard, riprendendo fiato, mentre la morsa biotica si allentava.
Si
era passata una mano fra i capelli e, dopo aver preso un respiro profondo,
aveva continuato
“So
che ti sto chiedendo molto, Javik. Ma devi fidarti di me.”
“Non
dubito della tua buona fede, comandante. Ma del tuo giudizio.”
“Shepard
ci ha guidati fin qui” si era intromesso l’umano di nome Kaidan “l’abbiamo
sempre seguita e, per quanto mi riguarda, continuerò a seguirla fino alla
fine.”
Javik
l’aveva guardato, scuotendo la testa, poi si era voltato di nuovo verso la
comandante
“Non
approvo questa condotta” aveva detto, gelido “ma sei il mio comandante e hai la
mia stima per le imprese passate. Penso che tu sia la migliore speranza per
l’universo e spero che, conscia di questo, tu ponderi a fondo prima di prendere
una decisione” aveva abbassato la voce, mentre i suoi occhi emanavano uno
scintillio cupo, quasi minaccioso “… e ne valuti le conseguenze.”
Ora,
mentre lo scontro finale si avvicina, non prova rimorso per quello che ha
detto.
Eppure,
quando Shepard arriva alle sue spalle, si volta e la guarda dritta negli occhi.
-
Buona fortuna, comandante.- le dice, e nella sua voce c’è una punta di calore.
-
E così - sospira lei - siamo alla fine. Qualche consiglio dell’ultimo minuto?-
-
Non hai più bisogno dei miei consigli.- il prothean scuote la testa - grazie,
per avermi dato l’occasione di combattere ancora. E di assistere a questo
momento. Quando mi sono risvegliato e ho realizzato che il mio mondo era
perduto per sempre… ho pensato di aver perso la mia utilità. Di essere solo un
fossile, una reliquia del passato. Tu mi hai fatto ricordare cosa significa
essere un soldato.-
Konstantin
sorride, mentre uno sbuffo di vento le solleva una ciocca di capelli.
E
poi Javik dice qualcosa che lei non si aspettava, qualcosa che la coglie del
tutto di sorpresa.
-
Cerca di sopravvivere, comandante.-
Thane
Krios spegne il comunicatore.
Ha
rivisto Kolyat e saperlo al sicuro, lontano da quell’inferno, gli ha tolto un
peso dallo stomaco.
Ma
un’altra angoscia rimane e cresce - un istante dopo l’altro, un millimetro dopo
l’altro - man mano che vede Shepard muoversi per il campo, congedandosi dagli
amici, controllando gli ordini, coordinandosi con le altre squadre.
Ha
paura di perderla e l’idea che si ricongiungeranno, oltre l’Oceano, non gli è
di alcun conforto.
Hanno
passato insieme l’ultima notte sulla Normandy e, come prima di oltrepassare
Omega 4, per qualche ora non hanno pensato alla battaglia, alla morte, alle
preoccupazioni.
Ma
l’incanto non dura mai a lungo e, dopo aver fatto l’amore, sono rimasti
distesi, al buio, uno accanto all’altra, ad ascoltare il suono del loro
respiro.
Gli
occhi di Thane si fanno vitrei, mentre il ricordo lo sommerge, come la marea.
“- Grazie - dice lei.
Dita che accarezzano le mie.
Nell’aria, profumo di petali nell’acqua, profumo di
lei.
L’acquario, vuoto, emette un lieve ronzio.
- Siha…-
mormoro, poi incertezza.
Non so cosa
dirle. Non so cosa pensare.
Desiderio di lei, di rimanere da soli per sempre,
di dimenticare l’universo e i Razziatori.
- Thane…- sbuffo delicato sulle mie labbra.
Un bacio dolce, lento, delicato.
- Qualunque cosa succeda, sappi che sei stato in
assoluto la cosa migliore di tutta la mia vita.-
- Anche tu, siha.-
Una risata. Retrogusto amaro. Un velo di tristezza
nei suoi occhi chiari.
- Ti ho trascinato nel bel mezzo di una guerra
universale, Thane…-
- E se potessi tornare indietro, ti seguirei di
nuovo.-
Sicurezza. E’ la mia siha, il mio angelo guerriero, l’altra metà della mia anima.
Un altro bacio. Lungo, affannoso. Sapore di lei
sulle mie labbra.
- Siha…
ho una cosa, per te.-
Si raddrizza su un gomito. Estraggo un sacchetto e
glielo porgo.
Un oggetto di metallo rotola fuori. Emozione.
Il cuore batte forte nel mio petto. Sorrido.
L’oggetto è un anello. Metallo freddo sul palmo
della mia mano.
Linee semplici, armoniche. Uno scintillio
adamantino.
- Thane….-
La interrompo, dolcemente, sfiorandole il viso con
una carezza.
- Siha,
quando la guerra sarà finita, io ti farò una domanda…-
Mi guarda. Negli occhi, cenni di comprensione.
Un sorriso delicato, sull’angolo della bocca.
-… sì.- dice poi, in un sussurro.
I suoi occhi brillano. Uno scintillio d’acqua
sull’orlo delle ciglia.
- Sì.- ripete, posandomi un bacio a fior di labbra
- quando la guerra sarà finita, io risponderò di sì.-”
Questo
è un capitolo corto, un capitolo di calma placida prima dell’ultima battaglia.
Non
c’è molto da dire in merito, davvero. Ma sono felice di averlo scritto!
Un
bacio a tutti!
-